è come

è come uno psicofarmaco, mi cambia dentro. è una droga, racconta chi sono, anche solo l’azione, anche solo l’intenzione di farlo. anche solo la mano che si avvicina alla biro, anche solo la mano che si avvicina alla tastiera del computer descrivono qualcosa. Le dita corrono veloci sulla tastiera e anelano a mettere insieme parole e pensieri, magari in modo ordinato, magari con un inizio e una fine, come se potessi essere, come se avessi la speranza di diventare un romanziere. Chissà se sono sempre l’autore di una “storiella”, come quando mio padre lesse l’inizio di quello che sarebbe diventato un “romanzo”, io lo scrivo tra virgolette per educazione, ritrosia e timidezza. Aggiungo le virgolette, perché Saramago è una cosa, io non potrei raggiungerlo nemmeno con il pensiero. Chissà se ho qualcosa da raccontare. Forse ho qualche brandello di contenuto, poca roba, niente di che. Di certo aspetto la passione, di certo aspetto l’ispirazione e tiro fuori tutto quello che ho, rompo il porcellino, pieno di qualche moneta, che ho guadagnato con le esperienze, che ho guadagnato nei minuti e nelle ore in cui è successo qualcosa. Magari ho sentito un’urgenza, un’urgenza che è solo mia, forse, di raccontare, di dire qualcosa, ma l’ho fatto in buona fede, con un po’ di onestà.

Un abbraccio,

M.

Mafia e terrorismo – Roberto Scarpinato

Questo video va ascoltato, lo sto guardando ora e mi mette i brividi. Il senatore Roberto Scarpinato è una persona preziosa, un uomo magnifico. Racconta degli ultimi decenni di storia italiani, dei rapporti tra mafia e terrorismo che hanno contribuito l’Italia un paese a sovranità limitata. Parla di stragi, di depistaggi, parla di morti e feriti. Io taccio e ascolto in silenzio, tra orrore e raccapriccio per tutto quello che è successo, per la mia coscienza di militante comunista, di antifascista.

a presto.

M.

Creazione di mondi attraverso la lettura e la scrittura a mano

Per ribellarsi, alla dittatura inquietante del qui ed ora, per dare profondità, al pensiero. Mi immergo nella lettura e mi lascio trasportare e sento che la mia mente viene accarezzata dalle parole e dai contenuti. Il mio corpo si rilassa e si tranquillizza, bastano pochi minuti, che aprono una finestra su me stesso. Leggere, le ore volano leggere, si librano, si sdraiano o camminano, insomma, fanno quello che vogliono. Sottraggo noia e frustrazione, tolgo rabbia e un po’ di magone. Non leggo mai abbastanza, entro nella mia stanza, anche se non sono a casa, non ha nessuna importanza il luogo. Sono dove mi pare, apro e chiudo mondi, che diventano piccoli o enormi, a seconda dei miei desideri. Creo mondi, aiutato dalla penna degli scrittori, creo mondi che diventano miei.

Non vorrei scrivere troppo, ma voglio creare mondi, sentirmi una specie di dio che realizza realtà, le realtà che vuole, dove esiste il brutto, perché il brutto esiste e non mi piace illudermi, ma dove la bellezza ha sempre, con tenacia, un suo spazio. Voglio creare mondi e li vorrei creare con l’inchiostro di una biro e qualche volta ci ho provato. Ma perdo i bloc-notes e non mi so organizzare. La scrittura a mano è più vissuta, più sentita. Rimane di più di queste parole scritte su uno schermo, ma io perdo bloc-notes, ne perdo a vagonate, fatico a completarli, se non dopo anni. Ho speso un sacco di soldi, pazienza. Ero riuscito a conservare un bloc-notes, sul quale avevo scritto una poco memorabile storia di un matrimonio molto infelice. Poi quel bloc-notes mi è stato buttato via dalla ragazza che veniva a fare le pulizie a casa mia. Allora scrivo frasi smozzicate su agende vecchie, agende della banca, o allegate a quotidiani. Ma non hanno criterio, non hanno ordine. Hanno l’unica virtù di farmi sentire il contatto fisico con la biro, butta via. Si scrive troppo, forse scrivo troppo anche io. Cerco misura, cerco di raccontare qualcosa di sensato, ma non sempre ci riesco.

Cerco di leggere, leggo abbastanza, non leggo mai quanto vorrei. è una lotta continua per imparare, per sapere, per immagazzinare contenuti, suggestioni. Lotto per strappare pezzetti di tempo per leggere, anche pochi minuti. Sempre meglio di niente. Osservo i miei libri, i miei molti libri e scelgo cosa leggere razionalmente e irrazionalmente, basta che mi piaccia, che mi regali qualcosa di positivo. Non mi viene in mente più nulla di interessante. a presto. M.

Entusiasmo e determinazione

Devo essere forte, devo essere convinto di me. Devo, fosse facile… Ci devo provare. Mi fa un po’ male la testa, mi fanno male gli occhi, soprattutto quello destro. Mamma mia, mi annoio da solo. Che schifezza di post…

questo post non sarà ricordato per brillantezza e fascino. anche questa frase l’ho già scritta una quantità indeterminata di volte. Sono autoironico, questo è vero. è una delle poche doti che penso di avere. Ci sono persone che credono io abbia molte doti. Mah, sarà così. Qualcuno pensa che io non ne abbia manco una. Dai, quello no. Questo post deve rimanere, deve essere pubblicato, o almeno penso che sia così, per il titolo, per quello che evoca, per quello che mi ricorda devo avere: entusiasmo e determinazione.

Avevo iniziato questo post durante un momento libero a scuola, poi non sono riuscito a finirlo. Ora sono le 13 di domenica e vi saluto.

a presto

M.

Da solo

e poi arriva un giorno in cui ti ritrovi solo: senza la tua mamma, senza una famiglia, senza la persona che hai amato e ami ancora. E ti ritrovi solo sulle macerie, con la tua fragilità che è immensa, con la tua forza che devi trovare e che devi sapere trovare. Ti rendi conto che sei in un mondo dove non è consentito essere deboli, dove si viene puniti per la propria debolezza. e allora devi trovare il tuo orgoglio, che è sopravvivenza, devi trovare la tua autostima, che si nasconde troppo spesso sotto la coltre delle tue ansie e della troppa severità che hai nei tuoi confronti.

Stamattina ero seduto davanti al bar davanti alla scuola, quando una signora quarantenne carina e timida richiama la mia attenzione. è con un ragazzino, che seguo di tanto in tanto, lo stesso ragazzino che mi ha portato la calamita da Capri, dove è stato in gita. Lui mi aveva indicato alla madre, dicendole: “è lui, il mio maestro!” Il termine maestro mi riempie di onore e mi inquieta un po’. è una responsabilità enorme, indica qualcuno che sta più in alto, qualcuno che è superiore. Credo che lui non abbia detto quella parola a caso. Devo cominciare a volermi più bene.

Vabbé…

a presto.

M.

P.s. Sto pasticciando con gli sfondi di wordpress, io faccio schifo ad usare i colori e gli sfondi. Lo sfondo del paragrafo precedente a me non piace per niente, ma lo lascio lo stesso, magari a voi piace.

P.s. presto vi racconterò qualcos’altro della storia che ho avuto con quella persona… quando penso a quell’essere meraviglioso, ancora mi sciolgo. Lo amo ancora tanto, anche se mi ha cancellato dalla sua vita.

Tutto ha fine?

Hanno provveduto alle mie necessità economiche, oggi ho una buona disponibilità di denaro, anche grazie a loro, ma mi hanno ascoltato poco. Il loro è stato un atteggiamento diverso. Mia madre è sempre stata molto presente, anche troppo, manifestando anche una gelosia patologica verso i miei nonni, soprattutto verso mia nonna, visto il rapporto che ho avuto con loro. Mio padre è stato meno assillante e meno presente fino a quando ha lavorato, poi, quando è andato in pensione, ha aumentato la sua presenza fino ad avere, in alcuni periodi, atteggiamenti al limite del persecutorio, quando mi accusava di qualsiasi cosa, come di avere manomesso il computer o addirittura di avere fatto così tanti debiti da finire nelle mani degli usurai. Manco sapevo come si facesse, a rivolgersi ad un usuraio. E ancora adesso farei molta fatica a farlo. Hanno spostato, ammucchiato, buttato in cantina molti dei miei libri, che avevo accumulato in un caos che solo da poco ho notevolmente ridotto. Hanno allontanato, guarda caso, molti libri di argomento politico e sulla Resistenza. Mio padre era pervicacemente fascista, di “idee” e animo. Quando impartiva ordini, come aveva fatto con mia nonna, non accettava il dissenso.

Io ho anche una “sorella”, chiamamola così, che ha qualche anno più di me. Con lei c’è stato un buon rapporto, fin quando eravamo piccoli. Ci siamo allontanati da grandi, quando lei è diventata adolescente. Lei è sempre stata la figlia di serie A, per i miei genitori, soprattutto per mio padre, perché si è sempre più adeguata al loro stile di vita, per conformismo probabilmente. Io ho avuto risultati migliori di lei a scuola e università, ma questo non contava. Addirittura mio padre aveva detto: “Nostra figlia è deliziosa, mentre con il maschio, abbiamo pagato tutti i peccati che abbiamo commesso”. Addirittura, come se io fossi o fossi mai stato un delinquente. Le hanno intestato la casa di famiglia, senza farmene parola. E non solo. C’è dell’altro. Quando mia madre si è ammalata e non è più uscita di casa, fino alla fine dei propri giorni, ha affidato a lei il proprio Bancomat e la gestione del conto corrente che avevamo in comune, nonostante ci fosse anche la mia di firma. è stato da allora che mia sorella è stata preda di un delirio di onnipotenza, che l’ha portata a commettere una serie di scorrettezze e di soprusi nei miei confronti. Avevo comprato, pagando con il bancomat collegato al mio conto corrente, un integratore alimentare per mia madre, del costo di 27, 30 euro. Mi ero fatto un giroconto, spostando quella somma di denaro, dal conto in comune al mio. Da notare che la mia congiunta sapeva alla perfezione che avevo comprato quell’integratore, perché me lo aveva detto lei. Dopo alcuni minuti dal mio giroconto, questa mi aveva chiamato per dirmi, con noto sospettoso, che aveva visto un giroconto. Io le avevo risposto, molto tranquillamente, che quelli erano anche i miei soldi. Quella persona ha preteso di vendermi la sua metà della casa in cui abito, cercando di obbligarmi a pagare 2500 euro in più del valore, quando eravamo al rogito dal notaio, per poi guardarmi malissimo quando mi ero rifiutato. E non solo, si è imposta sulla scelta della badante per mia madre, senza nemmeno chiamarmi in causa, visto che sarei stato anche io il figlio. La badante è una stronza clamorosa, che pendeva dalle labbra di mia sorella. Quando le avevo telefonato per chiederle se c’era un tavolo di mia madre, la quale se ne era appena andata, perché avrei voluto passarlo alla signora che fa le pulizie a casa mia, ovviamente previo accordo con mia sorella, questa le ha telefonato subito. Mia “sorella” mi ha chiamato per dirmi che lei non voleva assolutamente dar via quel tavolo, perché voleva venderlo assieme alla casa. La mia cosiddetta parente ha anche imposto la vendita dell’appartamento e l’agenzia che se ne sarebbe occupata, mantenendomi all’oscuro di tutto e riservandomi solo una cifra, inferiore alla metà, a cose fatte.

Sono un bel po’ solo. Vabbè.

a presto

M.

Alle spalle

Rileggo il mio post “1 anno” https://wordpress.com/read/blogs/47733176/posts/10358 e provo un senso di sollievo. Ho la sensazione buona, di essermi lasciato alle spalle quello che è successo. Penso a quest’anno e trovo qualcosa di buono, magari non eccelso, ma accettabile. Il lavoro non va male, il mio umore è, quasi sempre, almeno decente. La mia “famiglia” è abbastanza sfasciata, ma adesso non mi va di parlarne. Vorrei accumulare pensieri positivi, mettere fila ciò che funziona nella mia vita. Leggo, faccio sport, sono in buona forma. Ho voglia di scrivere. Ecc. ecc.

Sto provando alcune funzionalità di wordpress, di cui mi sono accorto pochi giorni fa (meglio tardi che mai), tra cui la possibilità di cambiare lo sfondo ai post. Tutto assume un significato e un aspetto diversi. Mi piace giocare, così come mi piace farlo con l’intelligenza artificiale, la quale analizza i miei post e mi descrive. Mi piace sapere a cosa “pensa”.

1 anno

Alle 17 circa di oggi, sarà passato un anno da un evento infausto per me, la mia frattura del polso. Fu un pomeriggio grottesco, assurdo, stupido. Fu una caduta, dalla quale sarei ripartito, anche abbastanza bene.

Voglio pensare alle lunghe passeggiate che facevo, nel lungo portico in salita, quasi tutti i giorni, verso la basilica. Voglio pensare alla mia dedizione, alla mia costanza. Penso ai pomeriggi di sole e ai pomeriggi uggiosi, penso ai violenti scrosci di pioggia, che non hanno mai fermato la mia tenacia. Voglio pensare alla decisione che presi, durante quelle mattinate abbastanze lunghe e svuotate dalla scuola, di partecipare alla corsa delle 5:30, che si sarebbe rivelata una bellissima scelta. Voglio pensare alla risalita.

Non perché sia diventato un inguaribile ottimista, quanto perché é l’unico modo per vivere bene. Concentrarsi su quanto c’è di positivo, già. Avevo un po’ voglia di scrivere oggi, solo un po’, magari non tanto, per provare a fare ordine, un poco d’ordine nel mio caos mentale, allegro e creativo, con qualche nuvola ogni tanto.

a presto

M.