La mia famiglia di provenienza ha visto la fine, non quando mia madre mi ha lasciato, in un giorno di fine marzo dell’anno scorso, quando tutto era ormai scritto da più di un mese, da quella diagnosi che non lasciava speranze. La storia di mia madre e del mio rapporto con lei è fatta di luci ed ombre. Le luci sono state la sua vicinanza cocciuta, il suo attaccamento al 100% a me, ecc. ecc. Ci teneva, fino al punto di impormi un modo di vita, che a me non piaceva sempre, che ho anche combattuto. Ci teneva, fino al punto di preoccuparsi della mia salute, a me da fastidio il disinfettante dell’ospedale, mentre lei era alla fine. La storia di mio padre e del mio rapporto con mio padre è stata fatta di luci ed ombre. Avevo interrotto i rapporti con lui per circa un anno e mezzo, perché io e mia nonna non avevamo accettato di piegarsi alla sua imposizione. Aveva ordinato a mia nonna di convivere con la mia nonna paterna, che non riusciva a sopportare, per via del carattere particolarmente tosto. Mia nonna materna si stava ammalando, vista la vicinanza con lei. Lui diceva con mia sorella che avrebbe voluto “spaccarmi la faccia”, io dicevo a mia sorella “Venga qui e ci provi, vediamo se ci riesce”. Già da allora andavo in palestra. La fine di mio padre è stata un fenomeno autodistruttivo, psicologicamente, a causa di un fenomeno depressivo che lo corrodeva, ma anche fisicamente, visto l’abuso di tabacco, cibo insalubre e cose simili, che ne avevano deformato il fisico, che era stato, una volta, molto atletico. Sono trascorsi sedici anni, tra la fine di mio padre e quella di mia madre. In questi sedici anni ho costruito molto, per merito mio, ma anche con l’aiuto di mia madre, che mi ha dato una mano essenziale per fare crescere la mia attività di traduttore giurato, anche riempiendomi di ansie e stress, troppo spesso inutili e dannosi.
Hanno provveduto alle mie necessità economiche, oggi ho una buona disponibilità di denaro, anche grazie a loro, ma mi hanno ascoltato poco. Il loro è stato un atteggiamento diverso. Mia madre è sempre stata molto presente, anche troppo, manifestando anche una gelosia patologica verso i miei nonni, soprattutto verso mia nonna, visto il rapporto che ho avuto con loro. Mio padre è stato meno assillante e meno presente fino a quando ha lavorato, poi, quando è andato in pensione, ha aumentato la sua presenza fino ad avere, in alcuni periodi, atteggiamenti al limite del persecutorio, quando mi accusava di qualsiasi cosa, come di avere manomesso il computer o addirittura di avere fatto così tanti debiti da finire nelle mani degli usurai. Manco sapevo come si facesse, a rivolgersi ad un usuraio. E ancora adesso farei molta fatica a farlo. Hanno spostato, ammucchiato, buttato in cantina molti dei miei libri, che avevo accumulato in un caos che solo da poco ho notevolmente ridotto. Hanno allontanato, guarda caso, molti libri di argomento politico e sulla Resistenza. Mio padre era pervicacemente fascista, di “idee” e animo. Quando impartiva ordini, come aveva fatto con mia nonna, non accettava il dissenso.
Io ho anche una “sorella”, chiamamola così, che ha qualche anno più di me. Con lei c’è stato un buon rapporto, fin quando eravamo piccoli. Ci siamo allontanati da grandi, quando lei è diventata adolescente. Lei è sempre stata la figlia di serie A, per i miei genitori, soprattutto per mio padre, perché si è sempre più adeguata al loro stile di vita, per conformismo probabilmente. Io ho avuto risultati migliori di lei a scuola e università, ma questo non contava. Addirittura mio padre aveva detto: “Nostra figlia è deliziosa, mentre con il maschio, abbiamo pagato tutti i peccati che abbiamo commesso”. Addirittura, come se io fossi o fossi mai stato un delinquente. Le hanno intestato la casa di famiglia, senza farmene parola. E non solo. C’è dell’altro. Quando mia madre si è ammalata e non è più uscita di casa, fino alla fine dei propri giorni, ha affidato a lei il proprio Bancomat e la gestione del conto corrente che avevamo in comune, nonostante ci fosse anche la mia di firma. è stato da allora che mia sorella è stata preda di un delirio di onnipotenza, che l’ha portata a commettere una serie di scorrettezze e di soprusi nei miei confronti. Avevo comprato, pagando con il bancomat collegato al mio conto corrente, un integratore alimentare per mia madre, del costo di 27, 30 euro. Mi ero fatto un giroconto, spostando quella somma di denaro, dal conto in comune al mio. Da notare che la mia congiunta sapeva alla perfezione che avevo comprato quell’integratore, perché me lo aveva detto lei. Dopo alcuni minuti dal mio giroconto, questa mi aveva chiamato per dirmi, con noto sospettoso, che aveva visto un giroconto. Io le avevo risposto, molto tranquillamente, che quelli erano anche i miei soldi. Quella persona ha preteso di vendermi la sua metà della casa in cui abito, cercando di obbligarmi a pagare 2500 euro in più del valore, quando eravamo al rogito dal notaio, per poi guardarmi malissimo quando mi ero rifiutato. E non solo, si è imposta sulla scelta della badante per mia madre, senza nemmeno chiamarmi in causa, visto che sarei stato anche io il figlio. La badante è una stronza clamorosa, che pendeva dalle labbra di mia sorella. Quando le avevo telefonato per chiederle se c’era un tavolo di mia madre, la quale se ne era appena andata, perché avrei voluto passarlo alla signora che fa le pulizie a casa mia, ovviamente previo accordo con mia sorella, questa le ha telefonato subito. Mia “sorella” mi ha chiamato per dirmi che lei non voleva assolutamente dar via quel tavolo, perché voleva venderlo assieme alla casa. La mia cosiddetta parente ha anche imposto la vendita dell’appartamento e l’agenzia che se ne sarebbe occupata, mantenendomi all’oscuro di tutto e riservandomi solo una cifra, inferiore alla metà, a cose fatte.
Sono un bel po’ solo. Vabbè.
a presto
M.