Il comune di Marcon, in provincia di Venezia, nega il patrocinio al film “Roma città aperta”, perché “non è in linea con il programma di mandato”. Il sindaco è legato al partito della Meloni.
E mi vengono in mente i miei nonni, che me lo hanno fatto vedere e apprezzare, assieme a tanti altri film. E io che rimango incantato a vederlo.
Prometto di non tediarvi con post lamentosi, di non scrivere che va male, anche se va male (mia madre se ne sta andando). Voglio rilassarmi, voglio trasmettere un filo di serenità, anche se non so ci riuscirò. Forse è solo un granello di sabbia, forse è molto meno. Vi mando un abbraccio. questo post non resterà nella storia, lo so.
Ecco l’intervento del Senatore Roberto Scarpinato, del Movimento 5 Stelle, del 19 gennaio 2023, sui programmi del ministro Nordio e della destra al governo.
Esiste solo un amore, non importa a chi è diretto, uomo, donna, animale, ecc. L’amore non è eterosessuale o omosessuale, l’amore è amore. E basta. I baci, le carezze, gli sguardi pieni di passione, sono un balsamo per l’anima, sempre e comunque. Ma anche il sesso è un balsamo per l’anima, ovviamente.
Debbo superare la mia pigrizia, chiamare la persona che amo e che mi ama. Devo stare con quella persona, possibilmente accarezzarla, baciarla e fare l’amore. Mi manca.
Sono passati 30 anni, da quell’attentato. Scoprivo la politica in quell’anno, avevo 15 anni. La morte di Falcone era stata la morte di un familiare, seguita da quella di Falcone. Sono stati presi solo gli esecutori, dopo i depistaggi iniziali, ma i mandanti esterni? Che estate…
Torniamo indietro di due anni, dunque non all’anno appena trascorso, ma a quello precedente.
Partiamo da un concetto: ho qualche perplessità sul fatto che tutti gli insegnanti, di tutte le materie, debbano svolgere delle lezioni di educazione civica. Credo di svolgere educazione civica, proponendo dei buoni autori, creando amore per la scuola e stimolando la voglia di studiare, anche mettendo in relazione le varie materie tra loro.
Quando devo scegliere un tema di educazione civica, cerco un tema che abbracci anche il tedesco, cerco un tema che stimoli a pensare, un tema che sia attuale, che si colleghi all’oggi. Due anni fa avevo, tra le altre, una classe terza, con 28 persone, tutte intelligenti, moltissime di loro vogliose di studiare.
Ho scelto, come tema di educazione civica, l’Aktion T4, ovvero lo sterminio delle persone disabili attuato dai nazisti, Ho cercato di evidenziare la sistematicità e l’organizzazione di questo evento, l’obiettivo dei nazisti era quello di sterminarli tutti, come avrebbero fatto con gli ebrei. Era come un’azienda, con l’obiettivo di massimizzare i risultati. Le persone disabili venivano presentate dal regime come meritevoli di morte, per alleviare la loro sofferenza, dicevano. Venivano sterminate, perché erano un costo per la società, dovevano essere assistite, infatti. Venivano considerate vite senza valore, indegne di essere vissute. Andavano contro ai dettami della cosiddetta “razza ariana”. Ho fatto vedere ai ragazzi un bellissimo spettacolo di Marco Paolini, “Ausmerzen vite indegne di essere vissute”, in cui l’autore/attore racconta, con una scenografia minima, quello che è successo, partendo dai popoli dell’Africa, esposti come bestie rare, all’Esposizione Universale di Parigi, nel 1889, per far capire che lo sterminio delle persone disabili ha radici antiche, molto antiche.
Ho cercato di stimolare i ragazzi a ragionare, in tedesco. Lo sterminio delle persone disabili continua, a volte anche sotto altre forme, come il bodyshaming su Internet, come le frasi insane scritte o pronunciate da politicastri, ma anche da persone “normali”, come l’episodio che ha coinvolto Hillary Sedu, l’avvocato napoletano maltrattato nel Tribunale di Napoli. Discriminazione, con il pretesto del colore della pelle, con il pretesto dell’orientamento sessuale, ecc. ecc. Parlare dell’Aktion T4 è importante anche per quello, perché parla del presente. Chiedo ai ragazzi di preparare esposizioni orali su vari aspetti della discriminazione e loro lo fanno, in buonissimo tedesco.
I colloqui sono online e la madre di un ragazzo mi fa i complimenti, per avere affrontato questo argomento. “Anche noi, come genitori, cerchiamo di informare i nostri figli, mi fa piacere che lo faccia anche la scuola, visto che ricevono influenze molto negative in giro”. Sono stato felice e stupito, stupito, perché penso che sia normale, a scuola, parlare di antirazzismo e antifascismo. Mi sento sempre una grande responsabilità, perché devo raccontare nel modo giusto, senza retorica, sottolineando l’attualità di quello che è accaduto non molti decenni fa. Ogni volta che ci riesco, forse qualcosa di buono è nato.
Andateci, andateci per vedere i treni, in cui venivano stipati i deportati, per vedere le testimonianze delle leggi razziali, come, ad esempio, le lettere di licenziamento ai dipendenti ebrei, scritte con linguaggio freddo e burocratico. Andateci per vedere la scritta, che c’è all’entrata. (Voluta, mi pare, dalla senatrice Liliana Segre, la quale benissimo ha fatto ad invitare Chiara Ferragni a visitare questo luogo).
P.S. Grazie ai miei nonni, per aver contribuito al mio antifascismo
La natura porta un po’ di pace, un po’ di sana consolazione, in mezzo alla memoria di massacri e al peso opprimente sull’anima di chi visita questi luoghi e ha un minimo di coscienza.
Decidi di partire una sera dopo cena, decidi di partire, perché sei stanco e un po’ frustrato, pieno di di pesantezza nell’anima. Prenoti un fine settimana e affitti un appartamento, carino, su Air Bnb. Scegli Torino, perché non la conosci, perché è stata poco considerata dai turisti, ma, in realtà, sarebbe potuta andare bene qualsiasi città. Prima di tutto bisogna partire, soprattutto con la mente, soprattutto con l’anima. C’è bisogno di una parentesi, di uno stacco, per mettere da parte, di lato, la vita normale, anche la scuola, sì anche la scuola, che non può mai occupare tutto, che non deve mai occupare tutta la vita, anche se è cosa buona e sana. Bisogna mettere da parte anche il lavoro di traduttore, anche se fa parte di me. Bisogna accantonare le telefonate a raffica e i messaggi continui di una famiglia, che a volte è come una scarpa stretta, più volte.
Prepari i bagagli con studiata lentezza e indolenza, anche se cerchi di non dimenticare nulla. E ce la fai pure, anche se sei distretto. Scegli un libro, che si intitola: “Il fascismo è finito il 25 aprile 1945”, per appagare il tuo amore per la storia, ancora di più per la storia contemporanea, che non è mai solo storia, ma è famiglia, politica, ma anche coscienza, civile e personale. Prendi il taxi e arrivi nel settore dedicato all’alta velocità della stazione in anticipo, come fai sempre, anche se per strada c’è un po’ di caos. Prendi sempre troppa roba, troppi bagagli con te, perché hai paura che ti servano. Riversi la tua ansia anche nella preparazione dei bagagli, ma tanto sei forte, tanto sei un omone robusto. Cerchi il binario, ma prima ti guardi attorno tra i negozi, sei in anticipo. Guardi, guardi, ma non compri quasi mai niente, a parte qualche libro, preso dall’impulso del momento. Non hai molte ragioni per comprare libri, la tua casa è zeppa, di libri e di riviste. Prima che comprassi i due mobili neri grandi grandi, la tua sala era sconvolta e presa d’assalto dai libri, dominata dal caos. Anche ora è caotica, ma un po’ meno di prima. Sei un tipo disordinato, dicono che le persone disordinate siano dei geni. Se così fosse, tu saresti Einstein. Però il caos era troppo, prima. Hai buttato via molte riviste, d’altra parte non te ne facevi niente. Hai portato alcuni libri nell’angolo del bookcrossing vicino a casa, ma solo alcuni. Hai dato logica e senso ai tuoi libri, dividendoli per settori, come, ad esempio Camilleri, Saramago e la storia, oppure i libri che usi a scuola. Un po’ d’ordine ci vuole, ti permette di recuperare anche dei libri che erano sepolti da troppi altri loro compagni. Ti senti soddisfatto, per aver superato, anche solo momentaneamente, un tuo limite.
è molto politically correct criticare l’aria condizionata, ma per te è la salvezza, in questo giorno di luglio, ravvivato dai colori troppo vividi della natura, che sono uno dei pochi aspetti positivi dell’estate, a parte la luce fino a tardi. Il caldo opprime e fa sudare e il microclima irreale della stazione e del treno ti fa stare bene, fottutamente bene.
Fino a qualche tempo fa non amavi Amazon per l’acquisto dei libri. Sostenevi che fosse necessario il contatto fisico, prima di acquistare un libro. Amazon ti ha tentato e ha vinto, così comoda, così semplice, perché basta un clic per comprare un libro, che ti arriva a casa, senza bisogno di stare in mezzo al traffico e di cercare parcheggio. Puoi stare a casa e leggerti tranquillamente un estratto, prima di spendere, asciugando gioiosamente il portafogli, come fai da anni, come facevi, fin da quando eri piccolo, in libreria. Compri i libri di sera, di notte e di pomeriggio, tutte le volte che ti va, tutte le volte che te la senti, di domenica e sabato.
Ti siedi e apri il libro, scritto da Mimmo Franzinelli, autore anche di Storia della Resistenza e di Storia della Repubblica di Salò, per la Laterza, che tu hai letto nell’autunno scorso, libro ponderoso e gradevole, da consigliare, che ha accompagnato un mese della tua vita, nei momenti liberi a scuola, ma anche nei tuoi fine settimana. In treno si sta bene, benissimo e non c’è neanche caos. Tutto è a tuo favore. Leggi il libro, che è un pugno nello stomaco. C’è l’amnistia “Togliatti”, che, a partire da un’esigenza che poteva essere considerata giustificabile, quella di chiudere una fase storica, porta alla liberazione di criminali vari. Racconta di Guida, l’aguzzino degli oppositori confinati di Ponza e Ventotene, che fa carriera, nonostante tutto, anche dopo la guerra, fino a diventare questore di Milano, depistatore della strage di Piazza Fontana, indirizzandola verso la cosiddetta “pista anarchica”, foriera di morti, come quella di Pinelli, volato dalla finestra della questura di Milano. Racconta di Sabato Visco, insegnante universitario, sostenitore delle leggi razziali. che continua a lavorare, nonostante tutto. Descrive le storie di torturatori e stupratori di esercito e polizia, risparmiati e, addirittura, facilitati nella carriera.
Racconta delle persecuzioni, da parte della magistratura, ai partigiani, cacciati dal lavoro, dai posti pubblici (es, Polizia), messi in carcere e costretti a scappare, per colpa dei giudici, che avevano impazzato durante il fascismo e che avevano continuato durante la guerra. Si parla di Pietro Boni, che era stato condannato dal Tribunale Speciale, tre giorni prima della caduta del fascismo per offese al duce e disfattismo, che rimane in galera fino al 1948. Si parla del msi, la cui nascita è stata permessa dal nascente stato repubblicano, che se ne sarebbe servito per combattere, in tutti i modi, il comunismo, anche facendo saltare stazioni e piazze.
Il libro scorre agile, anche grazie alla prosa dell’autore, riempiendoti di rabbia e sdegno, facendoti pensare ai tuoi nonni, facendoti pensare a tua madre, elettrice entusiasta del Pd, la quale ti telefona con voce accorata, avvertendoti che i fascisti stanno diventando pericolosi negli ultimi tempi, quando lo sono sempre stati.
Divori velocemente il libro, riempiendoti di soddisfazione per aver letto un libro che ti resta dentro, che racconta tanto e bene, in poche pagine. Grazie a Mimmo Franzinelli, ha migliorato il mio viaggio.
Manca poco all’arrivo e il tuo libro l’hai rimesso nella borsa in pelle, che era di tuo padre, il quale non avrebbe apprezzato questo volume, essendo un po’ fascistello. Pazienza, papà, stacci, come si dice a Roma, penso. Scendi a Torino e tutto ti appare bello, persino i distributori di bevande e cibo, che scruti minuziosamente, come se fosse la prima volta che ne vedi uno. La stazione di Torino Porta Nuova è bella e moderna. Scruti i tabelloni degli arrivi e delle partenze, immaginando le storie di viaggiatori, in partenza o arrivati da luoghi remoti o vicinissimi. L’hai sempre fatto, fin da quando eri piccolo, immaginando il sonno di prima mattina o di notte, i confini valicati, le persone che vanno o tornano da lavorare, piene di gioie o di preoccupazioni.
Cerchi un taxi e vai a nell’appartamento che hai affittato. Non hai nessuna voglia di cercare la metropolitana. Esci dalla stazione e sei in un bagno di sudore, dopo pochi secondi. Davanti alla stazione ci sono sempre spacciatori, casinisti e venditori vari, oltre ai viaggiatori. Passi, cercando di non farti rubare il portafogli. Sali sul taxi e vai all’appartamento, dove ti attende la zia della proprietaria, che ti da le chiave. è una signora di una cinquantina d’anni, che ha l’accento dell’est. è gentile, è solerte e veloce. Parli con la proprietaria al telefono, che, premurosamente, ti da tutte le indicazioni che la zia non ti ha dato. Pensi che air bnb sia positivo, anche perché ti da la possibilità di conoscere persone di ogni tipo, che esprimono la loro idea di ospitalità, ma anche loro stessi, soprattutto loro stessi, visto che, molto spesso, fanno un altro lavoro. Mi ricordo di Cristina di Rimini, che aveva riempito la sua bellissima casa, che sembra una bomboniera, di cibo, dolcetti e bevande varie, accogliendo con sorriso e amicizia. Faccio la doccia, cercando di sporcare il meno possibile in casa, dedicandole un’attenzione, che non dedico a casa mia. Passo la sera a mangiare hamburger di fassona, patate fritte e a bere una buona birra Stout. Amo il cibo, anche troppo l’ho amato, almeno qualche tempo fa. Ero ingrassato, troppo, pur facendo sport. La mia dottoressa mi aveva addirittura parlato di rischio infarto, per via della mia mole. Poi sono dimagrito tanto, acquistando un bel po’ di autostima, non troppa, penso. Tutto grazie al fitness, ma, secondo me, anche ad una persona meravigliosa, che mi ha cambiato la vita, la mia Personal Trainer. Passa il tempo, i miei nervi si alleggeriscono e penso che l’amore sano, che fa bene, nasca dai pieni, ma soprattutto dai vuoti, dalle pause che bisogna avere il coraggio e l’intelligenza di prendere, anche dalla scuola, anche dal mestiere che adori e che ti rappresenta molto, come quello di traduttore, peraltro. è l’amore che che ti riempie l’anima e tracima, fino a farti dire, l’ultima ora di lezione, quando tu sei in casa in quarantena, “Vi voglio un mondo di bene”, tanto liberatorio.
Il giorno successivo vado a vedere il museo del cinema, dentro la Mole Antonelliana. Avevo saputo dell’esistenza di questo museo, ascoltando un’esposizione orale dei miei alunni, durante uno stage online di tedesco. Mentre insegno, imparo. Fuori fa caldo, ma il piacere del viaggio addolcisce tutto. Che bello! Vedo le macchine fotografiche, vedo le lanterne magiche, vedo le macchine da presa. Ci sono i manifesti di film come “Cantando sotto la pioggia”, “Tutti a casa” e “Roma città aperta” e penso all’educazione ricevuta da mia nonna, che me li ha fatti conoscere, educandomi alla bellezza. Sono grato alla vita. Ci sono video che raccontano i trucchi cinematografici, c’è una mostra dedicata a Dario Argento, che ha ambientato molti dei suoi film a Torino, oltre che a Roma. Cerco di capire qualcosa in più dell’horror, che conosco sempre troppo poco. è ora di mangiare, ho una fame boia, ma preferisco mangiare una sola pizza. è bello avere un fisico quasi decente.
Vado a vedere il Parco del Valentino, immergendomi nel Borgo Medievale, ricreato nel 1885 e camminando sulle rive del Po. Giro per il centro della città, alla sera, dopo aver mangiato i ravioli del plin, al sugo d’arrosto, che sono una benedizione, come il bollito, che finisco, brodo compreso, anche se fa un caldo boia, ma chi se ne frega. Quando il cibo è buono è buono.
Torno a casa e ho già voglia di ripartire. Devo ripartire. è giusto così. W le parentesi!
Nonostante tutto, nonostante l’eterno vagare per la provincia, nonostante conoscenze e rapporti che nascono, si consolidano e si chiudono a giugno, almeno dal punto di vista didattico. Lei è una ragazzona grande e grossa, lo era già in prima, quando è stata mia alunna. Mi ricordo che aveva amici, all’epoca. Ha appena finito la quarta.
Mi scrive su instagram, chiedendo di potermi dare del tu. Mi racconta che i suoi si stanno separando e che sta facendo uno stage, in una gelateria. Mi invita ad andarla a trovare. Accetto e propongo una data, sabato scorso nella tarda mattinata. Lei accetta. Io non tengo conto del fatto che è sabato, che la gente va al mare, anche nella tarda mattinata. C’è una gran coda in autostrada. Il paese dove si trova la gelateria è a 40 chilometri da casa, proprio dove c’è l’istituto alberghiero. Mi faccio delle domande sulla mia sprovvedutezza, mentre sono in viaggio per quel paese, mentre osservo le biciclette agganciate sul tettuccio delle macchine e le valige, che già raccontano di vacanze lunghe che stanno per iniziare, non più solo di weekend. Vedo anche diverse automobili di turisti tedeschi, mi vengono in mente gli anni ’80.
Sono convinto che sia una buona cosa andare da lei. Esco dall’autostrada, inforco una provinciale deserta ed entro nel paese, dove hanno sede la gelateria e l’alberghiero. è deserto, tranne qualche signore anziano. La gelateria, nella quale quella mia ex alunna sta facendo lo stage, si trova a metà tra quella scuola di cielle, dove avevo avuto il mio primo incarico un po’ lungo, dove avevo conosciuto V., che avrebbe portato via il mio cuore, almeno per un po’, anche se non sono stato capace di darle ciò di cui aveva bisogno, e l’istituto alberghiero, un luogo accogliente e selvatico, nel quale sono stato bene due anni. In quella gelateria portavo le mie alunne che non facevano religione, qualche anno fa. Si mangia bene il gelato, ha pochi tavoli, dentro e fuori. è in mezzo ad una rotonda, vicino ad una grande fontana. Poco lontano c’è il grande spiazzo dove parcheggiavo la macchina, nell’anno in cui lavoravo nella scuola ciellina. è lo spiazzo nel quale parlavo con V, nel quale vivevamo il nostro amore, senza che io, forse, me ne fossi reso conto. Parlavamo e non mi rendevo conto del tempo che passava. E ci amavamo.
Di fianco allo spiazzo c’è un grande parco, che costeggia il fiume e arriva fino alle terme. Di fianco al parco c’è un viale, bello, ben curato, che arriva fino alle terme. Ed oltre.
Parcheggio e leggo messaggi frenetici e affettuosi di quella ragazza. Mi stupisco anche, perché é una ragazza timida. In una nota vocale mi dice: “Ho combinato un casino, qua in gelateria”. Un po’ sorrido e un po’ scuoto la testa, perché lei è un donnone, grande e grossa, un po’ scomposta, goffa e buona. Passo davanti ad un bar, con davanti qualche signore anziano seduto, che si gode pigramente l’ombra, sotto il tendone e il berretto, dietro gli occhiali da sole.
Entro in gelateria e lei mi corre incontro. Non dice quasi nulla e mi stringe, mi abbraccia stretto stretto. Nella gelateria c’è anche una ragazza, che è la titolare, che si presenta, cordiale e sorridente. Ci salutiamo, la mia ex alunna è timida, molto più di come era stata nei messaggi vocali e qui penso al fatto che i cellulari ci cambiano, probabilmente, così come il computer. Prendo un gelato e lei viene mandata a prendere il latte, ma non dalla mamma. La ragazza proprietaria della gelateria mi racconta, a voce bassa, che la mia alunna è bravina, anche se molto distratta. Aveva appena rovesciato per terra 60 litri di ingredienti, era quello il casino che aveva combinato. “è scollegata mentalmente in questi giorni”, mi dice, “i suoi si stanno separando, io le ho detto di chiedere, prima di fare casini. L’ho detto anche al vicepreside. Non possiamo rimetterci 60 litri al giorno” Scuote la testa in modo malinconico. “è bravina, quando vuole” Mi dice anche: “Ha amici quella ragazza? Mi sembra molto sola”. Rimango stupito, perché quando era stata mia alunna, gli amici li aveva. La ragazzona torna.
Prima sorride, poi mi racconta che i suoi si stanno separando. E piange. Mi dispiace molto, cerco di dire delle parole non troppo stupide. La titolare mi offre il gelato. La ragazzona buona, che sapeva calmare le ire di un ragazzo disabile grave, quando ero il suo prof. mi abbraccia.
Esco dalla gelateria. Fa caldo. In paese non c’è quasi nessuno, i colori sono vividi e un po’ violenti per gli occhi. L’autostrada che va verso la città e vuota. Sono un po’ triste, perché l’ho vista piangere, però forse ho fatto qualcosa di buono, qualcosa che parla di storie che continuano, che mi fa piacere e mi spaventa un po’, perché mi ricorda che ho una grande responsabilità, che persone come lei si aspettano sempre tanto da me, che mi considerano un punto di riferimento, anche se io non credo di essere così importante, anche se mi sento piccolo, anche se non so se merito tutta questa considerazione positiva. Mi sento sempre un ragazzino, alle volte un po’ cazzone, penso che potrei essere una sorta di fratello maggiore un po’ scombinato per loro, al massimo uno zio stravagante, ma mi accorgo che per molti ragazzi non è così, che mi vedono come qualcuno di fondamentale, a volte come un secondo padre, come mi aveva detto la ragazzona buona. E io provo a fare del mio meglio, con i piedi ben piantati al suolo e senza portare a spasso il mio monumento.
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