Premetto che questa parola mi sta un po’ sulle scatole. Mi sembra che parli di qualcosa di innaturale, di una costrizione, di un adattamento che le persone straniere devono avere a senso unico, verso il contesto italiano.
molti di voi si ricordano che nelle ore “buche”, quando non c’è l’insegnante titolare, non si fa nulla, si chiacchiera tra compagni e il supplente ha solo un compito di badante. Non mi ricordo se ho già raccontato questa vicenda nel blog, ma fa lo stesso.
Lo scorso autunno sono nell’Itc, dove ho insegnato. ela bidella mi chiama, perché c’è da fare una supplenza, in una classe che non conosco, una seconda superiore.
entro in classe e non ci sono solo due ragazzine, perché gli altri sono impegnati con l’autogestione. sono due sorelle, sedute nello stesso banco, una filiforme con il viso affilato e l’altra con la facciotta piena. Sono avvolte in abiti che ricordano il nord Africa e ne portano i tratti sul viso.
chiedo loro se hanno qualche materia da studiare, chiedo se hanno bisogno di aiuto nelle lingue e loro mi chiedono di spiegare italiano. Spiego a loro la grammatica italiana per un’ora. Sono attente e partecipi, prendono appunti. Parlo della differenza tra passato prossimo e passato remoto.
Al pomeriggio incontro un mio conoscente, teoricamente italiano, che mi dice “se non ci sarebbero tutti questi negri, l’italia sarebbe veramente degli italiani”.
Debbo aggiungere altro?