Month: luglio 2014

niente panico

Buona notte, tra qualche ora ho l’aereo. vado in Giappone, se mi sveglio. Per 24/48 ore almeno non vi scriverò. Starò in Giappone fino al 5. 

Se non vedrete i miei preziosissimi post per 1/2 giorni non allarmatevi. (modesto come sempre)

baci ed abbracci.

 

L’affetto dei libri.

eh sì, anche questo è amore. Stamattina mi sono stancato molto, tante scadenze, tanti problemi. Sono dovuto andare in tribunale per le mie traduzioni e poi, all’uscita, ho sentito la necessità di andare in libreria. Avevo bisogno di affetto. I libri ne danno tanto. 

Ci sono volte in cui ho bisogno d’affetto e vado a ballare, a volte mangio, a volte bevo un bicchiere di vino, qualche volta mi faccio fare un massaggio in palestra.

e qualche volta ho bisogno di stare con i libri. Ho comprato un saggio sull’idea di immaturità. Vi saluto, per adesso, vado a leggere Stieg Larsson (echissenefrega, direte voi) e voi, amici, che cosa fate quando avete bisogno di affetto?

 

Pubblicità

Siamo nel medioevo?

L’omofobia nella scuola privata

Bisognerebbe che tutti capissero che cosa può succedere, quando comanda il pregiudizio. Bisognerebbe che tutti sapessero cosa è la superstizione. Anche questo è il cattolicesimo italiano, che riceve fondi pubblici.  Mi sento un po’ troppo enfatico, retorico, ma quando leggo episodi, come quello raccontato, vedo me stesso. C’è una prof, che viene cacciata da una scuola privata perché lesbica, nel 2014. 

Decadenza

Mi piacerebbe parlare della decadenza, ma non in modo opprimente, almeno questo è l’impegno. La decadenza è un sentimento, la decadenza è lunga ed inesorabile. Ci sono segni distintivi. Parliamo di alcuni di questi. 

Immaginiamo una sala nella penombra, Siamo nella sala professori della scuola della suora inquietante. è pomeriggio di un giorno di inverno, forse verso la fine. Le ombre della sera sono scese e opprimono quella grande costruzione marrone scura. Al tavolo ci sono varie persone: c’è la suora inquietante, ci sono alcune babbione assonnate, c’è il sottoscritto con l’aria annoiata, c’è una specie di insegnante con l’espressione ebete, più qualcun altro. è il momento dei consigli di classe. per un professore sono una cosa normale. Non bisognerebbe stupirsi. Io penso a quello che succedeva nell’ITC e provo nostalgia. Nella scuola pubblica dove ero i consigli di classe erano precisi e veloci. Gli insegnanti devono avere il tempo per correggere i compiti, per preparare le lezioni, per preparare verifiche. 

La suora inquietante è una chiacchierona da competizione. Dobbiamo pregare, paternoster e ave marie come se piovesse. e poi lei parla, parla, parla. Parla di come migliorare la didattica, noi dobbiamo educare alla bellezza, la bellezza del signore, abbiamo una missione, bla bla bla. Parla a lungo, con la voce bassa, monocorde e la zeppola. 

Le classi vengono passate in rassegna. Si affrontano dei temi importanti. Una babbiona interviene sul sedere di un’alunna di tredici anni, a suo dire troppo bello e provocante, anche a  causa dei leggings. Parla per 15 minuti. Non è neanche una mia alunna. Una suora insegnante di italiano parla della ragazzina disabile che sporca il water con il sangue delle mestruazioni. Neanche questa è una mia alunna. Io insegno a dei gruppi, trasversali alle classi. tutti quelli delle tre prime che studiano tedesco, quelli di seconda e quelli di destra. La suora parla delle mestruazioni per una decina di minuti. Il tempo passa e il mio tempo viene meno. Gioco con il tablet, dopo aver aggiornato il registro, sperando che la suora inquietante non mi veda. La suora parla ancora della ragazzina disabile, la quale chiama la propria parvenza di seno, le potipò. Il tempo passa, sarà passata circa una mezz’ora e io mi sento in galera. Dei problemi della ragazzina disabile bisognerebbe parlarne nelle riunioni apposite, i cosiddetti “gruppi operativi”.

Succede spesso così, soprattutto quando c’è la suora inquietante. senza di lei si va più per le spicce. Si parla della ciccia dell’alunna e della bellezza del padre di un’altra alunna. A volte mi piacerebbe che qualche alunno vedesse. O forse no. 

questa ve la dovevo raccontare

Le mie prime ore (2) di lezione a scuola furono nella scuola della suora inquietante nel 2004. Poi venni chiamato nella scuola ciellina di cui ho già parlato. Vi ricordate della storia di Eluana Englaro, ecc. ecc.? di quello che mi hanno fatto subire gli infami, i quali avevano capito che non ero uno dei loro. 

Oggi pomeriggio stavo andando in banca. Ricevo una telefonata. é la sede centrale della scuola ciellina, che si trova nella mia città, non lontano dalla banca. Mi chiamano per un colloquio. io???? il satanasso comunista???? io??’ accetto e, dopo un’ora, mi presento al colloquio. 

c’è un’insegnante cinquantenne. Porta gli anni bene, mi fissa con gli occhi sbarrati. Io cerco di essere una persona normale. Mi dice che hanno bisogno, da settembre, di un insegnante per 9 ore, proprio per la scuola ciellina del paesello, proprio per la scuola in cui avevo insegnato, agli inizi della mia fulgida e sfavillante carriera.

Mi sapranno dire a settembre. 

Russia, Urss e me

Per raccontare del mio amore per la cultura russa non saprei da dove partire. 

Ci sono tanti percorsi, tante strade, che partono da lontano. Io sono stato educato da dei nonni comunisti. Sono diventato comunista presto, sono comunista dentro. Penso che l’URSS, al netto degli errori, sia stato il primo esperimento di liberazione delle classi popolari. è stata la prova che la storia si poteva cambiare. Sono leninista, convinto sostenitore, nonostante tutto di una storia lunga e anche gloriosa. Ma non è questo l’argomento del mio post. Non ho abbastanza conoscenze storiche e politiche per ragionare in modo esauriente su questi temi. 

alle superiori ho conosciuto un prof. quando l’ho conosciuto aveva un barbone da intellettuale di sinistra. Io l’avevo scambiato per un bidello, quando si presentò durante la lezione di francese. si trattava del prof di italiano, GG, noto donnaiolo. gli piacevano e gli piacciono le ventenni, adesso lui ne ha quasi 70. ci spiegò Dostoevskij, di cui io conoscevo appena l’esistenza. Ci spiego Tolstoj. è difficile tirare delle conclusioni omogenee. di sicuro posso scrivere che ho conosciuto altre facce di questo mondo. Per me la storia della Russia si è un po’ allungata. Ho capito da dove veniva la grandezza. Ho ascoltato la storia dell’Idiota e di Raskolnikov e ho capito di essere simile a loro. Leggevo, leggevo tanto, più di quel che comandava il professore. Prendevo ottimi voti, non solo sulla letteratura russa. Il prof mi ha fatto adorare anche Leopardi, ma la Russia è stata una cosa diversa. Ho continuato a leggere opere letterarie russe. e ho preso una decisione, quella di studiare russo all’università. 

Ho sentito quasi un debito morale, ho sentito che avrei dovuto rendere ai miei alunni quello che i professori, come il professore di italiano, mi avevano dato. Un bel giorno ricevo una telefonata, mentre ero in comune. Mi viene offerto un incarico di russo in una delle più prestigiose scuole della mia città. si tratta di una scuola religiosa, tanto per cambiare. quando arrivo alla scuola dei frati, mi ricordo di quando ci portarono a vedere uno spettacolo noiosissimo in quella scuola, quando eravamo liceali. Mi sento un po’ spaesato. Mi succede sempre, all’inizio. Avrei avuto un solo alunno, un capellone simpatico e sorridente, con il chiodo. Proprio lì, in quella scuola, considerata per fighetti. Lui è di origine russa, ma non sa scrivere bene in russo. Gli insegno la grammatica, gli insegno la letteratura. Ho ancora più voglia di studiare. Studio Cechov, Tolstoj, Dostoevskij. Gli insegno la letteratura russa medievale. Per me la storia della Russia diventa più lunga, più ricca. Le lezioni sono appassionanti, Voglio insegnare la faccia nascosta della Russia, dell’Urss. Voglio insegnare il lato irrazionale, il lato mistico. al capellone con il giubbotto di pelle piace. Gli insegno Nabokov. L’incarico mi viene confermato anche per l’anno successivo, quarta e quinta linguistico. Il russo è la sua seconda lingua di studio. Gli spiego i racconti di Cechov, la corsia numero 6, il monaco nero. Mi diverto, mi appassiono e mi rilasso. I due anni passano in fretta, gli spiego il poeta sul quale ho svolto la tesi, Nikolaj Kliuev, un adepto delle sette religiose russe. Sono felice, rilassato e smarrito.  Probabilmente ne parlerò ancora di quell’esperienza.