Month: marzo 2013

Salvare

Ci sono aspetti del lavoro dell’insegnante che non mi piacciono. Puoi essere bravo, puoi essere una nullità e lo stipendio non cambia. Sei uguale agli altri. Quando entro in una classe terza avverto che i ragazzi sono interessati alla materia. Qualcuno prima di me ha preferito occuparsi di argomenti che nulla c’entrano con la lingua. Hanno perso terreno e vogliono imparare. Parlo di lavoro duro, parlo di lavoro lungo. è l’unica strada per superare i problemi. La scuola può essere dovere e allegria. C’è un momento in cui bisogna faticare, la testa deve fare anche un po’ male per la stanchezza. C’è un momento in cui ci si può rilassare e un momento in cui bisogna fare progressi. La scuola è un dovere e questo è rivoluzionario. Molte cose sono cambiate e la parola responsabilità fa paura.

Ho anche combattuto per fare capire la fatica di essere responsabile. Alle volte sono andato via esasperato, ma, la maggior parte delle volte, mi hanno dato delle soddisfazioni. La grammatica è rigore, la grammatica è metodo e pensiero concreto. La grammatica è forma, è contenuto. Una volta, più volte mi sono reso conto che, anche se mi facevano dannare, senza di loro sarei stato peggio. Una volta ho detto che volevo loro bene, voglio loro bene. Guardarli negli occhi è bellissimo, ti da tanto. Ci sono le battute e i sorrisi. W la Rivoluzione: la Rivoluzione della gentilezza, la Rivoluzione dei sorrisi, la Rivoluzione della cultura e del metodo. Sono cresciuto. Ho imparato molto, spero che abbiano imparato qualcosa anche loro.

Viaggiare

Avevo voglia di specchiarmi nei loro occhi, ragazzini e ragazze, giovani donne e uomini. Da adolescenti ad adulti. Sono tanti, disorientano. Riannodo fili in parte spezzati, da alcuni anni non insegno quella lingua. In una quarta noto qualcosa che non mi convince, ci sono sguardi diffidenti, un po’ seccati per il mio modo di fare. Io ho un modo di fare caloroso ed amichevole, accondiscendente, probabilmente troppo accondiscendente. Vedo che, soprattutto certe femmine, mi guardano male mentre spiego. A me non piace il loro libro di testo, la grammatica è spiegata in modo fumoso e confusionario. I libri di testo di adesso non sono di grande livello. Ingenuamente penso che sia opportuno usarlo, perché, visto che i loro genitori hanno speso i soldi. Durante le mie ore c’è confusione, molti, probabilmente lo fanno apposta, perché non gradiscono la mia presenza. Mi chiedo il motivo, ma non riesco a capirlo. Una volta dobbiamo rinviare la verifica, perché mancano 6 fotocopie (orrore, orrore). Gli sguardi sono gelidi e grondanti indignazione. Un’altra volta, sotto la spinta del caos, sbaglio una coniugazione, salvo accorgermene pochi secondi dopo. I ragazzi, soprattutto certe ragazze, sono bravi ed intelligenti, ma anche molto esigenti, severi, forse troppo. Ci tengono alla scuola e non hanno ancora capito che anche io ci tengo alla scuola, almeno come loro. Non si spiegano e rifiutano con il rumore di sottofondo e gli sguardi gelidi la mia presenza. Entrare in quella classe è complicato, gli sguardi benevoli non sono tanti. Sembra che tutti mi attendano al varco, pronti ad impallinarmi per un minimo sbaglio. Quando cado in errore, addirittura chiamano la preside. è una scuola da 2000 studenti, con tutto quel che avrà da fare, i genitori le vanno a rompere le scatole per una coniugazione. Vengo addirittura convocato in presidenza. Quando esco sono tremante di rabbia e vergogna. Vorrei entrare in quella classe per sfogare la mia ira, ma decido di soprassedere in quanto ho paura di usare del turpiloquio, non adatto ad una scuola, quantomeno ad un insegnante. Gli alunni, oramai, sono liberi di fare un po’ quel che vogliono. Quando arriva il lunedì, vado in quella classe con aria sdegnata ed offesa. Inizio a parlare lentamente, gelidamente. Dopo aver ascoltato le mie parole meditate e dure una ragazza chiede la parola e sostiene che la classe non apprezza il fatto che io usi quel libro di testo e ne preferisce un altro. Sono anche disponibili a fornirmi una copia di un altro manuale per effettuare le fotocopie che mi servono. i rappresentanti non l’hanno più in catalogo. Io chiedo se è l’opinione sul loro testo è opinione di tutti. Confermano. Sono sollevato perché abbiamo parlato, perché abbiamo individuato qual è il problema. Hanno dimostrato di essere anche maturi, oltre ché intelligenti. I giorni successivi trascorrono meglio, più tranquilli. La settimana successiva, dieci giorni dopo forse, c’è il consiglio di classe. Uno dei due rappresentanti, un bravo ragazzo intelligente, chiede scusa al sottoscritto davanti a tutti gli insegnanti e ai rappresentanti dei genitori. Sono contento, faccio solo un cenno. Hanno capito che tengo alla scuola come loro almeno, hanno capito la mia buona fede. Le cose migliorano di giorno in giorno. Hanno saputo rimediare ai loro errori, sono un po’ più donne ed uomini, grazie anche a quegli eventi. Probabilmente anche io sono cresciuto un po’. Ho deciso di iniziare il racconto di questo viaggio in questo istituto da loro, perché adoro le riappacificazioni, mi piace ricucire.

Pulire

La mia vita è fatta di abitudini: dormire, alzarmi, mangiare, ecc. ecc. Mi alzo spesso alle 8. è una giornata normale, una mattina normale, non sembra che possa succedere nulla di particolare. Ad un certo punto, mentre sto quasi per alzarmi, il telefono suona. Il numero è sconosciuto, qui è l’istituto ecc. ecc. é disponibile per una supplenza di lingue di 18 ore fino alla nomina dell’avente diritto. certo, quando si inizia, chiedo io. Subito, mi risponde la voce della segretaria. In questi momenti scatta qualcosa dentro. Il corpo si riempie di energia, sono la gioia e la curiosità. Ero già andato in quell’istituto, qualche anno prima, per parlare con un’insegnante. In quel periodo impartivo lezioni ad una (ora ex) ragazzina svogliata ed indolente. L’insegnante, un’inglese severa, ne disse di ogni sul conto di quella ragazzina, disturbava pure durante la lezione.

Mi danno tempo 40 minuti, al massimo 45. A me piace prendere il mio tempo per farmi la doccia e bere un caffé, ma, quel giorno lì, le cose vanno diversamente. Subito dopo la doccia mi vesto a casaccio, mangio due biscotti al volo ed esco di casa eccitato. A scuola arrivo terribilmente rintronato, ma dobbiamo cominciare.

Qualche mese prima avevo passato una meravigliosa serata con dei meravigliosi ragazzi che si erano ricordati di me. Penso che mi piacerebbe ricominciare un rapporto bello con i ragazzi.

Sono tanti, è una città, 25, 20, 11, 27. è una confusione totale al momento dell’intervallo, non ci ero per niente abituato. Faccio presto a trovarmi bene, non è piaggeria, è amore per il lavoro.

Sto diventando noioso, buona notte o buon giorno, a seconda del momento in cui state leggendo questo meraviglioso blog,