nonni

Scandalo a Marcon

https://www.repubblica.it/cronaca/2023/03/16/news/matteo_romanello_marcon_roma_cittaaperta-392343655/?ref=RHLF-BG-P8-S1-T1

Il comune di Marcon, in provincia di Venezia, nega il patrocinio al film “Roma città aperta”, perché “non è in linea con il programma di mandato”. Il sindaco è legato al partito della Meloni.

E mi vengono in mente i miei nonni, che me lo hanno fatto vedere e apprezzare, assieme a tanti altri film. E io che rimango incantato a vederlo.

M.

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Grazie nonni, che mi avete fatto venire l’amore per i libri/2

Andavo nella libreria internazionale, compravo i volumi in inglese, ma anche francese, tedesco e russo. Mi ricordo “Les mains sales” di Sartre. Vado nella libreria Feltrinelli, ma non solo. Mi ricordo anche la libreria della CGIL, che adoravo, mi ricordo la biblioteca della sezione del PCI, dove andavo a prendere in prestito i libri, di storia, ma anche romanzi. Mi ci aveva portato mio nonno, era vicinissimo a casa, di fianco ad una parrucchiera. C’era uno scaffale, con tanti libri. Mi ricordo la mia meraviglia e la mia gioia nell’andarci. Mi ricordo quando comprai il libro di poesie di Pietro Ingrao, “L’alta febbre del fare”, di cui mi è rimasta tantissimo impressa questa poesia, che ho già pubblicato, qualche tempo fa.

SOLO

Solo contemplare l’onda:

senza invocare transito

o cibo: ospitarla

nella mente, senza frutto,

senza tentare alcuna costa,

ne’ alcuna schiuma

frangere. Non piu’ strumento:

leggere il mare.

Grazie, anche se so che non amate i ringraziamenti. Siete persone concrete, amate i gesti concreti. Ci ho provato a darvi soddisfazioni, ci provo sempre, ci provo ancora, qualche volta ci riesco.

a presto,

M.

Grazie nonni, che mi avete fatto venire l’amore per i libri

Un pomeriggio buttato un po’ nel cestino, un post che non sarà indimenticabile, anzi sarà pure un po’ sciocchino.

Mi viene in mente il profondo amore per i libri, che mi hanno trasmesso i miei nonni, soprattutto mia nonna, ma solo perché mio nonno se ne è andato quando avevo 14 anni. Mi viene in mente, quando lui mi regalò un libro di Enzo Biagi. Era una sera di agosto, al mare. Eravamo sul porto-canale. Penso che fosse un libro di storia, intitolato “Noi c’eravamo”. Mio nonno fu orgoglioso di regalarmelo. Avrò avuto 12-13 anni, non ricordo precisamente. C’era un libreria, dove oggi c’è una gelateria. La gente non legge, io leggo e mangio i gelati. Leggo tanto e mangio tanti gelati. Infatti, mi era venuta una panza clamorosa, che ho buttato in gran parte giù, soprattutto grazie alla mia personal trainer, che mi ha fatto recuperare un bel po’ di fiducia in me stesso. E pensare che una dottoressa mi aveva avvertito che avrei potuto avere un infarto,

Torniamo a quella sera al mare. Avevamo appena mangiato, io e i miei nonni meravigliosi. Mia nonna era felice. Uscii felice con il libro, che lessi avidamente. MI piace lo stile di Enzo Biagi, semplice, asciutto e minimale. Mi piace la mescolanza di vita e storia nelle sue opere. Quel regalo mi è rimasto impresso. Non avevano potuto studiare i miei, amavano la cultura, amavano la vita. Mi hanno ispirato l’amore per la cultura, per la lettura. Mia madre è una donna difficile, possessiva ed estremamente gelosa. Non amava tanto i miei nonni, i suoi genitori. Mia nonna, in particolare, era una donna allegra, mentre mia madre è estremamente umorale, non ride tanto. Mia nonna era una donna profondamente ironica, mio nonno più riservato e sulle sue, mia madre ride poco, qualche volta si dichiara orgogliosa di ridere poco. Mia madre ha un senso del dovere incrollabile, se potesse lavorerebbe 48 ore su 24, anche ora che collabora con me, per la mia attività professionale di traduttore. Mia madre passa le notti insonni, quando devo asseverare molte traduzioni, si mette a piangere, anche davanti a tutti, in tribunale, se ha paura di non farcela, anche quando la paura è immotivata. Secondo lei chiedo sempre troppi soldi ai clienti, perché lei vorrebbe che io fossi una specie di ente di beneficenza, che lavora per la gloria. Per lei, essere di sinistra, significa lavorare gratis o quasi. Quando le faccio notare che lei, quando lavorava nella pubblica amministrazione, in Prefettura, non rifiutava lo stipendio, fatica a rispondere, come quando le faccio notare che lei ha già la pensione, mentre io devo integrare lo stipendio da prof precario, fatica a replicare. è sempre stata gelosa dei miei nonni, è sempre stata invidiosa del nostro rapporto più che profondo, soprattutto con mia nonna. Parla male di loro, parlava male di loro già quando ero piccolo, Li descriveva come persone che odiavano la cultura, che odiavano i libri, tra gli altri tanti tantissimi difetti che attribuiva loro, Voleva guastare il nostro rapporto. Non ce l’ha mai fatta, non le ho mai creduto. Anche lei mi ha regalato libri, come ad esempio quando le chiesi “il Padrino” di Mario Puzo, che mi comprò alla libreria in centro, dove le facevano lo sconto. Mi ricordo che le chiesi il libro di Enzo Biagi, “Il Boss è solo” su Buscetta. Avevo 12-13 anni. Lei fu un po’ recalcitrante a comprarmelo, prima lo acquistò per sé, poi io lo trovai in casa e lo lessi. Mi ricordo che mia nonna mi portava allo stand dei libri della Festa de l’Unità del quartiere, io compravo un libro al giorno e lo leggevo. Mi ricordo, soprattutto le storie della Resistenza, completai anche l’album delle figurine. Mi ricordo la sua gioia nel darmi i soldi, quando ero più grande e frequentavo avidamente e appassionatamente la libreria Feltrinelli, nel centro della mia città, dove compravo un sacco di libri, ma anche me li guardavo solo. Mi colpì da matti “Sostiene Pereira”, di cui vidi la presentazione in un programma di Augias, penso. Vidi anche il film, con Marcello Mastroianni e Stefano Dionisi. è un libro sull’impegno politico, un film sull’impegno politico. Regalai una copia del libro ad un mio amico di allora, che era intelligente, volgare, esagerato, smargiasso, sbruffone, forse non cattivo. Fui felice di regalarglielo.

I libri sono pezzetti di vita, tempo guadagnato, saloni, librerie, camere da letto, pullman, aerei, relax, passione, chok, come quando lessi Marzabotto Parla.

Memoriale della Shoah a Milano (Grazie ai miei nonni, per aver contribuito al mio antifascismo)

Andateci, andateci per vedere i treni, in cui venivano stipati i deportati, per vedere le testimonianze delle leggi razziali, come, ad esempio, le lettere di licenziamento ai dipendenti ebrei, scritte con linguaggio freddo e burocratico. Andateci per vedere la scritta, che c’è all’entrata. (Voluta, mi pare, dalla senatrice Liliana Segre, la quale benissimo ha fatto ad invitare Chiara Ferragni a visitare questo luogo).

P.S. Grazie ai miei nonni, per aver contribuito al mio antifascismo

Buon 25 Aprile! Il fascismo è una montagna di merda! sempre!

Mio nonno era un mangione. Non andò in guerra, perché era un operaio specializzato. In casa, con mia nonna ospitavano renitenti alla leva, partigiani. Con quello che davano con la tessera annonaria mia nonna ci mangiava, non aveva appetito, non aveva mai avuto appetito. Mia madre era piccola, aveva fame. Mio nonno andava a cercare cibo, anche in campagna, da contadini ai quali, in cambio, faceva riparazioni idrauliche. Diceva: meglio morire per una schioppettata, piuttosto che morire di fame. I fascisti facevano morire di fame la popolazione e tenevano per loro stessi il cibo, che rivendevano alla borsa nera a prezzi pazzeschi. A volte i partigiani davano l’assalto ai depositi in cui i fascisti tenevano il cibo e lo distribuivano alla popolazione.

Mio nonno stava andando verso Marzabotto, quando, sulla strada del ritorno, incontrò persone che gli dissero di cambiare strada, dicendogli che i nazisti stavano ammazzando tutti. Tornò a casa mio nonno e lo raccontò con voce impaurita a mia nonna, la quale gli disse di parlare piano, visto che avrebbero potuto sentirli i vicini.

Questo è il fascismo. L’antifascismo mi è stato trasmesso dai miei nonni, è quello che mi fa inorridire quando vedo i banchetti di fratelli di italia, quello che mi fa inorridire quando vedo banchetti di forza nuova, quando vedo ingiustizie.

Solidarietà al professor Tomaso Montanari

Sono stato a scuola di Antifascismo. I miei insegnanti sono stati, prima di tutto, i miei nonni. Hanno subito quell’avventura orribile, grottesca. I fascisti minacciavano di tremende vendette chi aveva la fodera delle tasche fuori dai pantaloni. Era considerata una critica al regime, avere la fodera fuori dai pantaloni. Magari era solo distrazione. I fascisti costrinsero un malcapitato a strapparsi il garofano all’occhiello, a buttarlo per terra e calpestarlo. era considerato comunismo.

Sabato scorso stavo andando a comprare il giornale e ho visto, con orrore, il simbolo orrendo della fiamma tricolore. Ho avuto un moto di disgusto e di orrore. Mi sono sentito disturbato, insultato e attaccato, nel vedere, nella mia città, medaglia d’oro della Resistenza, quell’immagine lugubre. Ho i geni dell’antifascismo, ben radicati, meno male.

Per questo, per tutte queste ragioni, solidarietà al prof. Tomaso Montanari, vittima di questa gentaglia.

Yashica

Avevo 12 anni e mio padre mi regalo’ una macchina fotografica di marca Yashica. Era un giorno di giugno e andammo insieme a prenderla. Ero stato promosso e quello era il regalo pet la promozione. Mio padre aveva una macchina fotografica professionale Mamiya. Aveva la camera oscura in casa. Fotografava bene, la natura e le persone, con la pignoleria dell’ingegnere che era. Mio padre non sprecava i complimenti, diceva che io ero bravo. Fotografai le lagune, durante una gita scolastica. Ma la foto piu’ bella l’ho scattata davanti a casa di mia nonna: c’era un salice piangente maestoso e io lo feci sembrare ancora.piu’ bello. Mio padre mi fece i complimenti. Credo che mia madre abbia quella foto ora. La foto ancora piu’ bella e’ quella dei miei adorati nonni a tavola in cucina, belli e sorridenti. Mi mancano tanto, anche se cerco di portare con me i loro insegnamenti.

A febbraio di quest’anno sono capitato in un centro commerciale e ho deciso di regalarmi un cellulare nuovo, un samsung s7, perche’ il mio vecchio cellulare, samsung s4, funzionava meno bene. Scopro che ha una macchina fotografica quasi professionale o almeno cosi’ a me sembra. Per questo motivo vi inondo di fotografie.

Queste foto sono state scattate stamattina. Sembra di essere in un film di Antonioni.20170820_133924

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21 gennaio 1921-

oggi è l’anniversario della nascita del PCI. Penso a mia nonna, a mio nonno, alla loro tessera, al loro comunismo fatto di contenuti pesanti e importanti, al loro comunismo fatto di amore. penso al loro comunismo, fatto di tempo, fatica, sacrifici e sorrisi. penso alla mia tessera della FGCI, la federazione dei giovani comunisti, alle mie tessere di Rifondazione. Penso alla mia passione di ragazzino lungo lungo e magro, sincero. Penso al fatto che siamo pezzi di storia, penso al fatto che siamo noi stessi delle storie.

Auguri PCI.

punti di riferimento

qualche mese fa ci sono state le elezioni, come sappiamo. io ho votato rivoluzione civile. la scuola nella quale ho lavorato e’ stata chiusa per alcuni giorni. torno dai miei studenti preferiti e sento bm, una ragazza sorridente e simpatica, che dice, meno male che ha vinto Beppe Grillo. premetto che io condivido una buona parte delle idee di Grillo, non voglio fare lo snob, sicuramente, ma mi sono venuti dei punti di domanda. 

io ho incominciato ad interessarmi di politica sul serio quando e’ stato sciolto il PCI, un periodo doloroso per molta parte della sinistra. ho letto abbastanza Marx, ascoltato i racconti di mia nonna sui partigiani, ho letto abbastanza Lenin. mi sono avvicinato al PRC, con grande entusiasmo, ricoprendo anche qualche incarico. a scuola esponevo le mie idee in modo quieto e deciso. mi piaceva esporle nei temi, soprattutto nel triennio. abbiamo avuto una prof di litaliano di sinistra, che, pero’, non andava  a votare. E’ una donna intelligente e preparata, la quale ci proponeva temi di attualità difficilissimi, che io, svolgevo sempre, inserendo citazioni di Marx e Lenin, argomentando in modo convinto. La prof mi dava 8 nei temi, penso di averlo ben svolti. Mi ricordo un episodio emblematico: la prof entra in classe , si rivolge a me e, mi, dice, Michele, cosa sono le forze motrici della storia per Marx? Io rispondo, poi, mi dice, che cosa, è il plusvalore, rispondo, che cosa è la cocontraddizione capitale lavoro, rispondo senza esitazioni. La prof mi guarda con u n’espressione compia ciuta. Le mie idee erano solide, sostenute da buone conoscenze. I miei punti di riferimento ideali e personali erano chiari quelli del Pantheon della, sinistra, ma anche i miei nonni, due comunisti veri, come ce ne sono pochi. Io sono cresciuto, così , avevo aattribuito fiducia anche a Bertinotti. Adesso le mie idee non sono cambiate, si sa,.
Con tutto il rispetto per, Grillo, che non è cretino, mi sono sentito più fortunato di quella ragazza, e di molti ragazzi, ad avere acquisito le basi che ho acquisito. E i riferimenti. Può essere di riferimento u n comico? E no n un maestro del pensiero, letterato o filosofo? Meglio grillo di Berlusconi, sicuramente., ma ho l’impressione di una liquefazione dei punti di riferimento. Esistono in questa età le idee che nascono dallo studio ? Le idee che sono frutto dell’ intellettuale collettivo? Può porre le, basi per qualcosa di meglio una politica basata su una persona sola? Mia nonna aveva frequentato la quista elementare e leggeva la Divina Commedia, quella ragazza di prima e altri ragazzi leggono qualcosa di diverso da Baricco? Non ho niente coentro Baricco, ma il sommo poeta è un’altra cosa. Mi rendo conto che devo provare ad essere migliore io come insegnante, mi rendo conto che devo fare cultura, non solo far passare il tempo e mi sento un Po’ a disagio nel pensare che anche io devo provare ad essere un punto di riferimento. Per ora è l’unica strada che mi viene in mente. Lo, so che la conclusione è banale, ma non mi viene altro in mente.