scuola

Nulla di particolare, o quasi

Buona sera, non ho nulla da particolare da raccontarvi, a parte il fatto che ho tosse e raffreddore, ma mi fanno male anche le ossa. Ho preso il paracetamolo. Ho il sospetto che un mio alunno, a cui voglio un bene infinito, mi abbia attaccato qualcosa. Mannaggia a lui! (scherzo!) Non mi lamento, i problemi sono altri.

Ad esempio, le persone, ed in particolari medici et similia, che non sanno, a volte, cosa dicono. Durante una normale ablazione del tartaro, l’igienista vede una papilla gonfia, mi fa visitare anche dal dottore e lei si lascia scappare la parola “tumore”, anche se, visto il mio sguardo sbigottito e terrorizzato, dice che nel mio caso lo esclude. Mi consigliano di farmi vedere da uno specialista di patologia orale, dentista pure lui. Passo delle ore di terrore, poi mi tranquillizzo, almeno parzialmente. Vado da questo specialista, il quale mi dice che la papilla foliata è gonfia per una banale infiammazione alla gola e si stupisce che l’altro dentista non se ne sia accorto. Mi passa la paura.

Nel ritorno a casa, rimango bloccato per un’ora e mezzo nel traffico. Una persona anziana ha avuto un malore ed è andato addosso ad un’altra macchina. Ci sono ambulanze, polizia e pompieri. Non mi lamento. Ma penso.

Penso che un medico dovrebbe rendersi conto che di fronte a sé, non ha solo cuore, stomaco, fegato, pancia, ossa e polmoni, ma una persona. Penso che la mia vita si lega alla parola, come traduttore e come insegnante., alla ricerca della parola giusta, ma che mi trovo troppo spesso accanto a chi usa le parole sbagliate, che fanno male come e più di spade.

Penso che vorrei fare l’amore con la persona con cui ho una relazione. Non c’entra nulla, lo so. Ma sono innamorato e mi piace ricordarlo. W l’amore.

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La storia continua

Tempo fa pensavo di non essere adatto a fare l’insegnante di sostegno. Pensavo che fosse troppo difficile. Sicuramente lo è, ma…

è passata una settimana, da quando ho insegnato zumba a quei fanciulli. Oggi torno nella stessa aula, dovevo stare con K., una ragazzina che non parla quasi per niente, che ha imparato a camminare due anni fa, nonostante abbia già quindici anni. Ha gravi difficoltà con la lingua, cognitive e di equilibrio. La settimana scorsa aveva partecipato anche lei alla lezione di zumba. e gli occhi le brillavano.

Ad un certo punto si avvicina al computer, mette su Youtube, dove avevo cercato le canzoni la settimana prima e mi dice “zumba!” Potevo dirle di no? In aula c’erano anche degli altri insegnanti. La musica parte e lei è felice, “agevola” anche il ballo di M, un ragazzino sulla sedia a rotelle, il quale è felicissimo. Anche le altre insegnanti sono felici, anche io.

M.

P.S. Per una volta voglio godermi questa felicità, senza consumare il tempo in elucubrazioni che assomigliano a seghe mentali senza ritorno.

Scrigno

PREAMBOLO

Dentro di noi abbiamo uno scrigno segreto, a volte. Contiene le cose che sappiamo fare, contiene le nostre ricchezze, che non sappiamo di avere. Arriva qualcuno, un giorno, che ci aiuta a trovarle. E qualcosa cambia.

SODDISFAZIONI.
Dei miei colleghi insegnanti di sostegno mi chiamano in una mia ora libera in un’aula dove stanno lavorando con dei ragazzi e mi chiedono di insegnare qualcosa di zumba. Io sono in giacca e cravatta, non proprio una tenuta zumba wear. Mi tolgo la giacca e incomincio, la app zinplay l’ho, spotify pure, Non ho paura di niente. Scelgo le canzoni coreografate dal mio amico presenter internazione di zumba e succede qualcosa di notevole. Ks. è una ragazzina con forti problemi di movimento ed equilibrio. Non ha quasi la parola. Balla e le ridono gli occhi. J. è un ragazzo che non ha quasi la parola e non ama muoversi. Balla e gli ridono gli occhi. A. è su una sedia a rotelle e ha problemi alle mani. Balla, ride ed è entusiasta. E non sono i soli. Le insegnanti di sostegno sono stupite e divertite. Arrivano la seconda canzone, la terza, la quarta, I minuti passano e il mio sudore aumenta. J. mi viene ad abbracciare. è un ragazzone grande e grosso, è felicissimo. Io mi rendo conto a fatica di quello che è successo. Quello che doveva essere un esperimento diventa una lezione di circa 40 minuti di zumba in cui dei ragazzi si sono divertiti da pazzi e hanno tratto giovamento, in cui io mi sono divertito un mondo, ma anche le mie colleghe,.

Quasi finito

Siamo quasi al 29 dicembre e l’ho forse scampata bella. Questo è il secondo anno senza finire all’ospedale, anche se ho dovuto pagare un ticket di 97 euro per l’ultima volta in cui ci sono stato, per colpa di una persona che mi ha maltrattato, tanto maltrattato, nel 2020. L’ho pagato proprio nei giorni del super guaio, quello di settembre, un mese di merda, proprio di merda. è stato un anno buono, il pezzo di anno scolastico fino a giugno è andato bene. L’estate è filata liscia fino ad agosto, poi, lasciamo perdere. C’è stata la tristezza, la disperazione, ci sono state le notti insonni e la paura di non farcela. C’è stata la mia lotta disperata, strenua ed imperterrita.

Ho ripreso e sono ridiventato, dopo 5 anni, insegnante di sostegno, nella stessa scuola di 10 anni fa. Ho tre alunni, di cui S., una ragazza che non vede. Faceva fatica, tanta fatica a camminare, quando l’ho conosciuta. Fino a pochi giorni fa, prima delle festività natalizie, faceva le scale da sola e io le ho pure insegnato una coreografia di zumba. Ho scoperto di sapere fare qualcosa, probabilmente bene. Forse. C’è stata la palestra, che mi ha dato e mi continua a dare tantissimo. Ci sono stati i libri. E c’è stata la persona che amo, che mi ha preso il cuore e fa benissimo l’amore, che non guasta mai.

Buon Anno!

Tutto bene, proprio bene

E TUTTO IL RESTO PASSA IN SECONDO ORDINE

Mi hanno pagato il primo stipendio a scuola dopo due mesi dall’inizio del servizio e oggi ho ricevuto un sontuoso bonifico da 62 euro e spiccioli per degli arretrati (sembra la paghetta dei genitori agli adolescenti). Vado a scuola e mi chiedono di occuparmi per un po’ di un ragazzino, M. Lui non parla ed è su una sedia a rotelle. Ha anche altri problemi fisici. Mi metto a sedere davanti a lui, gli parlo un po’. Lui mi sorride, dopo qualche minuto mi prende la mano e la bacia. E TUTTI I PROBLEMI SVANISCONO.

Passo e chiudo.

10 anni e 4 giorni (da quella telefonata)

Quest’anno sono tornato, quasi per caso, nella scuola in cui ero all’inizio della scrittura di questo blog. Sono passati 10 anni, 10 anni in cui ho imparato qualcosa, in cui sono diventato un po’ meno fesso, ma solo un po’, in cui mi è rimasto l’entusiasmo, la stessa percentuale di ingenuità, che, come diceva V.R., “rinfresca i sensi”. Avevo rimosso dalla mia mente il grande parcheggio, dove lasciavo sempre la mai auto. Forse perché ora ci sono i moduli prefabbricati, a causa della pandemia. Ora il grande parcheggio è il luogo dove attendo e porto due dei miei tre alunni al pullmino, che li riporta a casa. Rimango accanto allo stesso albero, quasi sempre, tranne quando piove, anche quando fa freddo. Aspetto e rifletto. A volte aspetto per un po’ di tempo, anche un quarto d’ora. A volte arriva il pullman vuoto, a volte arriva S. S. non vede, scende dal pullman aiutata da una delle due ragazze a bordo. Chiede il bastone, che io le preparo. Iniziamo a camminare, ci sono due dislivelli nel terreno, c’è un gradino, prima di entrare nella scuola. Lei cerca e trova la maniglia della porta.

Da un po’ di tempo cammina da sola, con il solo aiuto del bastone, quando è all’interno della scuola. Mi sembra che cammini meglio di quando la tenevo io, forse le trasmettevo ansia. Cammina piano, ma la sicurezza le aumenta progressivamente. è una mia vittoria, ma, prima di tutto, è una sua vittoria. Sono felice.

M.

Cimiteri

è un buon periodo, questo, almeno discreto, quindi non ho nulla di cui lamentarmi. Stavo pensando a dei tristi anniversari che mi riguardano, per quanto riguarda dicembre, a problemi di salute, alla perdita di controllo che ho avuto sul mio corpo. Svenire, senza un motivo apparente, lascia straniti, basiti, atterriti. Avere una famiglia che ti considera un moribondo, anche se dall’ospedale ti dimettono immediatamente, consigliandoti di sottoporti a qualche esame, ma senza fretta, ti mette in un regime di eterna emergenza, che ti toglie la normalità della vita. Era solo qualche anno fa, stavo sprofondando. Vedere i miei alunni mi ha salvato, stare con loro mi ha fatto rivivere.

Si continua

Continuo, stanco morto, continuo a lavorare, come insegnante di sostegno, con un anno di esperienza solo. Ci provo, uso la mia creatività, uso la mia passione, uso la mia competenza. Non so come andrà a finire, non so se sarò soddisfatto, alla fine dell’anno. Vivo il momento, vivo alla giornata. Sto meglio, sono, almeno un po’, felice.

Coraggio a me, pazienza e costanza a me.

Non so

Non so ancora se sia giunto il tempo di gioire, ma è meglio non farsi troppe domande, è meglio non essere troppo complicati. L’anima si sta alleggerendo, i giorni sono diventati più veloci. Godiamoci il momento, senza pensarci troppo. è bello così.

p.s. domenica ho partecipato ad una strepitosa masterclass di zumba. Mi ha ricaricato, mi ha fatto rinascere, ma, soprattutto, mi fa rinascere la scuola. La amo, la amo alla follia. è difficile immaginare quanto. Buona notte. M.