Month: luglio 2022

Il cielo plumbeo a Passo del Lupo

Il cielo plumbeo è una promessa mantenuta di un poco di fresco. Non ci si può lamentare, si sta meglio che in città. Per lo meno si respira un po’, un pochino però. Siamo a 1500 metri abbondanti. Questi discorsi sono da comari da ballatoio, me ne rendo conto, ma la temperatura inclemente stronca la volontà e anche i neuroni.

Non sono mai salito su una seggiovia, credo che si chiami così e non ci salirei mai, per tutto l’oro del mondo. Soffrirei pure di vertigini, salendo lì sopra, Mi fa paura solo a vederla, Però salgo sugli aerei, senza problemi. Ieri notte ho dormito malissimo ed ho avuto un mal di testa atroce, per colpa del caldo. Avevo la pressione sotto i tacchi e santa RedBull mi ha aiutato almeno un po’.

Basta lamentarmi.

a presto

M.

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Grazie nonni, che mi avete fatto venire l’amore per i libri/2

Andavo nella libreria internazionale, compravo i volumi in inglese, ma anche francese, tedesco e russo. Mi ricordo “Les mains sales” di Sartre. Vado nella libreria Feltrinelli, ma non solo. Mi ricordo anche la libreria della CGIL, che adoravo, mi ricordo la biblioteca della sezione del PCI, dove andavo a prendere in prestito i libri, di storia, ma anche romanzi. Mi ci aveva portato mio nonno, era vicinissimo a casa, di fianco ad una parrucchiera. C’era uno scaffale, con tanti libri. Mi ricordo la mia meraviglia e la mia gioia nell’andarci. Mi ricordo quando comprai il libro di poesie di Pietro Ingrao, “L’alta febbre del fare”, di cui mi è rimasta tantissimo impressa questa poesia, che ho già pubblicato, qualche tempo fa.

SOLO

Solo contemplare l’onda:

senza invocare transito

o cibo: ospitarla

nella mente, senza frutto,

senza tentare alcuna costa,

ne’ alcuna schiuma

frangere. Non piu’ strumento:

leggere il mare.

Grazie, anche se so che non amate i ringraziamenti. Siete persone concrete, amate i gesti concreti. Ci ho provato a darvi soddisfazioni, ci provo sempre, ci provo ancora, qualche volta ci riesco.

a presto,

M.

Grazie nonni, che mi avete fatto venire l’amore per i libri

Un pomeriggio buttato un po’ nel cestino, un post che non sarà indimenticabile, anzi sarà pure un po’ sciocchino.

Mi viene in mente il profondo amore per i libri, che mi hanno trasmesso i miei nonni, soprattutto mia nonna, ma solo perché mio nonno se ne è andato quando avevo 14 anni. Mi viene in mente, quando lui mi regalò un libro di Enzo Biagi. Era una sera di agosto, al mare. Eravamo sul porto-canale. Penso che fosse un libro di storia, intitolato “Noi c’eravamo”. Mio nonno fu orgoglioso di regalarmelo. Avrò avuto 12-13 anni, non ricordo precisamente. C’era un libreria, dove oggi c’è una gelateria. La gente non legge, io leggo e mangio i gelati. Leggo tanto e mangio tanti gelati. Infatti, mi era venuta una panza clamorosa, che ho buttato in gran parte giù, soprattutto grazie alla mia personal trainer, che mi ha fatto recuperare un bel po’ di fiducia in me stesso. E pensare che una dottoressa mi aveva avvertito che avrei potuto avere un infarto,

Torniamo a quella sera al mare. Avevamo appena mangiato, io e i miei nonni meravigliosi. Mia nonna era felice. Uscii felice con il libro, che lessi avidamente. MI piace lo stile di Enzo Biagi, semplice, asciutto e minimale. Mi piace la mescolanza di vita e storia nelle sue opere. Quel regalo mi è rimasto impresso. Non avevano potuto studiare i miei, amavano la cultura, amavano la vita. Mi hanno ispirato l’amore per la cultura, per la lettura. Mia madre è una donna difficile, possessiva ed estremamente gelosa. Non amava tanto i miei nonni, i suoi genitori. Mia nonna, in particolare, era una donna allegra, mentre mia madre è estremamente umorale, non ride tanto. Mia nonna era una donna profondamente ironica, mio nonno più riservato e sulle sue, mia madre ride poco, qualche volta si dichiara orgogliosa di ridere poco. Mia madre ha un senso del dovere incrollabile, se potesse lavorerebbe 48 ore su 24, anche ora che collabora con me, per la mia attività professionale di traduttore. Mia madre passa le notti insonni, quando devo asseverare molte traduzioni, si mette a piangere, anche davanti a tutti, in tribunale, se ha paura di non farcela, anche quando la paura è immotivata. Secondo lei chiedo sempre troppi soldi ai clienti, perché lei vorrebbe che io fossi una specie di ente di beneficenza, che lavora per la gloria. Per lei, essere di sinistra, significa lavorare gratis o quasi. Quando le faccio notare che lei, quando lavorava nella pubblica amministrazione, in Prefettura, non rifiutava lo stipendio, fatica a rispondere, come quando le faccio notare che lei ha già la pensione, mentre io devo integrare lo stipendio da prof precario, fatica a replicare. è sempre stata gelosa dei miei nonni, è sempre stata invidiosa del nostro rapporto più che profondo, soprattutto con mia nonna. Parla male di loro, parlava male di loro già quando ero piccolo, Li descriveva come persone che odiavano la cultura, che odiavano i libri, tra gli altri tanti tantissimi difetti che attribuiva loro, Voleva guastare il nostro rapporto. Non ce l’ha mai fatta, non le ho mai creduto. Anche lei mi ha regalato libri, come ad esempio quando le chiesi “il Padrino” di Mario Puzo, che mi comprò alla libreria in centro, dove le facevano lo sconto. Mi ricordo che le chiesi il libro di Enzo Biagi, “Il Boss è solo” su Buscetta. Avevo 12-13 anni. Lei fu un po’ recalcitrante a comprarmelo, prima lo acquistò per sé, poi io lo trovai in casa e lo lessi. Mi ricordo che mia nonna mi portava allo stand dei libri della Festa de l’Unità del quartiere, io compravo un libro al giorno e lo leggevo. Mi ricordo, soprattutto le storie della Resistenza, completai anche l’album delle figurine. Mi ricordo la sua gioia nel darmi i soldi, quando ero più grande e frequentavo avidamente e appassionatamente la libreria Feltrinelli, nel centro della mia città, dove compravo un sacco di libri, ma anche me li guardavo solo. Mi colpì da matti “Sostiene Pereira”, di cui vidi la presentazione in un programma di Augias, penso. Vidi anche il film, con Marcello Mastroianni e Stefano Dionisi. è un libro sull’impegno politico, un film sull’impegno politico. Regalai una copia del libro ad un mio amico di allora, che era intelligente, volgare, esagerato, smargiasso, sbruffone, forse non cattivo. Fui felice di regalarglielo.

I libri sono pezzetti di vita, tempo guadagnato, saloni, librerie, camere da letto, pullman, aerei, relax, passione, chok, come quando lessi Marzabotto Parla.

Colloqui con i genitori (Aktion T4 e Antifascismo)

Torniamo indietro di due anni, dunque non all’anno appena trascorso, ma a quello precedente.

Partiamo da un concetto: ho qualche perplessità sul fatto che tutti gli insegnanti, di tutte le materie, debbano svolgere delle lezioni di educazione civica. Credo di svolgere educazione civica, proponendo dei buoni autori, creando amore per la scuola e stimolando la voglia di studiare, anche mettendo in relazione le varie materie tra loro.

Quando devo scegliere un tema di educazione civica, cerco un tema che abbracci anche il tedesco, cerco un tema che stimoli a pensare, un tema che sia attuale, che si colleghi all’oggi. Due anni fa avevo, tra le altre, una classe terza, con 28 persone, tutte intelligenti, moltissime di loro vogliose di studiare.

Ho scelto, come tema di educazione civica, l’Aktion T4, ovvero lo sterminio delle persone disabili attuato dai nazisti, Ho cercato di evidenziare la sistematicità e l’organizzazione di questo evento, l’obiettivo dei nazisti era quello di sterminarli tutti, come avrebbero fatto con gli ebrei. Era come un’azienda, con l’obiettivo di massimizzare i risultati. Le persone disabili venivano presentate dal regime come meritevoli di morte, per alleviare la loro sofferenza, dicevano. Venivano sterminate, perché erano un costo per la società, dovevano essere assistite, infatti. Venivano considerate vite senza valore, indegne di essere vissute. Andavano contro ai dettami della cosiddetta “razza ariana”. Ho fatto vedere ai ragazzi un bellissimo spettacolo di Marco Paolini, “Ausmerzen vite indegne di essere vissute”, in cui l’autore/attore racconta, con una scenografia minima, quello che è successo, partendo dai popoli dell’Africa, esposti come bestie rare, all’Esposizione Universale di Parigi, nel 1889, per far capire che lo sterminio delle persone disabili ha radici antiche, molto antiche.

Ho cercato di stimolare i ragazzi a ragionare, in tedesco. Lo sterminio delle persone disabili continua, a volte anche sotto altre forme, come il bodyshaming su Internet, come le frasi insane scritte o pronunciate da politicastri, ma anche da persone “normali”, come l’episodio che ha coinvolto Hillary Sedu, l’avvocato napoletano maltrattato nel Tribunale di Napoli. Discriminazione, con il pretesto del colore della pelle, con il pretesto dell’orientamento sessuale, ecc. ecc. Parlare dell’Aktion T4 è importante anche per quello, perché parla del presente. Chiedo ai ragazzi di preparare esposizioni orali su vari aspetti della discriminazione e loro lo fanno, in buonissimo tedesco.

I colloqui sono online e la madre di un ragazzo mi fa i complimenti, per avere affrontato questo argomento. “Anche noi, come genitori, cerchiamo di informare i nostri figli, mi fa piacere che lo faccia anche la scuola, visto che ricevono influenze molto negative in giro”. Sono stato felice e stupito, stupito, perché penso che sia normale, a scuola, parlare di antirazzismo e antifascismo. Mi sento sempre una grande responsabilità, perché devo raccontare nel modo giusto, senza retorica, sottolineando l’attualità di quello che è accaduto non molti decenni fa. Ogni volta che ci riesco, forse qualcosa di buono è nato.

M.

Testa bollita

Ho la testa bollita, non riesco a ragionare. Fa troppo caldo e provo un po’ a scrivere. Ma è faticoso. Fatico a concentrarmi anche nella lettura. é normale che faccia troppo caldo, è luglio. Il mio condizionatore portatile è acceso, le pale a soffitto pure. Stasera vado in palestra.

Sto ascoltando Conte in diretta Facebook, non lo disprezzo e non lo esalto. è uno dei pochi politici che non disprezzo. Ora vi saluto, prima o poi riscriverò dei post decenti. O almeno spero.

Mi sento un po’ solo e vi do la buona notte.

Buona sera a todos. Visto che mi sento un po’ solo, pubblico questo post un po’ patetico e sciocchino, ma anche inutile, che non da granché e che ha poco senso. Ma fa lo stesso. Stasera va così.

Buona notte e dolci sogni a voi e alle persone a cui tenete. Se avete dei bambini, fate loro una carezza e dite che questa è la carezza di Michele, un blogger che scrive solo cose fondamentali, meravigliose e che vi cambiano la vita. Ih! Ih! Ih!

W l’amore! W la bellezza! W la Vita!

Un ragazzo cittadino e uno che abita in collina

Il cielo si arrossa, sta facendosi sera, in una giornata, in cui il sole ha picchiato, violento e spietato. Con la mia automobile piccola e dignitosa, una modesta utilitaria, ho scalato il delicato pendio che dalla statale porta alla sua casa abbarbicata sulla collina. è una sera di estate, sto andando a prendere una persona speciale, un amico, che è un pezzo di famiglia. Ho già parlato di lui in altri post, mesi fa. Provo sempre la sensazione, sicuramente abnorme, di essere una specie di eroe, quando mi arrampico su per quella modesta collina, quando l’asfalto lascia il posto allo sterrato e ad una curva a gomito, mentre i rami degli alberi assistono, sbilenchi come soldati pigri e un po’ avvinazzati, al mio passaggio. La mia piccola vettura si fa largo per quella strada, con il non troppo celato timore di incontrare un’altra auto in senso inverso, anche se qui non passa mai nessuno, tranne un’auto alcune settimane fa. Io sono un fifone, lo sono sempre stato. Sono un cittadino, abituato alle mollezze della vita. Sono anche prudente, non ho mai causato danni, anche se ho fatto queste salite molte volte, da quando ho avuto la fortuna di conoscere quella persona.

Un segnale stradale è uno dei pochi testimoni dell’esistenza della località, che ha il nome di Fontana, dove abita il mio amico e ci sono tre/quattro case al massimo, che sembrano spesso disabitate, anche se non lo sono. Ci sono prati, alcuni dei quali tosati, altri in preda al disordine. Ma è anche bello spezzare la monotonia di villette, industrie e trattorie tradizionali, anche buone. La casa del mio amico racconta di tempi passati, molto passati, di sasso, su tre piani. Per andare in bagno lui deve uscire di casa e scendere le scale, all’aperto, per giungere al bagno, che si trova in un piccolo ambiente, attiguo alla cantina. Di inverno e d’estate, con la pioggia e la neve, con il sole e il freddo. A lui piace così. Sua madre ha la camera al secondo piano e il bagno attiguo alla camera. Tutte le volte che vado da lui, penso che non vivrei mai lì. Io sono un cittadino, non abituato alle asprezze della collina, come lui.

Ci incontriamo, ci abbracciamo e siamo felici. Vado in retromarcia verso lo spiazzo sterrato e mi dirigo verso la discesa, quando il tramonto cattura la mia attenzione. Fermo l’auto e scendo con il mio cellulare. Tanto non passa nessuno, forse. Faccio la foto e le colline rosseggianti dominano la scena, mentre alcune fronde fanno capolino da destra e in basso. I pendii sono dolci, un misto di marrone, grigio e verde scuro. è bello. Mi piace.