Month: giugno 2013

si potrebbe

si potrebbe andare una sera a teatro, una sera di maggio, una sera di maggio abbastanza caldo. il teatro è abbastanza periferico, il teatro è parrocchiale. ci sono ragazzi, genitori e professori. C’è entusiasmo. è un martedì sera, è caldo, c’è ancora la luce, è maggio, che ci fa tanta gente, quando avrebbe poturo andare a mangiare un gelato, a teatro? C’è uno spettacolo sulla mafia al nord. si fa fatica a parlare di mafia al nord, si preferisce rimuovere e tutte le esperienze di divulgazione sono benvenute. L’elemento principale di questa serata è un altro: gli attori e gli autori sono i ragazzi e le ragazze dell’istituto che frequento.

C’è un paese migliore questa sera a teatro. Sul palco all’inizio compare una ragazza che intepreta quelle poverette che ingeriscono ovuli di droga. è in ginocchio, al centro del palcoscenico. Recita, soffre, muore tenendosi le mani alla gola. Sembra che sia vero. Ci sono due ragazzi che corrono verso gli spettatori. Uno dei due dice che la mafia non è un problema del nord, l’altro dice che lo è eccome. C’è un’altra Italia. Sono coinvolgenti, emozionanti, come quella ragazza che racconta della compagna, finita nelle mani della mafia cinese, che la costringe a prostituirsi in un centro estetico fittizio, e che le uccide il fratellino. Sembra che sia vero, la ragazza piange. C’è un paese migliore. C’è un ragazzo vestito da operaio che tossisce disperatamente. Lavora in un cantiere, ha un tumore, sembra che sia vero. C’è un paese migliore. C’è una ragazza che recita in moldavo, ha un abitino da sera, poi recita in italiano sull’amore. L’hanno costretta a vendere il proprio corpo. Un brivido sale lungo la schiena. Quando G., gli occhi scuri, la pelle scura e il cognome che raccontano le sue origini del sud, recita un monologo sull’usura di cui la famiglia in cui vive il personaggio che lei interpreta è vittima, si raggiungono le vette più alte. G. è una mia alunna, G. ha racccontato l’usura vista da una ragazza adolescente. Sono orgoglioso di lei, come del suo compagno che racconta un’esperienza simile. Sono bravi, mai eccessivi, anche quando mischiano il tragico con il comico, come quando il ragazzo che interpreta il classico figlio di papà ripete ossessivamente una frase nel nostro dialetto. Sono bravi e sorprendenti, anche quando G. dalla pelle nera come la notte e con un nome del sud, canta un brano rap da lui scritto sulla mafia, anche quando V. recita una letttera alla figlia sulla propria storia di madre infelice. Parlano di mafia e di vita.

I ragazzi non sono solo quelli del GF, lo sapevo, l’ho sempre saputo. Sono orgoglioso di loro, se in quest’anno fosse solo successo questo, sarebbe già stato un anno bello. Grazie ragazzi, è stato uno dei più begli spettacoli che abbia mai visto.

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Ebano dei Modena City Ramblers

Sono nata dove la pioggia porta ancora il profumo dell’ebano
Una terra là dove il cemento ancora non strangola il sole
Tutti dicevano che ero bella come la grande notte africana
E nei miei occhi splendeva la luna, mi chiamavano la Perla Nera…

A sedici anni mi hanno venduta, un bacio a mia madre e non mi sono voltata
Nella città con le sue mille luci per un attimo mi sono smarrita…
Così laggiù ho ben presto imparato che i miei sogni eran solo illusioni
E se volevo cercare fortuna dovevo lasciare ogni cosa

Ebano…
Jack O’s bar, Parade hotel, from me une
Ebano…

Spesi tutto quello che avevo per il viaggio e per i miei documenti
A palermo nel ’94 eravamo più di cento giù al porto…
Raccoglievo le arance e i limoni in un grande campo in collina
Lavoravo fino a notte inoltrata per due soldi e una stanza nascosta

Ebano…

It’s a long long night
It’s a long long time
It’s a long long road
Ebano…

Poi un giorno sono scappata verso Bologna con poca speranza
Da un’amica mi sono fermata, in cerca di nuova fortuna
Ora porto stivali coi tacchi e la pelliccia leopardata
E tutti sanno che la Perla Nera rende felici con poco…

Ebano…
Jack O’s bar, Parade hotel, for me une
Ebano…
Ebano…
It’s a long long night
It’s a long long time
It’s a long long road
Ebano…

Perciò se passate a Bologna, ricordate qual è la mia storia
Lungo i viali verso la sera, ai miei sogni non chiedo più nulla
Ebano… 

“Bella figlia dell’amore” di Giuseppe Verdi.1851.

Adoro

Italia, io ci sono.

Direttamente dall’Atto III del Rigoletto, oggi ascoltiamo un motivo molto conosciuto dai più e cantato in ogni parte del mondo, intitolato Bella Figlia dell’Amore.

Giuseppe Verdi ha ricevuto una commissione nel 1850 per comporre  questo piccolo capolavoro ambientato a Mantova, per poi rappresentarlo l’anno successivo al Teatro La Fenice di Venezia. Non a caso proprio grazie al Rigoletto il compositore emiliano deve l’inizio della sua esplosiva carriera musicale.

Nei prossimi mesi parleremo ancora di Verdi, sia per l’importanza che ha avuto nella diffusione della tradizione operistica italiana nel mondo assieme a Puccini, Rossini, Donizzetti e altri, sia perchè proprio quest’anno ricorrono i 150 anni dalla nascita di uno dei più grandi musicisti della nostra storia.

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MORTA A TRIESTE L’ASTROFISICA MARGHERITA HACK

Marisa Moles's Weblog

hack margherita
Si è spenta a 91 anni appena compiuti l’astrofisica Margherita Hack. Da una settimana era ricoverata all’ospedale di Cattinara a Trieste, città di adozione in cui viveva dagli anni Sessanta, dopo aver lasciato la Toscana di cui era originaria.

Era nata a Firenze il 12 giugno 1922.
È stata professoressa ordinaria di astronomia all’Università di Trieste dal 1964 al 1º novembre 1992 anno nel quale fu collocata “fuori ruolo” per anzianità.
È stata la prima donna italiana a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste dal 1964 al 1987, portandolo a rinomanza internazionale.
Membro delle più prestigiose società fisiche e astronomiche, Margherita Hack è stata anche direttore del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Trieste dal 1985 al 1991 e dal 1994 al 1997.
Era membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei (socio nazionale nella classe di scienze fisiche matematiche e naturali; categoria seconda: astronomia, geodesia, geofisica e applicazioni; sezione A: Astronomia e applicazioni).
Ha…

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Radici

meravigliosa canzone d’amore

La confraternita dell'uva

“C’è un bambino che sale un cancello

ruba ciliege e piume d’uccello

tira sassate non ha dolori

volta la carta c’è il fante di cuori”

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Lasciare la città per tornare nella mia montagna. Tornare anche per poco, anche solo per seguire le orme di cinghiali e caprioli che mi accompagnano ancora una volta dentro sentieri nascosti, familiari e sicuri dove posso ritrovare sempre il senso profondo del tempo e dello spazio. Fermare il tempo restando in silenzio. Querce, faggi, scoiattoli e poiane. Piume di fagiano, voli di ghiandaie, istrici impaurite, tramontana. Le mie radici stanno qua. Stanno sotto a questo castagno dove i miei nonni ragazzini si baciarono per la prima volta tanti anni fa. Stanno nei canti popolari, nelle poesie recitate a memoria, nelle fiabe sussurrate la sera da vecchi montanari  seduti davanti ad un camino con in mano un bicchiere di vino rosso. Stanno dentro a queste grotte…

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la parola amore è quasi indicibile

si abusa della parola amore in troppe brutte canzoni, nella religione e nella politica. si abusa di questa parola fino a svuotarla di significato. l’amore non si dice, forse si sussurra. si dimostra, va messo in pratica. forse ne sto raccontando un pezzetto. spero di star sussurrando bene.

Accadde oggi – 27 giugno 1980: la strage di Ustica

Buulb!

USTICA

La strage di Ustica resta ad oggi uno dei grandi buchi neri nella storia recente del nostro Paese: un mistero, probabilmente destinato a rimanere senza soluzione. Il 27 giugno 1980, il tristemente celebre aereo di linea DC-9 Itavia, diretto a Palermo, esplose in volo e si inabissò in mare presso l’isola di Ustica. Tutti i passeggeri – 81 persone – persero la vita. Sulle cause dell’esplosione si scatenò una querelle giudiziaria che non ha saputo giungere a risultati univoci. Spicca, in questo quadro di misteri e reticenze, la confessione di Francesco Cossiga, che all’epoca del disastro era Presidente del Consiglio: l’aereo sarebbe stato abbattuto per errore da un missile francese, nel tentativo di abbattere un altro aereo su cui viaggiava il Colonnello Gheddafi.

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