









altri frammenti di tempi quasi decenti, dovevano ancora arrivare le tempeste
Una delle mie passioni, la fotografia…. Ogni tanto ci riprovo. L’unico modo in cui posso accettare la prepotenza dell’estate sono questi colori vividi, questo verde e questo giallo forti, assieme a questo blu esagerato. Sembrano terre lontane, ma siamo in una città, in una città dormiente e un po’ stordita, da questa stagione che non amo, per me, molto spesso, foriera di tristezze e demotivazione.
Decidi di partire una sera dopo cena, decidi di partire, perché sei stanco e un po’ frustrato, pieno di di pesantezza nell’anima. Prenoti un fine settimana e affitti un appartamento, carino, su Air Bnb. Scegli Torino, perché non la conosci, perché è stata poco considerata dai turisti, ma, in realtà, sarebbe potuta andare bene qualsiasi città. Prima di tutto bisogna partire, soprattutto con la mente, soprattutto con l’anima. C’è bisogno di una parentesi, di uno stacco, per mettere da parte, di lato, la vita normale, anche la scuola, sì anche la scuola, che non può mai occupare tutto, che non deve mai occupare tutta la vita, anche se è cosa buona e sana. Bisogna mettere da parte anche il lavoro di traduttore, anche se fa parte di me. Bisogna accantonare le telefonate a raffica e i messaggi continui di una famiglia, che a volte è come una scarpa stretta, più volte.
Prepari i bagagli con studiata lentezza e indolenza, anche se cerchi di non dimenticare nulla. E ce la fai pure, anche se sei distretto. Scegli un libro, che si intitola: “Il fascismo è finito il 25 aprile 1945”, per appagare il tuo amore per la storia, ancora di più per la storia contemporanea, che non è mai solo storia, ma è famiglia, politica, ma anche coscienza, civile e personale. Prendi il taxi e arrivi nel settore dedicato all’alta velocità della stazione in anticipo, come fai sempre, anche se per strada c’è un po’ di caos. Prendi sempre troppa roba, troppi bagagli con te, perché hai paura che ti servano. Riversi la tua ansia anche nella preparazione dei bagagli, ma tanto sei forte, tanto sei un omone robusto. Cerchi il binario, ma prima ti guardi attorno tra i negozi, sei in anticipo. Guardi, guardi, ma non compri quasi mai niente, a parte qualche libro, preso dall’impulso del momento. Non hai molte ragioni per comprare libri, la tua casa è zeppa, di libri e di riviste. Prima che comprassi i due mobili neri grandi grandi, la tua sala era sconvolta e presa d’assalto dai libri, dominata dal caos. Anche ora è caotica, ma un po’ meno di prima. Sei un tipo disordinato, dicono che le persone disordinate siano dei geni. Se così fosse, tu saresti Einstein. Però il caos era troppo, prima. Hai buttato via molte riviste, d’altra parte non te ne facevi niente. Hai portato alcuni libri nell’angolo del bookcrossing vicino a casa, ma solo alcuni. Hai dato logica e senso ai tuoi libri, dividendoli per settori, come, ad esempio Camilleri, Saramago e la storia, oppure i libri che usi a scuola. Un po’ d’ordine ci vuole, ti permette di recuperare anche dei libri che erano sepolti da troppi altri loro compagni. Ti senti soddisfatto, per aver superato, anche solo momentaneamente, un tuo limite.
è molto politically correct criticare l’aria condizionata, ma per te è la salvezza, in questo giorno di luglio, ravvivato dai colori troppo vividi della natura, che sono uno dei pochi aspetti positivi dell’estate, a parte la luce fino a tardi. Il caldo opprime e fa sudare e il microclima irreale della stazione e del treno ti fa stare bene, fottutamente bene.
Fino a qualche tempo fa non amavi Amazon per l’acquisto dei libri. Sostenevi che fosse necessario il contatto fisico, prima di acquistare un libro. Amazon ti ha tentato e ha vinto, così comoda, così semplice, perché basta un clic per comprare un libro, che ti arriva a casa, senza bisogno di stare in mezzo al traffico e di cercare parcheggio. Puoi stare a casa e leggerti tranquillamente un estratto, prima di spendere, asciugando gioiosamente il portafogli, come fai da anni, come facevi, fin da quando eri piccolo, in libreria. Compri i libri di sera, di notte e di pomeriggio, tutte le volte che ti va, tutte le volte che te la senti, di domenica e sabato.
Ti siedi e apri il libro, scritto da Mimmo Franzinelli, autore anche di Storia della Resistenza e di Storia della Repubblica di Salò, per la Laterza, che tu hai letto nell’autunno scorso, libro ponderoso e gradevole, da consigliare, che ha accompagnato un mese della tua vita, nei momenti liberi a scuola, ma anche nei tuoi fine settimana. In treno si sta bene, benissimo e non c’è neanche caos. Tutto è a tuo favore. Leggi il libro, che è un pugno nello stomaco. C’è l’amnistia “Togliatti”, che, a partire da un’esigenza che poteva essere considerata giustificabile, quella di chiudere una fase storica, porta alla liberazione di criminali vari. Racconta di Guida, l’aguzzino degli oppositori confinati di Ponza e Ventotene, che fa carriera, nonostante tutto, anche dopo la guerra, fino a diventare questore di Milano, depistatore della strage di Piazza Fontana, indirizzandola verso la cosiddetta “pista anarchica”, foriera di morti, come quella di Pinelli, volato dalla finestra della questura di Milano. Racconta di Sabato Visco, insegnante universitario, sostenitore delle leggi razziali. che continua a lavorare, nonostante tutto. Descrive le storie di torturatori e stupratori di esercito e polizia, risparmiati e, addirittura, facilitati nella carriera.
Racconta delle persecuzioni, da parte della magistratura, ai partigiani, cacciati dal lavoro, dai posti pubblici (es, Polizia), messi in carcere e costretti a scappare, per colpa dei giudici, che avevano impazzato durante il fascismo e che avevano continuato durante la guerra. Si parla di Pietro Boni, che era stato condannato dal Tribunale Speciale, tre giorni prima della caduta del fascismo per offese al duce e disfattismo, che rimane in galera fino al 1948. Si parla del msi, la cui nascita è stata permessa dal nascente stato repubblicano, che se ne sarebbe servito per combattere, in tutti i modi, il comunismo, anche facendo saltare stazioni e piazze.
Il libro scorre agile, anche grazie alla prosa dell’autore, riempiendoti di rabbia e sdegno, facendoti pensare ai tuoi nonni, facendoti pensare a tua madre, elettrice entusiasta del Pd, la quale ti telefona con voce accorata, avvertendoti che i fascisti stanno diventando pericolosi negli ultimi tempi, quando lo sono sempre stati.
Divori velocemente il libro, riempiendoti di soddisfazione per aver letto un libro che ti resta dentro, che racconta tanto e bene, in poche pagine. Grazie a Mimmo Franzinelli, ha migliorato il mio viaggio.
Manca poco all’arrivo e il tuo libro l’hai rimesso nella borsa in pelle, che era di tuo padre, il quale non avrebbe apprezzato questo volume, essendo un po’ fascistello. Pazienza, papà, stacci, come si dice a Roma, penso. Scendi a Torino e tutto ti appare bello, persino i distributori di bevande e cibo, che scruti minuziosamente, come se fosse la prima volta che ne vedi uno. La stazione di Torino Porta Nuova è bella e moderna. Scruti i tabelloni degli arrivi e delle partenze, immaginando le storie di viaggiatori, in partenza o arrivati da luoghi remoti o vicinissimi. L’hai sempre fatto, fin da quando eri piccolo, immaginando il sonno di prima mattina o di notte, i confini valicati, le persone che vanno o tornano da lavorare, piene di gioie o di preoccupazioni.
Cerchi un taxi e vai a nell’appartamento che hai affittato. Non hai nessuna voglia di cercare la metropolitana. Esci dalla stazione e sei in un bagno di sudore, dopo pochi secondi. Davanti alla stazione ci sono sempre spacciatori, casinisti e venditori vari, oltre ai viaggiatori. Passi, cercando di non farti rubare il portafogli. Sali sul taxi e vai all’appartamento, dove ti attende la zia della proprietaria, che ti da le chiave. è una signora di una cinquantina d’anni, che ha l’accento dell’est. è gentile, è solerte e veloce. Parli con la proprietaria al telefono, che, premurosamente, ti da tutte le indicazioni che la zia non ti ha dato. Pensi che air bnb sia positivo, anche perché ti da la possibilità di conoscere persone di ogni tipo, che esprimono la loro idea di ospitalità, ma anche loro stessi, soprattutto loro stessi, visto che, molto spesso, fanno un altro lavoro. Mi ricordo di Cristina di Rimini, che aveva riempito la sua bellissima casa, che sembra una bomboniera, di cibo, dolcetti e bevande varie, accogliendo con sorriso e amicizia. Faccio la doccia, cercando di sporcare il meno possibile in casa, dedicandole un’attenzione, che non dedico a casa mia. Passo la sera a mangiare hamburger di fassona, patate fritte e a bere una buona birra Stout. Amo il cibo, anche troppo l’ho amato, almeno qualche tempo fa. Ero ingrassato, troppo, pur facendo sport. La mia dottoressa mi aveva addirittura parlato di rischio infarto, per via della mia mole. Poi sono dimagrito tanto, acquistando un bel po’ di autostima, non troppa, penso. Tutto grazie al fitness, ma, secondo me, anche ad una persona meravigliosa, che mi ha cambiato la vita, la mia Personal Trainer. Passa il tempo, i miei nervi si alleggeriscono e penso che l’amore sano, che fa bene, nasca dai pieni, ma soprattutto dai vuoti, dalle pause che bisogna avere il coraggio e l’intelligenza di prendere, anche dalla scuola, anche dal mestiere che adori e che ti rappresenta molto, come quello di traduttore, peraltro. è l’amore che che ti riempie l’anima e tracima, fino a farti dire, l’ultima ora di lezione, quando tu sei in casa in quarantena, “Vi voglio un mondo di bene”, tanto liberatorio.
Il giorno successivo vado a vedere il museo del cinema, dentro la Mole Antonelliana. Avevo saputo dell’esistenza di questo museo, ascoltando un’esposizione orale dei miei alunni, durante uno stage online di tedesco. Mentre insegno, imparo. Fuori fa caldo, ma il piacere del viaggio addolcisce tutto. Che bello! Vedo le macchine fotografiche, vedo le lanterne magiche, vedo le macchine da presa. Ci sono i manifesti di film come “Cantando sotto la pioggia”, “Tutti a casa” e “Roma città aperta” e penso all’educazione ricevuta da mia nonna, che me li ha fatti conoscere, educandomi alla bellezza. Sono grato alla vita. Ci sono video che raccontano i trucchi cinematografici, c’è una mostra dedicata a Dario Argento, che ha ambientato molti dei suoi film a Torino, oltre che a Roma. Cerco di capire qualcosa in più dell’horror, che conosco sempre troppo poco. è ora di mangiare, ho una fame boia, ma preferisco mangiare una sola pizza. è bello avere un fisico quasi decente.
Vado a vedere il Parco del Valentino, immergendomi nel Borgo Medievale, ricreato nel 1885 e camminando sulle rive del Po. Giro per il centro della città, alla sera, dopo aver mangiato i ravioli del plin, al sugo d’arrosto, che sono una benedizione, come il bollito, che finisco, brodo compreso, anche se fa un caldo boia, ma chi se ne frega. Quando il cibo è buono è buono.
Torno a casa e ho già voglia di ripartire. Devo ripartire. è giusto così. W le parentesi!
PARCO DEL VALENTINO
Anzi no, non è vero. Volevo scrivere qualcosa di consueto e normale, forse un po’ banale. Volevo scrivere di gite e viaggi, della soddisfazione che ho provato a ritrovare la strada dove alloggiavo, senza il navigatore, all’interno di una grande città, non la mia. Volevo scrivere della bellezza di andare a zonzo a caso e poi di entrare in un museo, che anche tuo padre ha contribuito a fondare. E tu non lo sapevi, o avevi scordato. Volevo scrivere della sensazione che si prova viaggiando, quella di essere spiazzati, piacevolmente disorientati, trasportati in un mondo “altro”, dove tu ricerchi, tra gli altri luoghi, sempre la stessa piazza, una delle più belle del mondo. Volevo scriverlo e forse l’ho fatto, con parola impacciata, stanca, incerta e forse inadeguata.
Buona vita, a presto.
M.
Il giorno 27 di febbraio riprendo a scrivere questo post, con in mano un bicchiere di gin. è notte, fuori c’è 1 grado. Perché lo scrivo? Boh.
Torniamo a Monaco di Baviera, dove siamo in Gita. L’albergo nel quale alloggiamo è penoso, cadente come il cibo che mangiamo, ma chi se ne frega! I ragazzi sono magnifici, come i miei colleghi. Sento l’affetto, sento che è nato qualcosa. Abbiamo viaggiato in pullman, attraverso 3 nazioni, tra chiacchiere, più o meno serie e confidenze divertenti. Ci sono 3 classi in gita assieme, una sola delle quali è una classe in cui insegno. Poco importa che io non conosca molti dei ragazzi, prendiamo confidenza, scherziamo insieme tutti, come se ci conoscessimo da tempo. Il mattino dopo ci risvegliamo stanchi, pronti a ripartire per Praga. Fa un gran freddo, abbiamo tutti i visi stanchi, ma sorridenti. Lasciamo l’albergo orrido e arriviamo, dopo alcune ore, a Praga.
è bello questo albergo, è accogliente. Le giornate trascorrono, tra visite alla città e partecipazione ad una fiera studentesca, per alunni degli istituti tecnici. Facciamo colazione, pranzo e cena assieme, lasciando anche molta libertà ai ragazzi, di andare in giro per Praga per gli affari loro. Gli alunni non se ne approfittano mai, rispettando tutte le indicazioni che diamo loro, come, ad esempio, l’orario in cui ci dobbiamo rincontrare. Sanno usare la libertà che diamo loro, senza abusarne, perché sono ragazzi saggi,, educati, pieni di senso della misura. Sono ragazzi normali, come ce ne sono tanti, rendendo patetici i luoghi comuni che tanti sputano sugli adolescenti.
I miei occhi si perdono nella bellezza del panorama dal Ponte Carlo, così come nel vedere Praga di notte dalla barca sulla quale siamo, sento che questa bellezza mi sta salvando, sento che questa bellezza mi tiene agganciato alla vita. Ma non solo quella bellezza. C’è la bellezza dei miei colleghi, c’è il sorriso sincero di quei ragazzi, felici di vederci, felici di vedermi e di parlarmi, di stupirsi con me per la bellezza della cattedrale di San Vito e di scherzare su vari argomenti, sempre senza esagerare e sempre con tanto buon gusto. Li vedo fin dalla mattina e sento il loro calore, che mi fa pensare, un giorno di quelli: “sembra quasi una famiglia”, che mi tiene agganciato alla vita, dopo tutto quello che era successo, pochi mesi prima. Un ragazzo, che avevo conosciuto in quei giorni, mi dice: “sa prof, perché lei è così amato dai ragazzi? Perché lei sa capire le nostre esigenze, lei è uno di noi”. Mi viene in mente quello che aveva detto un ragazzino, ai tempi della suora inquietante. “Lei non è un prof come gli altri. Lei è uno di noi”. Il tempo che ho trascorso in questo mondo non mi ha reso vecchio, mi ha dato la possibilità di fare esperienze, di conoscere cose, di gioire tanto e di soffrire anche, anche se non tanto. Il tempo che sto trascorrendo su questa terra non mi ha reso più vecchio, forse più maturo, anche se non sempre, forse più consapevole. Non ha cambiato il mio spirito giocoso, la mia voglia di ridere, non mi ha tolto leggerezza. Mi sento un adolescente, tante volte, per la voglia di vita e la sete di esperienze che non mi mancano. Forse è vero che sono uno di loro?
Gli elogi mi stupiscono sempre, sono abituato a non vantarmi, forse sono un po’ troppo insicuro. Quello che è certo è che non mi sono mai sentito su un piedistallo, non ho mai portato in giro il mio monumento, anche se una con la voce strana, qualche anno fa, mi aveva accusato di darmi delle arie.
Quando torniamo a casa, una delle due classi che ho conosciuto in Repubblica Ceca, chiede a me di fare la foto di classe con loro. Addirittura, tutti vogliono farmi la dedica, come hanno fatto già nelle mie classi. L’altra classe va a reclamare ufficialmente, chiedendo di avere me come insegnante di tedesco. W la vita.
Saluti.
Baci.
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Non smettere di credere per me vuol dire vivere
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Dott.Massimo Romano
Sognatore di mestiere. Credo ancora nella fiaba del principe azzurro.