sinistra

Un po’ di felicità, oppure qualcosa in più?

Dopo due anni di sosta, ho potuto ricominciare a festeggiare il 25 Aprile in una festa pubblica, su un grande prato, in una casa di campagna appartenuta ad una famiglia contadina, di cui i fascisti hanno ammazzato 7 fratelli. Eravamo tanti, eravamo tantissimi. Ho impiegato oltre 20 minuti, per arrivare dal punto in cui avevo parcheggiato l’auto alla casa. Ho mangiato e bevuto, visitato il museo, cantato Fischia il Vento e Bella Ciao, ma non solo. Ho anche un po’ ballato. Ma non solo.

Ho avuto la sensazione di non essere solo. Ho avuto una sensazione di consolazione, di sollievo, anche se i problemi della sinistra e della politica in generale sono enormi. Non li sto ad enumerare tutti. Ne cito uno: c’è gente, anche di sinistra, che pensa che i nazisti del battaglione azov facciano parte della “resistenza” ucraina. Mamma mia. Sono certo che in mezzo a tutta quella gente ci sia anche gente simile a me, forse dei fratelli, forse dei cugini o qualcosa di simile. Mi sono sentito sollevato, in mezzo a quel mare di gente, che ha a cuore le ragioni dell’antifascismo. Mi sono sentito consolato, come la prima volta che ero andato a quella celebrazione, nel 2007.

Erano anni non semplici, di molti dolori e qualche gioia. Mi fece bene andare lì, mi sentii rigenerato e a casa, dopo che la mia collezione di libri sulla Resistenza era stata devastata dai miei genitori. Me ne avevano donati un sacco, quando ero andato ad iscrivermi all’Anpi, come antifascista. Ne avevo letti molti. Avevo 18 anni, quel giorno. La sede era in pieno centro. La signora che era in sede quel giorno fu, ovviamente, felicissima per quella mia scelta. Mi disse, sorridendo: “18 anni, ma tu sei un cucciolo!” Mi rimandò a casa con due borse piene di libri, io ero orgoglioso. Per anni li ho conservati orgogliosamente, protetto e sostenuto da mia nonna. Poi mia nonna se ne è andata e la vendetta di mia madre, che è sempre stata gelosa di mia nonna si è scatenata. Da notare che mia madre si proclama di sinistra. (Vota pd…) Mio padre era fascista, molto a chiacchiere, ma quando si trattò di buttare via un sacco di miei libri, lo divenne anche nei fatti. Mentre ero a lavorare, vendevo condizionatori all’epoca, entrarono in casa. Fecero strage e rovina. Non riuscii a dormire per giorni. Fu un trauma, dal quale iniziai a recuperare, anche andando in quella casa di campagna. D’altra parte, una ventina di anni fa mia madre mi disse, una volta, mentre eravamo in auto insieme e io guidavo. “Devi essere grato a papà, perché ti ha permesso di avere le tue idee”. E lei si professa di sinistra. Mah. A presto.

M.

P.S. Sono ancora iscritto all’ANPI

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MERITIAMO L’ESTINZIONE?

  1. Il presidente dell’Emilia-Romagna ha detto a Porta a Porta che le scuole vanno riaperte solo nel caso in cui fosse possibile garantire la massima sicurezza. Questo è giusto, ovvio, e chi mai vorrebbe prendersi il Covid-19 Poi ha detto “Non sarà un mese in più o in meno a fare la differenza- – o meglio la deve fare tutelare la salute dei nostri bambini e dei lavoratori della scuola”. Io vorrei portare questo signore, del pd, i cosiddetti buoni, la cosiddetta “sinistra”, nelle mie classi o nelle classi di tutti i bravi colleghi, per fargli vedere che un mese la differenza la fa eccome. In un mese si fanno tante cose. Perché il governo, ma anche gli enti locali, se ne strasbattono di tutti quelli che non hanno un dispositivo per potersi collegare alle video-lezioni? Perché a loro non importa una beneamata mazza della cultura, non importa a lega and co., ma neanche ai cosiddetti “buoni”. Anzi, a loro fa comodo che la gente rimanga ignorante e disinformata. Chi ha tagliato i soldi alla scuola pubblica? Chi li ha dati e li dà alla scuola privata? Provate a indovinare…
  2. Riccardo Luna si chiede come fanno le famiglie senza dispositivi e poi sottolinea che noi insegnanti non facciamo “Nulla di eroico, nulla di comparabile all’impegno infinito degli operatori sanitari, ma subito dietro forse ci sono gli insegnanti”. è sciocco ed è un’offesa all’intelligenza scrivere questa frase. Il medico pessimo uccide un malato o non lo fa guarire, l’insegnante pessimo fa ammalare ancora di più la società. Non si vede subito il danno, si vede con il tempo, ma il danno è uguale, identico. Neanche il giornalista di Repubblica, giornale illuminato e un po’ sinistrorso, o almeno così pare,  formula proposte su come risolvere il problema, su un possibile intervento dello stato, per garantire a tutti il diritto allo studio, ma, si sa, l’istruzione non è così importante. E allora, cosa devono fare le famiglie? Dividersi il pc di famiglia, se c’è, a seconda delle esigenze. Per la serie: la scoperta dell’acqua calda.
  3. Abbiamo fatto un consiglio di classe oggi. Il vicepreside ha raccontato che solo il 20% degli insegnanti tiene le videolezioni. SOLO IL 20%!!!! Se i politici e gli intellettuali sono scarsi, anche i cittadini “normali” sono delle belle schifezze, spesso.
  4. Mi ricordo che anni fa, quando frequentavo di più riunioni politiche, soloni di forzaitalia and co., ma anche del pd, che discettavano di razionalizzazione dei posti di letto e della spesa sanitaria, cioè di chiusura di ospedali e taglio della spesa. E i posti letto sono diminuiti, la spesa sanitaria è diminuita, la spesa militare no.
  5. In Lombardia, regione governata dalla lega, sono arrivati medici cubani, venezuelani e cinesi, ma anche Emergency, spesso insultata dai legaioli. Non c’è bisogno di aggiungere altro.

Risposta alla domanda del titolo: probabilmente sì.

Renzusconi

Si ride, si ride tanto. Si ride amaramente, si ride della mestizia della cosiddetta sinistra alla quale tanti di noi non danno più fiducia. Si ride di questo individuo patetico e pericoloso che infesta la politica da anni, di questo parolaio che parla per slogan e che ha aumentato le dosi di berlusconismo nella politica. Matteo Renzi è una iattura per la politica e per la sinistra.

Andrea Scanzi è un genio sublime. La prefazione di Travaglio è epica.

di chi la ama

qualche tempo fa ho letto di una frase di Gianfranco Fini. Ha detto “L’Italia è di chi la ama”. Prima di tutto, pensiamo al fatto che Gianfranco Fini era il capo del Movimento Sociale, il partito fascista.

qualche anno fa insegnavo in un ITC e mi ricordo di D.B.B. Lei è una ragazza un po’ robusta, alta, dall’aria severa e un po’ triste. Viene dalla Romania e parla perfettamente l’italiano, non sbagliando un congiuntivo. è una ragazza molto timida e introversa, quando non c’è la sua amica legge, nell’intervallo. Legge Massimo Manfredi, legge Manzoni, legge Leopardi. Mi avvicino a lei e le chiedo il titolo del libro che sta leggendo “Alexandros” di Valerio Massimo Manfredi. D.B.B. è diventata la campionessa di lettura della scuola, oltre 1000 alunni. Mi guarda e mi dice tristemente “io leggo molto, perché ci tengo ad imparare bene l’italiano, anche se non è la mia lingua”. Intanto dei suoi compagni fanno dei giochi scemi, esprimendosi a versi gutturali.

L’Italia è di chi la ama, il mondo è di chi lo ama.

Perdere l’innocenza

Perdere l'innocenza

Come sempre, arrivo in ritardo. Sono passati 22 anni e un giorno, dalla strage di Capaci, quando Falcone, la moglie e la scorta sono stati uccisi.
Mi ricordo che a quell’epoca io ero già un piccolo militante comunista. Mi aveva un po’ perplesso il fatto che Falcone avesse accettato di lavorare a Roma al Ministero della Giustizia. Pensavo che rischiasse di compromettersi con il sistema. Lo ammiravo, ma non avevo capito il suo gesto. Non avevo capito che voleva cambiare la giustizia. è normale, avevo 15 anni.
Quando Falcone morì, io ero in giro. Non mi ricordo più a fare che cosa. Faceva caldo, forse troppo. Torno a casa, la casa dove sto scrivendo ora. Mia nonna mi accoglie con aria turbata e mi dice “Hanno ammazzato Falcone”. Io rimango allibito. Non so cosa dire e guardo la televisione in silenzio. Spero che almeno sua moglie, ferita, si salvi. Non ce la fa.
Passano i giorni e passano i mesi, mi accorgo che quel giorno ho perso un po’ di infanzia, ho perso un po’ innocenza. Mi accorgo che ho acquisito sempre maggiore coscienza della mafia, mi accorgo che Falcone, come Borsellino, sono un po’ anche parte di me.
Ora vedo alcune brutte facce, di destra e di pseudosinistra, che beatificano questi magistrati, perché sono morti, mentre insultano magistrati come il dottor Di Matteo, al quale questo blog è dedicato. Li insultano, proprio come facevano con Falcone e Borsellino.
Li insultano, li ostacolano, li diffamano, proprio come facevano con Falcone e Borsellino. E ho paura.
E sento l’esigenza di costruire legalità. di costruire società proprio lì, a scuola.

radere al suolo la scuola pubblica

io amo la scuola pubblica. qualcuno, anzi quasi tutti, penseranno che l’autore di questo blog sia completamente pazzo. Stamattina ero in prima, la famosa prima di cui ho scritto in qualche altro post di questo blog. Bisogna sgridarli, perché non si comportano bene. Ci sono regole, alla violazione di quelle deve corrispondere una punizione. Bisogna ricostruire una cultura delle regole, ricostruire un tessuto morale, partendo anche dalla certezza di un rapporto tra azione e punizione. Sono stato rimproverato, perché urlavo. Urlavo, perché qualche sfasciacarrozze aveva promesso punizioni per i reprobi, punizioni che non sono mai avvenute. Se non viene posto un limite, un limite chiaro, il limite della scuola dove non ci sono insegnanti soli e insegnanti che difendono un cortiletto piccolo o grande, ma dove ci si scambia autorità, si arriva alla Jugoslavia. Si arriva alla piccola patria, si arriva alla bega condominiale. Ci sono io, che sono piccolo e indifeso, magrolino e con le spallucce strette, ma dietro di me non c’è nessuno. è la legge del più forte, la legge di chi ritiene uguali gli indisciplinati e i disciplinati, la legge del demerito. Vengono penalizzati i più bravi, coloro i quali stanno buoni durante la lezione, all’interno di un calderone a volte impazzito. In quella scuola c’è chi ha le motivazioni, ma c’è anche chi è lì, perché non avrebbe saputo dove andare: la scuola è grande, le classi sono troppo grandi, perché c’è qualcuno che taglia la scuola pubblica. Non è questo il solo problema, 

La scuola è diventata un parcheggio utile a genitori troppo occupati che non ce la fanno o non sono capaci di educare i figli. La scuola è un luogo dove ci sono professionisti di grande valore, accanto a disperati che scelgono questo mestiere, perché non saprebbero farne altri e, per fare questo mestiere, non c’è bisogno di saperlo fare. Questo mestiere ha perso il prestigio sociale che aveva, perché la cultura non è più elemento nobilitante, nel nome di un livellamento verso il basso che ha fatto sconquassi. Questo mestiere ha perso il prestigio, perché lo stipendio fa schifo. Non ci si può mantenere in modo dignitoso, specialmente se si hanno dei figli. è un lavoro lungo, fatto di lezioni e di riunioni, preparazioni delle lezioni e dei compiti in classe. Quando si è precari, lo si è spessissimo, le sedi di lavoro sono lontane, molto spesso, e le riunioni obbligano a ritorni a casa ad ore impossibili, le 8 o le 9 di sera, a volte perfino mezzanotte.

Bisogna radere al suolo la scuola pubblica, perché va fatta una radicale pulizia di quello che non va. C’è bisogno di una classe dirigente e di una classe insegnante nuovi, di una politica nuova. A volte penso che le basi stiano nei ragazzi bravi e diligenti: ce ne sono ancora e rappresentano una lezione di civiltà e di maturità per noi adulti. Penso che i ragazzi diligenti soffrano la legge del più forte e del demerito che imperano a scuola e penso che dovrebbero impegnarsi. Hanno molto da insegnarci, sono, molto spesso, più maturi di noi. Conoscono la cultura dei diritti, ma anche quella dei doveri. Conoscono la Costituzione, meglio di noi. Bisogna che facciano la rivoluzione dei bravi ragazzi, senza paura. Devono aiutarci a riempire di contenuti la parola sinistra, sì, la parola sinistra, ma anche la parola comunismo, perché sono state svuotate e deprivate di senso da questi parolai inconcludenti, figli perversi degli anni ’70. Io sono pronto a stare con voi, proprio perché non ho interessi in questo lavoro, ma solo passione politica. Sono certo di non essere il solo. Sono certo che il rinnovamento non si esaurisca in Beppe Grillo. Ricostruire.