sincerità

io sono un sentimentale

io sono un sentimentale, sono un tenero. Faccio in fretta ad affezionarmi alle persone e raramente, molto raramente cambio idea, come quando detesto una persona. è raro che io detesti una persona, ma qualche volta capita. 

Ho iniziato questa esperienza con il timore di abituarmi con difficoltà alla scuola media, ci ho insegnato per troppo poco tempo. Sono abituato con ragazzi più grandi. A volte mi sento un po’ troppo cerebrale, troppo intellettuale, per dei quasi bambini come loro. I primi tempi di questa esperienza (sono passati più di tre mesi) mi hanno visto in condizioni di disagio, come quando si hanno delle scarpe nuove, alle quali i nostri piedi non hanno ancora impresso la forma. Alle medie è tutto più immediato, più veloce, più spontaneo, meno controllato. Alle medie tutto è più veloce. Mi hanno affidato tutte e tre le classi, dagli 11 ai 14 anni, da quelli che sono appena usciti dalle elementari a quelli che stanno per andare alle superiori. Nella seconda media ci sono bambini e bambine intelligenti e simpatici. è un gruppo che comprende quasi solo ragazzini motivati, il tedesco lo si studia solo se si è motivati, lo spagnolo anche perché è una moda e si pensa che sia facile. è un gruppo unito, abbastanza coeso, composto in prevalenza da femmine, che rappresentano la parte dominante. C’è ED, una ragazzina con i capelli ricci neri, lo sguardo furbo e la voce alta. è intelligente ed incostante. Tutti. in quel gruppo, sono intelligenti, molti sono incostanti. Ha volontà di partecipare, alle volte un po’ scomposta, come quando interviene senza che io le abbia dato la parola. Tante volte la sgrido, insieme alle altre, perché sono un po’ troppo scatenate, e mi ritrovo a pensare che non vengo capito e che le medie non sono il tipo di scuola per me, tante volte mi ritrovo a pensare che sono troppo adulto, troppo diverso da quelli che sono dei prof seriosi, per potercela fare alle medie. I ragazzi hanno dei buoni risultati e questo mi rincuora, ma penso sempre che manchi qualcosa, penso sempre di essere un po’ troppo molliccio. L’altro giorno ED mi dice, con il tono serio e sincero che solo i bambini possono avere, lei non è come tutti gli altri prof, lei sembra quasi uno di noi. è più vicino a noi. è tanto paziente e spiega insegna molto bene. La sincerità del modo, oltre che il contenuto, mi hanno riempito il cuore, soprattutto mi ha colpito una frase, sembra uno di noi. è vero, forse non sono mai diventato prof, sono rimasto quell’alunno, che nel frattempo è cresciuto, che, una volta, aiutava i compagni in difficoltà. Mi sto affezionando. Se me ne dovessi andare mi dispiacerebbe tanto. 

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costruire

ho sempre delle riserve, mille riserve, quando si parla di scuole private. Io ci lavoro, si sa, da anni, mi trovo bene, ma rimango della mia idea, io non manderei mio figlio in una scuola privata. Ho vissuto per un anno in una scuola pubblica, prendendo anche delle spinte da un alunno, che non ha subito sanzioni da parte della presidenza. Ho trovato ragazzi splendidi, ragazzi stimolanti, ma ho trovato uno sbandamento educativo preoccupante. Ci sono persone che rinunciano ad educare, rinunciano ad educare, perché sono senza bussola, sempre ammesso che ne abbiano avuta una. molti insegnanti sono vagamente sinistrorsi, convinti che essere di sinistra significhi permettere agli studenti di fare quello che vogliono.

io cerco di capire il perché di una scelta, quella di mandare i figli alle scuole private. c’è chi lo fa per religione, va bene, chi lo fa perché è uno status symbol, chi lo fa perché ha paura della scuola pubblica. ci sono degli insegnanti della scuola pubblica, più d’uno, che mandano i figli alla scuola privata. Io ho frequentato solo scuole pubbliche, alle medie ero in una scuola un po’ particolare, ho fatto anche a botte per difendermi, mi sono confrontato anche con le difficoltà, ma sono contento così. Lo rifarei, ci manderei degli eventuali figli. Anche fare a botte mi ha insegnato qualcosa, fare a botte con dei piccoli delinquenti che mi molestavano. pochi giorni fa c’era una riunione nella scuola in cui lavoro: ho visto due coppie di genitori. F e F. sono marito e moglie, vestono roba costosa, hanno un’azienda che vende solo in italia, perché all’estero è giustamente disprezzata, in quanto vende della robaccia. Hanno una macchina costosa, una casa costosa. Un oggetto vale per quanto costa, bello o brutto che sia. Una persona vale per quanto costa quello che indossa. Sono fascisti, razzisti e classisti. Mandano i due figli alla scuola delle suore, quando si è ricchi, i figli non possono andare alla scuola pubblica. Poveri figli. Poi c’è T., assieme al marito. T. abitava vicino a me, da quando è nata. T. è figlia di buona gente, volontari della parrocchia, ma sinceri. T. è la ragazza della porta accanto, che mi difendeva dai bulli alle medie. T. è la ragazza dei saluti calorosi, sinceri, come il padre e la madre. T. ha mandato i figli alla scuola privata, lei frequentava le scuole pubbliche. T. mi saluta, assieme al marito, ci abbracciamo. Mi dice, lo dicevamo sempre in cortile, che saresti diventato un professore, eri già così intelligente e profondo. Me lo dice, con sincerità e calore che fanno bene al cuore.

Non sono riuscito a capire perché certi genitori mandano i figli alle private.