scuola cattolica

Dovevo proprio pubblicarlo

Questo articolo sembra frutto della mia fantasia. Invece è un articolo del “Fatto Quotidiano” del 16 novembre del 2018. Parla di una scuola privata, dove si educano gli alunni all’omofobia. è una scuola privata religiosa, una scuola privata cattolica dove si insegna agli alunni che l’omosessualità è uguale alla pedofilia e altre amenità sulla vagina e il pene. Vi confesso che ho cercato, per qualche secondo, di avere un approccio “asettico” ad una vicenda come questa, di lasciare parlare i fatti, ma mi sono arreso subito. Queste vicende mi toccano profondamente. Nella scuola privata ci ho vissuto e lavorato per anni, ho conosciuto persone eccellenti e persone orribili. Mi sono anche trovato bene, nonostante fossi stato e fossi ancora molto differente da quel mondo. Ho passato momenti duri, ora ricordo la vicenda di Eluana Englaro e la cappa sulfurea su quel luogo, per colpa di Cl. Lasciamo parlare l’articolo.

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Più civile

Da oggi l’Italia è un po’ più civile: il biotestamento è legge. Mi tornano alla mente le pressioni al limite del mobbing che ho subito nella scuola di comunione e liberazione ai tempi di Eluana Englaro. Avrei dovuto raccontare balle agli alunni su quel caso. Avrei dovuto fermare un appello per costringere Eluana Englaro a vegetare. Non l’ho fatto. Ho raccontato la verità. Non mi hanno rinnovato il contratto. Sono stato fiero di me.

Ora in Italia c’è il biotestamento. Ogni tanto qualcosa funziona.

Il corpo è nostro e nessuno ce lo può sequestrare.

scuole private

In tanti possono passare da quelle scuole, da studenti o da insegnanti precari. Tanti hanno una famiglia che ha messo da parte qualcosa e che ti consente di vivere con tranquillità. Puoi cercare lavoro senza ansie, ma, nello stesso tempo, hai voglia di fare esperienze, hai voglia di metterti alla prova. E hai voglia di metterti alla prova anche in una scuola privata. Si chiamano private e non “paritarie”, come le hanno ipocritamente ribattezzate. Sono scuole buone, discrete, belle e brutte, ma sono scuole di una parte, sono scuole che offrono una visione parziale della vita. Ci sono stato da comunista, ci sono stato da sostenitore della scuola pubblica, ci sono stato da persona curiosa ed aperta. E ho passato anche dei bei momenti e non pochi. Ho ancora degli amici, tra ex alunni e prof, sento ancora un mio ex collega, fondamentalista cattolico, il quale, udite udite, mi apprezzava. Ho trascorso molti anni nelle scuole private, ho conosciuto molte persone, mi sono innamorato di una ragazza. Ho visto bambini, ragazzi, alunni. Ho visto ragazzi pieni di vita che stonavano nello squallore bigotto della scuola ciellina, ho visto anche un uomo severo e abbastanza corretto, nella scuola del centro, ho visto una suora senza umanità. Ho visto e ho provato emozioni: mi sono emozionato, sono stato felice, sono stato arrabbiato e sono stato schifato.

Ci sono stato, ma non vorrei più tornarci. Ci sono stato ed è stato giusto esserci stato, ho imparato qualcosa.

Altre avventure della suora inquietante

Quando è trascorso del tempo da un avvenimento cresce l’esigenza di rifletterci sopra. L’esperienza con la suora inquietante mi ha mostrato un mondo pre-moderno e ultramoderno, allo stesso tempo. Mi ha mostrato il potere assoluto ancien regime e mi ha mostrato il neo capitalismo, che mette in discussione i diritti dei lavoratori e i rapporti con le persone, con la stragrande maggioranza degli alunni.

Ci sono tante sfaccettature del rapporto che ho avuto con quell’essere che è giusto analizzare: una di queste è la sfiducia che mi ha dimostrato fin dall’inizio della nostra conoscenza.

Quell’essere immondo mi assume con un contratto di quindici giorni, che prevede la possibilità del licenziamento ad nutum, così come la possibilità per me di andarmene senza preavviso. Alla fine dei 15 giorni, mi assume con un contratto di 6 mesi e mezzo. Lei mi deve dare un preavviso di 1 mese e io pure, se volessi andarmene. Pochi giorni dopo la proroga del contratto, quando sto uscendo dal ripostiglio chiamato pomposamente “aula di tedesco”, mi viene incontro e mi invita a tornarci dentro. Mi chiede come mai non ho aggiornato il registro elettronico e io le rispondo che la segretaria non l’ha ancora predisposto. Mi dice di farmi aiutare da un prof della scuola e io replico che il registro elettronico non è ancora pronto. Lei continua per la propria strada, mostrando di non credermi. Secondo quell’essere io avrei mentito su una cosa, per la quale mi avrebbe potuto smentire in 2 secondi, andando a chiedere alla segretaria, a pochi passi da lì. Secondo lei, io sarei stato, oltre che bugiardo, decisamente stupido. Forse ho già raccontato questo passaggio, ma mi serve per agganciarmi al passaggio successivo.

G.P. ha 13 anni, gli occhi come due fessure e la bocca grande, deformata da un ghigno cattivo. è vestito firmato dalla testa ai piedi, con il cellulare da 600 euro. Voi sapete del mio infinito affetto nei confronti di tanti alunni, che ho conosciuto nella mia carriera, ma non ho voluto bene a quel ragazzino. è un ragazzino viziato dalla madre, ricco, cattivo e bugiardo. è incapace di amare, perché non lo hanno mai amato nel modo giusto. Questo ragazzino va a dire alla suora inquietante che io passo tutto il tempo della lezione attaccato al tablet. Utilizzo il tablet nel ripostiglio di tedesco, per firmare il registro elettronico, visto che quello schifo di preside non ha messo la lim, per inserire gli argomenti della lezione e i voti, da quando la segretaria ha sistemato il registro elettronico. Io spiego la verità alla suora inquietante, non si capisce se mi crepe oppure no, ma io ho qualche sospetto che non mi creda. Un giorno di inverno con il sole, mentre sto facendo lezione alla terza media di G.P., questo inizia a lanciare pallini di carta a L.M., un ragazzino biondo, svogliato e maleducato. L.M. risponde e qualche altro ragazzino si associa, ma i due colpevoli principali sono loro due. Li sgrido, minaccio punizioni, ma continuano imperterriti, fino a ridurre il pavimento un tappeto di pezzetti di carta. Suona l’intervallo e la fine della lezione e io dico loro di raccogliere i pezzetti di carta, ma loro se ne vanno. Li raccolgo io. La volta successiva faccio loro una reprimenda e assegno un compito di punizione. Me lo portano e la cosa sembra finire lì. Sembra. Un venerdì sera alle 21 mi arriva una mail della suora inquietante, con scritto nell’oggetto “comunicazioni suora inquietante”, che mi fissa un appuntamento per il martedì successivo, per discutere di generiche questioni educative. è un processo kafkiano, l’ho capito. Il giorno dopo non ho lezione e la chiamo per sapere il motivo esatto della convocazione, lei si fa negare.

Arriva il martedì. Lei tarda 20 minuti e poi sfodera una lettera scritta da G.P., che mi accusa di umiliarlo. Sostiene che io l’avrei accusato ingiustamente di lanciare pallini, quando lui era innocente, e che non avrei controllato i suoi compiti di punizione. Mi racconto che la madre del ragazzino è andata a parlare con la suora al venerdì alle 20 30. Io spiego la verità alla suora e lei mi risponde “perché il ragazzino dovrebbe mentire?”. Io rimango basito, ma rispondo ugualmente “perché ha 13 anni, perché ha paura di essere punito, per nascondere quello che ha fatto.”Lei mostra di non credermi, crede ad un ragazzino di 13 anni e non ad un professore di 37 anni, che, secondo lei, si sarebbe inventato tutto, della storia dei pallini.

Penso che la madre di G.P. fa dei servizi gratis per la suora e mi spiego tutto, o quasi.

Sfodera una presunta lettera anonima, scritta da presunti anonimi genitori, contro di me e altre balle. Ho rimosso tutto dalla mia mente. Se me lo ricorderò, ve lo racconterò.

Suora inquietante

Siamo in un bar di periferia, modesto. è giugno e io entro, perché mi ha invitato una mia collega un po’ baciapile, che crede che io sia religioso, anche se non so perché. è una zona molto verde, davanti c’è un bel giardino con i giochi per i bambini, di fianco al bar ci sono negozi ed un supermercato coop. quel giorno di giugno è grigio, minaccia pioggia.

la scuola è ormai finita, io e la mia collega baciapile abbiamo partecipato ad uno scrutinio di una classe che abbiamo avuto in comune. Di mattina la scuola senza alunni non sembra più la stessa. Seduti ad un tavolo ci sono la mia collega, un signore anziano e due bambini, di cui uno avrà 5-6 anni e l’altro qualcuno in più. Sono fratelli, i nipoti di quel signore. è un gentile signore del sud, che ha intenzione di offrirci da bere. Il più piccolo dei bambini mangia delle patatine, con aria vorace. è allegro e ha l’aria presente. Il più grande ha lo sguardo assente, tenta di mangiare le patatine, le quali gli scivolano in gran numero sul viso e sulla maglietta. La mia collega baciapile dice che il bambino è stato traumatizzato da dei compagni, il nonno annuisce. Non spiegano dove, ne come. Mi chiedo se quello fosse stato il primo trauma, il bambino mi sembra molto turbato ed assente. Non posso chiedere al nonno di specificare, naturalmente. La mia collega baciapile suggerisce al nonno di mandare il bambino a scuola dalle suore, anzi dalle suorine, come dice lei. Frequenta una scuola pubblica, quel bambino.

La mia mente corre subito alla scuola ciellina, dove non c’erano (non credo che ci siano neanche ora) ascensori e scale di sicurezza e dove io dovetti portare in braccio per due rampe di scale la bambina temporaneamente disabile. In quella scuola senza ascensori una ragazza con una protesi al posto della gamba doveva salire fino al terzo piano, per entrare in classe. In quella scuola non c’erano insegnanti di sostegno, c’erano educatori di una cooperativa ciellina, pagati dal comune, cioè dalla collettività. C’erano ragazzini disabili abbandonati a loro stessi, non c’erano neanche i bidelli. Veniva un’impresa di pulizie 1 volta alla settimana, per tre ore. Nella scuola privata dove sono stato tre anni gli alunni disabili si contavano sulle dita di una mano, c’era, credo, 1 insegnante di sostegno, c’era l’ascensore. Non mi ricordo se ci fosse la scala antincendio. Nella scuola della suora inquietante non c’erano insegnanti di sostegno, i ragazzini disabili sono seguiti in qualche modo dagli insegnanti delle altre materie. C’è l’ascensore.

Molte volte mi sono chiesto che cosa spinga un genitore a far frequentare ai propri figli una scuola privata, molte volte mi sono stupito quando ho saputo di intere famiglie, zii, genitori, figli etc. mandati alla scuola privata. Ho visto tante facce. Ho visto persone che vogliono rispettare la tradizione, perché i figli dei loro amici lo fanno, i loro amici andavano a scuola lì,, ecc. Ho visto persone che credono di proteggere i propri figli, mandandoli in scuole dove non ci sono i cosiddetti “casi sociali”, dove non si fa sciopero, ho visto persone convinte che in quelle scuole si impartisse un’istruzione migliore rispetto alle scuole pubbliche, anche se i dati dicono il contrario. Ho visto persone che scelgono la scuola privata, perché vogliono che i propri figli sia indottrinati secondo i dettami cattolici, ho visto persone che mandano i propri figli alla scuola privata, chiamata paritaria, ora, per mascherare il fatto che è una scuola privata, perché nella scuola pubblica ci sono insegnanti di sinistra. Ci sono persone che mandano i figli alla scuola privata, perché sperano che gli insegnanti chiudano un occhio di fronte all’ignoranza dei figli, ci sono persone che mandano i figli alla privata, perché costa molto e vogliono far vedere che sono ricchi.

Quando vado a votare rivedo la scuola elementare che ho frequentato, in un quartiere cosiddetto “difficile”, all’interno di un bel giardino, con il campo da basket. La mia scuola è piena di luce, mette allegria. La nostra maestra, che ho sempre adorato, è molto cattolica (nessuno è perfetto). Ci ha insegnato la Divina Commedia, l’Orlando Furioso, l’Eneide, ci ha portato nei più bei musei, ci ha insegnato anche qualcosa sul Parlamento, il Presidente della Repubblica e il Consiglio Comunale. Io sapevo chi era il sindaco, il presidente del consiglio, quello della repubblica, perfino il presidente della circoscrizione. In un quartiere difficile, come lo chiamano.

Lì intorno ci sono case basse, carine, con il giardino e  molti nani da giardino. Sembra quasi di essere in periferia e invece siamo vicini ai viali di circonvallazione. il frastuono delle macchine della via poco lontano ci ricorda che siamo quasi in città. sulla sinistra ci sono pochi uffici, qualche bar, qualche negozio. Sulla destra c’è una strada perennemente trafficata, con palazzi alti e decorosi e villette con giardino e nani. Le case sono rosse, bianche o color panna, in maggioranza. In mezzo alle case basse si staglia un maniero marrone scuro ed imponente. Attorno al maniero c’è un giardino, con qualche albero e molto cemento, di fianco alla grande strada trafficata. Davanti al maniero c’è una donna grassa, bionda e stupida, con i capelli ben pettinati, freschi di parrucchiere. Io entro e la saluto, perché ho la sventura di conoscerla, da prima di frequentare quella scuola. Le mie nipoti frequentano questa scuola, la piccola frequenta l’asilo, la grande è alle elementari. Abbiamo voluto che la grande avesse come maestra suor O., perché è stata la maestra di mio figlio. Una vecchina in abito da suora fa capolino, dalla porta nera di quel maniero. Dall’aspetto sembra che abbia un’ottantina d’anni. Sorride alla nonna timidamente, la nonna bionda la saluta calorosamente. Entro nell’atrio della scuola, immerso nella penombra. Dentro l’atrio c’è una donna sulla sessantina, con baffi vistosi. Davanti a me una porta conduce ad una delle segreterie, qui le segreterie non mancano. C’è la segreteria amministrativa, c’è la segreteria alunni, c’è la segreteria di non so cosa e poi c’è la collaboratrice fissa della suora inquietante. Da quella porta filtra un po’ di luce. A sinistra dell’entrata una porta conduce al corridoio delle elementari, immerso nella penombra, con il mobilio nero e le finestre piccole. Ci sono andato per il colloquio, prima di essere assunto, in uno stanzino con un piccolo lavandino.  A destra dell’entrata c’è il corridoio dell’asilo, immerso nella semioscurità. Salgo le scale strette e una luce cerca di farsi largo da una finestra, con scarsi risultati. A sinistra delle scale si apre un corridoio dove c’è luce, le finestre sono grandi e le aule luminose, hanno la lavagna interattiva. In mezzo alla luce fa contrasto l’ufficio della preside, da cui una persona uscì con seri problemi, qualche anno fa. Nell’ufficio della preside la finestra è piccola, e l’unica luce è quella fioca di una lampada da scrivania, che sta sul tavolo della preside e su quello della sua collaboratrice. La preside è una donna piccola, magrissima, con il volto scavato dal tempo. Ha l’espressione quasi sempre fredda, sorride poco e in modo un po’ falso. C’è anche la sala insegnanti, di fianco all’ufficio della preside, immersa nel quasi buio, con il mobilio nero e una finestrina.

Quando ho iniziato la preside mi ha condotto nella cosiddetta aula di tedesco. Siamo al primo piano, a destra delle scale, in un corridoio vinto dall’oscurità. Le finestre sono poche, piccole ed esposte a nord. Apre la porta e davanti a me c’è una stanzetta che non arriva ai venti metri quadrati con un tavolo rettangolare lungo al centro. Ai lati ci sono armadi, che occupano una parte dello spazio. C’è una lavagnetta, appesa al muro, simile a quelle che ci sono nei pub. Mi fa dare un pennarello da lavagna, da una delle segretarie, gentile e timida, sottomessa alla suora. Mi dice di utilizzarlo con parsimonia. Nella stanzetta c’è un cartello scritto a pennarello, con la declinazione dell’articolo maschile determinativo tedesco, solo questo mi ricorda che sono in un’aula di tedesco. Nella scuola media ci sono tre sezioni di scuola media, i ragazzini che studiano tedesco di prima, di seconda e di terza vengono riuniti per queste ore di lezione. Entrano i ragazzini delle tre prime medie e sono 12. Non ci stanno attorno al tavolo. Una bambina, piccola e magra, appoggia il quaderno sulle ginocchia. Sta tra il tavolo e la lavagna, sulla quale io devo scrivere, con il rischio di urtare la bambina. Molti bambini sono costretti a dare le spalle alla lavagna, pur di appoggiare il proprio materiale e si devono contorcere per potere leggere quello che io scrivo. L’unica luce è un flebile neon. La suora vede quello che succede e capisce che qualcosa non va. Mi dice che mi avrebbe cambiato d’aula con la prima media e così, dalla volta successiva, avrebbe fatto. Chissà perché non ha avuto la stessa idea con la seconda media e la terza, 10 e 9 alunni, ammassati in un’aula che, in realtà, è un ripostiglio. La terza media e la seconda le ho anche alle ultime ore e arrivano con gli zaini, che ingombrano ancora di più la presunta aula di tedesco. Nell’aula, chiamiamola così, non c’è la lavagna interattiva e io devo usare il mio tablet per firmare il registro elettronico. Posso solo firmarlo, ma non posso mettere i voti e scrivere il contenuto delle lezioni, perché una delle segretarie non l’ha ancora attivato, per tedesco. Devo prendere appunti su un mio quaderno. Gli alunni delle superiori di tedesco sono pochissimi, 1 per la seconda, 2 per la terza, di cui un ragazzo epilettico. Dicono che le persone affette da epilessia, quando sono colpite dalla crisi, si buttino per terra, dimenandosi e scalciando. Mi chiedo cosa sarebbe successo se quel ragazzo avesse avuto una crisi durante le mie lezioni. I ragazzi delle superiori scendono dal secondo piano, quando è l’ora di tedesco. Il secondo piano è luminoso, ma un po’ scialbo, c’è qualche immagine religiosa, come al primo, ma sa di poco, come si dice. In quella stanzetta non hanno problemi di spazio, ma mi domando, perché non debbano avere una lavagna multimediale come gli altri o un’aula luminosa.. Per proiettare filmati vari devo usare il mio portatile o il mio tablet. Meno male che c’è il wi-fi. Di fianco alla cosiddetta aula di tedesco, ci sono alcune aule, di medie e di elementari, luminose ed attrezzate. Ma il corridoio è buio. Nella scuola l’unica bidella cerca di tenere pulito. Passano i quindici giorni di prova e vengo confermato per altri 6 mesi, chissà perché non fino a giugno. Ho un regolare contratto, lo stipendio mi viene versato quasi sempre regolarmente. Sostituisco un’anziana collega, che sarebbe in pensione, la quale prende un terzo della mia paga, facendo il mio stesso lavoro. Ha i genitori, ormai vetusti, ammalati. In quella scuola lavorano insegnanti anziani, qualche suora apparentemente vetusta, insegnanti giovani, c’è perfino una mia cugina di secondo grado, che non vedo mai. Lavora lì da quando si è laureata, non so come faccia, ma forse so perché non la vedo mai. Molti se ne vanno, per andare nella scuola pubblica.

La scuola organizza molte attività, corsi di chitarra e cinese, ma li ospita nella cosiddetta aula di tedesco, senza luce e lavagna interattiva, con la lavagnetta del pub.

Chiedo alla preside di potere cambiare aula, chiedo alla segretaria timida una lampada. Non resisto a stare al buio. La preside promette di pensarci. La segretaria timida mi procura una piantana da pavimento. Per leggere devo stare sotto la piantana da pavimento, che occupa un bel po’ di posto, nella già piccola aula. Io mi compro anche una piccola torcia.

Un giorno devo fare lezione alla prima media, in un’aula luminosa. La collega di religione mi chiede di lasciarle quell’aula e mi invita ad usare l’aula magna. e sia, andiamo in aula magna, ma ci sono le sedie e non i banchi, i bambini devono scrivere la verifica seduti in terra, con il foglio appoggiato sulla sedia davanti oppure tenendo il foglio sulle ginocchia. Meno male che l’aula magna è luminosa. Lo stesso episodio si ripete un paio di volte.

La cosiddetta aula di tedesco viene usata dalla suora inquietante anche per colloqui con genitori e professori. Mi convoca lì dentro più volte, anche per dirmi di farmi aiutare per il registro elettronico, da un altro professore. Le spiego che il registro elettronico non è ancora stato attivato dalla segretaria. Lei mostra di non credermi.Secondo lei io sarei un bugiardo. Il registro elettronico viene attivato per tedesco verso novembre. Devo trascorrere due pomeriggi interi per aggiornarlo. Meno male che si può aggiornarlo anche da casa.

Mi faccio spedire qualche poster della Germania, per migliorare l’aula, uso la piantana e la torcia, fino a che, fino a che non accade il fattaccio, per così dire. Un giorno finisco la mia lezione ed entra la suora inquietante con dei genitori. Io esco velocemente, dimenticandomi di spegnere la luce. Quando torno, il giorno successivo, la lampada non c’è più. Chiedo lumi alla segretaria timida, la quale mi risponde che è un ordine della preside. Vado dalla preside e lei mi dice che è una punizione per averla tenuta accesa il giorno precedente. Io protesto e le dico che è molto difficile fare lezione in quella situazione. Lei promette di trovare una soluzione. Quel giorno non leggo, mentre i ragazzini sgranano gli occhi sul libro e il quaderno. Al pomeriggio vado a comprarmi una lunga torcia da cantiere. Da quel momento in poi avrei letto sempre con l’aiuto della torcia, per non accecarmi. Un sabato mattina c’è un open day, io rivolgo il libro verso il poco sole che entra dalla finestrina in alto, quando la porticina dell’aula si apre e un bambino la mostra ai genitori. Quando si accorge della situazione chiude la porta di scatto. Dietro di loro c’è la suora inquietante, con aria arcigna. Dopo circa un mese dalla punizione della suora inquietante, mi viene comunicato che potrò andare a fare lezione con la seconda e la terza media in aule luminose. Chissà perché la seconda e la terza superiore non hanno diritto ad un’aula luminosa.

I giorni passano e arriva un giovedì umido e freddo di marzo, il mio ultimo giovedì di ricevimento genitori. Dobbiamo essere presenti sempre, anche se non ci sono genitori che hanno preso l’appuntamento. Il ricevimento avviene nella mensa, nei sotterranei umidi e freddi. è la mensa delle elementari, i tavoli e le sedie sono bassi, anche lì è buio. Accendo la luce, per essere un po’ meno triste, una suora grassa e arcigna la spegne poco dopo. Al sabato finisce il mio incarico, in ossequio alla continuità didattica, come la chiamano. Gli ultimi due mesi i ragazzi avranno un’altra insegnante, solo perché io mi sono ribellato ai soprusi della suora inquietante, che violava il contratto che lei stessa aveva firmato.

Ora penso ad alcune cose: penso alla suora inquietante, che ogni tanto sta male, perché ha la leucemia, penso alla suora grassa e arcigna, la quale, risponde con fastidio a chi le chiede come sta la suora inquietante, perché la odia, evidentemente. Penso alle ore di spiritualità, in ginocchio nella cappella scolastica, mentre la suora inquietante esalta la figura di una beata che passava le notti a contemplare l’immagine di una madonna. Penso ad un frate francese che esalta una setta religiosa fondamentalista, davanti agli alunni, nella quale gli adepti ripetono, con occhi spiritati e le braccia alzate, god is great, god is awesome. Non esalta Don Puglisi, Don Gallo, Don Ciotti. Già.

Penso che non tornerei mai là, dalla suora inquietante.

 

 

 

 

due/2

Gerardo Ascione si sente quasi troppo concentrato, così  preoccupato per quel fatto degli organi per poter cantare a squarciagola quelle belle canzoni napoletane, che riempivano l’aria della caserma spersa in mezzo alla campagna, ma non lontana dalla città. Ha scoperto che la partita di alimenti un po’ rielaborata proviene da una ditta di Honk Kong, partecipata da varie ditte giapponesi. Dopo aver richiesto informazioni alla sede cinese, a Gerardo viene risposto che le scatole sono state perfettamente sigillate e che nessun’altro avrebbe potuto riaprirle. Concludevano scrivendo, che non vi era alcuna possibilità che quegli organi fossero stati messi da loro. La lettera di risposta, che reca la firma dell’amministratore delegato, sembra essere molto convincente, ma questo non riesce a togliere i dubbi a Gerardo, che continua a pensare che altro sarebbe presto successo, ma non sa ancora da che parte dirigersi. Forse bisogna controllare chi sono i magazzinieri. Napoli, Napoli, Napoli, i ragazzi della cuuuurvaa b,… nu’ jeans e na’ maglietta, viva Nino D’Angelo.

 

 

Nella hall dell’hotel Marriott di Roma, un uomo alto ed anziano, con il cappello a cilindro sta facendo colazione da solo. Ha scelto quell’albergo per mimetizzarsi, è a Roma da qualche tempo, per tastare il terreno in vista delle elezioni e non vuole essere troppo notato dalla stampa, che è riuscita già a scrivere qualche su di lui. Si tratta del conte Josif Rokossovskij terzo, discendente di un’antica dinastia di nobili russi, i cosiddetti emigrés, coloro i quali si sono allontanati in spregio alla rivoluzione. Grandi proprietari terreni, famiglia di gusti raffinati, Rokossovskij ha imparato la prima parola di russo all’età di 5 anni, какао, parla 5 lingue perfettamente, con l’unico cruccio di continuare a parlare anche russo con un pesantissimo accento francese e la erre moscia. Non ha mai preso ufficialmente parte alle vicende politiche del proprio paese, investendo saggiamente i soldi di famiglia in azioni, scrivendo romanzi e vivendo in un lussuoso albergo di Parigi, dove ha alloggiato nella suite. Dopo la perestroika, e il cosiddetto ritorno alla democrazia del suo paese é ritornato in Russia una volta sola, preferendo la Francia, ma anche l’Italia, di cui parla molto bene la lingua. Ora ha deciso di divertirsi un po’ fondando un partito, d’altronde gli italiani, secondo lui, sono un popolo di pecoroni addomesticabili facilmente, visto anche il sonno ipnotico in cui li hanno costretti la presenza della chiesa cattolica e la televisioni. Grazie ai soldi, alla furbizia, e alla sua grande cultura, il partito per il restauro della servitù della gleba ha conquistato grandi posizioni e, anche quando é entrato in coalizione con il grande nuovo Partito Unico dei Buoni e degli Stronzi, ha condizionato pesantemente sul piano politico ed economico il governo. Sul piano politico non si é mossa foglia senza che il conte avesse voluto, visto che mobilita sempre e solo lui il dibattito, costringendo anche gli alleati, ad agire di rimessa, per usare un termine calcistico. Sul piano economico, l’uomo dai baffi sempre curati, che veste l’uniforme zarista, anche durante qualche comizio, ha costituito un piccolo impero di varie imprese che operano in Italia, eludendo anche il fisco e manomettendo un po’ i bilanci, ma soprattutto rubando, oppure superando, a seconda dei punti di vista, nelle gare d’appalto alle ditte della compagnetta delle operette, il braccio economico di contenzione e commiserazione, soprattutto nel campo sociale e scolastico, che interessano molto. Le scuole tradizionaliste ultraconservatori fondate dal conte hanno riscosso un grosso successo superando anche le tante scuole unite nella holding guidate dalla Finanziaria e da suor Pudibonda. Sono le 5 del mattino e il conte fà sempre colazione a quell’ora, nella grande sala al primo piano. Se ne sta in silenzio, imburrando pane, sente qualche passo, ma non presta attenzione. Pensa al discorso che avrebbe dovuto fare, durante il colloquio con il leader del partito unico, vuole il ministero per l’economia nel nuovo governo e, in caso di rifiuto, avrebbe fatto saltare l’accordo e ci sarebbero state nuove elezioni, sicuramente una fastidiosa perdita di tempo e di soldi. Un cameriere alto e senza capelli attraversa in silenzio il grande corridoio vetrato, va a passo lento, scrutando con finta noncuranza anche i nomi delle sale. I secondi trascorrono, il cameriere è proprio un bell’uomo, avrà quarant’anni circa, sicuramente molto ben portati, con un fisico da atleta. Apre la porta della sala dove il conte sta facendo la colazione, stende il braccio, e il conte si accascia sul tavolo, rovesciando anche le preziose stoviglie. Per essere un cameriere, sa usare bene bene il revolver, addirittura con il silenziatore. È molto molto esperto nell’uso delle armi, potrebbe anche insegnarlo. Fà in tempo a ritornare verso l’uscita e a scomparire sulla strada, accolto in un’automobile nera, che sta sopraggiungendo. Qualcuno si sarebbe accorto del conte Rokossovskij molto tardi, almeno dopo un’ora e il cameriere sarebbe stato già lontano. Quando l’ha saputo, il professore timido è stato un po’ dispiaciuto, perché era sempre un uomo, ma da un lato ha risolto la sua complicazione, perché quel Rokossovskij era legato in affari alla troia. Ce ne sono ancora, il circoletto antifascista, antimperialista è molto importante per il piano del professore timido.

Le elezioni si stanno avviando alla loro celebrazione in un clima di noia e sbadigli profondissimi, c’é una sola coalizione, mentre il partito del conte Rokossovskij sembra molto stordito da quello che era successo, sembra non aver più la forza per andare avanti, non si organizzano neanche più comizi elettorali, tanta é la confusione. Stanno anche pensando di ritirarsi, specialmente da quando una donna grassa dalle lacrime di sperma ha avvicinato un emissario del partito alla fine di un convegno su Tom Becker. Un giudice che partecipa a quei convegni ha trovato dei seri problemi alle scuole del conte Rokossovskij. All’interno del partito unico é forte la lotta tra le correnti per il dominio interno, tra i commiserazionisti e i nazialleatisti, e tutti gli altri. La guerra delle tessere, retaggio del passato democristiano, continua imperterrita, dei signori morti o disinteressati ricevono la tessera del partito unico e sono molto sorpresi. Quelli che vincono la guerra delle tessere sono i commiserazionisti, che credono ancora con passione nelle loro idee, difendendole con strenua passione ed organizzazione. Di fronte ai partiti che si alleggeriscono, un ometto con i baffetti e l’aria grigia l’ha chiesto ed ottenuto, con troppa facilità, un’organizzazione è rimasta granitica e compattissima ed è cc, continuando a condizionare la politica italiana senza mai rinnegare guai, orrori ed errori di quella parte peggiore della chiesa che rappresenta con fierezza. È un vero e proprio esercito, ha piazzato i propri candidati alla camera ed al senato. Rosalia Scapece, la madre di Lavinia, sarebbe stata sicuramente nominata ministra dell’istruzione. La compagna rosalia, dal partito dei superrivoluzionari, la femminista barricadera, che gridava, è ora, è ora, potere a chi lavora, diventa ministra, tanta acqua é passata sotto i ponti, ha abbracciato il credo delle nonviolenza, ha ritrovato la propria fede e gravita intorno a cc, anzi quasi la comanda, per le sua grande personalità, che sempre dimostra.

Maria Antonietta Pitosfori, in religione, suor pudibonda, ex rivoluzionaria di buona famiglia e imprenditrice del ramo formazione, Annunziata D’Atripalda, in religione suor Sdentata, insegnante di educazione musicale e vice preside della scuola Maria la Sanguinaria, presidente della Finanziaria e socio in imprese del ramo formazione, ecc. Sono tutti legati più o meno alla stessa zona, proprio tutti, la zona di B. e della sua provincia.

Il professore timido torna a casa, si cambia ed va a correre. La corsa é il momento dei pensieri, dei pensieri lunghi, che spesso lo tormentano e che lo mettono nell’ansia di trovare una soluzione. Gli viene in mente un flash, quello delle bare, e non si spiega il perché, aspetta, disse a sé stesso, aspetta, e se la scuola c’entrasse qualcosa nel traffico d’organi. E se anche c’entrasse qualcosa, come faccio a salvarmi da quelli di cc? Torna a casa, si fà la doccia, e prova ad andare su fb, l’orrido social network, che odia con tutto sé stesso, perché pieno di luoghi comuni berciati e della vacuità mentale, che atomizza gli esseri umani quasi quanto la televisione.

Spegne il computer, si dedica alla preparazione della lezione per i ragazzini della prima classe delle medie. Non dobbiamo mai dimenticare che il professore timido insegna a ben 8 classi, dagli 11 ai 19 anni, compreso qualche ripetente di 22-23 anni, rottamato dalla scuola di stato. I ragazzini sono un gruppetto delizioso, preparati, veloci di comprendonio e pieni di educazione. Il professore timido é rimasto molto colpito da una di loro. Dobbiamo puntualizzare, prima di tutto, che, per amore di onestà, questa storia è la storia di un professore e non il resoconto di tutte le sue classi, ci vorrebbero molte più pagine e forse un editore non sarebbe neanche interessato. Secondo e, qui ritorniamo ad uno dei temi di questa storia, ci preme sottolineare che il professore timido si sarebbe sbagliato molto, molto gravemente, ad avere a cuore Belinda acciarini, una ragazzina alta, bionda, magra come un’acciuga, molto lesta di comprendonio. La quale Belinda, oltre ad avere un’irresistibile aria angelica, con quel caschetto biondo, aveva una grande passione per le lingue straniere e, più in generale per la cultura, oltre che una grande saggezza. Quale bambina si sarebbe mai posta la domanda a lezione sul senso di colpa della Germania postbellica? Tutte queste caratteristiche portano il beota, in questo caso è lecito chiamarlo in questo modo, a regalarle le sorprese degli ovini Kinder, di più anche rispetto agli altri bambini e a pensare a lei come la figlia ideale. L’amore, anche l’amore paterno, porta anche ad idealizzare la figura del figlio, che viene vista superiore rispetto alle sue possibilità reali. Belinda é una ragazzina molto buona anche con i genitori, visto anche che é abituata ad avere sempre tutto quello che desidera. Anche Belinda apprezza il professore timido, e, quando il professore timido la va a trovare, portando un dvd, dopo che ha subito un intervento chirurgico abbastanza complicato, lei ha capito che anche il professore era suo. E Belinda non é abituata ai no, nessuno l’ha mai contraddetta. Ma torniamo a noi e abbandoniamo, almeno per un po’, questo maledetto vizio delle digressioni che tolgono scorrevolezza alla storia, come qualcuno ha giustamente ricordato a proposito di storie precedenti. Dopo che ha preparato la lezione il professore timido prepara la cena e si chiede chi avrebbe mai potuto credere alla versione di un ex galeotto, dapprima per associazione sovversiva, banda armata, ecc. e poi addirittura per seduzione di minorenne e stupro? Forse era meglio lasciar perdere e tenersi quel posto di lavoro, anche se gli costava un bel po’ dover lavorare con i cicini.

 

 

La vedova di Amedeo De Pellecchis abita un po’ fuori b., verso la montagna, anzi proprio in montagna. Prima di essere freddato da una mitragliatrice Uzi. La moglie ha aperto un negozio di prodotti tipici della montagna. Il professore prende la macchina e parte. La moglie é medico, il professore timido si domanda perché ha cambiato così radicalmente lavoro e perché si sia allontanata così tanto dalla città. Forse vuole dimenticare, forse vuole perdersi o ritrovarsi lontano lontano. È proprio vero che bisogna essere lontani soprattutto con la testa. È un giorno feriale e non c’era nessuno per la strada, il viaggio é tranquillo. Quando si viaggia tanto si pensa tanto, forse troppo, e i pensieri si confondono un bel po’, finché il miscuglio è un groviglio inestricabile. Questo succede soprattutto quando la strada è tutt’uguale, quando si percorre la lunga strada antica, quella che porta verso il paese dove c’è la scuola Maria La Sanguinaria. Soprattutto, ci sono certi tratti che costeggiano zone industriali, che sono molto banali.

Quando ho rivisto quella ragazza, la sua espressione era velata dalla malinconia, e i suoi occhi azzurri sembravano quasi cattivi. Mi ha colpito subito, quando i nostri sguardi si sono incrociati e lei ha abbassato il proprio. Quella ragazza è triste, ha qualcosa di marcio da togliersi di dosso. Lo ha intuito fin da subito. Quando l’ha sentita parlare la prima volta, ha notato che anche la sua voce é cambiata.

Ha faticato poco a trovare parcheggio, per fortuna, anche se, sulla piazza di quel paese, ci sono i parcheggi a pagamento e un ausiliare mandato da fuori che controlla tutte le automobili. Entra nel negozio e inizia a comprare un po’ di tutto, culatello di Zibello, zuccherotti montanari, coppa di testa di cinta senese, pane toscano, bottiglie di vino dei colli bolognesi. Signora Degli Esposti, sì, sono Raimondi della Repubblica, posso avere un’intervista. Perché dovrei concederle un’intervista, la donna giovane ha risposto con aria un po’ scocciata. Dovrebbe concedermi un’intervista, perché bisogna aiutare altre persone. Altre persone chi, risponde la Degli Esposti, la vedova De Pellecchis, il professore timido replica prontamente, lei dovrebbe sapere che ci sono altre persone vittime di contenzione e commiserazione. La donna lo guarda male, vabbè parliamo, ma non per molto, non ho molto tempo. Sandra, grida a gran voce, appare una ragazza alta, con i capelli neri lisci lunghi legati in una coda e gli occhiali. Si mette dietro al bancone salutando freddamente il professore timido. Venga dietro a me, la vedova del professore ucciso è una quarantenne che dimostra anche una diecina di anni in meno. Lo guida nel retrobottega, altro non è che il salotto di casa sua, dove si é trasferita da quando il marito é stato ammazzato dalla suora. Il professore incomincia, chi era suo marito. Mio marito, la donna è ancora accigliata, mio marito era una persona che si fidava degli altri. Come tanti, del resto. Aveva bisogno di contenzione e commiserazione come di una moglie, per potersi fidare di qualcuno. Sua madre era morta molto presto, per un brutto male e il padre si era risposato con una donna debole mentalmente. Era stato mandato in collegio perché il padre conduceva una vita dissoluta e non ne voleva sapere di quel figlio. In collegio i preti lo avevano ripetutamente molestato. Lui aveva bisogno di loro perché gli stavano vicino, quei preti gli parlavano, gli insegnavano a fidarsi di loro, gli insegnavano che nulla avrebbe fatto se non si fosse fidato di loro. Qualsiasi cosa avesse desiderato la scuola era pronta a dargliela, sia dal punto di vista psicologico che personale. Il posto a scuola era assicurato, uno stipendio fisso, discreto, no, lo stipendio non era discreto. Lo stipendio era bassissimo, ma aveva da mangiare e da dormire, avrebbe avuto da mangiare e dormire e la sera doveva andare in una camerata vestito solo di una tunica grigia, per dormire. Tutti dovevano avere la tunica grigia e tutti dovevano seguire gli insegnamenti del capo di contenzione e commiserazione. Anche il nome contenzione e commiserazione non si doveva pronunciare, assolutamente, si chiamava santa alleanza per la protezione dei giovani dal peccato, in quella scuola collegio. Il posto fisso gli fu trovato alla scuola Maria La Sanguinaria. Il professore timido ascoltava la degli esposti quasi rapito, non riusciva più a porre domande. Ci conoscemmo durante una giornata di libera uscita degli ospiti del collegio, a me quel ragazzo faceva compassione. Quando camminava sembrava un gorilla con il capo proteso in avanti, i piedi in fuori e le braccia distanti dal corpo. Mi fece compassione, quando mi venne a parlare al tavolino di un bar della grande piazza con la chiesa. Mi voleva abbracciare e baciare le mani. Non lasciai che mi baciasse sulla bocca e non gli diedi il mio numero di telefono. Lui mi diede il suo e qualche giorno dopo gli scrissi un messaggio, anzi, a dire il vero, fu quella stronza di una mia amica che lo scrisse. Decisi comunque di uscire e conobbi un uomo che si detestava, conobbi una persona priva di amor proprio. Aspettai un po’ prima di dirgli che ero atea, e quando lui lo seppe, si stupì, eppure sei buona lo stesso. Disse, non avevo mai pensato che un ateo potesse essere buono. No, non lo avevo mai saputo, meno male che glielo avevo detto tardi che sono atea. Lui era di contenzione e commiserazione da sempre, perché aveva bisogno di essere guidato in tutto e quelli di cc se ne erano approfittati, con lui, come con i suoi fratelli, tutti handicappati e con i suoi genitori. Donava più o meno volontariamente un bel po’ di soldi tutti i mesi a contenzione e commiserazione. La vita insieme non è stata sempre facile, non è facile vivere con un handicappato, sì, con un handicappato, mi sono rotta le palle, mi scusi il termine, di sentire quel termine del cazzo, diversamente abile, che cosa vuol dire diversamente abile, quando ti muovi come uno scimmione, quando ringhi. Che cosa vuol dire essere guardati e considerati come un matto, perché non ti rendi conto della realtà, ma scherziamo, basta con le ipocrisie e la negazione della realtà. Quando me l’hanno ammazzato, quella donna, la preside è venuta a casa mia con l’aria afflitta spiegando quella storia del giocattolo. Il professore timido era rimasto ad ascoltarla in silenzio rispettoso. Quella donna aveva la schiena diritta, si era allontanata dalla città perché amava troppo il marito. Mi scusi signora, perché parlavano del giocattolo? Parlavano del giocattolo da quando mio marito mi ha raccontato che aveva iniziato a dire a scuola che non era detto che tutti gli atei fossero cattivi, lo aveva detto anche agli studenti ed era stato sgridato dalla preside. Una volta é tornato a casa con i pantaloni sporchi di sperma. Gli ho chiesto il perché e lui ha risposto che la preside lo aveva toccato nelle parti intime. Sapendo i problemi di mio marito non gli ho creduto. Il professore timido l’ha guardata in uno strano modo e la vedova De Pellecchis si è spaventata. Le pone la domanda con finta noncuranza, scusi, lei ha visto il corpo di suo marito dopo la morte. No, risponde la donna, perché la legge su quelli che non si fanno giocattolo nelle mani degli alunni promossa da deputati di contenzione e commiserazione, prevede che i parenti non possano vedere il cadavere di chi si è allontanato dalla strada del signore. Il professore timido ha capito molto. Signora, la ringrazio, è stata molto gentile e disponibile con me, leggerà un bel pezzo sul corriere della sera. Spero che contenzione non cerchi di impedirne l’uscita. In ogni caso le manderò il file per email. La saluto Raimondi, la donna lo accompagna all’uscita sorridente. Il professore timido si avvia verso la propria automobile.

 

 

Alcuni giorni dopo le elezioni, Lavinia ha salutato il professore timido con un troppa di fretta, quasi c’era da sospettare, это лучше что мы не больше видимся, это мой горячий совет[1]. Il professore non ha saputo cosa dire, si è sentito terribilmente bamboccio in quel momento, ma come lui ha cinquant’anni circa e tutte quelle esperienze e davanti a quella ragazza non sa reagire, non riesce a difendersi, a replicare. Dopo qualche secondo di silenzio, la ragazza disse che si sarebbe trasferita a Roma, perché la madre, dopo che era stata nominata, come era abbondantemente previsto, ministra dell’istruzione, preferisce che viva lì. Ты не больше будешь в Б.[2]?, riuscì a dire. Иногда, может быть, но тем не менее, думай о мне, но стой далеко от меня, я дочь министры[3], я не смогу имеет отношение с одним вывшим террористом, извиний, прости меня[4]. Al professore non viene in mente null’altro da dire. Solo un timido пока[5]. La ragazza sale sull’automobile davanti alla scuola, l’automobile scompare inghiottita nelle stradine del centro cittadino. Forse è lei in pericolo.

Che bella mattinata é stata, a spiegare i numeri tedeschi, che sono quasi normali fino al numero 20, per poi diventare un curioso rompicapo, prima le unità poi le diecine, einundzwanzig, zweiundzwanzig, dreiundzwanzig, ecc. E come sono belle le gare di vocabolario, per fare abituare i ragazzini della mitica meravigliosa bellissima classe a quel bellissimo mezzo che è il dizionario. E pensare che il professore timido si é anche improvvisato starter, forse é diventato lui giovane, più giovane di loro, forse a volte é lui il bambino, come si fà ad essere stati bambini, come si può avere avuto un’infanzia, se un insegnante di danza ti mette le mani nella calzamaglia, perché ha notato che ce l’hai più lungo della media? Dopo la scuola va a mangiare nel simpatico ristorantino vicino alla scuola, il piatto di pasta con un boccale di birra, quel giorno la televisione é accesa sul tg locale, c’é la festa dei carabinieri, tutte le autorità schierate, i carabinieri in alta uniforme, al professore timido gli piacciono i carabinieri a cavallo. Va a pagare ed esce, verso il solito parcheggio, basta percorrere qualche metro ancora dello stradello, attraversare la strada di fianco all’ufficio postale e percorrere la passerella o i gradini che portavano al parcheggio assolato. Pensa che quella ragazza, Lavinia, stavolta si sia sbagliata, il problema non é lui, lui ha un arma in mezzo alle gambe, un’arma potente ed é diventato un ciccino. Il problema é Lavinia, la vecchia troia vuole lui e aveva già la Pudibonda come rivale e, di sicuro, non ha intenzione di ammettere la figlia.

Dopo la corsa quotidiana, che fà alla fine del lavoro, accende il computer e controlla la mail, c’é un messaggio dal sito di annunci porno. Coppia ecs uai, oppure X ed Y disponibile ad incontri chiama…. 34xxxxxxx Telefona e, quando propone loro 500 euro per tener loro compagnia, lui fa presente che il marito può solo guardare, decide di mandare l’amico esibizionista di quello del piano di sopra, che é molto felice di poter guadagnare qualche soldino. Alla sera ascolta la musica con l’ipod, respirerò l’odore dei granai, pace per chi ci sarà e per i fornai,…. Che bella canzone, che bella, e poi, dedicata ad una nonna, meglio quella di De Gregori,… c’è chi l’amore lo fa per noia, chi lo fà per professione, bocca di rosa, né l’uno né l’altro, lei lo faceva per passione, ah, che bello o’ caffè. Prima di prepararsi per andare a letto, un nome gli fulmina la mente, Gerardo Ascione, Gerardo Ascione. Ha letto qualche anno prima del caso del Liceo Ics, i morti, il sequestro di persona, i cambiamenti politici, e poi, Gerardo Ascione ha risolto il caso. Bisognava parlare con il carabiniere, bisogna cercare dove lavora, in quale caserma. Lo cerca subito, la caserma dei carabinieri é in mezzo alla campagna, vicino a casa sua. Decide che avrebbe preso appuntamento, il prima possibile, il giorno dopo, avrebbe anche contattato il signor S[6], per chiedergli il da farsi. Non dorme quasi per niente, quella notte, il giorno dopo, per fortuna avrebbe avuto il giorno libero. Ore 7 e 20 del mattino, si é addormentato da circa mezz’ora, driiiiiiiin, sono Lina dell’agenzia Long-John, lavoro per conto di Meleton Italia, stiamo presentando la nuova linea di finanziamenti, con qualche interesse, in 129 rate, domanisiamonellasuazonaalle4emezzadelpomeriggioleiabitainviaxxxxxxvero, tuttto questo, con voce stridula, acutissima, senza fiato. Il professore timido non ama che gli si parli a voce troppo alta e in modo troppo veloce. Qualsiasi altra persona avrebbe mandato quella Lina a quel paese, riattaccando subito dopo il telefono, ma questa è un’ovvietà e il professore timido non ama le banalità. Entschuldigung, Ich spreche kein italienisch, mein name ist Fritz Weissensteiner, ich komme aus Wien[7], inizia a parlare in tedesco, Lina rimase per qualche secondo senza parole poi replicò, if you speak dont italian ai can prov mi to spik laik ju, was ist das, was ist los, ich verstehe euch nicht, tut mir leid, tut mir leid, lassen sie mir ruhig bitte[8], uot’ seid ju, replicò Lina, con aria un po’ irritata, wie heissen Sie[9], replica il professore timido, va fa n’muocca, conclude Lina e riattacca. Torna a dormire.

 

 

Fa troppo caldo per scrivere, fa un caldo boia e si muore, ma io che titolo ho per scrivere, quale titolo ho, mi lamento di che cosa, perché mi lamento, per quale accidenti di cazzo di motivo mi lamento, quando ho i soldi. Per quale cazzo di motivo, forse è un fatto psicologico, adesso mi faccio una canna, mi sembra di diventare idiota, sperano che anche io diventi una sordida ipocrita, malata di protagonismo, come quella che mi ha generato. Perché dicono che io sia bella, che io non sia abbastanza disinvolta, cosa significa non essere abbastanza disinvolta, che cosa significa io non lo so, perché non mi faccio scopare da chiunque? Una volta mi facevo scopare… Una volta mi ha portato dallo psicologo, perché gli insegnanti dicevano che io fossi troppo timida e dunque anormale, questi stronzi hanno pensato che io fossi arrogante, in questa società di merda fai carriera se sei disinvolto ed aggressivo, se urli e fai sentire il tuo niente, per quale motivo dovrei scrivere queste cose, per poi sentire le critiche o i complimenti di quanto sono problematica, no, sono solo una ragazza che vorrebbe essere piccola come una goccia nel mare, e invece,… Mi tolgo queste mutande che mi danno un fastidio enorme, mi danno un fastidio enorme, mi tolgo questo reggi tette, basta e rimango libera, o forse con l’illusione di non essere prigioniera, una luce entrava, era la luce prepotente della televisione.

 

 

Quando il professore si sveglia capisce che non sarà un giorno come gli altri, d’altronde, l’ha deciso già prima, avrebbe fissato un appuntamento con il maresciallo Ascione, é stato contento di averlo fissato e quando è entrato era anche un po’ emozionato. Fà così caldo che ci sono già le rondini, un luogo comune direbbe che è colpa dell’inquinamento e del buco dell’ozono… Hanno parlato a lungo e il maresciallo è stato molto contento del dialogo, molto contento, ha raccolto elementi utili. Il professore timido ha capito che ha capito più di lui.

 

 

Nella storia che sta per iniziare non c’è un giallo, non c’è nessun mistero, dal principio alla fine. C’è una donna sola, una donna anziana, ha un nome, di quelli che si davano una volta, non ha importanza quale, come molte donne anziane non dorme la notte, va a letto tardi e si alza molto presto la mattina, le giornate sono molto lunghe e questa donna è operosa, fa di tutto per la famiglia, quando la vanno a trovare i parenti, prepara manicaretti per i nipoti, a b. si mangia bene, veramente, la chiamano la grassa, d’altronde. È una notte di una stagione che non si conosce più, che è come se non ci fosse, perché la temperatura è insolitamente alta, a volte bisogna aprire le finestre, nelle case popolari il riscaldamento è stato acceso ugualmente.. Il silenzio della notte dà un po’ di fastidio, è un po’ opprimente in quella strada, ogni tanto è rotto dalle urla scomposte di un locale, uno di quelli alternativi. La signora non capisce molto il senso di quei centri sociali, aveva la tessera del PCI, una volta era una militante, ma da qualche tempo si limita a votare e a comprare il giornale, che é sempre e solo l’unità. Si ricorda un po’ dei tempi del manifesto, quando dei militanti sono stati espulsi fuori dal PCI. Sta davanti alla finestra e scosta un po’ le tende, c’è uno scalpiccio, la corsa di diverse persone rompe il silenzio. Che strano, come mai corrono al mercoledì sera, si domanda la signora anziana, saranno già carichi d’alcool e si saran pippati quella robazza, che brutta roba. Valentina Mazzoli è una bella ragazza timida, con i capelli castani mossi sempre ben pettinati, si veste alla moda ma senza esagerare, Valentina Mazzoli è una ragazza gentile, ha tutti 30 e 30 lode all’università, studia filosofia, valentina è una compagna, fa volontariato, è fidanzata con un bravo ragazzo, Valentina Mazzoli beve il giusto, non fuma, anzi odia il fumo, è talmente perfetta da risultare noiosa. Se ne intende anche di internet e una volta si è anche accorta che un compagno, il compagno Biasugone, esperto di internet, ha cercato di fregarle dei soldi tramite internet, il compagno Biasugone è il leader il circolo antimperialista romanista antifascista trans gender underground pizzaballa frappampina, che sta davanti all’abitazione della signora anziana. Valentina, dopo quello che è successo, ha rotto con il circolo eccetera, già la guardavano storto, perché Valentina non si taglia i capelli come se una motofalciatrice le fosse passata sulla testa, non si mette i vestiti più demodé possibili, non le piace la musica techno,  non fa attività con il collettivo femminista lesbico un uomo morto non stupra stupriamolo noi anche se ci fan schifo gli uomini. Nel collettivo eccetera ci sono femministe con i baffi che si lavano poco, ma non è solo quello il problema di valentina. Il compagno Biasugone, che è un ometto di sessanta anni con i baffi, fa il consigliere comunale e decide di dimettersi, per fare entrare ivano, un ragazzo disabile, sordo cieco muto e con un ritardo cognitivo importante, che abita lì vicino. Il problema è che c’è prima Valentina, tra i non eletti e valentina ha un gran senso del dovere, rispetta il dettato costituzionale. Valentina accetta e qualcuno inizia a telefonarle a tutte le ore, qualcuno inizia a mandarle degli strani sms e delle lettere anonime. Valentina sospetta che siano quelli del circoletto, fino a quando non incontra Biasugone, che le spiega che c’è gente, al circoletto, che ha deciso di fare la festa alla sordida traditrice fascista imperialista sgualdrina serva del padrone valentina mazzoli, visto che lei si è presa il posto di Ivano, noi come risarcimento occuperemo il suo corpo con i nostri membri virili. Al circoletto c’è un convegno assemblea pubblica su un grande tema di attualità, la cultura underground e l’antifascismo contro l’oppressivo regime di nabucodonosor, compagni uniamoci tutti, Valentina è andata a far compagnia ad una persona anziana sola, la Lina, la Lina non ha bisogno di una badante, è solo molto sola, non ha voglia di uscire, da quando il marito se n’é andato per sempre, la Lina abita in una via laterale della grande strada del quartiere periferico. Valentina apre la porta e scende le scale quasi a passo di corsa, deve andare a casa presto, il suo ragazzo le sta per telefonare e lei è molto innamorata. Preferisce conversare nella sua stanza piuttosto che per la strada. Attraversa la strada e si trova di fronte al cancello di una grande villa padronale, non le va di passare davanti al circoletto, prendiamola, prendiamola, prendiamola, la fascista, un gruppo di compagni con i capelli lunghi, cannati come non mai, delle lesbiche calate di ecstasy di ottima qualità, i compagni del collettivo facciamo casino fino alle 5 del mattino e se i vecchi fascisti bigotti che abitano di sopra protestano gli righiamo la macchina e che se ne vadino altrove, in un attimo la circondano e non hanno per niente delle buone intenzioni, oggi i compagni uniti autorganizzati ecc. ecc. decidono di occupare con i propri membri virili il tuo corpo, supportati anche dalle compagne lesbiche femministe antisessiste, che annunciano, nel loro documento ufficiale intitolato uccidiamo la ex compagna femminista che ha tradito l’identità di genere, femminile di corpo ecc. Non c’è tempo per raccontare tutto il documento. La compagna lesbica l’afferra da dietro prima che lei possa finire la frase, ma che cosa vi ho fatto di tanto sbagliato, riesce ad emettere un urlo prima che la mano della compagna Marcolona le tappi la bocca, un’altra compagna lesbica con i pelazzi sotto le ascelle, che arrivavano fino alle caviglie, alla quale Valentina piaceva, ma non era corrisposta, la compagna lesbica innamorata si chiama Alfreda Giuseppona, gioca a rugby e lavora come meccanico in un’officina, ha i capelli corti con vari ciuffi qua e là, potremmo chiamarli scalati, si abbassa i pantaloni della tuta da meccanico che indossa sempre, sempre sporca di grasso. La signora anziana che guarda dalla finestra chiama i carabinieri, pronto stanno picchiando una ragazza, la signora anziana che guarda dalla finestra non ci vede bene. Non si è accorta che, a poca distanza, c’è Biasugone. Il centralinista prende nota e, fortunatamente, c’é una macchina libera a poca distanza con il brigadiere di Giuseppe e l’appuntato Russo. La macchina dei carabinieri arriva in tempi rapidi e, quando si avvicina, compagni lo stato imperialista della multinazionali vuole ostacolare l’occupazione legittima di un corpo, perché loro fanno politica e non capiscono la cultura techno underground antifascista contro gli ittiti e gli hyksos, urla Biasugone, l’innamorata non corrisposta sta strappando i pantaloni a valentina, Marcolona molla la presa e Valentina cade a terra di schianto, facciamo vedere chi siamo a questi servi del padrone che vogliono impedire una nostra azione di lotta antifascista di occupazione del corpo di questa rinnegata con i nostri organi genitali, Alfreda aveva pronto un grosso fallo, non si sa se suo o di qualcun altro. La diecina di compagni circonda il brigadiere di Giuseppe, mentre l’appuntato va alla macchina, é esperto l’appuntato, é veramente esperto, parla alla radio, per favore, mandate rinforzi nella grande strada di periferia, ci sono una diecina di esagitati, forse armati di coltello, intervenite presto. Il maresciallo Ascione sta in caserma a leggere il giornale, tifa Napoli, mò vengo pure io, vengo pure a farme nu’ giro, due automobili partono dalla caserma, 6 agenti dovrebbero bastare, anche perché i soldi sono pochi, come accade da tempo, le automobili sono un po’ vecchiotte, ma funzionano abbastanza bene, Russo é un bravo meccanico, un bravissimo meccanico, partono a sirene spiegate. Nel giro di pochi minuti arrivano sul posto, mentre Russo tiene sotto tiro gli esagitati con la pistola di ordinanza, i compagni ha sottratto la pistola a di Giuseppe e gli avevano dato qualche schiaffo, il collettivo gay comunista antifascista leninista peronista santista sta intervenendo per occupare il corpo del carabiniere, ma Russo, Russo é forte, é un astro nascente, un vero astro nascente dell’arma. Valentina é stata soccorsa da un signore che porta a spasso il cane che l’ha accompagnata a casa sua. I carabinieri l’avrebbero presto interrogata.

Ascione é diventato più cupo da un po’ di tempo, non canta più come prima, forse é a causa della vecchiaia, si sente, a volte, demotivato, in tempi rapidi sarebbe andato in pensione. Guagliò, siete in arresto, che ci volete fare a quella ragazza, mi dichiaro prigioniero politico, sono prigioniero politico, ripeterono tutti i bravi compagni arrestati vittima dell’imperialismo feroce ed assassino. Ma cuale prigioniero politico, ma che dite, che dite, stavate ciercando di stuprare una ragazza, rispose Russo, quella non è una ragazza, quella è il simbolo del regime maschilista fallocratico machista capitalista che calpesta l’identità di genere, dice Marcolona. Biasugone approfitta del trambusto e cerca di scappare via. Vabbuò, vabbuò, ‘iamme in caserma, che ne parliamo un po’, conclude Ascione. Però prima facciamo un giro nel vostro circolo. Attraversano la grande strada di periferia ed entrano, la vetrata del circolo è coperta da vari strati di manifesti alcuni dei quali ingialliti. I manifesti sono scritti in piccolo e sono fittissimi, bisogna concentrare tutta la profondità di pensiero di quegli intellettuali in soli 70 per 100 centimetri, per via delle costrizioni imposte dal capitalismo. I manifesti parlano di tutto, da serate tecno trance a manifestazioni antifasciste, ad iniziative contro il governo di filippo secondo in spagna, bigotto ed imperialista, bisogna suonare alla porta per entrare nel circoletto. La porta è rossa, un po’ sbiadita, quando entrano i carabinieri vengono invasi da un odore nauseabondo di mestruazioni di cane, a destra dell’ingresso c’é la cucina in cui predomina l’odore di molteplici fritti e non quello delle mestruazioni, le luci sono basse, e il mobilio nero rende ancora più tetro l’ambiente. In un angolo sono accatastati dei manifesti, il bancone é coperto da uno strato di polvere, dietro il bancone si ode un rutto, ma non si vede nessuno. Mario si è ubriacato ed è caduto a terra, vomitando. I muri del locale sono coperti da murales che raffigurano mostri di varia natura, e qualcuno pure Che Guevara, i banconi hanno vissuto molto, anche troppo, incisi dagli avventori, con molte incrostazioni di vomito. Non c’é tempo per pulire troppo, bisogna fare la rivoluzione proletaria, e poi pulire troppo sarebbe stata un’insopportabile concessione all’immagine. I carabinieri entrano con aria circospetta, sembra di essere in una città di morti, se non fosse stato per quel rutto. Il secondo ambiente che incontrano é quello di un’osteria abbastanza classica, con i tavoloni in legno e le panche, ma un particolare richiama l’attenzione di Ascione, una porta che conduce all’esterno, Ascione si è procurato una torcia abbastanza potente ed entra in giardino, c’é qualche panca anche lì, i bravi compagni non hanno mai freddo, neanche se ci fossero meno venti gradi sotto zero. Ci sono, appoggiati su una panca, dei vassoi contenenti delle tagliatelle che una cagna, quella che ha avuto le mestruazioni, sta leccando. Ascione guarda la scena inorridito, di giusé inizia a preparare un bel verbale anche con queste notizie, i nostri amici non hanno un bel avvenire davanti a loro. I compagni sono circondati dai carabinieri che li scortano all’interno del locale, quando sentono quella notizia si mettono a scalciare i carabinieri che li attorniano, no alla repressione, sì all’uso di uno spazio di  aggregazione sociale antagonista ribellista trippolista, uè, uè, che state a fa, grida Ascione, spara un colpo in aria. I bravi compagni continuano a gridare, vengono ammanettati e trascinati fuori per essere portati in caserma. Ragazzi, questo è un circolo privato, dice Ascione, cerchiamo l’elenco dei soci, Russo, di Giuseppe, cercate l’elenco, questi lo debbono tenere. Di Giuseppe nota l’entrata di quello che sembra un ripostiglio. Apre la porta e si trova di fronte ad una sorta di ufficio caratterizzato da un disordine incredibile, ci sono vari scaffali sui quali sono accatastati dei libri, faldoni, ritagli di giornale, vecchie riviste, volantini, manifesti, pieni di polvere. C’é anche una scrivania, disordinata e polverosa, con sopra un curioso oggetto elettronico, che sarebbe eccessivo chiamare computer. Inizia a spostare il materiale impilandolo sul pavimento, con attenzione, a un certo punto, quando sta perdendo le speranze di trovare il registro dei soci, vede il faldone e chiama Ascione, mariscià, mariscià, venitè, tenimm ‘o registro, venite. O ‘so proprio cuntent, grida con aria quasi gioiosa Ascione, si stupisce di sé stesso e si avvicina al collega. Forse sta ridiventando felice. Prendono tutto, registro, un po’ d’agende e del materiale di propaganda vario. Portano tutto Di Giuseppe e Russo, che avevano anche il compito di redigere il verbale di sequestro. Il maresciallo Ascione e i carabinieri hanno perlustrato minuziosamente il locale, riscontrando anche un bel po’ di incongruenze, chiamiamole così, anche a livello di igiene. Scrive due appunti su un bloc notes, mentre i colleghi aspettavano fuori. Risalgono sull’automobile e si avviano verso la caserma, in mezzo alla campagna, ma non lontano dalla città. La camera di sicurezza ha la serratura mezza rotta, hanno dovuto anche mettere dell’olio, ci ha pensato Russo. Hanno condotto quei bravi compagni nella camera di sicurezza, non è ancora arrivato l’avvocato.

 

 

Si presenta alla porta della caserma una ragazza dall’aria appariscente: un metro e ottanta, bionda con i capelli vaporosi sulle spalle, e un tacco 12 nero, con pantaloni neri, e un giubbotto di pelle nera, sono l’avvocata De Giacomo dello studio Lana, sono qui per gli imputati. Poco dopo arrivano anche il sostituto procuratore e il gip. L’interrogatorio è abbastanza interlocutorio e si conclude con la convalida del fermo. Vengono portati in carcere. Prima di andare a casa, Gerardo Ascione vuole vedere il biglietto da visita dell’avvocata e si accorge che l’avvocata De Giacomo lavora in uno studio potentissimo, comandato dall’avvocato Ruggero Lana, professore ordinario, avvocato, deputato, ex sessantottino straleninista, ora membro influente di contenzione e commiserazione. Per quale motivo hanno nominato quella persona. È stanco, ma decide di tornare in ufficio ad esaminare l’elenco dei soci: Lanato, Pischetta, Longo, Russo, Marchetti, Marchini, Scapece R., Rosalia Scapece, ma non sarà mica la ministra, quella che hanno appena nominato. Controlla la data di nascita e controlla su Wikipedia, corrispondeva il luogo di nascita, non può essere che lei. Bisogna fare approfondimenti su quella vicenda e decide di tornare immediatamente su quei luoghi con degli esperti della scientifica, oltre che con Russo e Di Giuseppe. Non si regge più in piedi, ma decide che sarebbe tornato in quella specie di circolo e a casa di quei bravi compagni, c’é qualcosa che non lo convince. I rilievi durano a lungo, al circoletto non succede nulla, hanno scoperchiato tutto, ribaltato tutto. Iniziano a visitare le case dei bravi compagni del circoletto, quando già la mattina irrompe prepotente e bisognava staccare dal servizio, manco pagano lo straordinario. L’ultima casa é quella di Marcolona Valdemara contessa di Hohenstaufen, lesbica, a volte anche concubina di Biasugone, che dovrebbe alloggiare lì. Devono usare le mascherine, perché l’odore é veramente insopportabile, sudore di piedi, di ascelle e di tutto ciò che fa schifo, escrementi di topo, escrementi umani, scritte sui muri, contro l’omologazione conformista del sapone rilanciamo i veri odori dell’uomo, perché sapere di selvatico è pensare globale e agire locale. In cucina c’è del cibo stantio, completamente andato in malora, distrutto, le patate lesse coperte da mosche morte e dai loro escrementi. Ascione apre i cassetti sotto gli elementi della cucina, e toglie tutto quello che c’é all’interno. Tocca le pareti interne di quel mobile, e una sembra cedere, la colpisce con un pugno, e nota che c’é un doppio fondo, colpisce ancora e si apre una specie di botola, si fà anche un po’ male, si cala nella botola. Gli altri sono rimasti fuori a vigilare e lui ha un po’ di paura, oltre che schifo. Infila le gambe e fà un po’ di fatica ad attraversare la botola, per via della pancia. In mano ha la torcia, sotto a quella casa c’é un altro locale. Ci sono delle cassettiere, tre e un armadio. Si mette ad aprire tutti i cassetti, disperatamente, ma non succede nulla, c’é solo sporcizia e fetore. L’armadio ha le ante voltate verso il muro. Gerardo prende il cellulare e telefona a Russo e Di Giuseppe, ho bisogno di voi, venite pe’ favore. Si calano nella botola solerti e coinvolti come non erano stati da molto tempo, chissà cosa sta succedendo dentro di loro. Il risultato è stato, per così dire, abbastanza importante, ci sono un cuore, delle cornee, e qualche altro organo in buono stato di conservazione,  nascosti nell’armadio che hanno girato con grande fatica. Chiama la scientifica.

 

 

Se proprio si deve giungere ad una soppressione, ad un annientamento di questa persona, che l’annientamento avvenga in modo cristiano, nel rispetto della sua umanità, dice la donna grassa dalle lacrime di sperma. Mi raccomando, mi raccomandino, ripete con tono accorato. L’uomo dalla testa pelata la guarda con aria gelida, gli sta venendo un ghigno, ma si trattiene. Deve essere professionale e senza sentimenti. Gli altri non parlano, si fidano dell’uomo senza capelli, l’uomo senza capelli ha molto carisma, é un vero professionista, anche delle armi. La donna grassa si sente più rassicurata e conclude, gesucristosialodato, sempresialodato. Ora che Ascione ha scoperto che Rosalia Scapece é iscritta al circoletto e lì hanno trovato degli organi umani, bisogna agire, non si può permettere che il lavoro di anni per costruire un’organizzazione possa essere distrutto da un maresciallo dei carabinieri invecchiato, con la pancia, che si avvia a diventare un’imitazione del sergente Garcia.

Le pagine di tutti i giornali del giorno successivo sono piene di titoloni che parlano dello scandalo sessuale del maresciallo Ascione, noto omosessuale e molestatore di uomini, ma anche di donne. Ascione é inguaiato, veramente inguaiato…

А volte la libertà ha l’odore, o forse il sapore acre di una maglietta sporca. Sì, il sapore, perché quando si sta appiccicati nella calca senza muoversi si può persino assaporare l’odore del sudore. A volte essere di sinistra significa non conoscere il sapone, simbolo dell’odiato capitalismo. È la prima volta che Brando esce per andare ad un concerto dopo quello che é successo quel giorno in cui quella ragazza si é impiccata.. A un certo punto si sente anche un po’ in colpa, vorrebbe quasi tornare a casa, ma, quando Brando si guarda attorno, capisce che non avrebbe potuto nemmeno soffiarsi il naso. Se i vigili del fuoco avessero controllato il rispetto delle leggi che regolano la capienza massima dei locali, quel circoletto antagonista antifascista antitutto sarebbe stato sicuramente chiuso e si sarebbero levate le proteste feroci dei compagni ecc. ecc. Ci sarebbero state manifestazioni e volantinaggi. Ma l’amministrazione democratica e progressista di quel comune finanzia a pioggia i luoghi antagonisti antifascisti ecc. Sono compagni leali, i compagni del circolo antifascista antagonista ecc. ecc. Quel circoletto antifascista antagonista occupa gli spazi di una vecchia fabbrica oramai caduta in disuso, abbandonata da tempo dalla proprietà per delocalizzare in qualche remota terra dell’est. Dapprima quel centro sociale era irregolare, clandestino, poi la trattativa ha fatto il resto. Ora ci sono i concerti di musica techno, vero esempio di socialismo del ventunesimo secolo. Ci sono i cancelli, dove, per anni, sono entrati gli operai, che peraltro, non esistono più, come dicono alcuni. Ci sono dei dj veramente ottimi, che producono ottime musiche, o rumore come qualche persona maligna potrebbe sostenere. Davanti ai cancelli di quel luogo con un sacco di nomi, si beve pessimo vino, si beve pessima birra. Anche Brando aveva amato la pessima birra, ma da un po’ di tempo non gli piaceva più. Uno sfigato puzzolente, ma non tanto, gli rovescia addosso il bicchiere di vino, quella sera ha una camicia pulita ed anche un po’ elegante, forse un po’ fuori luogo per un concerto di quel tipo.. Si fuma porra, tanta porra, guai se non si fuma la porra ai concerti antagonisti, comprata nella famosa piazza del centro città dai tunisi. Pensano di essere terzomondisti, facendo così. Avrebbe voluto chiedere di fare un tiro, ma non lo ha fatto. Forse sta diventando depresso o forse é depresso prima. Ehi ragazzi, ehi ragazzi, ehi, questa sera dobbiamo vivere il nostro antifascismo liberando uno spazio di democrazia e di libertà contro la repressione e per l’antagonismo sociale attraverso la pressione dura nei confronti delle altre persone per riaffermare la nostra identità. Forza, cucciatevi di santa ragione, forza, spingetevi. Il nostro spingometro registrerà la potenza delle vostre spinte e vi regaleremo l’ultimo cd di musica techno di cdb dj (caragnna d’un bagaj). A parlare così è un ragazzotto con i capelli lunghi, stranamente puliti, visto l’ambiente. Quando, poco dopo, viene aperto il cancello, improvvisamente, le spinte ripetute dei vari ragazzotti fanno sbattere violentemente contro il cancello una ragazzina, che si sgorbia il viso, che, in breve tempo, è coperto di sangue, ma é contenta, perché si sta divertendo. Brando ha già rischiato di cadere un paio di volte, e bestemmiava tanto. Entrano nel cortile di cemento. Nel cortile di cemento si sta più larghi, c’é una corrente di persone che si dirige, come se fosse un corpo unico, dentro la sala. Quando il concerto inizia il gruppo é in forma, bello carico, il cantante sembra solo un po’ ingrassato, ma é normale, vista l’età, non sempre si può essere in forma. Non canta da diversi anni. Brando entra e vede assai poco del palco, una ragazza si sente svenire. È bella, pulita e di sinistra: veramente fuori posto lì. Infatti è svenuta. Il corpaccione del pubblico ondeggia paurosamente per alcune volte, andando a sfiorare i macchinari della band. Guagliù, stateve accuorti, perché si rompono le attrezzature. Ma un pezzo di corpo si stacca, Buck, il pastore tedesco di un punkabbestia, ha mangiato peso. Evacua e quello è quasi l’atto finale di una tragedia, che é iniziata con un pestone che gli ha procurato sicuramente un ematoma, non ha bestemmiato e questo é strano. È continuata con una gomitata che gli ha procurato una lieve emorragia nasale, ora la sua camicia é diventata una tavolozza. Quando lo spintone colpisce brando, é il colpo di grazia. Cazzoooo, cazzo, cazzo, il corpaccione, che ha perso una delle sue membra, grida all’unisono, i fasci, i fasci, aiuto, aiuto, si salvi chi può. Tante zucche pelate, tante zucche pelate, come un bosco di alberi nudi. Il corpaccione all’interno della sala concerti é una foresta invece, che si sta smembrando molto velocemente come sotto ad un bombardamento al napalm. Anche Brando scappa, anche Brando corre perché la paura di fascistoni armati di tirapugni e manganelli fa passare tutto, non c’è più dolore. Corre verso l’angolo destro del grande cortile, dove ci sono blocchi di ferro che arrivano fino al limite del cancello. Brando si arrampica, riesce a scavalcare il cancello e scende dall’altra parte. I pantaloni sono sbragati, mentre le urla feroci del bosco di alberi nudi riempiono l’aria. All’armi! All’armi! All’armi siam fascisti, terror dei comunisti.

E noi del Fascio siamo i componenti

la causa sosterrem fino alla morte

e lotteremo sempre forte forte

finché terremo il nostro sangue in cuor.

che sarà sempre il nostro amor. Etc.

Due, tre, quattro cortili di cemento, cinque cortili di cemento, fabbriche dismesse, il deserto della periferia e un magazzino dei cinesi attraversano per pochi secondi la sua mente. Un’ombra verde militare entra per qualche secondo nella sua mente, ma tutto il sangue affluisce alle sue gambe e le scariche di adrenalina non gli fanno neanche comprendere quello che gli accade intorno. Quando arriva a casa, si deve pulire e medicare e quasi non ha il tempo per pensare a quello che sta succedendo nello spazio antagonista occupato. Forse sono riusciti a fuggire dai fasci, forse no. Si lava e rimane in mutande e canottiera. Quella sera andò a letto prima del solito. Qualcuno ha deciso che il circoletto doveva essere punito per l’inefficienza nell’organizzare tutto.

 

 

Il professore timido, qualche volta é più stanco, qualche volta pensa che non ce la farà mai. Ritorna al parcheggione, vicino all’ospedale, e si dirige verso la città. W il parcheggione e i suoi arrivi e partenze, i suoi transiti lenti, viva il sole. Per ogni dialogo con l’angelo, per ogni mezza parola, per ogni sillaba e per ogni sospiro. La città scorre davanti ai suoi occhi a destra e a sinistra, prima ancora che lui potesse rendersene conto arriva a casa e trova sul muretto davanti alla finestra della sua cucina una figura che conosce.

Почему? Era Lavinia, Ты меня увидешь и только почему?[10] Что я должен тебя сказать, я думал что ты в Риме, сейчас я вижу тебя здесь[11], rispose lui quando lei si era stupita del suo stupore, я хотел бы войти в дом[12], gli disse. Моя мамочка позволила мне, уехать из Рима. Мне хочется не только одна личность, мне хочется два или больше личностей, я хотел бы говорить по французкий, по англиский, по немецкий, потому что мне не хватает только один язык.[13] Entrando in casa si sente il rumore dei tacchi di una vicina argentina, la Carmelinda. Sono le due del pomeriggio di una giornata bella, ma non bellissima. Bottana, bottana, grandissima bottana, bottana, la terrona del primo piano grida contro l’argentina, una bellissima donna con la minchia che adora le scarpe con i tacchi e ci cammina sempre, bottana, non devi camminare con le scarpe con i tacchi, bottana, la terrona del primo piano, donna Santuzza é chiamata rapporto 1 a 1 come diceva Vito Cattozzo[14], un metro e quaranta per centoquaranta chili, con i baffi e un po’ di barba. È sicula dentro e amante di mille scansie, la soap opera più gettonata del periodo. Покушаем?[15] Mangiano in bianco, la dieta mediterranea. Quel giorno di primavera quasi si sta per tramutare in un quasi novembre da schifo, succede mentre stanno mangiando. Lavinia mangia poco e con scarso piacere, anche se il professore timido cucina in modo almeno accettabile. Je voudrais aller quelque part[16], si meraviglia molto il professore, si meraviglia tanto, perché non l’ha mai sentita parlare in francese, si meraviglia forse di più di quando parla italiano. Il professore timido pensa che lei non ami l’italiano, perché non ama la madre, un puttanone che crede di essere la perfetta donna di sinistra. Il professore timido pensa che lei voglia parlare russo, perché sa a fatica chi é suo padre, poi, dopo un secondo di quei pensieri pensa di essere un deficiente che fà delle oscure congetture da pseudo psicologo. Quando prendono il caffè, si ode in lontananza il rumore di un coltello che affonda nelle carni, il sangue della bella Carmelinda sgorga sul pavimento del primo piano, ma il professore timido e Lavinia non lo possono vedere. Non potrebbero fare niente, niente, perché il nuovo governo del partito unico dei buoni e degli stronzi ha depenalizzato il reato di omicidio per lite condominiale. La vecchia terrona si sarebbe potuta beccare al massimo una multa da 50 euro, che lei sarebbe stata pronta a versare subito, anche se si sarebbe certamente lamentata   della mancanza di un vero spirito liberale da ‘stu guvernu di fitusi e crasti che combina cose vastase. Io guadagno i soldi, che ci devo fare, guadagno i soldi e debbo pagare la multa, pecché chista bottana faciva casino con i tacchi. I due rimangono in silenzio, Lavinia trema leggermente. Non ha mai capito bene cosa sia il federalismo, anche se é stato tanto spiegato. Federalismo significa rinforzare le autonomie locali, per avvicinare il potere ai cittadini, quale potere è mai più vicino di quello dei condomini. Basta salire o scendere di qualche piano le scale o utilizzare l’ascensore, o, al massimo, andare nel palazzo di fianco. È così che un partito nordista ha ottenuto il rinforzo dei poteri del condominio, che può anche emettere una propria moneta. Sfortunatamente non ha ancora il potere di istituire la propria polizia, ma dei passi avanti in direzione della libertà sono stati fatti. È il naturale corso della politica, si sa, come dice qualcuno, che i tempi cambiano e bisogna adattarsi ai tempi, dalle regioni, alle province, alle comunità montane, ai comuni, ai quartieri e ai condomini, questo è il federalismo. Qualche condominio particolarmente ricco ha già dichiarato l’indipendenza.

Dopo i secondi di silenzio, il professore timido le chiede, Où veux-tu aller?[17], Мне нравится море, море, адрятическое море[18],  Je veux demontrer que Monsieur proust est un idiot.  Les lieux qui causent des souvenirs de l’enfance doivent être détruits, ma mère me portait à Cesenatico, quand j’étais toute petite, et j’entendais qu’elle était foutue par des grands hommes négres.[19]Il professore timido fà un cenno con il capo, senza rispondere, e si mette il cappotto, lei lo segue. Non si ricorda mai tutta la girandola dei fidanzati che ha avuto quella donna, ma non vuole fare troppe domande. Ha paura di disturbare. Salgono in macchina e partono, dopo poche centinaia di metri rimangono bloccati nel traffico, senza capire il perché. Non c’é un incidente, non é successo nulla di serio, ma restano fermi per quasi un’ora, intrappolati in un corpaccione improbabile di macchine. Il professore timido non accende la radio, ma non parla nemmeno, perché la presenza di Lavinia lo inquieta, e lo inquieta ancora di più il fatto che non gli abbia ancora spiegato il motivo della sua presenza e, nello stesso tempo, ha anche paura di sentirne il racconto. Infila l’autostrada che, nel tratto cittadino, scorre ancora a due corsie, e, lentamente, si dirige verso la meta. Gli sguardi di entrambi sembrano sereni, fissi in avanti. L’autostrada è monotona, monocorde, come certe litanie o certe spiegazioni di insegnanti ignoranti e saccenti, ma ben si adatta all’umore dei due. Tutti guardano fissi, senza parlare, su quell’autostrada. Sembra che il grigio del cielo abbia tolto la voce a tutti quei viaggiatori, anche a quelli che lampeggiano e superano il professore timido, perché va al massimo agli ottanta all’ora.  Un pannello elettronico, ad un certo punto, segnala l’alt, tutte le altre automobili dei muti veri o presunti sono ferme poco più avanti nei pressi di un assurdo ponte, progettato da un assurdo architetto ex di sinistra e convertito a contenzione e commiserazione. Dal ponte come per magia, viene fatto scendere un megaschermo a cristalli liquidi che si accende. È un grande passo avanti per l’umanità intera, un vero passo avanti che resterà nella storia,  il federalismo, tanto voluto da un certo partito nordista, ora parte del partito dei buoni e degli stronzi, ha vinto. La repubblica italiana, con la cui bandiera qualcuno voleva spazzarsi qualche parte del corpo, é finita da tempo e bisogna festeggiarne l’avversario. Ora c’è la confederazione padano-terronica, la parte nord é guidata da un governo forte ed è costituita da una federazione di liberi condomini, la parte sud è governata direttamente, sinceramente da cosa nostra, senza ipocrisie, visto che governava già. Al di sopra di tutto, a coordinare tutto, c’è il governo, con il suo presidente, governo, chiamato anche il grande consiglio della verità. Bisogna compilare delle verità e punire, anche con l’eliminazione fisica, chi non le rispetta. In nomine patri. Non parlano, il professore timido e Lavinia, e Cesenatico si presenta davanti a loro, con un segnale luminoso che trafigge la nebbia. I cancelli del grande campo di concentramento per turisti sono stati aperti, per colmare eventuali vuoti della stagione turistica, c’era qualche turista che si azzardava anche ad andare verso lidi più ospitali con temperature più miti di quelle italiane del mese di marzo-aprile. I reprobi vengono deportati, si chiamano respingimenti, verso riviera. Il paese sembra immerso nella nebbia, o forse la nebbia è dentro di loro. Attraversano ponente e le poche ombre che vedono sono l’unica consolazione, sta abbrunando, e non parlano, l’automobile passa nei pressi della stazione e attraversa un ponte, passa di fianco al vecchio teatro all’aperto e imbocca una strada dedicata all’omonimo di un premio Nobel, Lavinia richiama l’attenzione del professore timido, tu vois, c’est la maison, où la salope de ma mère était foutue.[20] Smette di parlare e una sola lacrima le scende sulle guance, ma una sola, non di più, la macchina continua il proprio viaggio, e la sagoma di una banca si staglia prepotente, davanti ai loro occhi. Il professore timido frena come se avesse visto chissà che cosa. Cosa c’era stato lì un tempo, cosa aveva provocato quella reazione in una persona così controllata. Una camera, tante camere e tante voci di bambini e adulti in coro, le diecine del rosario nella testa di quell’uomo.  Nel bosco c’è un ometto gentile e bel, nel bosco c’è un ometto gentile e bel, il prete che gestiva la colonia estiva san Patroclo veniva a controllare che ci lavassimo bene durante la doccia, ma preferiva controllare i maschi e, chissà perché aiutava sempre me ad insaponarmi, diceva che avrei dovuto imparare. Quando venivano assegnate le camere, non so perché capitavo sempre a letto con il prete. Mi diceva di non mettermi i pantaloncini del pigiama estivo, è troppo caldo, il tuo corpo deve respirare, ma io disobbedivo, ero piccolo. Dio lo vuole, il signore lo vuole, se non lo fai piange, piange forte. Nel bosco c’è un ometto gentile e bel, il prete ripeteva sempre la cantilena e la mormorava mentre mi abbassava i pantaloncini lentamente, mentre infilava la mano nelle mutandine. Chissà perché lo faceva sempre di notte, io avevo sonno, ma un po’ mi piaceva, anche se ero piccolo. Il professore timido pensava queste cose e per un attimo tremò. Anche quando le donne fanno la stessa cosa, da adulto, di mettergli la mano nelle mutande, trenta centimetri non si dimenticano, lui trema un po’. La colonia san Patroclo, si è perfino scordato che era là, in quel paese che sembra buio e cattivo nell’imbrunire di marzo. Forse é vero che al professore timido piaceva la manona di quel pretone che dolcemente gli afferrava il pacco ipertrofico, ma gli dispiaceva che qualcun altro prendesse l’iniziativa sul suo corpo, quasi lo traumatizzava. Non gli piaceva nemmeno quando le donne facevano la stessa cosa che faceva quel pretone, anche quando lo faceva Lavinia e aveva 13 anni scarsi. Povero professore timido, da bambino il pretone gli infilava la manina nelle mutandine con gli orsetti e da grande una finta bambina gli avrebbe fatto la stessa cosa. Ma la Lavinia che aveva 13 anni scarsi e che l’aveva fatto finire in galera per la seconda volta nella sua vita, era morta. Di fianco a lui c’era una donna con una mente e un cuore in tumulto, intimidita e addolorata perché quell’uomo, quel quasi diabolico e affascinante insegnante di uso delle armi l’aveva sedotta e ora non c’era più. Я хочу на пляж, только пляж[21], al professore timido sembra un’idea un po’ folle, fà freddo e c’è vento, ma non glielo dice e si dirige senza parlare verso la spiaggia, nella strada parallela alla grande strada principale, dedicata ad uno pseudo scrittore del novecento, un po’ trombone. Il vecchio e glorioso grand hotel compare tra le brume, messaggio di resistenza alla modernità prepotente, alcuni negozi sono aperti e altri stanno riaprendo, ma non sembrano ammantati dalla gioia un po’ volgare della stagione estiva, ci sono meno merci. È una città diversa, una città che ridiventa un paesino dopo l’estate, che smette di essere al centro dell’universo, da quando il Galileo autunno ne confuta gli assiomi tolemaici. Ci sono un pub, quasi old style, o che ci va vicino, a ricordare che il paese vive lo stesso e che non vive solo di quelle orde un po’ barbare dei tre mesi. I pub con i tavoloni di legno e le luci basse fanno inverno anche d’estate, anche se c’è l’aria condizionata. Il professore timido infila la prima laterale ed entra in una specie di città morta, fatta di negozi chiusi e di manifesti ingialliti, come dice quella canzone[22]… Alcuni stabilimenti balneari sono chiusi da staccionate, palizzate di vari colori, e dalle varie grandezze, che fanno contrasto con il nitore, e la pulizia della strada, perfettamente risistemata dal comune, dopo anni di paesaggi selvaggi. Qualcuno è già aperto, in preparazione della stagione. Qualcuno troppo pignolo potrebbe sostenere che è tutto fin troppo in ordine. Quando gli occhi di Lavinia si fermano su un pertugio, tra un bagno e l’altro, i suoi movimenti divengono, ad un tratto, veloci e decisi, dopo l’immobilità del viaggio e i movimenti lenti, fin troppo lenti, di quando é scesa dalla macchina. Ci saranno stati una decina di gradi, ma i vestiti rapidamente cadono sulla sabbia, e il corpo di Lavinia si svela come un pugno in faccia per il professore timido. Il professore timido l’aveva già vista da falsa bambina con i seni acerbi e la pelle bianca, le gambe già lunghe, sembrava un piccolo airone, tanto erano magre e lunghe. È bionda, ma nemmeno tanto. Si mette a correre verso l’acqua, forse è la parte russa dentro di lei che le fà sentire meno il freddo. Dopo essersi reso conto, l’estensore di queste note, di aver esaurito le banalità con questa sul grande popolo russo, promette di essere meno scontato. Il professore timido inizia a spogliarsi e, in qualche secondo, perde i vestiti e anche con un po’ di paura, si mette a correre dietro la ragazza. Si ricorda di un bel film che ha visto qualche anno prima.[23] L’acqua non é più fredda… Ti darò il mio corpo, e usciranno dal mio fragile involucro muscoli potenti, i miei pettorali sono un luogo per la tua anima. Le mie braccia sono una morsa che ti stringe a me, voglio mangiarti, voglio fagocitarti, non voglio che mi scappi più. L’acqua di questo mare sarà come una vasca da bagno, più nulla mi fa paura, più nulla, sarà il liquido amniotico dal quale nasceremo. Pensa, ma non parla, il professore, pensa, non avrebbe senso parlare. Voglio darti il bacio più lungo della mia vita, più lungo della mia vita, è la prima volta che la sente parlare in italiano al di fuori delle lezioni, e questo lo sorprende, lo sorprende ma non lo turba. Forse gli ha fatto bene ripensare a quello che gli é successo quando era in colonia, forse i traumi fortificano, sostiene qualcuno. Non si guardano in faccia, chiudono gli occhi, in mezzo all’acqua che diventa scura per la notte. La gioia, la vita che scorre violenta dentro e scatena gli umori del corpo, i nervi e i muscoli che si tendono, e una parte di te, o forse tutto te stesso, entra nella porta del cuore e della carne di Lavinia, forse ora é una vera donna. È impossibile calcolare quanto tempo trascorrono nell’acqua, è impossibile e anche insultante. Quando esiste l’amore, vero, quello vero, nulla si deve contare, nulla. Non avevano freddo, di solito non ha freddo e sonno chi è scampato ad un pericolo più grave, almeno a volte. Se sono scampato a quel pericolo, come, ad esempio ad un ricovero in ospedale per una crisi d’asma, vuol dire che anche poche ore di sonno basteranno, pensa un giorno un piccolo uomo. Il professore timido pensa perfino di andare a recuperare un paio di asciugamani che ha in macchina, e ha solo le mutande inzuppate addosso, se le é rimesse, non si sa mai chi potrebbe incontrare. Due persone corrono in lontananza con la felpa col cappuccio. Si avvolgono nell’asciugamano e rimangono seduti sulla sabbia quasi senza parlare, Ich liebe dich[24], lei lo sussurra, con discrezione, nell’orecchio al professore, che forse non é più timido e guarda la sua pelle, bianca di luna. Osserva il suo pelo pubico quasi albino, e le sfiora la punta del naso con il polpastrello.  Есть только один ресторан открыт не далеко, пойдем пешком[25],  si vestono e vanno verso il ristorante, che sta proprio di fronte al pub con i tavoloni di legno. È tutto bianco, fin troppo chiaro. Il padrone del ristorante é anche lo chef e il maître di sala, per questo il servizio é un po’ laborioso. Est-ce tu as vu l’einsegnant[26], le domanda il professore, forse non più timido, le terrible, chiaramente si riferisce a quello di uso delle armi, sparito da tempo. Я больше его не увидел с давно[27], risponde seccamente la ragazza, sembra che non voglia parlarne. È stata una vicenda traumatica, quella del suo rapporto con quell’uomo, così bello e ganzo, assomigliava quasi ad un protagonista del cosiddetto star-system. È affascinante e maledetto, pensano alcuni, soprattutto alcune. J’ai commencé a lire le Werther[28] et un roman de la literature bulgare, c’est-à-dire, Sous le joug. Je voudrais croire qu’on ne peut pas se tuer pour l’amour, comme soutient le médecin de Kandov. Tu connais ce roman? Je parle trop en français, il me semble d’être devenue une foutue occidentaliste.[29][30] La ragazza parla con evidente agitazione. Sembra che senta qualcosa di particolare dentro di sé. Medita ancora su Werther, e fà anche riferimento a Foscolo, all’Ortis[31], che si é suicidato pure lui, ma anche alle numerose imitazioni russe del celebre romanzo epistolare. Parla anche del problema del punto di vista in letteratura, soffermandosi anche su come viene raccontato il suicidio dai vari scrittori.

ITALIA MERDA, ITALIA ITALIA VAFFANCULO. LA VITA È TRADUZIONE LA VITA È TRADUZIONE, che strane scritte vede sui muri all’esterno il professore timido, che sembra un po’ alienato. Lo mette a disagio tutto quel bianco spoglio, disadorno, quel bianco volgare, pesante che caratterizza le pareti di quel ristorante. Si mangia bene. Non si accorgono che sta arrivando un’Audi nera, scendono un individuo basso vestito di nero, e un individuo alto vestito di nero, in pelle.  Si avviano verso il ristorante, ed entrano, uno é biondo alto con gli occhi azzurri, l’altro é piccolo e moro. Aprono la porta del ristorante, e si avviano veloci verso il tavolo al quale sono seduti i due. Tu sais, la vielle salope de ma mère est devenue ministre, tu ne peux pas comprendre, c’est quelque chose de vraiment horrible. Elle veut faire quelque chose que tu ne peux pas imaginer, une secte religieuse.[32]Что,[33] replica il professore timido. Buonasera, il più basso guarda i due, la signorina Lavinia, sì, sono io, fà la ragazza intimidita, siamo della scorta privata di sua madre, uno mostra un tesserino di P.S., per ragioni di sicurezza lei dovrebbe seguirci, è una disposizione di sicurezza, sua madre è al corrente. Cosa, replica Lavinia infastidita, se crede può telefonarle, aggiunge il lungo, mentre lei legge che il più piccolo si chiama Domenico Rannisi, telefona alla madre. Che cazzo è ‘sta storia, esordisce la ragazza, ciaoooo ciaao amore, come staaaai, che stai facendo di bello, ti stai divertendo, sì, fino a poco fa sì, fino a prima che tu mi chiamassi, la ragazza è sempre più contrariata. Tesoro, lo sai che ho partecipato al primo campeggio dei pacifisti italiani International peace future camp, bla bla bla bla, bla per ragioni di sicurezza ti chiedo bla bla bla, bla riceverai in regalo una bellissima automobile, la ragazza chiude la conversazione con un vaffanculo e si avvia con i due agenti.

 

 

È proprio bello qua, è proprio bello qua, pensa Gaetano Ascione, appena arrivato all’aeroporto di San José in Costarica, un alto dirigente del ministero lo ha caldamente pregato di andarsene dall’Italia, perché rischia grosso, veramente grosso. Non é proprio contentissimo di essersene andato, ma non ha altra scelta. Gli hanno consigliato di andare in Messico, ma lui ha contravvenuto agli ordini o ai consigli, dopo aver detto di sì, all’inizio.

All’aeroporto di Città del Messico, un taxista sta aspettando nella grande piazza, ma aspetta invano, é un uomo senza capelli, alto e robusto, con la pistola. Aspetta invano. Prende il telefono, non posso, dice.

TRADURRE È POTERE

Mio dio santo, mio diooo santo, io che volevo bene, iooo che volevo bene a questo povero uomo e desideravo per lui una soppressione cristiana, risponde una voce femminile, escono lacrime di una sostanza opalescente[34].

L’ex moglie di Gerardo, Rosaria, abita a Cuba, poco distante, Rosaria Lo Presti, che stai a ‘ffa mò, ci ha pensato solo per un attimo. Non ha avuto altre donne oltre a lei, forse perché nessun altro l’avrebbe sopportato. Prende un taxi, che si avvia verso un albergo, che gli é stato consigliato al punto informazioni dell’aeroporto.

 

 

Amerò la vodka, amerò la vodka, come se fosse l’amante perduta, da riconquistare, c’era quel tale che aveva scritto quello pseudo poema in prosa.[35] Sempre di più, la vodka russa costa poco, troppo poco, un euro, due euro, e continua a bere, la bella ragazza dalla pelle chiara, coraggio Lavinia, coraggio, bevi, bevi per scordare, come si dice. Sta in una bellissima camera che non ha mai visto e che odia, la madre ha comprato un bellissimo appartamento nella città eterna da quando è stata nominata ministra. Si é anche occupata di insabbiare quella notiziola degli organi, quelli trovati al circoletto che frequenta da anni. Lo stomaco sempre piatto della ragazza si sta gonfiando come un otre per la vodka e da quella boccuccia esce un rutto. Ora sarebbe stata controllata dalla scorta, ora la sua vita da donna libera é finita.

Mimmo Rannisi sta guardando l’e-mail e si introduce nell’e-mail di Rosalia, Mimmo si introduce senza bisogno di password. Controlla le prenotazioni aeree effettuate via internet dalla signora. La signora Scapece ama il Sud America, va spesso in Costa Rica. A pensarci bene, Mimmo si chiama così veramente? A pensarci bene è segno di forza o debolezza avere un nome? Che cosa è un nome, mario giovanni partito comunista partito socialista movimento sociale, il nome identifica, il nome delimita, essere senza nome vuol dire averne tanti, vuol dire potere averli tutti. Il potere della nominazione.

 

 

La cittadina di fianco alla grande striscia d’asfalto un tempo era stata l’ultimo avanposto del comune di b contro una grande città romagnola. Quel giorno il professore ha pensato che sarebbe stato il caso di svagarsi un po’.

 

 

Sembra che tutto sia sotto controllo per Mimmo Rannisi. Il cielo nell’altra stanza ha cambiato colore. Per Lavinia sembra che si sia fermato il tempo per poi riprendere, sembra che i suoi peluches si siano animati, come il cagnone san Bernardo. Sembra il fantastico mondo di Paul[36], ma che cazzo aveva bevuto. Basta pensare agli uomini, basta pensare ai più grandi, mi sono rotta, adesso mi fidanzo con una giovane bottiglia di vodka. Mi fidanzo con gli uomini più grandi, forse perché non so neanche chi è mio padre. Quella puttana hippie di mia madre si faceva fottere da tutti, da proprio tutti. Mi sento la testa girare, penso che cadrò sul pavimento. Cazzo, questa moquette non è proprio comoda, ma resterò qui anche perché non so cos’altro fare. Mi sembra che il mio petto, il mio cuore stiano esplodendo, oddio il vomito, oddio non riesco a respirare. Speriamo che quello stronzo di là non mi senta. Vorrei farmi una canna, se solo non avessi la scorta, vorrei calarmi una pasta. Il cellulare di Mimmo suona, vai, vattene immediatamente, hanno scoperto tutto e provvederanno a far fuori la ragazza se non la porti via. La grande cicciona vuole farla pagare alla ministra, vuol fargliela pagare.

 

 

Una ragazza di origine russa sta per entrare in coma etilico
Lucy in the sky with diamonds,
Lucy in the sky with diamonds,
Lucy in the sky with diamonds[37],
Ah… Ah… Mi sento scossa agitata agitata un po’ nervosa
acida come di
più non si può di più non si può come un acido.
Mi sento grande come una
città come una città una gigante
acido suono sento solo te sento solo te il resto che
cos’è
acida sempre acido per me acido per te acido cos’e’ …

Uuuuuuuuuuuuuuhhhhhoooooooooooooooooo
[38]

 

 

Coma etilico

Il coma etilico[39] è uno stato neurologico alterato causato da un’intossicazione di etanolo (circa il 3 per mille di etanolo nel sangue).

La quantità di etanolo che causa il coma etilico varia da persona a persona e dalla gradazione alcolica delle bevande ingerite. Il coma etilico è molto pericoloso perché può provocare l’arresto cardiocircolatorio o l’arresto respiratorio. Una persona in questa situazione deve essere subito soccorsa e portata in ospedale.

 

 

Gli uomini sono soliti infatti significare con i nomi non

solo le cose, ma, insieme, anche le loro passioni, come

l’amore, l’odio, l’ira, ecc.; onde accade che quello che

uno chiama democrazia, l’altro chiama anarchia; quello

che uno chiama aristocrazia, l’altro chiama oligarchia; e

chi è definito da uno come re, è detto dall’altro tiranno

[…] Perciò regno e tirannide non sono forme diverse di

Stato; bensì allo stesso monarca viene dato il nome di re

in segno di onore, di tiranno in segno di disprezzo.

  1. Hobbes, De cive[40], cap. VII, §§ 2-3

 

 

 

 

La notte stessa Lavinia è all’ospedale per coma etilico. Si risveglia malamente. È inutile dire che alla ragazza non fece per nulla piacere essere portata via di forza dall’ospedale, dove era appena arrivata, su un’automobile nera e lussuosa in un grande albergo lussuoso. Ha ben poca forza per potersi ribellare. Si é risvegliata dal coma etilico, ma ha continuato a vomitare nella macchina dei due uomini. I due uomini non sono contenti di avere la macchina sporca di vomito giallo, ma non possono dimostrarlo. Non sono pagati per mostrare i propri sentimenti. C’é una figura alta imponente e senza capelli che si sta allontanando dall’ospedale, ha un loden, nella tasca interna porta una pistola. Vuole punire Rosalia Scapece e la figlia facendo fuori la figlia, quella comunista della madre si é dimostrata incapace di eseguire i piani dell’organizzazione. Qualcuno, qualcuno molto pio, si sta occupando di far fuori la madre almeno dal punto di vista politico, é stato persino preparato un bel video in cui la madre si sta facendo frustare da un trans negro. Quella figura alta e imponente pensa, questi comunisti non sono molto diversi da come sono nel mio paese. Quando sta per salire su un automobile, si domanda come mai qualcuno ha previsto le sue mosse, così come è successo in Costa Rica. Un po’ gli dispiaceva dovere uccidere quella ragazza, in fin dei conti, le aveva voluto anche bene, solo che lei si spaventava un po’ troppo, quando lui si faceva frustare nudo sul pavimento.

 

 

Questa storia è una storia di grandi personalità e di piccoli uomini, ma forse sono più i piccoli uomini che fanno la storia. Biasugone è un uomo di cinquant’anni che vive all’estrema periferia della città. Una volta era dirigente d’azienda, ma quella vita gli stava stretta. Come poteva un figlio dei fiori, resistere in quella situazione, in giacca e cravatta ai meeting, alle convention, ecc. ecc. Aveva un bello stipendio, la macchina aziendale, ma un bel giorno va dal capo e si licenzia, il capo cerca di convincerlo a rimanere. L’azienda, che, per inciso, produce apparecchiature semaforiche, ha bisogno di lui, delle sue grandi capacità commerciali. Biasugone non ne vuol sapere ed è convinto che anche la sua famiglia la pensi allo stesso modo, che anche sua moglie e suo figlio di una ventina d’anni non abbiano problemi ad abbandonare un lussuoso appartamento in centro, fornito senza spesa dalla ditta, e, soprattutto, un tenore di vita agiato. Quando va a casa a dirlo la sua famiglia è un po’ perplessa, ma non si oppone. Marta, la moglie di Biasugone, ha avuto problemi di droga, eroina, lsd, ha fatto gli anni ’70, sta uscendo dalla droga, tutte quelle sicurezze che si era conquistata le hanno fatto credere di essere guarita. Quando si trasferiscono in un appartamentino di 50 metri quadrati in periferia Marta decide che avrebbe ricominciato a farsi le pere, é proprio brutto quell’appartamento. Biasugone invece é contento, perché non deve più stare in giacca e cravatta, va a ripescare dei maglioni che portava negli anni ’70, ricomincia a farsi le canne e a calarsi di LSD, quella sì che é libertà. Al culmine della felicità decise di compiere il giro del mondo assieme ad un suo amico, spendendo tutti i soldi della lauta liquidazione. Quando è partito,  è rimasto via per un anno, ha salutato frettolosamente i suoi. Al ritorno la moglie é una tossicodipendente all’ultimo stadio, e il figlio non ancora ventenne ha messo incinta un paio di ragazzine, non curandosi dei figli che ha fatto nascere, ma Biasugone è contento. Biasugone é diventato vegetariano, e non può più soffrire che si mangino le salsicce alle feste comuniste. Ha gli amici, una cooperativa di tutela della noce tritata, finanziata dall’unione europea, ma soprattutto il circoletto antimperialista ecc. ecc. Il circolo antimperialista è tutta la sua vita. Ha anche circa un milione di euro di debiti con delle persone vestite di nero con una macchina nera, ma quello é l’ultimo dei problemi. Un giorno, una di quelle persone, una figura imponente e senza capelli, lo é venuto a trovare, l’ha invitato a cena e hanno parlato del più e del meno. Biasugone é un po’ preoccupato, perché sa che il fine di quell’uomo dalla figura imponente non é quello di un’amabile conversazione. Biasugone si domanda se l’invito ha un nesso con il casino scoppiato con la compagna Scapece. Dopo la cena Biasugone lo ha invitato nel suo ufficio, dal quale sentono la musica di un gruppo antimperialista antagonista provenire da un circoletto antifascista ecc. famoso per i concerti anche di gruppi famosi. Abbiamo bisogno di lei, caro Biasugone, lei sa che ci serve concentrazione e un alto livello interiore. Noi siamo degli esteti, abbiamo il bello e per noi il bello, l’idea della pura razza ariana è il capello biondo. Quale è la purezza, il bambino. Lei dovrà gestire con molta gentilezza, ma anche con tanta professionalità dei bambini che affideremo alle sue cure. Non dovrà torcere loro un capello, dovrà fornire loro il cibo, dovrà solo stare attento che non escano da casa sua e poi questi bambini li riprenderemo noi. Se lei farà tutto quello che noi le diciamo, sappia che considereremo saldata una parte dei suoi debiti, in caso contrario non vorrei che le capitasse qualche avvenimento spiacevole. Mi dispiacerebbe molto, veramente molto. Avevamo un altro sistema, prima, non è stato efficace.  Biasugone non ha detto una parola, sa che avrebbe potuto chiedere anche altri soldi, e per questo era contento. Gli portano sempre una coppia di bambini biondi addormentati, li posa in una cameretta e chiude la porta a chiave, dopo averli guardati per un secondo, hanno i capelli lunghi, sia il bimbo che la bimba, avranno dieci anni.

Gerardo Ascione è tornato dall’America, è stato degradato, messo a fare i servizi per la strada in un altro quartiere, rispetto a quello della vecchia caserma. Gerardo Ascione si è tenuto un  pezzo del contenitore, dentro il quale sono stati trovati gli organi. C’è un indirizzo di spedizione, l’ex maresciallo fa fare delle ricerche, ma quell’indirizzo non esiste e non esiste nemmeno il numero di telefono. Ci vuole un po’ per fare delle ricerche. C’è un indirizzo, dove avrebbero dovuto essere inviati i prodotti. Gerardo Ascione prende l’automobile e va sul luogo. Sul luogo non c’è niente, nessuno sa nulla di quel magazzino. Dicono che non ci è mai andato nessuno lì. Il quartiere cinese è straniante. Ascione pensa che sia tutto un depistaggio, bisogna puntare al circoletto.

C’é un giro di bambini biondi che vengono rapiti da una scuola danarosa e consegnati ad una donna pia e grassa ed altri. Vengono fatti spogliare e rivestiti con una tunica bianca e si procede, da parte della donna pia grassa, ma anche degli altri, come si chiamano ancora non si sa, al rito della manipolazione dei genitali senza eiaculazione di sperma. Sicuramente avere portato via quei bambini alle famiglie borghesi e danarose, i loro figli adorati, ha fatto saltare il tappo, sarebbe andato tutto all’aria, ancor più della scoperta del centro, formato da poche persone, tra cui la grassona pia suor Pudibonda, che si propongono la costruzione di una repubblica basata sulla verità assoluta e su dio, eliminando anche fisicamente chi si oppone. La Confederazione Padano-Terronica deve essere sciolta, anche perché, al suo interno, ci sono quelli che molestano i bambini.

Alle volte basta avere voglia di trombare, alle volte un piano satanico può finire per una scopata, sì, proprio per quello. Rosalia Scapece, o la troia, come la chiama il professore timido, é una vera preda da sbattere. Il professore timido ha ritenuto di non andare all’ospedale. Il professore timido vuole scopare e far ubriacare Rosalia Scapece, perché tutto finisca come in una commedia all’italiana sexy degli anni ’70. La carne è debole e il potere del pisello è assai importante. C’é un piano, c’é un piano importante, che comprende ogni aspetto della vita, al professore timido manca un tassello per arrivare alla risoluzione del problema, solo un tassello per completare il mosaico. Vogliono controllare la democrazia, vogliono controllarla per arrivare al dominio autoritario, ma ora quella donna ha sbagliato. Non ha sbagliato perché é una quinta colonna, come pensa la suora cicciona, ha sbagliato perché é troppo presa dagli uomini. Il professore timido ha analizzato tutto, ha hackerato il computer della vecchia vacca senza problemi, alla fine di tutto il particolare più importante l’ha notato sul suv della vecchia vacca, perché i pneumatici erano macchiati di rosso. Perché erano macchiati di terra rossa?

Il tempo passa, il tempo passa senza che le persone se ne accorgano, inconsapevoli. La scuola del centro è bella e prestigiosa, non è stracciacula e sporcacciona come quella di provincia. I genitori un po’ fighi, un pochino solo, dei borghesi illuminati, vogliono iscrivere i figli a quella scuola. Quella mattina di maggio, la coppia Del Mastro ha fissato un appuntamento per vedere la futura scuola del figlio. Si sono appena trasferiti a b., lui era funzionario diplomatico, ha cambiato il proprio lavoro per stare vicino ai genitori di lei, abbastanza anziani. Lui é un quarantenne alto e muscoloso, con gli occhi azzurri e i capelli biondi. Lei é una mora dagli occhi azzurri, i capelli neri lisci fino alle spalle. Sono vestiti da borghesi, potrebbero essere avvocati o notai, magistrati o medici. Il bambino é biondo anche lui, dall’aria sveglia. Il bambino osserva tutto, avidamente, si mette ad osservare il campo da basket, quello da pallavolo, la piscina olimpionica, il campo da badminton e la pista da curling, di cui é dotata la scuola, come il campo in terra rossa di tennis. Il preside della scuola, un fratino dalla voce bassa, dall’apparente età di duecentocinquantanni, dice, ci scusi, il campo in terra rossa non funziona granché bene. La visita dura circa un’ora.

Il professore timido sta cercando di contattare la vecchiaccia troia per scopare, aspetta, aspetta, la contatto solo più tardi, quando dovrebbe essere sul posto, alla riunione della setta. La telecamera ha funzionato bene, manca niente per avere la certezza, manca un nulla. È confermato che la terra rossa che ha trovato sul gippone della vecchia troia, di Rosalia Scapece, é la stessa trovata nel campo da tennis di quella bellissima scuola del centro. Aspetta, aspetta, da quando é tornato nella casa in cui viveva, da quando é uscito di galera, é più contento di viverci, gli piace di più. Ha fatto dei lavoretti, l’ha riammodernata, ha proprio le mani d’oro quel professore timido. Ha perfino partecipato ad un reality show, perché lo hanno costretto quando era in galera, e lo ha vinto. Sembra quasi strano quel personaggio.

 

 

Quando skype gli suona compare sullo schermo il messaggio della chat, добрый день, товарищ, добрый день, керженский дух, игуменский окрик в декретак[41], il professore risponde, галка староверка ходит в чёрной ряске[42]. Hanno chattato in russo e il professore timido è stato molto soddisfatto, molto soddisfatto, anche perché Lavinia é al sicuro, in un paesino tedesco, che sembra quello di Heidi.

Va a casa di lei, ordina qualcosa da mangiare alla rosticceria e andò va nella cantinetta della vecchia troia per prendere un Barolo del 1985, lo apre e inizia a bere con gusto. Mette un cd di Leonard Cohen nel mega stereo, quel cd non deve essere certo di Rosalia, perché lei non ha dei gusti così raffinati, sarà stato di uno dei negroni che si fà abbastanza spesso. Il piatto di lasagne sembra più buono del solito. And we’re still making love
In My Secret Life[43]. Il megaschermo del salone sta muto. Don, don, don, sono le undici e mezza, bisogna chiamare la vaccona, per farla venire qui e scoparla. Amore, amore, come stai, hai visto che ti ho fatto una sorpresa, sono a casa. Sei contenta, vieni qua. L’apparecchio ha già individuato la posizione della vecchia troia. Quando arriva lui é di sotto ad accoglierla. Amore, sali che ti parcheggio io il tuo bel gippone. Sì, caro, mi vado a mettere comoda, sono pronta, sono pronta per una notte super, gli tasta il pacco. Rosalia adorava adorava Gianni Merolone, ti amerò, ti amerò prima che mi venga la diarrea, ti amerò perché il tuo cuore fa rima con il mio amore, fa rima con il mio amore. Ha il cd autografato, lo stanno ascoltando durante la cena. Lei comincia, lei sa tutto, lo sai che il calciatore Ics si è meesso con Esterina Quartodibue e sua sorella Lodovica Quartodibue adesso sta con Mariolino Nasodipane, l’attore e cantante neomelodico napoletano, che ha la madre che recita nella sop operas Il posto delle nespole, ecc. ecc. Conosce tutto del gossip, anche se fuori non ne può parlare, perché lei è un’intellettuale e parla di Fassbinder, Martone, Rohmer, Stupzerstofweren, Szeged, Tostob, Commercio equosolidale terzomondista, violinista marconista. Prima che intervenissero i corpi speciali il professore timido ha voluto scopare, scopare pesantemente con quella puledrona da materasso.

 

 

Stasera voglio bere perché quella stronza è morta, Biasugone sta seduto in casa propria in un angolo per terra, con in mano una bottiglia di vino rosso, o così pare che sia. Ho voglia di piangere, urlare, adesso voglio ridere, voglio ridere perché quella puttana diceva che voleva mettere il pepe al culo alla propria vita. Il pepe al culo, il pepe al culo, ma ve lo immaginate. Solo io, solo io posso mettere il pepe il culo, quella lì non può mettere il pepe al culo a niente, a niente, a niente. Le droghe non fanno male, le droghe fanno male solo agli stronzi, mia moglie è morta perché é una stronza, anche mio figlio é uno stronzo perché è morto. Voglio la rivoluzione, ma voglio anche il vino, voglio la gioia di potere mangiare dove il cane ha leccato, dove la gente, me compreso, ha vomitato, la cagna ha le mestruazioni e sto pensando di berle leccandole dalla vagina perché sono mestruazioni comuniste e antagoniste antifasciste antisessiste antireumatiste, anzi sai che faccio, la prossima volta le bevo. Musica, musica, musiiiiiica. Ma quando la musica é alta, i vicini si lamentano, perché é l’ora del silenzio, chiamano l’amministratore, la musica é poesia e non casino, la musica è poesia cazzo, porca madonna, ma é tardi, chiamiamo la polizia, prooonto, sono la signora Busdazzi, c’è un tale che fa casino, si chiama Biasugone. Una pattuglia pigra gira di notte, é giugno, ma c’è un freddo boia, sono giovani e terroni. Non ne hanno voglia. Non ci vanno. La signora Busdazzi chiama i carabinieri e a fare i servizi c’è Gerardo, Gerardo deve fare la notte da quando è stato degradato. Gerardo ci va, eccome se ci va. Ué, guagliò aprì subbbito, apri subbito, ma Biasugone non sente, è troppo ubriaco. La porta viene sfondata, ma Biasugone non sente, é troppo ubriaco, perché quella stronza di sua moglie ha deciso di morire, ma le pere non fanno male, perché hai deciso di morire brutta stronza, perché. I militari soccorrono Biasugone e vanno in cerca del malefico stereo che diffonde quella musicaccia techno che Gerardo tanto odia, a lui piace Giggi D’alessio. Gli piacciono i neomelodici napoletani. Sfondano una porta, due porte, tre, un bambino biondo dorme, mariscià, ci sta ‘na creatura ca duorme, ma chisto strunzo non tiene mica creature. In un’altra stanza ci sta ‘nu picciriddu biondo, Gerardo interviene, ma chiste song’ e creature scomparute. E’ creature cu e’ capille biondi, t’arricordi, ci stava su o’ggiornale, non m’arricordo mariscià. E chisto è o ‘secuestratore, è cchisto, è cchisto, ma Biasugone è un duro, Biasugone è un rivoluzionario, si risveglia dal suo torpore, grazie al carabiniere, e quando il carabiniere Di Giuseppe, servo della borghesia, si gira, afferra una bottiglia di vetro di birra comprata allo straharddiscount e gliela rompe sulla schiena, ma il carabiniere si rivolta di scatto e gli punta la pistola contro la narice. Che fai strunzo, e che ti credi di essere, sfaccim ‘e merda. Biasugone sente la morte vicina e piange, piange disperatamente, urla. Le urla di Biasugone fanno accorrere Ascione, che c’è, che c’è, chisto ‘strunzo m’ha spaccato una bottiglia di birra addosso. Ascione ha appena spento la musicaccia techno. Ascione gli punta la propria pistola alla narice. Parla strunzo, chi ti manda, parla chi sono i tuoi complici, dai. Sequestratore di creature, faccia di merda, no, non vi dirò niente, compagni dai campi e dalle officine, prendete la falce e portate il martello, scendete giù in piazza con carlo martello. Ammanettate ‘sto strunzo e portatelo in caserma, nel mio ufficio. Lo caricano nell’automobile dei sottoposti, mentre viaggiano verso la caserma, ad Ascione viene in mente un pensiero strano, dove aveva già visto quel Biasugone. Non gli riesce proprio di ricordare. Dove dove, che confusione sarà perché ti amo, e vola vola si sa, sempre più in alto si va, e vola vola vola perché. Adesso Ascione stava cambiando, ascoltava Raffaella Carrà, voleva dedicarsi anche al ballo, aveva saputo che, per rimorchiare delle belle signore, le balere erano un ottimo posto. Ascione é un bell’ometto, dai baffi neri neri sempre ben curati, così come i capelli. Chissà perché Rosaria Lo Presti l’ha lasciato per andare a vivere a Cuba con un altro, forse perché era un bigottone logorroico? Stava iniziando a prendere coscienza della natura della sua tristezza, da un po’ di tempo non era più quell’amante di una volta, quando la madonna e la canzone napoletana per luì erano l’alfa e l’omega.

Ma cazzo, cazzo, grida Ascione, facendo trasalire il suo commilitone in automobile con lui. Il commilitone si stupisce sempre di più perché Gerardo urla, Gerardo si incazza, non sembra più la persona di prima, quello delle canzoni napoletane di una volta. Gerardo sta cambiando.

Biasugone è del circoletto. Quello degli organi, quello della Scapece, quello della Scapece. Dobbiamo andare dalla Scapece, dalla Scapece. Entrano nella caserma con Biasugone circondato dai militari, ammanettato dietro la schiena, i segni di uno schiaffone sul volto. Portatelo nel mio ufficio, disse Ascione, non è mai stato nominato il maresciallo e lui ne esercita le funzioni. Fanno sedere Biasugone, gli stanno attorno i componenti dell’arma in piedi, con l’aria truce. Lo sai, caro, che se vogliamo, da qui non esci vivo, e non ti verrà a cercare nessuno, tanto sei un figlio di puttana sbandato, sappiamo tutto di te, sai, bastardo, parte Ascione. Non dirò un cazzo, vigliacchi, idioti, servi del padrone, grida Biasugone. Di Giuseppe gli molla uno schiaffo sull’altra guancia, Biasugone ondeggia un secondo. Non dirò un cazzo. E come, non dici un cazzo, e come fai, lo sai che non vedrai più tuo figlio, lo sai, lo sai che lo roviniamo tuo figlio, se non parli, lo sai che lo roviniamo. Non me ne frega niente, e giù un altro sganassone. Tu saresti un comunista, gli dice Gerardo, ora parla solo lui, gli altri menano solo, e collabori con quegli sfacimma facce e’merda, lo sai, eh? Pezz’e merda. Chilli song’ fasciste. Biasugone, che ha ricevuto uno sganassone supplementare nel frattempo, non lo sai che anche il fascismo contiene uno spunto rivoluzionario, non hai mai letto il filosofo compagno underground technosound ultracore susann dei marinai, non l’hai mai letto ignorante borghese. Sappiamo che tuo figlio fa certe cose con i bambini, lo sappiamo eh, che gli piacciono tanto tanto i bambini. Parla, il viso di Biasugone sbianca, parlo, solo se risparmiate mio figlio. È un ragazzo tanto innocente, è un bravo ragazzo, i bambini li accarezza appena sul pisellino, come facevo io con lui. Sta tranquillo, sta tranquillo, non gli facciamo niente, questo rimarrà solo un piccolo segreto. Io sono un uomo d’onore, sono un uomo d’onore, se parli, ti diamo cinquanta mila euro e una bella casa in affitto, altrimenti sei rovinato. Al processo avrai sconti di pena e non farai che pochi giorni di carcere, perché sarai incluso tra i collaboranti. Sarai protetto da una scorta e trasferito in una località segreta. Altrimenti ti roviniamo, eh eh eh. Tieni tanti di quei reati. Parlerò, parlerò, parlerò, a Biasugone quasi viene da piangere. La sua voce é rotta. Io custodisco quei bambini, perché mi vengono portati da un uomo con la testa calva, alto e distinto. Sai il nome, lo interrompe Gerardo. No, no, ve lo giuro. Ti telefona questo pelato, ribatte il maresciallo. Forse una volta, qualche secondo. Dove lo tieni il cellulare. Di Giuseppe gli infila una mano nella tasca, ritrae la mano con ribrezzo, per il sudiciume che c’é all’interno. Porge il cellulare ad Ascione, che telefona ad un suo amico, perito per la polizia. Arriva un ragazzo-uomo biondo, dai lineamenti slavi. Si sono conosciuti da poco Gerardo e lui, ma sono diventati subito amici. Quel ragazzo non dorme mai, avrà avuto all’incirca quarant’anni. Si muove verso il laboratorio in motorino, gli ha promesso risultati in tempi rapidissimi, Ascione dovrà cacciare i soldi di persona, visto che non si tratta di una perizia ortodossa.

Biasugone viene chiuso in camera di sicurezza, mentre un gruppo di carabinieri si prepara per andare ad arrestare il figlio di Biasugone, visto che il gip ha emesso un ordinanza di custodia cautelare.

Poco dopo Ascione torna da Biasugone, allora continuiamo, hai visto qualcun altro dell’organizzazione in questi giorni, no, sei sicuro, guarda che se mi menti mi incazzo, no non ho visto nessuno, ha qualcosa di strano quel personaggio, che automobile ha. Io non ho mai parlato di un’organizzazione, replica sorpreso Biasugone. Una Bmw nera, la targa te l’arricordi, no. E la Scapece, che rapporti tieni con la Scapece, la Scapece mi ha detto che aveva un piano per farci guadagnare un sacco di pilla, a me e ai compagni del circolo antimperialista antagonista ecc.  e come, esiste un modo per guadagnare tanti soldi, ma sei sicuro, gli dice Ascione. Tu sai qualcosa degli organi, io, no, nulla sapevo. Ed é Ascione a mollargli uno sberlone. Tu sai, sai, sì che so, so, che ci sono questi organi, ma da chi vengano non si sa. Mariscià, ci sta l’esperto al telefono. Arrivo, arrivo, corre Ascione, da te torno dopo. Nel telefonino di Biasugone c’è una chiamata da una scheda giapponese, proveniente da una cella di b. A chi é intestata la scheda bolognese, la scheda bolognese è intestata ad un pregiudicato, Romolo Galli, scomparso da diversi anni, ma di cui non è stata dichiarata la morte presunta. Da che cella è partita, da una cella del centro. In centro ci sta la scuola prestigiosa, dalla quale sono state rapite le creature. Chi si occupa di Giappone in centro, pensa a voce alta Ascione, dopo avere salutato il suo amico esperto. Il suo amico esperto telefona al professore timido, parlano in russo. Di Giuseppe si mette ad effettuare ricerche, uno dei palazzi vicini alla scuola dei bambini biondi é Palazzo Belliazzi, sede della associazione per la riscoperta culturale della città di Shimonoseki, che si riunisce spesso per curiosi convegni sul paese del sol levante e in particolare Marc Landers. Durante l’ultima guerra, in quel palazzo del centro storico, nei sotterranei, é stato scavato un passaggio segreto che conduce verso la scuola dei bambini biondi. Ah, ecco tutto, la scuola dei bambini biondi. È stato utilizzato quel passaggio segreto, che serviva al gerarcone padrone di casa per scappare, per andare a prendere i bambini, ritenuti misteriosamente scomparsi durante le lezioni. C’è chi ha azzardato che avessero scassinato il cancello durante l’intervallo. Il quadro si sta componendo.

Da dove vengono quegli organi, questa é un’altra domanda. L’anello di congiunzione é rappresentato dalla Scapece, che ora sta in una camera di sicurezza della polizia, dopo che i corpi speciali sono andati a prenderla. È accusata anche di aver organizzato un traffico di bambini provenienti dall’Africa, per allevarli secondo le tradizioni ecologiste e vegetariane e dell’hard discount, e per riempirli di ormoni per farli diventare superdotati, oltre che del traffico d’organi. Associazione a delinquere finalizzata al traffico di materiale pedopornografico, sequestro di persona, stupri plurimi. C’é la questione degli organi, la violazione della legge Anselmi, ecc.

La vecchia troia é finalmente rovinata e il professore timido può dedicarsi alla bella Lavinia, bisogna solo raggiungerla. I bambini sequestrati vengono alloggiati anche in un agriturismo sulle colline, di proprietà di un tal Galli, pregiudicato, utilizzato in passato da contenzione e commiserazione. Il professore timido ha impiegato un po’ a capire, che Galli ha cambiato sesso ed é  diventato Suor Sdentata. L’ha operata tal dott. Schmitz, un chirurgone dalla testa pelata, proprietario di cliniche private, dove si praticano aborti a peso d’oro, le cliniche sono in Svizzera,  il professor Schmitz é ferventemente contro l’aborto, nell’ospedale pubblico in cui lavora in Italia è obiettore di coscienza, come tutti i suoi colleghi delle cliniche degli aborti, che lavorano in Italia. Il professor Schmitz é un grande appassionato d’armi. Adesso bisogna avvertire i carabinieri, perché devono completare l’opera. Quando il professore timido ha saputo dai giornali che Ascione si é messo anche a menare un po’ perché adora Miami Vice, che trasmettono su una rete satellitare, gli é stato simpatico, anche se a lui non piace picchiare. Ma stavolta arriva tardi, stavolta. I carabinieri hanno arrestato un politico facoltoso campano, colluso con la camorra, per fare affari al nord. Ha fatto i nomi dei propri complici in gran segreto, che i carabinieri hanno deciso di infiltrare nell’organizzazione. Ai media é stato detto che é innocente, c’é stato un increscioso errore dovuto al clima giacobino imperante. L’attesa é snervante, l’attesa é snervante, non se ne può più… Nel sotterraneo si aspetta e in un furgone si ascolta, si ascolta, si ascolta. Quella é la notte di plenilunio, la notte in cui viene compiuto il rito della manipolazione dei genitali senza eiaculazione di sperma. È quella la notte. Di Giuseppe é vestito come un barbone, sta nascosto in un furgone del catering. La conferenza é sui gemelli Derrick e sulla Muppet, la squadra nella quale ha giocato Marc Landers. Parla l’anziano prete, ogni tanto parla pure in latino. La conferenza dura un paio d’ore, la gran parte degli ospiti esce accompagnata dall’uomo alto alto senza capelli, che però resta nel palazzo. Quando tutti se ne sono andati i pochi rimanenti indossano i cappucci neri e i grembiuli, e le luci si abbassano nella grande sala. Vengono tolti due quadri e compare l’immagine del compasso e dell’occhio. Nel nome di Marc Landers, dichiaro aperta questa seduta. Abbiamo tanti soldi tanti tanti e il nostro potere sta diventando sempre più grande, la Scapece sarà eliminata molto presto vedrete, ma anche le zecche comuniste, con le quali lavora. È strano che il prete, che una volta parlava in latino, citando le canzoni e Holly e Benji ora parli in quel modo così crudo. Forse anche lui ha due facce. La gran parte dei nostri associati sono nel parlamento, nel governo e nei posti di responsabilità. Facciamo tanto credere che ci interessi la religione, ci chiamiamo contenzione e commiserazione, ma, in realtà, ci interessano i soldi e il potere, prima di tutto i soldi, abbiamo comprato la maggior parte dei membri del parlamento e dei burocrati. E se ci rompono il cazzo facciamo un colpo di stato e le mettiamo al muro quelle zecche comuniste. Basta ipocrisie, io sono ateo, ateo, la religione mi fa ridere, basta, basta, pooooooooorco dio, basta, la grande suora che piange lacrime di sperma sta piangendo anche in quel momento, ma sommessamente, non vuole che gli altri se ne accorgano, non potrebbero certo vederla, ha il cappuccio nero… Possiamo incominciare il rito, possiamo, chiede la suora alta e grassa, da sotto al grembiule, le si vede l’abito da religiosa. Agli altri, all’altra suora, al prete, quel rito piace molto, ma all’inizio la consideravano un po’ fissata, li ha convinti, non capiscono perché lei creda veramente a quelle robe. L’uomo alto alto senza capelli va a prendere i bambini, che stanno nel sotterraneo, e vede un barbone in un angolo. Non fà neanche in tempo a gridargli, ma cosa fai, che il barbone, Di Giuseppe, gli lancia un fumogeno in faccia. Non ci vede più, inizia a tossire e ad urlare. Il barbone o Di Giuseppe lo prende per il collo e alle sue spalle sopraggiunge un gruppo di carabinieri. Che cosaaaa c’è, che cosa c’èèè? La suora urla come una pazza, mentre, assieme agli altri, si alza dalla sala riunioni, dove si sta per compiere il rito. Incominciano ad andare tutti verso il sotterraneo, la suora tira fuori da sotto la sottana l’amato Uzi. Piange sperma come al solito. L’unico che rimane impassibile é il prete, che é appassionato di Marc Landers più degli altri. Alcuni guardiani li accompagnano, dovrebbero essere al lavoro in commissariato, ma questo è un altro discorso. I carabinieri che agiscono sono abili in tutto, arti marziali, ecc., sembrano russi dall’aspetto, e li beccano tutti, dando loro anche un sacco di legnate. Quanto é cambiato Ascione. Gerardo é arrivato, nel frattempo, assieme al sostituto procuratore che si occupa dell’inchiesta. È molto orgoglioso di capeggiare un corteo di macchine, come nelle fiction tipo Piovra[44]. Si sente un po’ tipo Raul Bove, che gli piace tanto. Quando Biasugone vede il figlio portato in galera, si suicida ingoiando una capsula di stricnina, grida vigliacchi, fenomeni, ladri, idioti, w il comunismo e il vino dell’hard discount, prima di morire. Manca solo il prete, manca solo l’orrido prete, che una volta parlava sempre in latino, solo lui. È scappato correndo anche se ha più di 90 anni, più di 90 anni. È uscito dal palazzo andando verso un garage, è salito su una macchina di grossa cilindrata e si è avviato a tutto gas, inseguito dalle auto dei carabinieri. Le auto dei carabinieri sono veloci quasi quanto quella del prete, prima di venire inghiottita dal fossato di un cantiere, dove si stanno scavando le fondamenta, l’automobile nera prende fuoco. Il prete era il capo di tutto, era l’unico che teneva i contatti diretti con tutti i ministri e i parlamentari contattati dalla setta. Arrivano i mezzi di soccorso, il magistrato e Ascione vengono calati con un’imbragatura, dopo che i vigili del fuoco hanno spento l’incendio. Il corpo é parzialmente bruciato, il prete non respira più, gli prendono i documenti, era don Anselmo Paperini, già finito in disgrazia per lo scandalo del liceo ics, a B., traffico di droga e robaccia varia, omicidio di studenti e personale scolastico. Aveva promesso ai giudici, al momento del processo, che si sarebbe ritirato certamente dalla politica. La cosa strana é che gli hanno trovato un volantino di contenzione e commiserazione e il verbale di una riunione di una parrocchia periferica. È il verbale di una riunione di contenzione e commiserazione, di cui il prete era coordinatore. Si parla di difesa della vita fin dal concepimento, di come i gay fossero dei poveri malati da commiserare, ecc. E della teoria del giocattolo, quella famosa, di cui parla suor Pudibonda. “La nostra natura che ci spinge
a desiderare cose grandi è il malleolo e non l’ileopsoas” che belle frasi, che significano, si chiede Ascione. Il professore timido sa tutto, sa anche che contenzione e commiserazione non é ancora sconfitta, perché contenzione e commiserazione é viscida, sgusciante come un serpente, perché contenzione e commiserazione si presenta come un’organizzazione inoffensiva, come un’organizzazione ricreativa, per questi poveri fanciulli. Forse quell’organizzazione avrebbe subito un colpo, si sarebbe ripresa?

 

 

 

Quando il professore esce dalla grande casa del centro città non dà neanche le mandate, tanto, mica é casa sua, era la casa di quel vecchio troione. È stata messa sotto sequestro dalla polizia. Prende una borsa piccola con una camicia a maniche corte ed un paio di mutande, un paio di calzini. Esce tranquillamente, fà fatica a rendersi conto di quello che é appena successo. Ha appena inguaiato quel vecchio puttanone della Scapece, una compagna imbolsita, e ora si appresta ad andare a prendere la figlia, che é stata portata al sicuro, abbastanza distante da B. È giunto il momento di riprendersi ciò che ha perso. I ricordi si affollano nella sua testa, i ricordi di un anno vissuto fin troppo intensamente. Ha preso un’automobile della vecchia troiaccia, sì proprio una della troia, che si é fatto intestare, una station wagon blu. È il giorno perfetto, c’é anche il clima perfetto. Chi dice che la natura è indifferente ai dolori e alle preoccupazioni degli uomini, non conosce né gli uomini né la natura. Un dispiacere, per passeggero che sia, un’emicrania, anche se di quelle sopportabili, scombussolano immediatamente il corso degli astri, turbano la regolarità delle maree, ritardano la nascita della luna, e, soprattutto, scombinano le correnti d’aria, il saliscendi delle nuvole, basta che manchi un solo centesimo agli scudi accumulati per pagare la cambiale in scadenza che subito si alzano i venti, il cielo si apre in cataratte, è la natura tutta che sta commiserando l’afflitto debitore. Diranno gli scettici, quelli che fanno professione di dubbio su tutto, anche senza prove contro o a favore, che la proposizione è indimostrabile, che una rondine, passando smarrita, non ha fatto primavera, ha sbagliato stagione, e non si accorgono che in altro modo non si potrebbe capire questo maltempo che da dura da mesi, o anni, che prima noi qui non c’eravamo, i temporali, i diluvi, le alluvioni, ormai si è parlato a sufficienza della gente di questa nazione per riconoscere nelle sue pene la spiegazione dell’irregolarità delle meteore, ricordiamo soltanto agli smemorati la rabbia di quegli alentejani, il vaiolo a Lebuçao e Fatela, il tifo a Valbom, e, per non parlare solo di malattie, le duecento persone che vivono nei tre piani di un palazzo di Miragaia, che è a Porto, senza luce per illuminarsi, dormendo chissà come, svegliandosi fra le grida, le donne in fila per vuotare le bacinelle, il resto lo si mette insieme con l’immaginazione, a qualcosa dovrà pur servirvi.[45]

Ha deciso che avrebbe preso l’autostrada, l’A1 fino a Milano, la strada di solito è trafficata fino a Modena sud, ma questa volta va meglio. L’aria condizionata è a palla, il professore timido è un maniaco del climatizzatore, come degli occhiali neri, che porta quasi tutto l’anno. Pensa alla paura, e pensa alla paura che perfino quelli di contenzione e commiserazione hanno. I cicini hanno paura che i bambini, i ragazzi, smettano di credere alle loro idee. È quasi natale, bisogna fare lezione sulle tradizioni di quella che è la festa del sole invincibile nei vari paesi. Non significa nulla il fatto che dio non sia nato il 25 dicembre, diceva sempre una saggia maestra cattolica. Il professore timido non avrebbe mai voluto affrontare il tema del natale di fronti ai ragazzini della prima media, perché avrebbe dovuto mostrare le proprie idee non precisamente religiose, per usare un eufemismo. Nella classe prima c’é una bambina svedese, Annika, uguale al personaggio di Pippi Calzelunghe[46]. Erano tutti belli, buoni, bravi, Assunta Precaria era un po’ cicciottella, c’é Riccardo, un bel ragazzino dalle guance piene, Sara, una ragazzina timida con la frangia, Ersilia, una bimba piccola e magra che dimostrava meno degli anni che aveva, Elena, una ragazzina allegra e sorridente. Il professore timido ha dimenticato inconsciamente e involontariamente di insegnare a quei bambini come si diceva buon natale nella lingua che insegna loro, il tedesco. A qualche altra classe insegna perfino il russo. Dio è il silenzio dell’universo, e l’essere umano il grido che dà un senso a tale silenzio[47]. Aveva raccontato di come era il Natale, in Germania, in Russia, in Svezia, in Austria, un po’ in tutto il nord Europa, santa Klaus, san Nicola ecc. ecc. Aveva raccontato di come il  natale fosse legato a quelle che erano le tradizioni pagane e di come il natale fosse stato stabilito per convenzione il 25 dicembre. I bambini ascoltavano con grande attenzione, ascoltavano sempre con grande attenzione. Il professore timido aveva semplicemente raccontato la verità, ma la verità cozza con le fole che ti vogliono raccontare. Passano alcuni giorni e c’è la messa di natale. La messa di natale serve per guardare gli altri e spettegolare mentre si prega dio e la madonna. Il prete era un uomo dall’aria falsa, il 25 dicembre è il compleanno di Gesù, che è nato il 25 dicembre dell’anno zero. Lo sanno tutti che non è vero che è nato nell’anno zero, l’ha detto in classe anche il professore timido. Dionigi il Piccolo[48] si era sbagliato, ma questo non aveva gettato nello sconforto i cristiani. Quel prete, nell’anno duemila e qualcosa, stava raccontando una falsità, a ragazzini, ragazzi e quasi adulti, assiepati per volontà della preside nella chiesa scandalosamente calda, alla faccia del risparmio energetico. Per quale motivo quel prete farlocco aveva sentito la necessità di mentire, anche su un dettaglio simile. A che cosa porta la paura, a cosa porta l’irrazionalità, porta alla menzogna compulsiva, da persone disperate. Sembrava quasi che nemmeno loro credessero alle boiate che raccontavano. È vero che la religione stessa è una falsità, ma ci sono modi migliori e più efficaci per venderla. Pensò alle facce disorientate di quei ragazzini e pensò che quella scuola disorientava tutti, anche gli adulti, perché i cristiani potevano notare la falsità della loro morale o pseudotale e gli atei comunisti antireligiosi mangiapreti come il professore timido potevano constatare che, per quanto ne potessero pensare male di quelle scuole, non erano vicini alla verità. Avrebbe rivisto quei ragazzi in una scuola diventata pubblica, di tutti e non solo di stato. Ha imparato da tutti, anche dai peggiori insegnanti, come il giovane bidone, la collega di scienze, che tanto aveva pianto per nonna Isolina. Bisogna ripulire il mondo dalla religione, bisogna. Il giovane bidone é in cura per la depressione, é troppo triste per Nonna Isolina, perché é stata seppellita. Ha imparato da Assunta Precaria, la ragazzina che ha portato in braccio per le scale, ha imparato da Oronzo Pestalalfalto, gli é dispiaciuto molto che sia morto in quel modo, facendosi saltare in aria. Ha imparato da don Platone, con la voce sottile e l’aria mite, e gli occhialini, ma soprattutto ha imparato a portare a compimento qualcosa nella propria vita, anche se ha stroncato la vita di una persona, sia pure una delinquente. Non deve ricominciare, come ha fatto troppo spesso nella propria vita, ma deve continuare, continuare, non deve ritornare daccapo. Ha sete, gli scappa e vuole cambiare cd, si ferma all’autogrill. All’autogrill il caffè è pessimo, i panini pure e la birra idem, ma fa lo stesso, oggi tutto è più buono. Quell’uomo é quasi adulto. Gli manca qualcosa, avrebbe voluto modificare la realtà attraverso la politica e non c’é riuscito o non ha avuto fiducia in sé stesso e negli altri. Forse non é il tempo…Le grandi industrie sono delle icone, come quella della pasta, la pasta famosa, siamo a metà strada sulla strada per Milano, qual è la differenza, Piacenza è già Lombardia, qui la Sega si prende anche i voti degli operai. Anche a scuola ci sono dei ragazzi che sono convinti di essere seghisti. Al professore timido la Sega ha sempre fatto schifo, ritiene che a quei ragazzi manchi un punto di riferimento. Come fai ad essere seghista, di destra, fascistoide e ad apprezzare Vasco? Eppure ce ne sono, c’é quella biondina simpatica, e quella ricciolona, e Grossi, il ragazzone grande e grosso. Si pongono delle domande, domande confuse, ma se le pongono. Non sono dei molluschi, anche se danno delle risposte sbagliate. È contento, sereno, pensa che non abbia più bisogno di un padre, non le interessa più, perché lui é diventato un adulto che sa badare a sé stesso. Le era mai interessato al cento per cento? Passa la frontiera, corri professore, o forse Sandro Terzi ha riacquistato un nome? Passa la tangenziale, paga il pedaggio e rimani bloccato nel traffico, ma non fa nulla, non fa nulla. Ora la calunnia é come se non esistesse più, frantumata, assieme a quella scuola orrida, che sarebbe diventata la scuola Venticinque Aprile. Racconta, racconta, di letteratura, racconti la letteratura perché vuoi raccontare te stesso, questa è la verità, professore. Racconta della tua passione per i musical a Lavinia nel parcheggio, racconta di quando guardavi Cantando sotto la pioggia e il prete ti ha scoperto e ti ha detto che é un film altamente peccaminoso, perché i protagonisti si baciano. Sandrino ha dovuto farsi baciare il pistolino dal prete, o il pistolone, viste le dimensioni. Hai raccontato a Lavinia, nel parcheggio vicino al fiume, che ti piace di più Cantando sotto la pioggia[49] di Un americano a Parigi[50], anche se la scena finale di Un Americano a Parigi[51] è bella e affascinante. Il fiume, il fiume è spesso il confine, il limes tra due territori, proprio come quello che sta superando con la Svizzera. Qualcosa da dichiarare, dogumenti, fà il frontaliere, con il tipico accento comasco. Niente, niente, non pago la vignette, costa quaranta euro. Gli piacciono i confini, anche se vorrebbe abolirli.   Gli piace anche il fatto che pure Lavinia stia sul confine tra due culture, che abbia l’accento della Romagna e quello russo. Ha sempre voluto vivere da sola, in campagna, ma anche lontano dal paese. Apre la porta, apre la porta della casa, dove Lavinia sta dormendo e si mette ad osservarla, é più magra, sembra più piccola. Ora é finita. Si sdraia sul letto matrimoniale, non ho sonno anche se ho guidato tutta la notte, pensa, e si mette a ronfare anche se é già mattina, e gli darebbe fastidio la luce che entra. In quel paese non ci sono tapparelle. Quando si svegliano é già pomeriggio, saranno le tre. Parlano italiano per la prima volta, da quando é iniziata la fase due. Vanno a comprarsi qualcosa. Il professore timido ha deciso di rimanere lì alcuni giorni. Quando racconta a Lavinia della fine che aveva fatto sua madre, lei non fà una piega, non un solo muscolo le si muove. L’ha sempre detestata e non si smentisce ora. È  tranquilla, serena, come se avesse sempre saputo che le cose si sarebbero messe a quel modo. Decidono che sarebbero ritornati dopo circa una settimana, in tempo per vedere, proiettato nel grande parcheggio del paese vicino all’antica strada, il loro musical preferito, proiettato in lingua originale, Singing in the rain[52]. In quei giorni imparano ad ascoltare i rumori della natura, le mucche, i cavalli, gli asini. Fanno passeggiate chilometriche per i boschi e alla mattina fanno l’amore. Vanno a letto presto la sera, a Lavinia piace fare la donna di casa, piace fare una vita che si sarebbe potuto definire come normale. Il silenzio è una cura, e spesso si fermano ad ascoltarlo. Ora tutto pare lontano, quelle brutte voci e quelle cantilene, quelle brutte facce e al professore timido pare di aver capito la natura intima di quella ragazza. Gli sembra di aver colto la volontà di Schopenhauer. Ha sempre saputo che non era cattiva, anche quando stava nella gabbia degli imputati, al processo nato dalla sua denuncia per molestie. Era difficile pensarlo in quel momento. Quando stanno ritornando con l’automobile verso l’Italia lei dorme tutto il tempo. È da tempo che pensa di occuparsi sempre più di politica, non vuole pensare più solo alla segretezza, solo ai sotterfugi, vuole agire, ora che tutto é azzerato. Vuole cambiare le cose nel partito chiamato comunista e spazzare via parolai trotzkisti, intellettuali o pseudotali sfigati, sporchi e messi male. La ragazza continua a dormire, si vede il suo petto che si alza durante il sonno. È anche uscito dalla macchina il professore timido, che non è più timido, sono in montagna e fà un freddo boia, é aprile inoltrato ed é notte, forse sono in Italia. Il professore timido non più timido grida in mezzo alle tenebre, Berlinguer che cazzo hai detto, la spinta propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre non si è mai esaurita, hai distrutto il mio partito. Sì, la colpa è la tua, sì, è la tua, dopo di te è venuta quella mezza figura e quello sfigato pipistrello con i baffetti grigi. La ragazza non sente nulla, dorme troppo profondamente. Il viaggio é durato tredici ore, il professore non più timido ha bevuto molti caffè, é quasi impossibile contarli. Vanno a vedere il film la sera dopo e Lavinia gli chiede di sposarlo. Parlano in italiano e lei lo chiama Sandro. Vengono indette nuove elezioni, chi ha fatto parte di quella specie di loggia segreta viene arrestato e processato, la scuola Maria la Sanguinaria diviene la scuola Venticinque Aprile.

I processi costituiscono una sorta di compendio del codice penale: sequestro di persona, omicidio plurimo volontario, associazione per delinquere dedita al traffico di stupefacenti, detenzione di materiale pedopornografico, c’è anche il figlio di Biasugone coinvolto, l’omicidio di Rokossovskij, ecc. ecc.

Sandro Terzi riprende a fare politica e Lavinia si iscrive all’università, si iscrive ad economia e commercio e Sandro rimane stupito.  C’é stata la maturità, il grande rito di passaggio. Sandro Terzi riprende a far politica, perché non si conquista il potere per via giudiziaria, come dicono quelli che parlano bene. Si sposa con Lavinia ed hanno una figlia, che viene chiamata Viktorija, continuano a parlare in italiano e russo, ma questa è un’altra storia. Brando esce ogni tanto di casa, continua a fare l’assenteista in fabbrica. Gli appartenenti a quella specie di loggia massonica sono sotto processo. Larry Vergon è andato a vivere a casa di Brando, sono amici. Restando solo due domande: che fine ha fatto il papà di Gino? Gli Ascione sono stati promossi?

 

 

 

AL

[1] È meglio se non ci vediamo più, è un mio caldo consiglio.

[2] Non sarai più a Bologna?

[3] Qualche volta, può essere, comunque pensa a me, ma stai lontano. Sono la figlia di un ministro.

[4] Non posso avere rapporti con un ex terrorista, scusami, perdonami.

[5] Ciao.

[6] Chi non conosce il signor S, il suo amico Gianni e tutti gli altri farebbe meglio a leggersi questo libro: 2007, Pancaldi, Personale, Bologna

[7] Mi scusi non parlo Italiano, sono Fritz Weissensteiner, vengo da Vienna.

[8] Cosa c’è, che succede, non la capisco, mi lasci tranquillo per favore.

[9] Come si chiama?

[10] Mi vedi e dici solo perché?

[11] Cosa dovrei dirti? Pensavo che tu fossi a Roma e ti trovo qui.

[12] Vorrei entrare in casa

[13] La mia mamma mi ha permesso di andarmene da Roma. Non ho bisogno di una sola personalità, ne voglio due o tre almeno. Vorrei parlare in francese, inglese o tedesco.

[14] http://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Faletti

[15] Mangiamo?

[16] Vorrei andare da qualche parte

[17] Dove vuoi andare?

[18] Mi piace il mare, il mare, il mare Adriatico

[19] Voglio dimostrare che il signor Proust è un idiota. I luoghi che causano i ricordi dell’infanzia devono essere distrutti, mia madre mi portava a Cesenatico, quando ero molto piccola, e sentivo che era scopata da dei grandi uomini negri.

[20] Vedi, è la casa dove quella troia di mia madre veniva scopata.

[21] Voglio andare in spiaggia, solo la spiaggia.

[22] http://www.canzoni-mp3.net/testo_il_mare_d_inverno.htm

[23] http://it.wikipedia.org/wiki/Vesna_va_veloce

[24] Ti amo

[25] C’è solo un ristorante aperto, non lontano da qui. Andiamo a piedi.

[26] Hai visto l’insegnante, il terribile.

[27] Non l’ho vedo da molto tempo

[28] Cfr. 1994, W. GOETHE, I dolori del giovane Werther, Milano.

[29] Ho cominciato a leggere il Werther e un romanzo della letteratura bulgara, cioè Sotto il giogo. Vorrei credere che non ci si possa uccidere per amore, come sostiene Kandov. Parlo troppo in francese, mi sembra di essere diventata una fottuta occidentalista.

[30] Cfr. 1975, I. VAZOV, Sotto il giogo, Roma

[31] Cfr. 1995, U. FOSCOLO, Le ultime lettere di Jacopo Ortis, Roma

[32] Sai che quella vecchia troia di mia madre è diventata ministra, non puoi comprendere, è qualcosa di veramente orribile. Vuole fare qualche cosa che tu non puoi immaginare, una setta religiosa.

[33] Cosa

[34] Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Sperma

[35] Cfr. http://www.serann.ru/t/t292_0.html

[36] Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Il_fantastico_mondo_di_Paul

[37] Cfr. http://www.sing365.com/music/lyric.nsf/lucy-in-the-sky-with-diamonds-lyrics-the-beatles/268f467b6ecc8c7148256bc20013fdb3

[38] Cfr. http://www.giovanniweb.it/prozac+/testi2.htm

[39] Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Coma_etilico

[40] Cfr. http://www.constitution.org/th/decive.htm

[41] Buongiorno, compagno, lo spirito del Vecchio Credente, il richiamo dell’igumeno nei decreti. Cfr. S. PANCALDI, 2002.

[42] La gazza ladra vecchia credente con la tonaca nera cammina. Cfr. S. PANCALDI, 2002.

[43] Cfr. http://www.azlyrics.com/lyrics/leonardcohen/inmysecretlife.html

[44] Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/La_piovra_(serie_televisiva)

[45] Cfr. 2004, J. SARAMAGO, L’anno della Morte di Ricardo Reis, Roma

[46] Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Pippi_Calzelunghe_(serie_televisiva)

[47] Cfr. http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=7497&ID_sezione=&sezione=

[48] Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Dionigi_il_Piccolo

[49] Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Cantando_sotto_la_pioggia

[50] Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Un_americano_a_Parigi

[51] Cfr. Nota 98.

[52] Cfr. Nota 97.

due/1

e questo è un altro romanzo, più strano e visionario. spero che vi piaccia. si intitola due. ci sono frasi molto volgari, non credo siano gratuite.

Il fondamento della critica religiosa è: l’uomo fà la religione e non la religione l’uomo. L’uomo è il mondo dell’uomo, lo stato, la società. Questo stato, questa società, producono la religione, una coscienza capovolta del mondo[1].

Il comunismo, per me, è di natura ormonale. Oltre all’ipofisi, io ho nel cervello una ghiandola che secerne ragioni affinché io sia stato e continui a essere comunista. Quelle ragioni le ho trovate, un giorno, condensate in un motto de “La Sacra Famiglia” di Marx e Engels: “Se l’uomo è formato dalle circostanze, bisogna formare le circostanze umanamente”. Le circostanze non le ha formate umanamente il socialismo pervertito, e tanto meno le formerà mai il capitalismo, che è pervertito per definizione. Dunque, il mio cervello continua a secernere ormoni[2]

 

 

 

PER COMINCIARE[3]

La scuola della calunnia è sentirsi come uno straccio, è la scuola dove c’è un’ombra dietro la cattedra. La scuola della calunnia è sentirsi una bambola di pezza da buttare. Quell’ombra va confinata, non può muoversi da lì per andare in mezzo a loro, a coloro i quali vorrebbe raccontare una parte di se stesso. Essere uno straccio è sentirsi sbattuto da tutte le parti, con il volto finto buono di chi per davvero odia, che ti guarda. È scuola di chi non può provare sentimenti, di chi sterilizza le emozioni, perché vanno provate a comando nelle feste comandate o per i riti, i mille riti di chi ti chiama a militare per le proprie idee, che debbono diventare tue, anche se non vuoi, perché ti devi lasciare guidare, devi lasciare che sia quella faccia buona, quella faccia buona buona che ti insegni cosa devi dire, cosa devi pensare. Alla scuola della calunnia si insegna la parola di dio, e tutte le parole di quel volto mellifluo sono parola di dio. Non c’è niente di vero, perché è una recita, è la morale da insegnare e non da praticare. È la difesa della vita, ma solo in certi momenti. È la scuola del denaro, la scuola dove tutto si può comprare.

 

Quella sera era quasi primavera, anche se era quasi inverno. Una voce liquida, apparentemente buona chiama al telefono un uomo che sta dentro una macchina. Il lavoro da insegnante è un lavoro precario, è un lavoro malpagato, un lavoro svolto per la gran parte da terronici, da donne terroniche. Il nome della scuola lo colpisce perché non è il classico nome da scuolapubblica dedicata ad una gloria del passato recente o un po’ meno recente, un presidente della repubblica, oppure, orrore orrore, un temibile ed orrendo partigiano comunista. Meno male che le hanno abolite, le scuole dedicate ai comunisti, per iniziativa del Partito dei Buoni, prima che si fondesse con il Partito degli Stronzi.

Quando mai si era vista o sentita una scuola dedicata a Maria Tudor, detta la sanguinaria.[4] Il protagonista di questa storia è un esperto di Russia. Di Maria sa che ha tentato di restaurare il cattolicesimo in Inghilterra. È difficile offrire delle opportunità ad un ex detenuto, specialmente se quel detenuto è stato in galera per ben due volte e per reati piuttosto gravi. L’uomo alla guida dell’automobile è un abitudinario. Va a comprar il giornale, torna a casa e controlla se esiste un sito di quella scuola, è una scuola cattolica, una scuola che si propone di fornire un’educazione basata su dei valori positivi cattolici, dove lo studente sia trattato innanzitutto come una persona, nello spirito positivo e di condivisione. È una scuola positiva. È dunque necessario che lo stato assicuri una vera libertà di educazione, fornendo sempre più appoggi economici alle scuole libere, chiamiamole con il loro nome. Finanziare le scuole libere si chiama sussidiarietà, nel nome del libero mercato un bel finanziamento da parte dello stato. La libertà di educazione, la libertà è un valore assoluto, come la libertà di impresa, l’impresa deve essere libera e lo stato non deve intervenire. È giusto che lo stato non intervenga, perché quelle dottrine che hanno preteso di sostituirsi a dio sono state sconfitte dalla storia. È una scuola che incentiva gli alunni ad usare la ragione, sul sito c’era un articolo dedicato alle amanti del perfido ateo comunista omosessuale Galileo Galilei, c’era anche una foto di galilei con il sesso di fuori. L’uomo che stava dentro la macchina lesse attentamente quel sito e capì anche che quella scuola faceva parte di un importante network, una rete di società con addentellati sparsi per tutta l’Italia e non solo. Quella sera rimase a casa.

 

 

Un modello di federalismo fiscale, politico e un po’ di tutto, così perfetto è difficile da trovare. L’Italia doveva essere federale, lo dicono tutti, lo dice il Partito dei Buoni, lo dice il Partito degli Stronzi, dobbiamo studiare Franjo Tudjman[5], dobbiamo studiare Itzebegovic[6]. Hanno separato in maniera così armonica la Jugoslavia, senza scatenare troppe guerre, ma sì c’è stata qualche scaramuccia, ma tutto si è risolto senza traumi. Il Partito dei Buoni e il Partito degli Stronzi avevano compreso che era necessario unirsi in un’ottica bipartisan, ma veramente bipartisan. Oramai le ideologie erano morte, o quasi, era rimasta l’ideologia della verità. Ora l’Italia non c’era più, c’era la Confederazione Padano-Terronica, CFP, al nord comanda la Sega Nord, i liberi imprenditori e sottosegretari che vivono a Roma in ville di lusso ed hanno l’auto blu, anche più d’una, avevano liberato il nord dalla schiavitù di Roma ladrona, la sega non perdona, la terronia, era ormai ufficialmente dominata dalle cosche mafiose, dalla sacra corona unita, dalla ndrangheta, dalla stidda, che gestiscono i territori del sud, direttamente nominando i sindaci. Nominano il governatore che guida il nuovo Regno delle Due Sicilie, nel nome di Franceschiello. Di più, nei paesi fortemente dissestati dal punto di vista finanziario si nomina sindaco qualcuno in stato vegetativo, tanto sono persone vive e di certo mangiano poco. Non bisognava essere ipocriti.

Il mattino successivo, come al solito, fà caldo, venti gradi. È una strana temperatura, uno strano clima d’inverno. Siamo in una giornata semi festiva, è sabato e i ritmi sono un po’ più lenti. Questa storia si svolge in una città del nord est, il nord est ricco, anche se c’è la crisi. C’è un uomo che si deve alzare prima del solito, perché ha un colloquio di lavoro. Prepara tutto l’occorrente per la prima colazione.

Merda, bottana, cazzo ascolti la musica a quel volume, rumori di schianto. Il protagonista di questa storia beve il caffè, si veste, è proprio un everyman, un uomo qualsiasi. Si veste, giacca e cravatta come è nei clichés, bisogna essere eleganti ai colloqui, bisogna fare una bella impressione. Io ti meno, ti distruggo, puttana dell’argentina, argentina di merda, di meda, dopo Maradona Burruchaga Olarticoechea Claudio Paul Caniggia non avete fatto più nulla di buono. Il nodo della cravatta è sempre un problema, come sempre. Schianti, rumori vari, non avete più fatto nulla di buono per colpa della gente come voi, che ascolta la musica nei condomini. In tempi di crisi bisogna prendere tutto, specialmente se si è stati in galera, per ben due volte, quell’uomo non ama le scuole private, per niente. È comunista, proprio tanto comunista, quell’uomo ha vissuto sulla sua pelle la religione e tutto ciò che comporta. In quei giorni un bambino si era buttato dalla finestra di una scuola privata e la preside aveva rilasciato dichiarazioni contradditorie. Mentre sta facendo colazione, continuano le urla, continuano i rumori. Quell’uomo non presta neanche più attenzione a quella gazzarra, che è diventata la normalità in quel condominio. L’uomo finisce di far colazione ed esce di casa tranquillamente, i movimenti sono automatici, sale in automobile ed esce laboriosamente dal cortile interno in cui abita. Troia, puttana, fitusa, si ode in lontananza. Prima di partire ha scaricato da Google le mappe del percorso che avrebbe dovuto compiere. Le mappe, le ha lasciate a casa, naturalmente. Accende lo stereo. La complessità interiore, o la coglionaggine, a seconda dei punti di vista, di quell’uomo lo porta a non amare i cammini lineari, i percorsi brevi, potrebbe imboccare l’autostrada per raggiungere la destinazione, ma sceglie un percorso lungo, attraverso la città. È sabato, c’è poca gente di prima mattina, quei pochi che lavorano sembrano avere i volti di penitenti, i bar sonomeno pieni del solito. Si gira bene, non c’è traffico e questo rincuora quell’uomo, sta impiegando meno tempo del solito per raggiungere la destinazione, anche se non ha fretta, tanto a casa non lo aspetta nessuno. Anche alla radio i programmi cambiano il sabato. Quell’uomo esce da una città media, né grandené piccola, che qualche d’uno avrebbe voluto far diventare una metropoli.  Bisogna attraversare quel paese nell’hinterland della città, dove c’è di solito tanto casino e tante macchine di solito lo affollano. La caratteristica di questi posti è il non distinguersi dalla città, di esserne solo una continuazione, una propaggine indistinta. Le abitazioni si diradano lentamente uscendo dal paese propaggine. Quando entra nel territorio del comune baluardo dei bolognesi medioevali contro gli imolesi, è preso dall’ansia di arrivare, ma prima ci sono le frazioni, sempre più popolate. Le frazioni sono sparpagliate tra pianura e collina. È un’ascesa verso il cielo, che il professore timido non prende in considerazione. Per lui il paese è solo pianura, non conosce bene questa zona. Gli sembra che la meta non arrivi mai. Nel paese si entra girando a destra, il paese è pieno di alberi, pulito quasi come se fosse la Svizzera, ci sono i portici, quasi come nel capoluogo e le strade sono strette come nel medioevo e come nel capoluogo. I portici sono riparo dalla pioggia o tenebra, a seconda dei punti di vista. È vero che la gente cammina più lentamente, con ritmo più rilassato e compassato, nei paesi. La lentezza è uno stile di vita, si pensa meglio a passo più lento. Alla mattina presto non ci sono solo le nonnine, oggi è sabato, qualcuno, qualcosa, in più c’è. Gira a sinistra in una strada larga, passa di fianco all’autostazione, un edificio marroncino squallido e decadente, che sta davanti alle mura e costeggia l’ospedale, poco oltre sulla destra si entra in un parcheggio, largo e cementato, al sole, inframezzato da giovani alberi. Un odore feroce di fritto entra nell’automobile e gli provoca la nausea. La torre dell’orologio, che sta dietro l’autostazione, batte il rintocco. I vigili e gli ausiliari della sosta, maledetti da un dio che non c’è, procedono implacabili ad elevare contravvenzioni un po’ a tutti, anche tendendo agguati pur di meritarsi la percentuale. Quell’uomo è ormai in ritardo. Corre verso quella scuola, che, gli avevano detto, era vicina alla chiesa di Santa Cunegonda e all’ufficio postale. Qualche pseudo ecologista che non ha bisogno dell’automobile sostiene la necessità di punire a prescindere gli automobilisti. . Quando trova il parcheggio, estrae la ventiquattrore e si avvia verso la passerella in salita, che sembra un pellegrinaggio penitenziale, specialmente con una borsa pesante in mano. Il semaforo guarda la posta, centro dell’attività e della vita del paese. Pochi, sicuri, centri, la piazza, la farmacia, la posta, la scuola: è logica la vita nei paesi. L’ufficio postale sta in una strada laterale, sulla sinistra, subito dopo ci sono un bar e vari negozi, qualche ufficio. Non si accorge che sta costeggiando il grande palazzo dove si sta per recare. Una targa e un volto si impadroniscono della sua vista. Scuola privata scuola media elementare liceo Maria La Sanguinaria.

 

 

Suonò alla porta, rendiamo grazie a dio, il campanello emette questo suono, un uomo di sessanta anni, puzzolente, ritardato e senza capelli, viene ad aprire. Scialve, gli dice quell’uomo, sono il padre di Gino, l’uomo venuto dall’antica strada lo guarda un po’ stupito, ma non osa proferir parola. Buongiorno, ho un appuntamento con la preside. Con la prescide, con la signora preside, gli dice quell’individuo con l’aria compunta. L’atrio è grande, smisurato, a forma di parallelepipedo, con le pareti grigie, a destra dell’entrata c’era la porta dalla quale si accedeva ad una cappella. Sui muri ci sono le scritte, dio è con noi, dio è con noi, gott mit uns, dieu est avec nous. C’è un’unica sedia, sulla quale sta seduto il padre di Gino, il padre di Gino lavora lì gratis, perché non ha i soldi per pagare la retta per i figli. Gli danno il vitto e l’alloggio, per sé, la famiglia, ha ben 4 figli certificati, scuolese ipocrita che significa assistenza da parte di un insegnante di sostegno. A sinistra dell’entrata, alla fine di un piccolo corridoio, c’è una porticina, con il vetro opaco e sporco, che conduce ad un’altra ala di quel palazzo tetro, alla quale si accede passando attraverso un giardino di cemento, ingombro di oggetti di ogni tipo, supertele rotti, pezzi di vetro e siringhe insanguinate, una scala dai gradini stretti, sporca e scivolosa, porta ai piani superiori. Mi scegua, dice il padre di Gino, la salita è traumatica, quell’uomo, che la sera prima aveva ricevuto una telefonata mentre stava in macchina, rischia di cadere un paio di volte. A sinistra delle scale, c’è l’ufficio della preside, un rettangolo sconfinato, in un angolo del quale, sta una donna dall’età indefinibile, velata. Alle pareti ci sono foto di santi vari e Vasco Rossi, e mitragliatori Uzi. Il professore è stupito. Si avvicini figliuolo, si avvicini, venga, mi baci la mano, si inginocchi, sono suor Pudibonda dottoressa contessa vescova. Si segghi, gli dice la suora, quell’uomo si siede. Io ho bisogno di disciplina. Faccia come se fosse un giocattolo nelle mani dei fangiulli. Sci ricordi che qua le familie pagano, voliono che i fangiulli sono promosi. Ci sono delle familie che ano pagato di più e i filioli contano di più. Stiamo anche ponsando di pagarla per il suo lavoro, chiamiamolo così,, sa, fors’anco la paghiamo, tre-quattrociento cinqueciente, sei cente euri, chissa, forse. Ora l’accompagno alle classi, in grazia del signore. Due energumeni le trascinano un poverino che piange, in ginocchio, vede, caro professore, gli dice suor Pudibonda, codesto professore non si è reso giocattolo nelle mani degli alunni, non li ha saputi interessare geometrizzantem est vita magistrus diceva Petorone di Arimatea. Prende la faccia di quel professore tra le mani, ti volio bene, ti volio bene, gli dice, la tua presenza mi commuove, quando mi saluuuti mi metto a piangere come un vitello, ma non sei stato giocattolo, da sotto la tonaca estrae una machine gun israeliana, e prima di fare fuoco, dice con aria contrita e una lacrimuccia, ti voglio bene, ti voglio bene, il bene rimane intatto vero, lo sai che ti ho sempre voluto bene, ma i genitori si sono lamentati. Non posso farci niente. Suor Pudibonda piange lacrime dal colore lattiginoso, che sembrano sperma. Fanciulli miei, così martoriati, che felici dovete essere della vostra sofferenza e della vostra minorazione mentale, che è un dono di diddio, conducete quel martire che ora risiede nella grazia del signuore dio nostro, nella sezione M, dove ci sono quelle persone che con l’anima sono in paradiso, ma che sono ancora vivi per tutti noi. Vede fanciullo. Quell’uomo che ha viaggiato lungo la statale che conduce a quella scuola, guarda la scena passivamente, ha imparato ad anestetizzare le passioni, ha imparato a difendersi dalle emozioni. Ora il concetto di vita per noi cattolici si è allargato, è mutato, caro figliuolo, per noi anche i morti sono vivi, soprattutto se morti con gli occhi aperti, perché seppellirli, i morti continuano ad essere prof, vengono inseriti nelle classi, dove si paga di più affinché possano rendersi di più giocattoli nelle mani degli alunni. Veeede la sezione M, sta per morti. Noi non siamo nelle scuuuole di stato dove i morti, pensi un po’ lei, non possono insegnare e dove vanno anche i filii degli operai, perzino, pensi un po’, pensa un po’ prof. Il futuro insegnante della scuola religiosa osserva la scena senza parlare, mentre quei due scimmioni ritardati trascinano il corpo del docente che non si é fatto giocattolo nelle mani degli alunni. Quando la suora riceve un nuovo insegnante fà sempre così.

 

 

 

Vieni, vieni bel bambino, forza vieni, va nella seconda classe, la suora e richiama un ragazzino piccolo e magro, vieni Pietrucci. Pietrucci è il migliore della classe, il migliore in assoluto in tutte le materie, un vero e proprio computer. Pietrucci è odiato da tutti, per la sua timidezza e la sua ritrosia al contatto umano. Pietrucci è timido, è abituato ad obbedire sempre e comunque, sempre e comunque. Il ragazzino ha sempre freddo, sempre congelato, sempre con la giacca e la sciarpa e il berretto. Lo odiano soprattutto Pero e Pastacalda. Pietrucci ha una dote, che piace molto alla suora, un lungo pisello. Vieni, caro, vieni siediti, lo porta nell’ufficio, dai siediti, raccontami che cosa ti affligge, dai raccontamelo. Vede, signora preside, non riesco ad andare d’accordo con i miei compagni, non ci riesco proprio. Lo so io perché, gli risponde con le lacrime di sperma agli occhi, tu hai delle negatività, che bisogna togliere. Si alza dalla sedia, gli va vicino. Io mi prenderò cura della tua anima, io mi prenderò cura della tua anima, devi solo seguirmi, e gli infilò un dito in bocca e la mano nei pantaloni. Pietrucci non parla, Pietrucci non reagisce, la suora continua. Scusi, gentilmente, se continua ad infilarmi il dito in bocca in profondità, rischierò l’asfissia, glielo chiedo gentilmente. Gesù cristo e la sua pace siano con te, e che tu sia consacrato nuovamente figlio di dio, con il sesso di Pietrucci in mano la suora recita quella formula. Puoi andare. Pietrucci se ne va un po’ turbato.

 

 

Quando leggo che all’asilo di stato i bambini battono i denti per il freddo, vado in solluchero, vado in solluchero, veramente, voi non potete immaginare la mia giuoia, la mia giuoia, una suora grassa teneva in mano un giornale, alla fine della riunione dell’associazione dedicata a Maria Tudor. Dobbiamo continuare, dobbiamo continuare a disarticolare la scuola di stato. Scorre i titoli del giornale di destra con un po’ di preoccupazione, un po’ di preoccupazione, sembra che se lo senta. La suora sta iniziando a parlare bene. Oooh, oooh, me tapina, guardate, o miei sodali, guardate o miei poveri sodali, sta per diventare ministro dell’istruzione Mansi, quello che vuole rivitalizzare la scuola di stato. Pensate, vuole che le scuole di stato abbiano sedie sufficienti e carta igienica, carta igienica. Le scuole residuo di un passato comunista non devono avere la carta igienica sufficiente. Un uomo alto, alto, senza capelli, un uomo elegante, la guarda con aria di compatimento, di commiserazione, ma come, ma come, lei mi delude suora, lei mi delude tantissimo. Conosciamo già la situazione, da molto tempo. Tirò fuori la mitraglietta israeliana dalla custodia. Questa è la soluzione. Un uomo appassionato della musica fece una faccia preoccupata. E volat volat, si sapet, semper plus in alto, imus, ascolti, ascolti, io sconsigliabat da molto tempo i proiettili come unica soluzione, come unica solutionem. Questa volta, fecimus qualcosa di mas discreto. Si può far pervenire grande veiculum con grande ruotem, e farlo guidarem dal signore non crinitus. E potrebbe succedere uno spiacevole incidente, in cui Mansi perde la vita. Bonum die, italie, cum vermicellim al dentem. O sì, o sì, che giuoia che mi date, o sì che giuoia che mi date. Non vorrei che si usasse troppo la violenza, se i problemi si possono risolvere in modo più discreto, dice la suora cicciona. Se viene investito da una macchina ai 140 all’ora, magari non sente neanche dolore, passa dalla vita alla morte in grazia del signore, e magari lo posso assumere come insegnante. Quella preside è un po’ fissata, pensa sempre alla disarticolazione della scuola di stato, quando c’erano degli affari più redditizi, a detta di altri.

Ma passiamo a qualche campagna di grande interesse culturale, di grande interesse culturale. Voglio richiamare la vostra attenzione, disse la suora grassa, su un problema che mi assilla e tormenta l’anima. Voi sapete che i poveri, maledetti da dio, vanno in palestra. Perché i poveri devono andare in palestra… È scandaloso, se dio li avesse voluti sani e in forma, li avrebbe fatti ricchi. E suora, suora, come sei insistente LA SUORA ORGANIZZA IL ROGO DI UNA PALESTRA ALLA BARCA…ASSIEME AL CIRCOLETTO antiimperialista leninista antifascista techno underground lista fieno per il bilancio dello stato anormale. LA SUORA VUOLE PROIBIRE L’ENTRATA NEI NEGOZI DI ABBIGLIAMENTO AI BASSI REDDITI E FORNIRE LORO UNA DOTAZIONE DI VESTITI DI STRACCI, questi erano i titoli dei quotidiani del giorno successivo, suor Pudibonda era la suora per antonomasia, come l’avvocato Agnelli era solo l’avvocato.

 

Avvisiamo coloro i quali si sono accinti a leggere questa specie di libro che il protagonista di questa storia verrà definito il professore timido, per ragioni di brevità e per definire quella che è la caratteristica principale di questa persona.

 

 

Tanti anni fa c’erano due magistrati giovani, un uomo e una donna che avevano toccato dei tasti dolenti e manco lo sapevano. Viene rapito un politico, ma il rapimento sembra strano. Michele Giammona aveva fatto una carriera molto veloce, troppo veloce e forse era troppo autonomo e pericoloso. Sapeva tante cose, perché era stato sindaco del primo comune della Romagna, al centro di troppi intrighi per essere un piccolo comune. Sapeva tante cose, qualcuno non aveva mantenuto le promesse che gli aveva fatto e lui voleva parlare, parlare ed affossare delle carriere. I giudici non sono molto convinti della sua volontà di giustizia, negli archivi di un’azienda del primo comune della Romagna scoprono un elenco di iscritti ad una loggia, tra i quali vi sono politici, militari, imprenditori. Anche Giammona è nella lista. La loggia manovra quasi tutti i partiti, tutti, vuole cambiare il paese in modo occulto, detenendo la proprietà dei mezzi di informazione e il controllo della scuola, ha un piano preciso. La politica non deve essere più basata sui partiti, ma da qualcosa, da qualcuno che sta dentro a quei partiti e li manovra per un unico interesse. Giammona muore in carcere, per cause ignote. L’indagine è archiviata molto presto. Dei due magistrati non si sa più nulla.

 

 

Un uomo, che sarà molto importante per questa storia, si è allontanato, è andato in Giappone, da un po’ di tempo sentiva la necessità di fare un viaggio, andare all’estero, adora l’oriente, lo ha studiato perché apprezza Hirohito e poi si è appassionato a tante altre caratteristiche, tra cui le geishe, la città di Shimonoseki e più tardi capitan Tsubasa, Holly e Benji. Adora Marc Landers, ne apprezza la mistica guerriera e fa dei paragoni con Yukio Mishima. L’articolo 18 della defunta costituzione della repubblica proibiva le associazioni segrete[7], ma quell’uomo non si è mai legato a certi formalismi. Sa bene come muoversi, é stato fascista fino a quando le cose andavano bene, poi aveva aiutato la Cia e i partigiani cosiddetti bianchi.

 

 

 

 

Articolo 18

I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale.

Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.

 

 

LE FRASI CELEBRE DI SUOR PUDIBONDA

SE ELUNA EMPARO MUORE, AMMAZZANO TUA NONNA CHE HA L’ALZHEIMER…

 

 

 

 

Per quegli uomini vestiti di nero o quelle donne vestite di bianco la sofferenza degli altri è gioia, un corpicino martoriato è il loro piacere, lo stato vegetativo degli altri è loro piacere non solo per fare soldi, non solo per avidità, ci sono tanti idealisti, quei bravi ragazzi che si buttano davanti all’ambulanza con dentro un povero corpo. . Far soffrire, far diventare tristi, far sì che gli altri siano depressi e frustrati, è questo il loro obiettivo. Il professore timido sta tornando a casa lentamente e pensa a queste cose, ascoltando musica di vario tipo,
Charlie chande, gossip, stai attento
A chi non dà nell’occhio, all’ombra
A chi si siede al ristorante proprio accanto
Alla parola di troppo, al testimone universale
Alla calunnia corale,
Era da un po’ di tempo che sentiva spesso quella canzone, anche se faticava a ricordarsi di che cantante fosse.

Poco dopo che è uscito dalla scuola il sole era diventato più forte. Gli viene da pensare ai professori maltrattati, al personale ritardato, a tutta quella gente, a quella suora alta e grassissima con le lacrime lattiginose di sperma, a tutte quelle frasi. Gli sembra di fare un’indigestione di emozioni. Gli sembra di stare in mezzo ad una messa, ad un rito continuo, le parole, le lacrime e perfino quell’omicidio, e quel morto senza nome trascinato nella classe della sezione m, come morti, nel senso dei professori, mentre la suora piangeva. Non si ricorda neanche più l’orario scolastico che avrebbe avuto dal lunedì successivo Aveva anche chiesto di incontrare la professoressa che lo aveva preceduto, ma suor Pudibonda gli aveva detto che aveva ricevuto un altro incarico, quale non si sapeva. Quando si era riseduto in macchina per ripartire, in lontananza si era udito uno sparo e l’urlo di Pudibonda, ti amo, ti ammooooo, ti amo, credimi, ti ho sempre amato. Ti amo ti amo baby I love you, ti amo ti amo I am crazy for you, canta benissimo la suora, ha una voce stupenda. Perché non é andata a Sanremo?

La giornata è tranquilla, dei nonni bevono un baby di vino al bar, assieme ad un muratore di Brasov.

 

Suor Pudibonda fà una telefonata, pronto, parlo con il professor Alessandretti, sta arrivando, sono la preside suor contessa Pudibonda, lei è babbo o papà, sì sono babbo, ah, sono babbo, ah, che bella cosa, che bella cosa, lei è baciato da dio, e, se è un bel ragazzo sarà baciato anche da me, oh mio dio, che ho detto, ma io sono pervasa dall’amore di dio, e voglio trasmettere l’amore di dio, sono proprio colma dell’amore di dio. Il professore era già arrivato sotto l’istituto, parlò con il ritardato all’ingresso, e salì le scale, il professor Alessandretti sembra quello che faceva le fiction di sbirri e i film di Federico Bisboccia. Moro, con i capelli mossi, lo sguardo espressivo, un po’ di barba lo rende ancora più affascinante ed ha certe doti, certe doti nascoste o nemmeno tanto, proprio come il professore timido. . Buon giorno babbo Alessandretti, lo saluta la cicciona con le lacrime di sperma, si sieda, con lei non voglio parlare molto, spero che anche lei sia pervaso dall’amore di dio, che anche lei sia colmo dall’amore di dio, che l’amore di dio gli esca anche dalle orecchie. Si scorda anche l’argomento che vuole affrontare, cioè l’assunzione di un doposcuolista, per accudire venti rampolli un po’ speciali. Venga con me, andiamo in una stanza più comoda, lo prende per mano, si avviano in un’altra stanza, apre la porta, la stanza è tutta bianca, con un letto enorme, lenzuola candide, è quanto meno insolita per una scuola, suor Pudibonda, la cicciona altissima, si sdraia, le sue mascellone vibrano. Prego, si spogli, voglio vedere se l’amore di dio, lei lo esprime anche con il corpo, se dio ci ama, ci fa anche belli, anche la ricchezza è un dono di dio, altrimenti dio non avrebbe creato i portafogli. Come, dice Alessandretti, mi debbo spogliare, perché mi ha portato in questa stanza da letto. Perché questa è la casa del signore, e anche la casa del signore debba avere una camera di letto, prego si spogli e rimanga in mutandine, babbo Alessandretti, io potrei essere la tua mamma, sai che ti voglio bene, tu mi vuoi già bene. Il professor babbo Alessandretti si spoglia e mette in mostra una tartaruga invidiabile e un’abbronzatura un po’ da lampados. La cicciona lo guarda sbavando, dio come ti voglio bene, ti voglio bene, guardi, anche se è un drogato, visto che parla di volersi bene, tu lo conosci Vasco Rossi,

Scusa non ho capito vuoi ripetere, che cosa avevi da fare
di tanto importante
da non potere proprio, proprio rimandare.
Non mi dire, ti prego
non mi dire che dovevi solo studiare
e ti sembra un buon motivo questo,
per non farti neanche “sentire”!
Sì ti ho capito
t’interessa più la scuola
e poi del resto chissà come sei bravo ma scusa
tra i vari interessi che hai
dimmi che posto mi dai!

TI VOGLIO!

La cicciona canta con voce da soprano, è dell’idea di saltare addosso a quel ficone, ma decise di rimandare, gli tira fuori il pacco, il grandissimo pacco e lo accarezza. Prego babbo Alessandretti può andare. Bmw auto fatata, Bmw Bmw Bmw Corso Ferlinghetti Allen Ginsberg Bukowski gli elefanti rosa, le bottiglie di sangue ommioddio ommioddio sta riprendendo Damon Alburn Amy casaaadelvino, ommiodddio ommioddio.Erano le visioni della suora, l’incubo che si impadroniva di lei quando prendeva le pastigline. Il babbo Alessandretti se ne va a casa un po’ stupito.  Se ne torna in ufficio Pudibonda e telefona alla concessionaria BMW. Vuole comprarsi il nuovo modello di BMW, pronto, in grazia del signore dio nostro, è arrivata la mia BMW. Sì Pudi, le dice il venditore un po’ truzzo, è arrivata. Oh, il nostro Signore ci vuole tanto bene, ci vuole veramente bene, orsù, babbo Pirazzoli, quando posso venire a ritirare il mio bolide con il quale potrò dimostrare il mio amore per dio, e l’amore che dio ha avuto per noi. Da domani, le risponde il venditore truzzo. Riattacca il telefono e apre il cassetto sotto la sua scrivania, c’è una quantità innumerevole di banconote stropicciate da 500 euro, 200 euro, qualcuna anche da 150 euro, sono anche un po’ sporche di sangue, inizia a contarle con quelle dita tozze e corte che si ritrova. L’oggetto dell’amore di dio costava 5600000 euro, si era ormai stancata del vecchio modello di Bmw che aveva da un anno e che beveva come una cammella, aveva anche aumentato la retta della scuola per potersi comprare un po’ di amore di dio, 30000, 40000, 50000, 100000 non ce sono più, non ce sono più, dio mio, dio mio, perché mi hai abbandonato, eli eli, lama sabactani, perché questa croce, perché questa croce, piangeva, io che voglio, voglio così bene agli altri e non posso comprarmi la Bmw??????? Biemmevuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu me tapina, come posso fare, come posso fare, ho aumentato le rette a 10000 euro l’anno, mamma Peghetti ha anche iniziato a prostituirsi per pagare la retta proprio perché è colma dell’amore mio e di quello di dio, le mie guardie del corpo, queeei poveri giuovini disgraziati sono andati ad offrire la loro protezione ai genitori in cambio di denaro… E quando non hanno accettato la loro protezione, Mamma Morini e babbo Rossetti, hanno trovato la loro casa bruciata, perché avevano respinto l’amore del signore dio nostro.

La suora piange, grida, sempre di più,…come faccio, come faccio a recuperare i soldi, come faccio, iiiiiiii

Bisogna che mi rivolga ai miei amici del circolo di Maria Tudor, noi ci aiutiamo sempre, anche se mi dicono che sono maniaca della scuola, ma io penso che faccia guadagnare e che sia il modo per diffondere l’amore diddio nel mondo. Così si unisce l’utile al dilettevole, mi diverto così tanto quando parlo diddio. Mi daranno i soldi, speriamo di sì, maddai me li danno, e se non me li danno, perché li scoccio sempre con la scuolaeddio, che dicono, va bene andare a rompere i coglioni ai ragazzini e ai genitori, ma a noicheccifregadiddio, di quello ne dobbiamo parlare per prenderci i consensi di quei fessi che pagano le rette per mandar la gente nelle tue scuola merdose. Oddio, e se si scocciano, perché mi piace infilare la mano nelle mutande degli uomini, per dimostrare l’amore di dio.

Mi sento scossa, agitata a, un po’ nervosa a, ma qual è quel complesso di drogati e cannati che canta quella canzone, mah, pensa la suora. Il professor Alessandretti o babbo Alessandretti ha avuto il posto da doposcuolista, che ha il compito di tenere a bada delle piccole belve. Chissà perché al doposcuola si iscrivono solo dei piccoli delinquenti, tutti alunni della sezione M, quella con i professori deceduti, sicuramente espertissimi nel farsi giocattolo nelle mani degli alunni.

 

 

Quando il professore timido va a scuola il primo giorno, si veste come al solito. Giacca e cravatta, occhiali neri anche quando è nuvolo e barba curata, nerissima come i capelli. Si sente un po’ fuori dal mondo, come catapultato su un altro pianeta, è difficile essere a proprio agio in una scuola quando si è stati in galera per anni, accusato di molestie su una minorenne. Entra nella classe all’inizio delle scale, ci sono pochi studenti, le classi sono piccole, perché quella è una scuola per pochi, non per gentaccia come figli di operai ommioddio che schifo. Li guarda, ma non gli sembra di vederli. Inizia a spiegare. Spara qualche cazzata con grande senso di colpa. Pensa che sia necessario essere preparati per fare l’insegnante. Un alunno ha il diritto di non rispettare un insegnante ignorante e lui si è dimostrato come tale. Ci sono pochi alunni, alcuni dei quali non meritevoli nemmeno di essere menzionati, altri belli con lo sguardo dolce come Julie, una morettina riccia dagli occhi a mandorla e lo sguardo intelligente. Le brillano quegli occhi. C’è Bertrandina Pastrocchietti, una ragazzotta con la faccia piena la cui personalità brillava per la collezione di ballerine e stivali colorati. È spaesato, terribilmente spaesato, ma lo spaesamento diminuiva con il trascorrere dei minuti. Dovrebbe rimanere lì per due ore. Pensa che Julie abbia un atteggiamento un po’ da stronzetta visto che parlotta ripetutamente con la compagna di banco, le ragazzine di quella classe hanno la faccia normale, la faccia delle ragazze qualunque, un’immagine ben lontana da quella delle fighette pieno di soldi che se la tirano perché vanno alla privata. Qualcuna ha un’aria timida, riservata. Erano tutti belli, qualcuno un po’ più insignificante come Pierandrea Spigola. Sembrerà esagerato, sembrerà avere gli occhi foderati di prosciutto, ma a quel professore i ragazzi, tutti i ragazzi, anche i più accaniti ciccini, di contenzione e commiserazione, sembrano positivi, intelligenti e si domanda come mai siano in quella scuola. Cercano il senso delle cose, anche riempiendo di merda le pareti del bagno e pisciando per terra.

Durante il primo giorno di scuola gli sembra di starsi riprendendo. Nella classe successiva gli sembra di perdersi. Sono tanti, sono 22, un mare di visi dall’aria poco amichevole e dalla conoscenza della lingua assai approssimativa, per usare un eufemismo. Si domanda per quale motivo quella scuola avesse così pochi alunni in generale, proprio non piaceva a nessuno, proprio nessuno dei genitori cattolici apostolici e romani, che sono la tradizione dell’Italia si sente di mandare i figli in quelle scuole. Costa un sacco quella scuola. Il professore timido detesta le scuole private con tutte le sue forze, con tutta l’anima, come neanche tutto il glorioso PCI si sarebbe mai azzardato. Le considera luoghi da chiudere coattivamente, al contrario di quanto scritto sul dettato costituzionale.

 

Articolo 33[8]

L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.

La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.

Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali. […]

 

 

La scuola è un dedalo di corridoi, dalla logica abbastanza inspiegabile. Il professore timido scende i gradini dell’ala delle scuole medie, vede il papà di Gino che sta dormendo e attraversa il corridoio di fianco all’atrio scarno passando da un grigio cortile di cemento che non rende giustizia alle cospicue rette pagate dai genitori degli alunni. A destra del cortile di cemento si apre una porticina cigolante a sinistra, della quale c’è l’entrata della palestra dalla quale proviene l’odore acre della polvere. Le scale del liceo sono lunghe ed erte, deve raggiungere la terza liceo al terzo piano, con la pesante borsa in mano. Pensa ai fatti propri, uccidi Balottelli, uccidi Balottelli, le urla che si levano venivano da una classe dell’istituto professionale, in quella scuola c’è un po’ di tutto, cerca di avvicinarsi alla porta che non è chiusa completamente, un ragazzino con la pelle nera ha in mano una mitraglietta Uzi e deve mirare ad un piattello con il volto di Mario Balottelli, spara con la mano tremante e azzecca il bersaglio. Bravo, gli fà il professore di uso delle armi Uzi. La preside sostiene che le mitragliatrici Uzi sono il primo passo della conversione dei perfidi giudei. Subito dopo è il turno di una ragazzina, con il capo velato, amina, le viene mostrato un piattello con il volto di Maometto all’inferno[9]. Per i maomettani le immagini sono sacrileghe, sono una bestemmia, se in più il profeta è rappresentato tra i dannati, si può capire perché quella ragazza piange. Quella ragazza ha una protesi che le causa profonde difficoltà a comunicare, è stata mandata in una classe al terzo piano per punirla, perché è infedele e sacrilega. Non ci sono quasi più scuole pubbliche.

Le due ultime ore passano serenamente. E il professore timido si fa ancora più dell’idea che quei ragazzi valgano più di quella scuola. Conobbe una classe delle superiori, anch’essa piuttosto ridotta di numero, 12, ma sembrano 87. Sono casinisti, intelligenti e simpatici, anche quello grande e grosso, quello biondo, che sembra non capire la differenza tra una scuola e un pub, come quello riccio e dall’aria perennemente insofferente e assonata. Pensa che potrebbe avere qualche problema a mantenere la disciplina, ma non si preoccupa molto, perché sa di trovarsi di fronte a persone che non si lasciano vivere, persone che reagiscono e con le quali si può parlare. Sarebbe ingiusto non descriverli tutti uno per uno, perché tutti meritano considerazione, ma il narratore di questa storia non vuole tediare oltre misura quelle due tre persone che leggeranno questa specie di romanzo. Chi non ha avuto la fortuna di conoscerli non può capire.

 

 

 

 

Ciao, ho smesso di amarti, perché non sei stato un fratello maggiore. Cercavo e cerco tante cose negli uomini, so che cercavo anche cose che tu non eri tenuto a darmi. Ho smesso di amarti, perché un giorno ho visto la tua barba nera, la tua altezza e i tuoi muscoli, i tuoi occhiali neri e la cravatta verde. Quel giorno, quando ti ho visto per la prima volta con la cravatta verde ti ho detto, ma come sei elegante, ero strabiliata. Bello ed elegante, la tua personalità usciva sempre anche da dietro agli occhiali neri ma non eri un fratello maggiore. Non avevi capito, non avevi capito che volevo anche un padre. Lo so che non avevi colpa, ma io sentivo un vuoto, io ho sentito un vuoto e così ho preso quella decisione. Lo so che non mi hai molestata, lo so che prendevo io l’iniziativa, ma forse è proprio per questo che mi sono sentita disturbata. Facevo quel che facevo per sfidarti, quando ti sbottonavo i pantaloni, ti stavo dicendo, ma perché non inizi tu, non sono una bambina, guarda che non mi rompo in mille pezzi se fai così. Lo so che il carcere è duro, lo so benissimo, ma penso che servirà a te, a capire chi sei. Non so se ci rivedremo.

LDB

C’è chi pensa che sia giusto avere una seconda possibilità della vita, forse è vero. Il professore aveva avuto una seconda possibilità di frequentare le patrie galere, molestie sessuali, addirittura, nei confronti di una ragazzina. Secondo il codice antico della malavita, chi molesta i bambini può anche essere ucciso dagli altri carcerati e i secondini non fanno nulla per impedirlo. I molestatori di bambini sono rifiuti della società, additati al pubblico disprezzo. È normale che sia così, i bambini sono il nostro domani, si dice. I bambini sono sempre bambini, anche a 12-13 anni, i bambini non hanno mai colpe, sono sempre innocenti, o almeno così si dice. I bambini sono da proteggere, bisogna insegnare a loro a fare le mossette da scimmia ammaestrata per la tv o a trasformarsi in consumatori, pronti ad assillare i genitori con le proprie richieste. Il carcere era spazio largo e spazio stretto, claustrofobia per le celle malridotte e sporchine, larghezza per gli immensi cortili asfaltati, il carcere sta in un quartiere grigio e polveroso, ci sono miriadi di solitudini, rom che puzzano, marocchini normali e marocchini dalla faccia da delinquente. Quell’uomo era solo in mezzo ai camion con il suo saccone nero. Era sempre solo quando ordinava la Mercedes al venditore caciarone e brillantone, era solo. La Mercedes era rimasta una delle sue passioni, una delle sue poche passioni, poteva utilizzare quel mucchio di soldi che aveva depositato qualcuno senza nome sul libretto. Quando quel professore era uscito dal carcere la prima volta, si chiamava ancora Sandro, almeno per un po’. A Josef K, il protagonista del processo di Kafka, non spiegano di che cosa lo accusano a quell’uomo non avevano spiegato perché lo liberavano. Oppure glielo spiegano, ma glielo spiegano male, che significato hanno, che senso hanno avuto quelle frasi, la liberiamo perché lei ha saputo spegnere le emozioni, così gli aveva parlato il direttore del carcere, invitandolo nel suo ufficio, offrendogli da bere con aria signorile. Non gli avevano spiegato perché si era trovato nel libretto di risparmio un sacco di soldi. Aveva imparato a non far troppe domande, forse era prudenza, forse istinto di conservazione. Anche nei momenti peggiori non trascura mai di curare la barba nera e folta e di pulire gli occhiali neri che porta anche con il brutto tempo.

Appena uscito dal carcere la seconda volta, il professore va a cercare un albergo, ha appena scoperto di avere tanti soldi. Già, ma domani andrà a fare un giro, per ora non ha voglia di pensarci, è passato troppo poco tempo. Bisogna aspettare il tempo, e non pensare, non pensare neanche a quella ragazzina dalla pelle bianca che l’ha fatto sobbalzare e gli ha scaldato le mani prima di farlo finire in galera. Chiedi un’indicazione stradale e trovi sempre quello che dice non sono del posto, con un accento esotico. Entrò in una pensione al secondo piano di un palazzo, aprì la porta, alla reception c’era una donna brutta e grassa, si sentì urlare da una stanza, era la voce di una donna. Il professore uscì senza parlare, forse il cuore gli batteva un po’ più forte. Riprese la valigia e tornò verso il centro città, a piedi, mentre il freddo si intensificava e cadeva pioggia mista a neve. Il professore faticava a vedere, al grande incrocio tra cardo e decumano, girò a sinistra e fece alcuni metri sotto il portico, si fermò a sinistra, un giovane alto gli aprì la porta di un albergo. Era l’albergo dei vips e dei capi di stato, dove, un tempo, i nazisti ammazzavano partigiani e antifascisti. Entrò un uomo grande e senza capelli, che passò alla sua sinistra molto velocemente. Alla reception arrivò un uomo molto piccolo ed elegante che parlava molto piano. Da lontano si udiva un televisore, stava parlando un ministro, basso brutto con gli occhi storti, parlava in bergamasco con il tono solenne, altri nel passato, hanno compiuto un’opra meritoria attribuendo ai feti dignità di esseri umani, noi, proseguendo nel solco dei nostri predecessori, intendiamo fare ancora di più, attribuire loro cariche politiche in tutti quei comuni che hanno qualche casuale problema finanziario, sì, c’era qualche comune un po’ in difficoltà, che non riusciva ad accendere l’illuminazione pubblica, perché non aveva i soldi per pagare la bolletta. E faremo ancora di più, anche coloro i quali sono in stato vegetativo avranno cariche politiche, e magari anche qualche morto sepolto, solo se in buono stato. A difesa della vita e della famiglia, il politico concluse fissando, se così si può dire, la telecamera. Ma cosa è la morte di preciso, non lo sappiamo, non lo sappiamo, può essere che qualcuno morto fosse in realtà molto calmo. Il professore si registrò alla reception e si avviò accompagnato dal facchino verso la camera.

Sei come l’inverno che muore, come l’inverno. Mi sembra di sperare, solo se vedo un minuto in più di luce, beato chi ha voglia di sperare. Aveva scritto una poesia tanto tempo prima, il professore, quando era piccolo, o era giovane, a seconda dei punti di vista, una poesia per una ragazzina greca che sembrava un angelo e forse lo era solo nella sua immaginazione. Forse aveva bisogno di un punto di riferimento, di un fratello maggiore anche lei. Era partita, perché il padre era un medico famoso, fu inviato a lavorare all’estero. Gli mancava qualcosa. Sono le quattro del mattino, a che punto è la notte

Ma torniamo a quell’uomo nella scuola. Arrivò il giorno successivo di buon’ora, era un maniaco della puntualità,…

 

Quando entra nella prima classe del corridoio delle medie, cerca di scacciare la paura che lo attanaglia e di darsi un tono da insegnante severo, severissimo. Il suo sguardo incrocia quello di un ragazzetto dalla bocca larga, l’aria irridente e stupidotta, la faccia larga e gli occhi bovini, che fà una gran risata senza motivo. Un ragazzino piccolo e magro, dalle sopracciglia folte e gli occhietti tondi, grida voilà voilà. Quell’uomo vorrebbe scappare, ma va avanti, perché aveva dovuto imparare ad eliminare le emozioni. Cerca di ingraziarseli un po’ ma anche di fare la faccia cattiva, tu, come ti chiami, Pero, bravo Pero, vedo che conosci una parola di francese, adesso per favore alzatevi in piedi quando entra il professore, la Pudibonda gli piomba alle spalle. Ora dovrete salutare questo professore che vi insegnerà per diversi mesi ed aiutarlo a farsi giocattolo per voi, con un po’ di disciplina. Aggrotta le sopracciglia e vide che il bambino un po’ stupidotto con gli occhi bovini stava cercando di strizzare le palle ad un ragazzino piccolo piccolo, magro e pallido, con l’aria da bravo ragazzo. Ascolta Pastacalda, non fare queste cose davanti alla preside, anzi non farle nemmeno dopo, almeno fino a che i tuoi genitori non avranno pagato la rata, poi ricordati che le potrai fare solo nei cambi dell’ora e negli intervalli, perché non hai sottoscritto i pacchetti scuola plus, scuola premium, superscuola premium, ma hai solo il pacchetto scuola small che ti consente di prendere a bastonate i compagni antipatici solo in determinati momenti. Ripeti ai tuoi genitori che se vogliono cambiare pacchetto possono farlo anche on-line, e la rata si può pagare anche in tabaccheria. Pastacalda, che, nel frattempo, ha preso il tapino secco secco per il collo, grida, sputazzando un po’ e strabuzzando gli occhi, ma io non ho fatto niente, non ho fatto niente, grida. Pastacalda, grida la preside, basta, con il pacchetto scuola small, non si possono dire più di 6 bugie alla settimana agli insegnanti e, ricordati, che una bugia alla preside vale il doppio punteggio. Comunque ragazzini, miei giuovini, questo professore vuole solo un po’ della disciplina, solo un po’, per farsi giocattolo, altrimenti dopo devo fargli vedere quanto dio lo ama e sapete bene come faccio, non fatemi fare questa fatica, perché io mi commuovo sempre quando devo esprimere il mio bene e l’amore che ha dio, con la mia machine gun. Questo professor, il professor, aspetti aspetti lei è,…mi chiamo,… fà l’uomo. Vabbè, non ha importanza, tanto siamo tutti figli del nostro signore gesùddio. Vabbè, me ne vado, e si incammina lungo il corridoio, pieno di madonne, santi, reliquie e foto di feti abortiti, in gran quantità, giusto per non traumatizzare gli alunni. C’è anche una foto di San Curculione, che assassinava i medici assassini che praticavano gli aborti. Quegli omicidi erano compiuti per difendere il diritto alla vita. Ma Pudibonda non è contenta, Pudibonda è più che afflitta per la sua biemmevuuuu superspeciale superaccessoriata ecc. ecc., che non riusciva a comperare. In classe Pero continua longtemps je me suis réveillé très tôt longtemps je me suis réveillé très tôt longtemps je me suis réveillé très tôt longtemps je me suis réveillé très tôt longtemps je me suis réveillé très tôt longtemps je me suis réveillé très tôt ha visto professore che scio il francese? Ha visto,,.. Ho visto, ho visto caro Pero, però adesso dovrei spiegare un altro argomento, se me lo permetti. E tu me lo permetti, quell’uomo che faceva il professore lo guarda con aria un po’ implorante… Pero continua per tutta l’ora imperterrito. Pastacalda strizza le palle a Pierucci. Quel povero professore non può fare nulla: la mamma del Pero è la più grande mignotta del paese e nulla si può fare contro di lei. Molte mogli sono cornute a causa sua. Molti, nel paese l’hanno incontrata carnalmente. Anche il piccolo Pero spesso vede uomini nudi nel bagno di casa, ma non è quasi mai suo padre. Il padre viaggia molto. La mamma di Pero è cattolicissima e finanzia in modo piuttosto sostanzioso la scuola. È un altro valido motivo per tenersela cara… Quella mattina il professore vede molte facce ed è molto confuso, anche perché fatica un bel po’ a ricordare i nomi. Al professore timido piace insegnare sempre e comunque anche quando gli tocca di fare il guardiano di bestiame. Anche Pastacalda e Pero sono da apprezzare, perché rispondono a qualcosa, perché reagiscono, comunicano, sono rimasti soli. Quando esce dalla classe si domanda che cosa ha Pietrucci, perché è così maltrattato. Quando va a casa legge su internet di Pietrucci il multi strumentista fenomeno, che sa suonare qualsiasi cosa. Domani gli faccio suonare qualcosa.

Ritorna a scuola, certo che qualcuno abbia menato quel povero ragazzino. Non era una paura, ma una sicurezza. Per fortuna, non ha ferite gravi. Hai portato uno strumento Pietrucci, chiese il professore timido al bambino segaligno. Sì, professore, oggi c’è educazione musicale, quale, la chitarra. Vuoi suonare qualcosa, sì, avrei preferenza per Europa di Carlos Santana. Pero e Pastacalda gridano in coro, Pietrucci Pietrucci vaffanculo, Pietrucci Pietrucci vaffanculo, però non lo menano. Suona all’orecchio qualsiasi cosa, la suona benissimo. Il professore timido gli ha concesso tre minuti di tempo, deve spiegare. Poco dopo, la porta della classe si apre ed entra la preside, professore, per favore, vuoi venire, ha una lacrima di sperma che le sta uscendo. Esce, lasciando i ragazzi da soli, perché non ci sono i bidelli.

Vieni, vieni nel mio ufficio. È sicuro di essere. Perché hai fatto suonare Europa di Santana a Pietrucci, perché, e lacrimava sempre di più, lo sai che ti voglio bene, lo sai che ti voglio bene professore. Perché suona bene e perché mi piace Santana, non puoi, non puoi. La preside piange e abbraccia il professore timido. Lui è stato tolto alla famiglia, perché aveva letture troppo forbite e non voleva guardare il grande fratello, ora sta seguendo un percorso di redenzione e di punizione. I suoi genitori stan cercando di disintossicarlo dalla cultura, non puoi professore, non puoi professore. Lui deve capire che se non andrà a sostenere provini per un reality non avrà futuro. Non usa espressioni come solare e mi è arrivato, e nemmeno, un attimino… Hai capito e, adesso vai, vai, sono troppo commossa per poter accarezzare il tuo pene, albero di dio. Lo accarezzerò un’altra volta.

 

 

Bisogna dominare la coscienza per spegnerla e togliere il diritto di pensare da soli. La teoria del giocattolo, di cui parla CC, è un ottimo esempio del modo di procedere di queste persone. Bisogna organizzare, bisogna normare tutta la vita di una persona senza lasciarla mai sola, mai sola, senza lasciarle il tempo di pensare, bisogna che queste persone soggiogate da CC, non abbiano possibilità di fidarsi di altri.

Le scuole private, da privatus, si chiamano scuole libere, di quelle pubbliche si storpia il nome in scuola di stato.

Se ne va a casa quell’uomo con la testa piena di pensieri confusi, gli viene in mente di quella ragazzina con gli occhi svelti che ha visto dopo essere uscito di galera, la sua radio manda solo un’emittente di fanatici cristiani, contro la ricerca scientifica. È una gioia che ci sia stato il terremoto, è una gioia che quelle persone ora siano nella gloria del signore, debbono ringraziare dio. Non si può far curare il proprio bambino nel ventre per salvarlo da malattie gravi, è eugenetica. Se dio ha deciso che un figlio deve nascere handicappato, non si può modificare il volere di dio. La sofferenza purifica, la sofferenza purifica, la sofferenza è un dono di dio, pontifica lo speaker, ma questo narratore è proprio tendenzioso.  Come si permette di usare degli epiteti tanto offensivi, come cianciare, nei confronti della religione? Mette un cd,
, le parole si confondono ai pensieri in un magma indistinto.
Quando esce dal carcere  il professore timido vuole solo una casa dove andare a dormire e presenta la domanda al comune. Non si sa perché, ma gli é stata assegnata, anche se forse non ha i requisiti previsti dalla legge. Voleva solo una casa, dove potersi fermare ogni tanto, solo quello. A casa ci andava solo per dormire, la casa per lui, una volta era il nido, ma quando andarono a prenderlo gli sbirri alle 5 della mattina per la violenza carnale, la casa nella quale abitava prima gli parse un inferno e non avrebbe più voluto stare in una casa. Gli toccò una residenza obbligata per un bel po’ di tempo, la gattabuia. Ora si alza un’ora prima del necessario per andare a scuola, va a mangiare tardi e gira per ipermercati fino alla loro chiusura.

La ragazzina ha gli occhi azzurri forse un po’ cattivi e che intimidiscono, intimidiscono anche un adulto come lui, magra, alta, elegante, con i capelli mossi che le arrivano alle spalle e che tiene legati con una coda. L’ha vista nel corridoio della scuola e lei l’ha guardato, lui è un po’ agitato ed emozionato, come un bambino al primo giorno di scuola. Quell’uomo ha abbassato gli occhi. Sembra un bel po’ complessa, quella ragazza, un po’ diversa dagli altri. Solo una percezione, è solo una sensazione, la sensazione di una persona che dovrebbe essere adulta e che si ritrova ad essere vittima di una ragazzina con l’aria da smorfiosa, brillante ed intelligente, è lei la vera adulta della situazione.  La ragazzina con la permanente, la ragazzina che presenzia alle feste dei vips, guardata da tutti, anche attori, presentatori forse era morta, o forse non c’è mai stata, forse è stata solo un’illusione, una percezione distorta.

 

 

 

Abolire i lacci e lacciuoli dei regolamenti condominiali, retaggio del passato comunista. I più forti, i meritevoli debbono potere comandare nei condomini. Le dottrine federaliste di una volta, di quella specie di ubriacone con la voce roca sono ormai sorpassate. Altro che le regioni, altro che la devolution, il vero potere sta nei condomini. Una volta in quella città c’era il partito e tutti avevano la tessera, a volte avevano la tessera solo per conformismo, perché il partito era la grande mamma alla quale si doveva tutto chiedere e che tutte le risposte era in grado di fornire. Ma anche il PCI se ne va, anche al parté[10] smette di esserci, rimane il partito per alcuni, bisogna crederci sempre e comunque, crederci sempre, almeno per alcuni.

L’associazione per la difesa e la riscoperta della città di Shimonoseki è molto attiva in città, le conferenze si tengono una volta alla settimana, in un palazzo elegante, con tutto il jet set della città, anche di fuori città. Il Giappone è il paese del capitalismo toyotista, dell’imperatore Tenno, una sorta di dio in terra, quasi come Mark Landers e Yukio Mishima, quello della mistica guerriera. I partecipanti sembrano ascoltare attentamente. Il conferenziere è un guerriero della fede. Parla a lungo, circa 3 ore. Il professore ha una quantità spropositata di pubblicazioni, premi, fa parte del comitato scientifico di numerose pubblicazioni e di numerosi collegi docenti di dottorato. In questo periodo si sta perdendo l’amore per la libertà, per la patria, che noi amiamo tanto, la libertà che muove e fa vivere il mondo.  Dobbiamo ritornare ai valori delle rivoluzioni dell’89 che hanno abbattuto i nefasti regimi dell’est, Tadeusz Mazoviecki, Vaclav Havel, Lech Walesa, Boris Elçin saranno invitati in questa nostra sede per parlare della libertà, declinata in tutte le sue accezioni. La libertà nasce dalla verità. Tutto deve essere verità, tutto deve essere legato alla verità, a costo della vita di chi la nega. Tutto deve avere una logica, se qualcosa non ha una logica deve essere eliminato, qualcosa o qualcuno. Ma cosa mi succede, lo spirito della musica si sta impadronendo di me, ma saranno gli anni ’60 o gli anni ’90, asereje a eh eh, ipse dixit. E per finire, concludo affermando che, mundus mai sic arrestabat, nox sequit semper diem et dies semper venibit. .Tutti applaudono elegantemente. Quel professore è un vero genio, anche se non si capisce quale sia il suo ruolo all’interno dell’associazione. Perché io devo avere un vero ruolo, le menti superiori possono momentaneamente sfuggire alla logica e io sono una mente superiore. Esiste un ordine delle cose, e io ne sono al di sopra.

Una signora continua in privato, quali sono le prospettive della nostra associazione, annienteremo i vili che colpiscono i lottatori per la libertà, libertà di scelta scolastica, libertà di scelta religiosa, e libertà di vivere sempre a qualunque costo anche da morti con gli occhi aperti. Vanno annientati fisicamente o trasferiti in un campo di concentramento come Dachau o Bergen Belsen, dove fu annientata l’ebrea Anna Frank. Il professore amante della musica sorride con aria benevola, cara signora le debbo dire che non vi è alcuna necessità di arrivare a dei mezzi così drastici. Non c’è alcuna necessità, tra poco, qualche giorno comincerà un reality show, il topo di fogna, basato sulla stronzaggine dove dei concorrenti dovranno rispondere a delle domande stando con la testa nel water sporchino, per dimostrare la propria resistenza fisica. Lei lo sa che i giudici ricevono degli stipendi piuttosto ridotti, per usare un eufemismo, eh eh, si campa male, devono pagarsi anche le fotocopie, trascorrere tanto tempo a leggere le carte. Si fa poca carriera e poi può capitare anche qualche incidente come è capitato a quel signore con i baffetti sull’autostrada laggiù in Sicilia oppure a quell’altro con i baffetti che suonava alla porta della madre. Abbiamo visto che le conseguenze sono state piuttosto spiacevoli. Crediamo che sia necessaria un’altra strategia, dobbiamo puntare a smontare l’immagine del sostituto procuratore Adriano Perrone, quello che ha indagato su quei bambini spariti dal campo rom, quello che sospetta del traffico organi, che sciocco. Adriano Perrone è un buon cattolico, buon padre di famiglia, non ha strane velleità, non ha desideri di denaro. Abbiamo fatto svolgere delle ricerche sui suoi conti bancari, sui suoi rapporti con eventuali amanti e non ci risulta nulla, sembra essere quasi un santo, cresciuto nell’abnegazione e nella forza di volontà. Ho contattato il produttore del reality show che gli ha offerto di partecipare, a condizione che si innamori di una nota showgirl. Gli hanno messo davanti un assegno senza la cifra, ha rifiutato categoricamente, sono passati due giorni e la banca gli ha telefonato richiedendogli di rientrare nel giro di una settimana di quel debituccio di 200000 euro che aveva contratto per acquistare la casa in cui era in affitto, dopo che il proprietario era deceduto e gli eredi l’avevano messo di fronte ad una scelta: o acquistare la casa o andarsene. Capisce che lui non poteva, con l’anziana madre da accudire, così affezionata alla propria abitazione. Adesso balla la rumba, vestito solo di un tanga filo interdentale.  Abbiamo in essere grandi progetti. Lei lo sa che le scuole stanno venendo privatizzate, trasformandole in spa, la nostra associazione è prestigiosa, dentro ci sono politici, professori universitari, avvocati, notai, medici. Finanzieremo questa scuola. Quanto si guadagna, ribatte una voce femminile melodiosa come quella di un usignolo. Devo comprare una biemmevuuuu. Lei, cara sorella, vede le cose dal lato superficiale, non dobbiamo essere troppo precipitosi, aggiunge il difensore della fede, con un’aria bonaria un po’ inquietante, porteremo anche i soldini che ci farà guadagnare il nostro contabile. Venga, dottor Sitko. Si avvicina un uomo alto, massiccio, robusto, senza capelli, con i baffetti fulvi. È molto esperto negli affari e nelle armi. Abbiamo i nostri affaroni, i nostri affaroni con quei pezzi di professori. Ma lasciamo queste persone ai loro affari, l’imprenditoria è importante per il nostro paese.

Che tutti, tutti si ricordino, che prima ancora di far saltare stazioni e piazze, così dispendioso e chiassoso, per combattere il mortale nemico comunista, è bastato infiltrare persone che abbiamo addestrato oppure avvicinare persone appartenenti a queste organizzazioni, anche a quelle dell’estrema sinistra. È normale, che quando un credo politico diventa una moda bisogna avvicinare coloro i quali sono più attaccabili. Bisogna spingere gli infiltrati a parlare di socialdemocrazia e riformismo, anche maledicendo la resistenza e l’antifascismo, bisogna dare loro soldi, soldi e potere, sempre più soldi e sempre più potere, creare bisogni e finanziare i bisogni, finanziarli per farli diventare nostri debitori. Bisogna fare iscrivere persone, farne iscrivere sempre di più. Bisogna far pressione su quelli dell’estrema sinistra, marxisti leninisti ecc. ecc., perché spingano verso la divisione e l’attacco sempre e comunque e dar loro soldi e renderli schiavi. Essere duri e puri e comunisti come quel sindaco grande e grosso dopo la Liberazione è troppo difficile e noioso, essere un po’ più liberi è divertente. Spiritus fortem est, carne debule. Io credo in mea religio, in mea cultura. Tu non potebat tornare, quondam nec tu facebat.

 

Quando al professore assegnano una casa, gliela assegnano nella zona Imbarcazione, dove ha abitato un’anziana donna, deceduta da qualche tempo. Al professore timido non interessa la casa in cui viveva, il professore timido va in biblioteca e al bar, va al centro commerciale a fare la spesa anche quando non ne aveva necessità. Vede quei luoghi o non luoghi e ne osserva il passaggio da luoghi dei vecchietti, dei turnisti, degli impiegati in pausa pranzo, a luogo delle famiglie o dei maghrebini tristi o spacciatori.

 

Che cosa è la logica, si chiede gridando Brando, al secondo piano mansardato di una palazzina di legno, nel grigio mattino di una giornata di autunno che sembra autunno o di primavera che sembra autunno. La logica è un luogo che serve per studiare, dove non c’é un cazzo di luce.  Siamo in un fottuto paese del nord dell’Europa, fa un freddo tremendo, non c’è quasi mai il sole, al massimo un pallido pseudosole triste si mostra a mezzo giorno. C’è un portone di legno, che è sempre aperto, perché tanto non entra nessuno. Per arrivare a quel castello si attraversa un viale triste, pieno di silenzio e con qualche oca, ci sono dei cipressi. Quel castello era la vecchia residenza di una famiglia di ricconi di un paese vicino. Per un pezzo ci aveva abitato una vecchia burbera e pazza, che era l’unica erede. Era morta da sola, non la poteva soffrire nessuno, pronunciava frasi sconnesse su il diavolo e gli spiriti. Parlava in una lingua strana.

Quel castello non è poi gran cosa, anche se ci fossero stati degli eredi, a loro non sarebbe fregato un bel nulla. È, tutto sommato, abbastanza pacchiano. L’ha comprato per pochi soldi il comune che lo affittava all’università. Dal portone si accede alle scuderie, ma non ci sono più i cavalli. Ci sono professorandi, traduttori, stagisti, che vengono da tutta l’Europa. La corte è un quadrilatero circondato da porte bianche, ci sono al massimo tre piani. I professori non ci sono, stanno nel castello. A destra, dalla parte opposta del portone, c’è la sala conviviale, al pian terreno c’è un pavimento di legno rumoroso e cigolante e una lunga tavola, a sinistra, attraverso una porta si accede ad un ripostiglio. Di notte l’unico rumore è quello della ghiaia calpestata dalle persone, o dai fantasmi, forse, che arrivano lì. In quel luogo si arriva in modo difficoltoso, transitano solo alcune corriere e non la domenica. Non è dato sapere perché tanti studenti vanno in quel luogo. È assolutamente improduttivo, contrario al buon senso e all’intelligenza, occuparsi della percentuale di rime al mezzo nelle poesie di Crébillon. Dopo tanti anni di limature, tagli, risparmi alla scuola, all’università è giunto il momento di essere onesti, bisogna urgentemente eliminare il cosiddetto diritto allo studio che ha potuto far diventare critici, consapevoli, o addirittura comunisti i giuovini. Il diritto allo studio si elimina, erodendolo pian piano, depauperando le risorse pubbliche. E non solo, si elimina rendendo un diritto un favore. I professorandi sono schiavi, portinai e non persone. Uno schiavo non sa neanche cosa siano i diritti. I professorandi di ricerca non studiano e non fanno ricerca, vengono usati dai professori, chiamamoli così, del collegio di ricerca. E non conta leccare il culo, non serve a nulla, perché la tua psiche deve essere annientata. È mattino, tra il lomm e al scur, tra il lusco e il brusco, c’è un personaggio a sedere davanti al computer, ha i capelli lunghi scomposti, ricci folti e crespi, la barba in disordine, sgrana gli occhi perché forse è miope, rutta e scorreggia, bestemmia. Si chiama Brando Carletti, ha una ventina d’anni, viene da una famiglia abbastanza ricca. I suoi erano riformisti, una volta comunisti, ora sono democratici e bipartisan. Erogano soldi, senza problemi, ma ascoltano poco. Quando Brando chiede, loro danno. Una volta Brando aveva i capelli in ordine, cortissimi, parlava piano e qualche volta era stato pure in chiesa. Era il classico ragazzo che ogni madre avrebbe voluto come suocero. Brando era comunista, un po’ no global, qualche mese prima era stato in una città del nord. Ci sono pochi ragazzi che ci credono, credono che la repubblica sia fondata sulla costituzione. Sono i ragazzi che da bambini assistevano al rito laico-religioso della consegna dell’Unità, a casa, alla domenica, dopo essere tornati dalla messa. È la famosa diversità comunista, quella di Enrico Berlinguer. Molte volte Brando va nella piazza della città, è una città di media grandezza, che è poco più di un paese. A volte prende il treno con gli amici e va a delle manifestazioni in altre città, con i panini al prosciutto crudo san Daniele e le birre migliori, Guinness, Kilkenny, Harp. Un giorno, forse era estate, è successo qualcosa forse di non ben chiaro, un uomo giovane è morto su una piazza. La polizia è custode della costituzione, i poliziotti sono dei proletari in divisa. Forse qualcuno si è scordato quella curiosa frase, un’amnesia, in fondo, capita a tutti. Quel giovane è stato colpito dalla pistola di un tutore dell’ordine, che si è scordato quel libretto del 1948, la costituzione della repubblica. .Ha avuto una vita molto tempestosa Brando, qualche mese prima aveva ucciso l’amministratore delegato dell’azienda per la quale lavorava, Antonio Sbrisolon era un uomo elegante, molto attento all’identità veneta. Era un uomo che si era fatto da solo. Ha fondato l’azienda nel 1984, c’era solo un agente all’inizio, era lui, che all’inizio vendeva alla mattina e al pomeriggio consegnava quegli aspirapolveri, che, sosteneva, producevano in Liguria, ad Albisola. Brando aveva lavorato perché voleva mantenersi all’università, non voleva chiedere i soldi a dei fantasmi, chiamarli genitori è un eufemismo.

L’amministratore delegato l’aveva convocato nel suo ufficio, l’amministratore delegato aveva i capelli ricci e l’auricolare Bluetooth sempre all’orecchio, Sbrisolon aveva frequentato i corsi di tecnica linguistica per manager. Iniziò un discorso con tono dolce e suadente, lungo ed involuto, la quantità di perifrasi in cui lui si perdeva lo rendeva abbastanza fasullo. Proviamo qui a riassumere quello sproloquio, se al narratore è consentito questo termine. Nell’azienda, tutti i giorni, gli agenti debbono ballare o l’assolo o il passo a due della coreografia chiamata Motivational Aspirator Dance, mimando di azionare un aspirapolvere. A Brando quella coreografia, per usare un eufemismo, non andava a genio, mi fa cagare. Gli dicevano: lo vedi, lo vedi che non sei musicale, sei totalmente fuori musica, penso che metterò in discussione il tuo banco. Tu non ti occupi di pnl, lo sai che cosa è la pnl, lo vedi che non lo sai, lo vedi che non lo sai, ti devi aggiornare e ballare, lo vedi che non hai collo del piede, lo vedi, lo vedi. Bla bla bla bla ecc ecc.

Quando si era sentito dire quella serie di frasi contorte, farraginose, inutili, involute, insulse, era diventato paonazzo, aveva afferrato per le spalle Sbrisolon e aveva cominciato a gridare, ma che cazzo dici idiota, dscorr cum et magn, parla come mangi, schifosa testa di cazzo lampadata. Lo scuoteva con quanta forza aveva fino al punto in cui Sbrisolon cadde pesantemente sul pavimento battendo la testa. Morì all’ospedale qualche giorno dopo, Brando fu fermato dalla polizia, ma venne rilasciato forse perché il paparino aveva molte conoscenze, o almeno così dicevano i maligni. Subì il processo, il giudice era Perrone, che lo assolse per legittima difesa, dovuta all’eccesso di frasi moleste, tecnicamente definite, stronzate, proferite dallo Sbrisolon. Per il Carletti è stabilito il non luogo a procedere. La sega nord voleva la sua pelle e organizzò tremende manifestazioni di protesta. È brutto tempo, gli suona il cellulare, sia gloria e onore ai popoli invitti, che una patria han saputo crear, evviva la nostra patria, l’Unione Sovietica, viva… Pronto, ciao caro, sciono la tua mamma, sai che il paparino ti ha trovato un bel posticino di lavoro, ha fatto una teleeeefonata, ti ha trovato un bel posticino nella fabbrica Menetti Marielli, è solo per un sitarino da ooperaio, oh, però non devi fare mica taanto. Il tuo papà ti vuole tanto bene e poi ha deciso che ti farà un bel bagnetto, proprio un bel bagnettino, bianco ed azzurro. Va bene, ciao, rispose sbrigativamente Brando. E si rimise a scrivere la sua relazione, avrebbe dovuto prepararla, bisognava stare attenti, perché al professorato erano molto severi. Il professorato era l’ultimo grado dell’istruzione superiore, era prestigioso, anche se, al lato pratico, non serviva a un cazzo.. Era quasi un titolo di demerito. Il collegio docenti è una congrega di amiconi, che se la ridono, e un bel po’, e parlano dei bei tempi andati. Una sfigata litiga sempre con la fidanzata, parlando francese come totoepeppino, ad alta voce al cellulare. Ai docenti piace divertirsi, hanno preso Ethel, una ragazzotta grassottella originaria del Congo, con qualche problema di depressione. Forse Ethel non era nemmeno laureata, ma che importa. Ethel si vestiva con maglie attillate, che mettevano in mostra la sua pancia prominente. Quando Ethel espose la relazione, i docenti faticavano a non ridere da subito, il capo aveva detto che non bisognava ridere da subito. Dopo qualche secondo, sommesso, ma inesorabile, incominciò il grido buuu, buuu, buuu, negra, negra, bingo bongo bingo bongo. Incominciarono a lanciare le banane. Sentila come parla lentamente, deve anche prendere la pastiglia per dormire. Ih, ih, ih. Ethel cerca di parlare. Faccetta nera, bella abissina, aspetta e spera che già l’ora si avvicina, aspetta e spera che già l’ora si avvicina. Il capo la interrompe, Je crois que vous parlez mal à propos, mais qu’est-ce que vous dites? Vous ne comprenez rien, rien, rien, vous êtes hors thème, hors sujet…[11] La ragazza non osa parlare, in fondo, una volta  già tentato il suicidio. Ma come mai non ci sei riuscita a suicidarti, tu n’es pas capable[12], provaci, devi avere anche un metodo scientifico per suicidarti. E prima ci dovresti presentare una tesina ben argomentata sul suicidio. Alle pareti hanno appeso delle prime pagine di giornali che parlano di suicidi, ci sono quadri con persone che si tagliano le vene, si buttano dalla finestra, si buttano sotto un treno. La ragazza é impietrita, vorrebbe piangere, ma non ce la fà. A pranzo non vuole mangiare niente, gli altri non la guardano nemmeno. La tavola è lunga, lunga, i professorandi stanno in fondo, i professori stanno dall’altro capo della sala, una cogliona con gli occhiali parla al telefonino a voce alta con la fidanzata. La fidanzata é una lesbicona mal messa, con pochi capelli pettinati in modo disordinato, pettinati, sembra che sia passata una falciatrice sulla testa della sua fidanzata. Mentre Brando scrive si sente un tonfo, chissà cosa é successo. Le ore passano e il suono della campanella rompe di nuovo il silenzio, é ora di mangiare, la moglie del cuoco é una stronza acida che maltratta tutti. Mi spieghi che cazzo vuoi, le dice Brando con aria decisa. La stronza con i capelli a caschetto non lo guarda nemmeno. Mangia in un angolo, da solo, senza nemmeno salutare quella marmaglia di pseudo intellettuali. La luce o quel che così sembra, sta aumentando. La colazione fà schifo, é vecchia, marcia, gli altri professorandi sono entrati e iniziano a far colazione, Mariolino Santabernarda, ha ancora i cerotti alla bocca, Mariolino é un professorando che vuole sempre sorridere quando i prof fanno delle battute, ma anche quando non le fanno. È andato in una clinica, si é sottoposto ad un’operazione per l’allargamento della bocca, vuole sorridere meglio e di più. Quei professorandi parlano in modo difficile, perché degli intellettuali devono parlare in modo difficile, devono detestare il calcio, perché il calcio è uno sport da ignoranti. E soprattutto, degli intellettuali devono essere brutti e avere l’aria da sfigati, questa è una condizione essenziale. Agli intellettuali deve puzzare un po’ il fiato e il corpo. Il tempo passa, ma manca solo Ethel. Nessuno si preoccupa di lei, quasi nessuno. Forse Brando ci pensa un po’, forse. Ci è rimasto abbastanza male, quando non l’ha vista mangiare, quando ha visto il piatto che è rimasto desolatamente pieno e il cibo si è raffreddato. C’é rimasto abbastanza male, ma ha rimasto di non mostrarlo, ha bestemmiato un po’, da solo nella sua stanza. È il momento di iniziare le esposizioni delle relazioni e il capo di quel professorato é preoccupato, agitato, perché la cicciona, così la chiamano, ancora non si vede. C’est vraiment désagreable qu’elle arrive en retard, on l’attend depuis 20 minutes. Elle recevra une note mauvaise. J’en suis sur.[13] Il suo volto é adirato, non si può assolutamente tollerare una simile insubordinazione all’ordine costituito. Ethel dorme serenamente, stando stesa sul pavimento, Ethel dorme e avrebbe dormito a lungo, per sempre, qualcuno ha lasciato provvidenzialmente una confezione di tranquillanti nella sua camera. Brando prova sensazioni contrastanti, tra l’assenza e la rabbia. Chissà, se in quel fottuto paese del Nord Europa si sentiva De Gregori, La donna cannone…

 

La fine delle ideologie ha messo fine al comunismo, al fascismo, a tutti gli ismi. C’era stata grande festa quel giorno alla porta di Brandeburgo. Ora la sinistra ha scoperto il federalismo, ma non più limitato alla regione, ma esteso al condominio.

Ad elaborare ciò, nella capitale dell’Emilia rossa, la compagna Rosalia Scapece. La compagna Rosalia Scapece ha fatto un po’ di anni ’70, è ancora una bella donna mora, alta, un po’ appesantita, con l’aria da soldatessa dei film di Edwige Fenech. Viene da una famiglia vecchio stampo del sud. A 13 anni è stata costretta a sposare una specie di boss di cosa nostra, che la riempiva di mazzate un giorno sì e altro pure. Lei l’ha lasciato in modo burrascoso, ha rotto anche per un po’ i ponti con i genitori, dopo di che ha cambiato fidanzati con grandissima frequenza, giovani, vecchi, mezzi intellettuali, intellettuali veri e propri. Devono avere una caratteristica somatica comune, quella di avere un pene lungo almeno 20 cm, da moscio. Non ha neanche inserito il proprio numero nell’elenco, ha paura che gli altri ci provino con lei. Quant’è bella, Rosa, quanto crede di essere bella. Secondo lei tutti la guardano. Una volta aveva conosciuto un russo, bello, con molti anni in meno, di lei. Li chiamavano i dissidenti, erano venduti alla Cia. Se ne era innamorata, era un bel po’ ninfomane.  Si era sposata, era nata una figlia, Lavinia. Rosalia la sa vendere bene e ha fatto carriera.

Cosa è la sensualità, è difficile stabilire, cosa è l’attrazione proibita, è qualcosa che ti senti dentro quando lei ti afferra le mani. Saranno i suoi occhi dal taglio un po’ a mandorla, lo sguardo dal basso verso l’alto, sarà la pelle bianca e i seni piccoli e turgidi. Aveva 14 anni, quei seni, che per la sua età erano quasi normali, li aveva già quasi uguali quando era molto più piccola. Lavinia suscita turbamento in tutti, fin da quando aveva 8 anni e una persona gentile calma e carina, un padre di famiglia irreprensibile, le aveva detto zozzerie e aveva passato dei guai seri. Rosalia ha un po’ di paura, a volte cerca di impedirle di vestirsi in modo troppo provocante per gli altri, ma quella ragazzina, anche in tuta, riesce a turbare il prossimo. Rosalia è gelosa della figlia, molto gelosa.

 

 

Terzi, terzi, devi uscire. Il professore timido si chiama all’anagrafe Sandro Terzi. Terzi era in galera da un bel po’ di tempo, non contava neanche i giorni, era abituato alla galera, era già la seconda volta che andava in galera. Sandro Terzi aveva circa cinquant’anni, era un uomo alto, con la barba nera, i capelli neri forti e gli occhiali con la montatura tonda.

 

 

Un giorno aveva conosciuto Lavinia, una fighettina di 13 anni con i capelli permanentati e si era ricordato di una ragazzina con la quale filava quando era piccolo. Un giorno si era scandalizzato di sé stesso, quando si era trovato a fare certi pensieri su Lavinia. Quella notte non aveva, non ti preoccupare, si disse, sono pensieri irrealizzabili, un uomo della tua razionalità e del tuo buon senso sa frenarsi. La famiglia di Lavinia aveva una villa, una delle tante che possedeva, a Cortina. Lo avevano invitato ad una festa, a certe feste bisogna andarci se i genitori sono conosciuti, se i genitori possono non farti più lavorare in caso di un tuo rifiuto. Lavinia era vestita con un tubino, che ne metteva in mostra il fisico provocante, provocante a dir poco.

Parlava milanese Lavinia, Lavinia era una bauscia, bauscia significa sbruffone, gradasso in milanese, Lavinia era già cresciuta, parlava con l’accento della città della Madonnina, ripeteva spesso a Sandro sei forte, uè Ciccio, sei forte, aveva il vizio o l’abitudine di toccare e, fin dall’inizio, aveva toccato il ginocchio di Sandro. Beveva [14]Lavinia, beveva Bacardi, Bacardi breezer Grand Marnier Cointreau, beveva spesso e mangiava poco, vomitava spesso. A quella festa, a un certo punto, aveva preso per mano l’uomo, che non riusciva a dir nulla, gli capitava sempre più spesso, negli ultimi tempi. Chi era il ragazzino, il ragazzino era lui, non quella specie di diavolo dalla pelle bianca. Scesero, le scale, la grande sala era piena di gente, con calici di champagne Tattinger, Mumm, ecc. ecc., scesero, un piano, due piani, tre piani sottoterra, faceva più freddo e il silenzio aumentava, un po’ terrorizzante. C’era una grande sala con tende scure alle pareti, un po’ lugubre, ma molto elegante. C’erano dei divani, con l’angolone, c’erano tre televisioni, megaschermi dello straultimo modello. C’erano delle lavatrici, tante lavatrici, quella era una delle stanze della servitù, era la lavanderia. La famiglia di Lavinia faceva anche delle concessioni alla servitù. Erano lavatrici grandi, che occupavano metà della lunga parete di fronte all’entrata della sala. Erano abbastanza alte, Lavinia, ogni tanto lo guardava, continuava a tenerlo per mano, vide una scaletta in un angolo l’appoggiò alla lavatrice.  Cosa stiamo facendo, disse Sandro. Lavinia si mise una mano tra i capelli, stasera diventerai per la prima volta uomo. Aveva l’aria un po’ allibita Sandro. Alla sua età veniva messo sotto da una ragazzina. Seduta sulla lavatrice, lascio cadere i sandali col tacco, che provocarono un terribile tonfo, si scheggiò leggermente il tacco, quelle scarpe i suoi le avevano pagate 500 euro. Si tolse il vestito e rimase in lingerie nera, Sandro era in piedi sull’ultimo gradino della scaletta. Fecero l’amore o trombarono, era abbastanza difficile dirlo. Lo spirito animale che aveva invaso Sandro era un segreto inconfessabile. Non si era reso conto di quanto fosse durato quel momento. Pochi secondi dopo pensò a cosa stava cambiando in lui, in quel momento. Ora avrebbe dovuto pagare dazio, tornare indietro sarebbe stato difficile. I genitori di Lavinia avevano un sorriso feroce, che a volte sembrava dolce, ora aveva degli obblighi. Lavinia era allegra, giuliva, salì le scale di corsa, non lo teneva più per mano. Papà, papà, mi sono innamorata di Sandro, mamma, mamma, è lui il mio uomo, è lui il mio uomo, lo voglio sposare. L’assessore all’urbanistica del comune di pianura di quella provincia si mise quasi a piangere per la commozione. Era la prima volta che lo accoglievano a delle feste così, una volta i comunisti, mai li avrebbero presi a delle feste con la gente vestita ferragamocarlopignatellisaschecceteraeccetera. Mamma Rosalia piangeva a dirotto anche se aveva già notato il rigonfiamento dei pantaloni di lui e il padre li guardava soddisfatto. Perchèsandroèunbravoragazzoperchesandroeunbravoragazzo e nessuno lo può negar, nessuno lo può negare. Cantavano tutti, a squarciagola. Sandro era un po’ stranito. Veniva sempre invitato alle feste con i vips. I genitori di Lavi erano un bel po’ generosi, tanto tanto generosi, lo chiamavano a casa, urlando tanto tanto con il proprio cellulare. Lo invitavano a cena, gli facevano mangiare dei cibi buonissimi, caviale, champagne Moet et Chanson e poi gli facevano dei regalini abbastanza modesti, tv al plasma 57 pollici, bracciali di oro zecchino 48 carati, Ferrari Testarossa, ecc. ecc.

Il tempo passava, il tempo passava, era bello stare con lei, era bello fare l’amore o trombare, chi lo sa. A volte non capiva, gli sembrava di essere agito da lei, di essere una pedina non si dava pace Sandro, aveva pensato anche di lasciarla, ma cosa sarebbe successo sui rotocalchi, cosa sarebbe successo, è difficile saperlo. A lui sembrava di essere una pedina, lo era. Lei se ne era accorta, lui se ne stava accorgendo. Era lei che governava, lei che aveva in mano il gioco, a quattordici anni.

Andare in galera interruppe la sua vita come uno spot pubblicitario interrompe il film che stai seguendo appassionatamente. Le accuse erano pesanti: stupro, circonvenzione di incapace, abuso di minorenne,… L’incapace era lui. A volte il corpo e la mente si riempiono di ferite non è possibile accorgersene tranne quando ci si vede coperti di sangue, di ferite purulente,… A volte è quasi meglio sentire il dolore. Stuprare la figlia di un potente è un’infamia e i giornali tutti i giornali scrivono di te, ma dimenticano anche presto.

 

 

Quella donna grassa sta riacquistando la fiducia in sé stessa, viene da una famiglia ricca, una delle più importanti, era molto amata dal padre, ma la considerava una specie di giocattolo, un’arma di alleanza con le altre famiglie influenti del posto. Quando un pretendente, il pretendente fondamentale per la sua vita, fu arrestato e lei aveva visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere, il padre aveva deciso di chiuderla in convento con una posizione importante.

Ora quella suora possiede le scuole private più importanti d’Italia, con finanziamenti e mezzi imponenti. Piano piano avrebbero acquisito anche altre scuole, di cui non si parlerà qui, questo non è un resoconto a menadito. Il centro di tutto stava là, nella località vicino alla via E., perché quella era stata la prima. I primi amori non si scordano mai e pudibonda è una sentimentale. Sono stati proprio i comunisti, così li chiamano ancora, gli odiati comunisti nemici di dio, a finanziare le scuole private, proprio loro, supportati anche da qualche bel finanziamento occulto di cui anche la Pudi sa qualcosa, bisogna dirlo. I ciccini hanno sempre il partito degli stronzi, anche se del partito dei buoni, i comunisti come li chiamano, amano quello pelato, che sembra un comico in disarmo romagnolo. Meno male che ora c’è solo un partito, le cose sono più chiare.

 

 

Quando il professore timido ritorna nella scuola e si accorse che grossi, un allievo del liceo grande e grosso dagli occhi svegli e la battuta pronta, è il figlio del giudice che lo ha condannato per stupro, ci rimane male, perché quel ragazzo alto e robusto gli è simpatico, anche se non ha per niente voglia di studiare ed è un po’ fascio.

 

 

Quando  Sandro seppe di stare uscendo di galera, non sembrò reagire. Non rispose subito. Gli venne improvviso un ricordo. Pensò a come gli piaceva camminare di notte sotto i portici i B., nelle notti di primavera, ascoltando il rumore dei propri passi, quando in giro non c’era più nessuno. A pensarci bene, gli piace camminare sotto i portici anche di inverno, ma quando l’umidità non è eccessivamente inclemente. Il ricordo durò un attimo, come capita spesso a Sandro. Gli si presenta qualcosa alla mente, ma che dura solo pochi secondi. Solo in carcere il tempo di quei ricordi si era leggermente dilatato, ma di poco.

Al liceo Sandro era un compagno tosto, anche se a vederlo non si sarebbe detto. La sua formazione politica, il suo battesimo lo ebbe negli anni dei licei. Banalmente si potrebbe pensare che si trattasse del solito liceo pubblico, covo di rossi. Si trattava di un liceo privato, privatissimo, ultrareligioso, ultrabigotto. Per la precisione era il Liceo SAINT HONORE sponsorizzato dalla locale ASSOCIAZIONE PASTICCERI CRISTIANI CATTOLICI APOSTOLICI ROMANI PER LA DIFESA DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE FONDATA SUL MATRIMONDIO DI SESSO DIVERSO (APCCARPLDDETFSMTPDSD). Che classe quella classe, che sezione la sezione C. Erano quasi tutti di sinistra, rivoluzionari, maoisti, trotzkisti, stalinisti, leninisti, marxisti leninisti, pieni di pilla, con le belle macchine. Erano proprio dei barricaderi che organizzavano proteste casini manifestazioni. Ma che babiestep, ma che 3msc Lotta dura, senza paura... se non cambierà lotta dura sarà… Ma che democrazia, ma che cristiana, ladri, mafiosi e figlidiputtana, ma che cristiana, ma che democrazia, ladri, mafiosi e servi della Cia, le bombe nelle piazze, le bombe nei vagoni, le mettono i fascisti, le pagano i padroni. Bergman, Roland Barthes, tesiantitesi e sintesi, l’identità con la coscienza, il sapere assoluto. Erano il terrore dei professori e del preside, andavano fin troppo bene a scuola, si portavano avanti con gli studi, ma volevano studiare anche Marx, Marcel Proust, Camus, Pasolini, aaah gli orrendi froci.

 

 

Che cosa è l’estremismo? Che cosa è la violenza? È estremismo dire io so chi è il colpevole delle stragi, è violenza occupare un edificio per protesta contro i morti in fabbrica? È violenza non rispettare le norme di sicurezza sul lavoro in nome del profitto? Chi è il terrorista?  È terrorista chi crea, chi approva le leggi che rendono precari i lavoratori, che rendono ordinaria la precarietà. Esiste un certo tipo di terrorismo che il narratore di questa storia giudica del tutto velleitario.

 

 

Quando uscì dal carcere la seconda volta, venne chiamato dal direttore, perché aveva chiesto timidamente di sapere per quale motivo era stato rilasciato. Il direttore del carcere era un uomo fine ed elegante. Vuole una sigaretta, gli disse quando entrò nella sala ben arredata.  No, non fumo. Lei ha esagerato, prima con le bierre, e poi con quella ragazzina, LDB, perché le emozioni non sono cosa sua, non le sa controllare, per questo motivo, il muro bianco, sempre la stessa musica lenta, tranquilla, rilassante, lounge. Abbiamo voluto svuotarle l’emotività. Ma adesso è guarito, è guarito, non ha più sentimenti, per fortuna, qualunque cosa accada. Mi dispiace che ci siano stati degli eccessi, come quelle sigarette spente sul braccio, perché le hanno fatto tornare le emozioni. Ma adesso vada, si goda la vita, razionalmente.

 

Quanti problemi, quanti problemi devo risolvere, quasi quasi mi faccio una pastiglina, così vedo i funghetti che camminano sul pavimento della presidenza e mi fanno ciao, e recitano l’avemaria… La suora si divertiva così, nei momenti di pausa dalla scuola.

 

 

A B. c’è la ricchezza, a B. ci sono molte persone con i soldi, tra cui il padre di Sandro Terzi. Aveva voluto iscrivere Sandro ad una scuola dove nessuno faceva sciopero, insegnanti, né tanto meno studenti. Agli insegnanti veniva fatta firmare la lettera di dimissioni con la data in bianco all’atto dell’assunzione. Sandro iniziò a far circolare dei volantini con la stella a cinque punte quando era all’università.

Quando Sandro esce di galera, guarda nel vuoto. Si è aperto il cancello automatico, che conduce fuori, con un rumore sinistro. La sua angoscia é mista a gioia, non si ricorda di preciso nemmeno quanti anni abbia trascorso in quell’infame postaccio. La colonna sonora della sua uscita é il rumore dei camions che passano. La disperazione può anche essere rappresentata da palazzoni grigi e da industrie tristi.

Quando gli avevano restituito gli effetti personale, notò che sul suo libretto gli erano stati accreditati molti soldi e che il donatore aveva voluto restare anonimo. Pensò per un attimo che il donatore potesse essere suo padre, ma scartò subito l’idea. Quando era stato in carcere non era quasi mai andato a trovarlo. Attorno a lui il grigio stava diventando il nero della sera, al tir si stava unendo il traffico degli operai che se ne tornavano a casa. Il grigio, l’alienazione, i tir che passano, i distributori di benzina enormi, qualche prostituta che arriva prima delle altre. A volte è tutto così grande nelle periferie, come nelle chiese gotiche, ci si sente perduti. Si mise a pensare, da chi potrei andare, non so neanche dove dormire stasera? Si ricorda a stento i nomi dei vecchi amici, dei vecchi compagni di scuola, e questo lo impaurisce molto, lo impaurisce anche il caos che lo circonda, in gaglioffa i rumori erano diversi, quando l’orecchio si abitua, diventa molto complicato cambiare abitudine. Lo rassicuravano le chiavi che chiudevano e aprivano continuamente i cancelli. Che faccio, prendo l’autobus, si avviò, cazzo, non so nemmeno dove sia la fermata, dove vado. Camminò lungo il sentiero sterrato e polveroso per circa 10 minuti trascinando il pesante sacco del rusco. La luce cala inesorabilmente, da lontano si scorge una caserma. Sandro ha paura, é qualcosa di incontrollabile, difficile. Trova il bar Ping, dentro è pieno di cinesi, é poco pulito, un po’ squallido. Entra, chiedo scusa, sa dove è la fermata dell’autobus, chiese. Io no so, io no capisco, no parlare italiano, disse il barista. Chiama un ragazzino alto e magro, caspita, esistono forse dei cinesi non bassi, non c’è solo Yao Ming, che spunta dal retrobottega, io no capire, io no taliano, io chinese. Vabbé, mi faccio fare un caffè, pensa Sandro che cerca di nascondere l’aria sconsolata. Un caffè, per favore. Se tu pagale, io fale te cafe, se tu no pagare plima, tu andale in un altlo bal., un eulo cinciuanta. Sticazzi, dice tranquillamente Sandro. Il cinese alla cassa, io no capile, io no italiano, io chinese, come no fale tu a non capile che io no taliano. Gli dà i soldi, si mette a sedere, dopo che il barista ha preparato quell’orrenda brodaglia che solo qualcuno molto spiritoso definirebbe caffè. Se tu te mete a sedele, tu lidale a me tazzina, e pagale tle eulo pe cafe, e poi io dale te cafe. In quel momento un terribile odore di fritto invade l’aria, Sandro rimane in piedi e se ne va velocemente.. A poca distanza notò la fermata dell’autobus. Arrivò, dopo avere chiesto all’autista il percorso, salì e gli si sedette dietro. Nell’aria si spandeva un odore acre di piedi, ascelle, sigarette, culi poco lavati, emanato, probabilmente da alcuni individui rom che sedevano a poca distanza da lui. Una bambina, di 9-10 anni, sporca e scalza, con il moccio al naso, i capelli lunghi in disordine, con una fessura tra i denti e una bava bianca che le usciva dalla bocca, gli si avvicinò. Dammi tuo sacco nero, butta me tuo sacco nero, gli disse con tono imperioso, incurante di trovarsi di fronte ad un adulto di stazza piuttosto robusta. Lui non la guardò nemmeno e strinse più forte il sacco. La bambina alzò la voce, cercò per 2-3 volte di strapparglielo di mano. Sandro rimase impassibile, anche se era leggermente stordito per la puzza. Pensò, per un attimo, ma non starò mica diventando razzista, questa qua mi sembra un animale, senza offesa per gli animali. No, non è razzismo, si disse poi. Se vanno da un prete possono avere qualcosa per vestirsi, un paio di scarpe, e allora perché questa gira scalza per impietosirmi, ci sono anche dei posti dove si può fare la doccia, bah, forse farsi la doccia è più difficile. Gli dava fastidio quella piccola sudiciona. La colpa non è la sua, la colpa è dei genitori, a loro dovrebbe essere tolta la patria potestà.

Le luci della sera erano in gran parte accese, illuminavano case, strade, ragazze di quartieri dove abitazioni dignitose si alternavano a lugubri e squallidi tuguri, catapecchie piene di laboratori di cinesi e puttane, covi di spacciatori. I titolari dei negozi di frutta e verdura si chiamavano ormai tutti Ahmed e Iqbal, venivano da Pakistan, Bangladesh e India. C’erano negozi sporchi e malridotti e negozi con il pavimento lindo di cera e i prodotti perfettamente ordinati. Un ragazzo dai tratti arabi con le mani sporche di sangue portava fuori da un negozio un bidone che conteneva un groviglio composto da rimasugli di carne, anch’essi coperti di sangue. Una squadriglia di mosche in assetto di combattimento stava per lanciare l’assalto. BLOCCO DELL’IMMIGRAZIONE E AVVIO DI UN UMANO RIMPATRIO Pakistan 0,10 Bangladesh 0,10 Sandro leggeva queste scritte sulla vetrina di un call center, che una volta apparteneva al papà di un operaio che l’aveva aiutato. Era un negozio di frutta e verdura. C’era una vera e propria configurazione laocoontica. Tanti se ne fregavano delle corsie preferenziali, ed erano proprio quelli che disdegnavano i sistemi di controllo degli abusivi del traffico dal nome insolito. Erano quelli che invocavano legge e ordine contro i clandestini, i negri e i tunisi. Le strade erano piene di automobili, autobus, motorini e biciclette, come tutti i giorni all’ora di punta. Era un groviglio indistinto. Molti spaventosi veicoli, chiamati SUV, occupavano con prepotenza la strada. Bisognerebbe intraprendere una ricerca sulle mode, dal punto di vista psicoanalitico. Si tratta molto spesso di insulti al buon senso. Il SUV è un veicolo di dimensioni spropositate per larghezza e lunghezza, ha un costo molto più elevato dei modelli di pari cilindrata e un consumo di carburante molto più elevato degli altri. Occupa anche molto spazio, in città dove lo spazio manca. Il SUV è una moda interclassista, chiunque, ricco o povero, non esita anche ad indebitarsi per potere avere questo discendente ipertecnologico della Jeep. Qualche razionalista si domanderà che senso possono avere in una città di pianura come B., quattro ruote motrici e la trazione integrale. La risposta è facile, nessuno. Qualcuno aveva proposto di far pagare una tassa ai SUV, ma ha dovuto cambiare idea, chissà perché. Un ragazzino stava ascoltando quella diavoleria tecnologica chiamata I-Pod, Sandro non sapeva nemmeno cosa fosse. L’uomo si avvicinò all’autista, scusi devo andare al n. di via Castiglione. L’autista, un omaccione con la pelle d’ebano, gli rispose, con un forte accento bolognese, guardi che deve scendere su viale Panzacchi. Grazie, rispose timidamente, come era solito fare. Arrivato alla fermata, scese e si avviò verso casa De Paoli. Tradurre non significa per forza capire tutto, tradurre è tendere verso il prossimo, Jacques Derrida parla di différance, di tra-ducere, attraverso il tempo e le persone, e le frontiere, che, molto spesso sono create solo dagli uomini.

Sandro si avvicinò al cancello di una villa, eppure questo è il numero 201, non c’è scritto De Paoli, pensò tra sé e sé, proverò a suonare lo stesso. Si avvicinò una donnina tozza, con gli occhi a mandorla, la carnagione leggermente ambrata, cosa vole tu segnò, qua no c’è padrone, gli disse con tono meccanico. Mi scusi, cercavo la signora De Paoli, gli chiese con poca voce l’uomo, no comparato pandoro bauli, no natale, io Mirna da pilipine, io bona fidele padrona, risponde quasi infastidita la donnina. Le chiedevo se abita qua la signora De Paoli, replica Sandro.  No capiscio italiano, io pilipina io no bisogna bauli, si tu venda pauli no mi interessa. La signora premette un pulsante con una specie di telefonino. Arriva da uno stradello un’automobile dalla quale scendono due individui tozzi. Uno dei due ha baffoni e capelli sale e pepe, l’aria tronfia. Il baffo chiede, chi sei tu, favorisci i documenti, lo squadra con aria torva. Doveva essere il capo, mi scusi, cercavo Antonia De Paoli, replicò con un filo di voce Sandro. Se non mi dai i documenti sarà peggio per te, lo guardò ancora peggio il ciccione baffuto. Le ripeto che volevo solo sapere se abita qui Antonia De Paoli. No, si è trasferita l’anno scorso, da quando è uscita di galera, adesso lei può anche togliersi dai maroni, replicò con discreta eleganza il panzone. Non sa proprio dove si è trasferita, disse Sandro con un filo di voce. Vada o chiamo la polizia. Grazie, molto gentile, concluse Sandro e si allontanò. Non sapeva proprio niente, era rimasto isolato dal mondo. Antonia De Paoli era stata sua compagna di liceo e università, era una compagna marxista-leninista, di famiglia ricca. Quando lui era in gaiba la seconda volta si era ravveduta, era entrata in un partito guidato da uno potente, era diventata assessora di una città importante. Quando era scoppiato lo scandalo del Liceo Ics, che aveva distrutto la borghesia di B., contemporaneamente ne era scoppiato un altro, che la vedeva coinvolta. Andò in galera, la prima notte si impiccò con la cintura, si erano scordati di ritirargliela all’ufficio matricola.

 

 

C’è stato un tempo felice nel quale lo stato non pensava alle scuole e solo gli appartenenti alle classi abbienti potevano istruirsi e tutto ciò era cosa buona e giusta perché l’istruzione era riservata solo a chi era stato favorito da dio, poi il comunismo e certo cattocomunismo hanno creato la perversione che tutti, compresi poveri, operai, disoccupati, dovessero avere l’istruzione e questo ha portato al senso critico, all’ateismo, alla volontà, pensate, di pensare e di farlo da soli. Dobbiamo far sì che i tempi tornino ad essere favorevoli. Dobbiamo ridurre pezzo a pezzo la forza della scuola di stato, contraria all’ordine di dio. Dopo questa approfondita analisi una persona con un minimo di moralità si chiede come mai certe scuole come quella di cui si parlava prima e dove quell’uomo aveva iniziato ad insegnare potessero esistere. Era stato il Partito dei Buoni, al governo per un po’, a lasciarle riaprire per un’esigenza di democraticità. Servono le scuole pubbliche, ma anche le scuole private. Le scuole private potevano anche pagare meno gli insegnanti o potevano anche non pagarli del tutto, visto che erano scuole libere, libere di fare un po’ quel che volevano. Potevano non accettare gli handicappati o i negri, potevano avere le barriere architettoniche e licenziare gli insegnanti come e quando volevano. Era permesso anche l’omicidio, visto che erano scuole libere. Sia il partito dei Buoni che il Partito degli Stronzi erano d’accordo. La sinistra,… konkursikomisjonile plagiaadi? Questa era stata la lucida analisi del circoletto antimperialista antagonista antisessista.

 

 

 

Per raggiungere l’obiettivo e gli altri obiettivi che abbiamo, un uomo pelato interrompe la donna grassa, pagheremo i politici più affidabili, ma anche i giornalisti, li controlleremo attraverso l’affiliazione a questa nostra loggia, per far sì che possiamo stare al sicuro indagheremo sulle loro vite per poterli ricattare, per poter rimanere segreti. Abbiamo società finanziarie che devono promuovere il debito tra tutti, in modo tale che chiunque in Italia, abbia impegni con noi. Utilizziamo dio e i prodotti per portare in Italia un’idea di commercio che negli USA è già in crisi, ma quei pirla di italiani abboccano. Qualche anno prima erano successe delle cose, dei fatti, che avevano sovvertito tutto, erano andati al potere degli uomini probi, timidi, perché tutta la classe politica stava marcendo. Ci sono fatti che un libro precedente non è riuscito a raccontare, come inchieste, suicidi, dissoluzione di vecchi partiti politici, vittime di corruttele e di mafia, la mafia aveva paura ed aveva ammazzato giornalisti e anche qualche giudice coraggioso, come altre volte era capitato. Molti capimafia languivano in carcere e per loro gli affari andavano male, quegli uomini probi che, per un po’, avevano governato l’Italia avevano fatto come Cincinnato, e dopo qualche mese, si erano ritirati, convinti anche dalla gentilezza e dalla soavità del Partito dei Buoni, che bisognava lasciar fare politica ai professionisti. Nel frattempo si era anche formato il Partito degli Stronzi, e tutti e due avevano raccattato anche qualcuno che ci sapeva molto fare con la politica, avendo militato nei vecchi partiti appena un po’ corrotti. Certuni dei vecchi politici erano morti, qualcuno si era pure suicidato, ma c’era chi aveva capito che bisognava essere pazienti ed aspettare. I vizi della politica erano ripresi, si stavano moltiplicando le cariche in enti di governo e sottogoverno, le opere pubbliche utili ed inutili stavano riprendendo, la mafia si stava facendo forza dopo il brutto periodo, e lentamente uomini che erano stati messi da parte riprendevano il loro cammino. Quelli che avevano governato per un po’ l’Italia ora vivevano ritirati in un paesino di montagna dove c’è una rocca, ma non lontano dal mare. Le casse dello stato nel frattempo si stavano svuotando, ma non era un grave problema, si trattava di tenere spenta l’illuminazione pubblica nelle città.

Suora, suora, ma tu hai proprio il pallino della scuola, ti accontentiamo, ti accontentiamo, ma guarda che ci sono settori del business che rendono di più. Hai tanti insegnanti morti, proprio tanti, guarda che hanno un patrimonio interiore, non sai quanto rendono gli organi. Dici davvero, la suora lancia un acuto. Canta molto bene, per festeggiare si cala un quarto di pastiglina.

 

 

Testi di interventi della sinistra, compresa quella radicale e antagonista,…

Sono tutto sommato, abbastanza chiari,… chiunque li capisce… peccato che la gente sia tremendamente stupida e non li ascolta più da un bel po’ Sono il fior fiore della città, tra gli altri c’è un tecnico pelato di pannelli solari che vuole mettere il pepe al culo dei dibattiti, c’é anche una tipa mora dai lunghi capelli un po’ ninfomane che ama i piselli turgidi, tanti tanti fatturioni. Erano rimasti a casa durante le manifestazioni qualche anno prima perché, AK PARTi Genel başkanı ve Başbakan Erdoğan, AK PARTi Genel Merkezi’nde düzenlediği basın toplantısında konuştu: Başbakan Recep Tayyip Erdoğan, yerel seçimleri değerlendirirken, ”Bu akşam sayımlar bittikten sonra neticelenecek olan seçimin sonucundan da tabii ki mesajı alacak,… il resto dell’intervento lo tralasciamo, perché ci sembra già abbastanza chiaro questo inizio. C’è anche un uomo con i baffi, la kefiah sporca e scolorita, Biasugone, che non fà un cazzo dalla mattina alla sera, e uno magro magro con gli occhiali che sembra un tossico. Hanno bisogno, hanno urgente bisogno di guadagnare, quando un giorno una compagna ninfomane, scopa che ti riscopa, scopa che ti riscopa, fella che ti rifella, conosce tanta gente importante, bella ricca e piena di conoscenze. Avevano fondato anche una cooperativa dedita ai pannelli solari, e intanto commerciavano un po’ di porra e di ero, ma erano stati beccati, e quello con la barba sfatta e l’alito puzzolente, era stato un po’ in gaglioffa. Compagni, possiamo guadagnare, possiamo fare la bella vita, dice la fellatrice un giorno durante un attivo di circolo. Ma i compagni del circolo non vogliono separarsi troppo dalle loro abitudini, a loro i soldi piacciono tanto, ma quel circolo è tutta la loro vita. No, Biasug, voi potete fare la vostra vita, dice la compagna di origine terronica durante una riunione., oh, ma c’è un porcoddio di puzza, dice il compagno pelato, aspetta che vado a spruzzare un po’ di deodorante dell’arddiscount. .Forza, compagni, un brindisi con il vino in cartone e una bella canna per festeggiare questa nuova vita. Quando la compagna Scapece ha spiegato tutto, la gioia fu più grande delle mestruazioni della cagna randagia che girava per il locale. La loro vita non sarebbe cambiata, avrebbero potuto rimanere legati al circolo, ma quanti soldi, quanti soldi sarebbero arrivati. In quel circolo si fà sempre casino, casino tutta la notte, casino techno underground, sound show progressive cool, e quei vecchi che abitano qua sopra, se si infastidiscono, che se ne vadino da un’altra parte, aveva detto il compagno con la kefiah sporca. Hanno fondato una lista di quartiere e organizzano tante belle iniziative, dalla festa nazionale ugandese, alla protesta contro il dispotico governo delle Isole Comore
Sono proprio una lista attenta ai problemi del mondo…

 

Nella sede della società finanziaria si parlava fitto e il direttore, maniaco di Hobbes, citava il Leviatano, era maniaco dello stato, da un po’ di tempo, e delle riviste di gossip, soprattutto delle storie tra veline e calciatori. Una segreteria bussò alla porta del suo ufficio mentre leggeva Hobbes e dimeno, rivista che parlava di scandali vip, e di personaggi trash. Capo, mi scusi se la disturbo, no, non mi disturbi cara, ma lascia che ti racconti un po’ di John Fisherman quello che sta con la Quartodibue, lo sai che hanno una casa a Sabaudia? La segretaria, un pezzo di gnocca del trentadue, che il capo aveva trovato in un night club, era una ballerina di lap-dance, lo guardò un po’ timorosa, il capo le disse, avvicinati, carina, avvicinati, non aver paura, la segretaria era truccata pesantemente per nascondere il colorito pallido, che non sopportava, portava la coda, una scollatura vertiginosa, che metteva in mostra un petto notevole, una minigonna minimale e tacchi a spillo 14. Il capo le mise una mano sul culo, cosa mi dici bella topa? La ragazza si rilassò, le piaceva parlare al capo, mentre lui le teneva una mano sul culo, l’altra mano gliela infilava sotto la gonna, lo sa capo, ah ahhh, che gli agenti stanno partendo per andare da un cliente. Lo so carina, è normale che partano, è normale, ma questo è eeeee è un cliente speciale, è perché gioia, il capo faceva anche un po’ di fatica a parlare, aveva anche una certa età… Si tratta di una scuola, mio signore e padrone, e di una scuola, dove sono molto all’avanguardia, in che sensoooooo, nel senso che adottano le nostre idee, quelle di controllare la mente, di impedire che la gente ragioni, vogliono che la gente sia bella rincoglionita dalle televisioni. Ah, ma dici davvero, il capo, la guardò incuriosito,sìììì sìììì sìììììì, gli aveva tiraato fuori il pisello dai pantaloni e lui aveva estratto la scatola di cialis, non si sa mai. Non si può rimandare l’appuntamento, è un momento un po’ così, lo so capo, ma è meglio che partiamo ora, lasciami citare Hobbes e poi ce ne andiamo aprì il libro alla pagina indicata mentre le stava  facendo un ditalino , From this relation of sin to the law, and of crime to the civil law, may be inferred, first, that where law ceaseth, sin ceaseth. Andarono il capo, la segretaria e un giovane agente. Presero la Maserati. Aveva gli interni rossi. Gli interni della Maserati GranTurismo: design e cura dei particolari

La strada fu breve per i 3, viaggiare a 200 all’ora in autostrada è una bella emozione e chi se ne frega della multa. Parcheggiarono in divieto di sosta in spregio alle regole, anche se c’era il parcheggio gratuito vicino alla  scuola. Scesero dalla Maserati e si avviarono per lo stradellino stretto che conduceva alla scuola, bussarono e risuonarono le campane a morto, sembrava l’inizio di una canzone degli AC/DC, il papà di Gino aprì loro le porte e li accompagnò al primo piano nella sala insegnanti, bussò alla porta della preside, che uscì di corsa, e salutò quei tre, buon giorno buon giorno, adesso vi presento la squadra dei professori, prese il fischietto e arrivarono velocemente dal corridoio dove c’erano le classi delle medie, erano in uniforme, buongiorno sono Himmler Heinrich, vicepreside, suor Sdentata, vicepreside e insegnante di educazione musicale, buongiorno Goebbels Joseph, responsabile stampa e propaganda, professore di filosofia, buongiorno Speer Albert, professore di disegno, buongiorno Mengele Joseph, professore di scienze, specializzato in anatomia, Höss  Rudolf, professore responsabile della sicurezza interna, entrò un vecchietto un po’ male in arnese, professor Parmenide Platone, don Parmenide Platone, professore di religione e di filosofia. I tre della finanziaria lo guardavano male, questo non è cool. Il narratore di questa storia si domanda se ci sarà tempo di descrivere tutti questi meravigliosi professori.

 

Questo deve essere allontanato, questo non può far parte della pubblicità della scuola. Professoressa Pudibonda, ci parli della sua scuola. La suora cicciona con le lacrime di sperma fece una lunga lunghissima spiegazione delle attività delle scuole e la spiegazione piacque molto, veramente molto. Такая сладость такая слабость сладость в тебе душенка[15]

Il capo della finanziaria prese la parola, noi dobbiamo formare una sinergia, una joint venture veloce dinamica e svelta per il progresso e la pace, non so neanche quel che dico accidenti, non so cosa mi prende, non so cosa mi prende,

Vabbè, lei ha bisogno di un prestito, quanto le serve, tanto tanto, 600000-7000000, il capo della finanziaria si mise a ridere sguaiatamente, ah ah ah ah, così poco, ma suora così poco per davvero, ma noi le diamo molto di più, molto di più, naturalmente dovremmo lavorare assieme e non limitarci alla contingenza, dovremmo lavorare assieme proprio per il bene di questo nostro paese, di questa nostra gioventù,…

La cicciona si illuminava e si commuoveva, dio sia lodato, dio sia lodato, dio sia lodato. Tutto doveva continuare: ci vuole una fase due, dopo gli arresti, i processi, i cambiamenti politici, era ormai il tempo di riprendere, anche se una classe politica ed imprenditoriale era ormai scomparsa, molti vecchi politici e altri esponenti implicati negli scandali di qualche anno prima avevano promesso che si sarebbero ritirati a vita privata in cambio di uno sconto di pena.

 

Nonna Isolina era una donna bella, bella soprattutto dentro, ma anche fuori. In gioventù i ragazzi la apprezzavano, ma lei aveva dato il proprio cuore ad uno solo, ad Amilcare. Amilcare era un operaio specializzato, guadagnava qualche soldino, anche Isolina aveva fatto l’operaia. Amilcare ed Isolina erano due formichine, sempre a lavorare e mettere da parte i soldi, avevano passato la guerra ad aiutare i renitenti alla leva di salò, i partigiani, e, lentamente, erano usciti dalla miseria. Amilcare veniva dal paese, che ora non è altro che un pezzo di città, Isolina invece abitava vicino al centro e si piacquero subito, anche se facevano fatica a dirselo, perché erano timidi. Tutti e due lo erano, anche se Amilcare aveva  i modi un po’ spigolosi e parlava velocemente, proprio per mascherare la grande timidezza. Come tante altre famiglie, si erano costruiti un po’ di benessere, avevano anche messo al mondo una figlia, Maria, una donna un po’ scorbutica, che avevano fatto studiare finché quest’ultima lo aveva deciso. Isolina non stava mai male, Amilcare era grande e grosso, avrebbe preso la vita ad un bandito, si volevano bene, molto bene, ma le favole esistono sulla carta e un giorno Amilcare era caduto a terra, non si era capito perché. È un giorno di inverno e c’é il sole. Lo portano all’ospedale, sembra che stia meglio, ma, dopo qualche ora, le cose ripeggiorano e una specie di ictus lo ricoglie. Amilcare non aveva bisogno di aiuto, era lui ad aiutare gli altri, e ora si ritrovava su una sedia a rotelle, dalla quale si alzava a fatica, spesso e volentieri, con l’aiuto della moglie, che, qualche volta, piangeva in silenzio, da sola. La sera prima di andarsene, Amilcare le aveva stretto la mano e le aveva sorriso, gliel’aveva stretta tanto forte che lei aveva pure avvertito un po’ di dolore. Era da qualche giorno che stava un po’ meglio e la nonna Isolina si era anche rincuorata, ma il giorno dopo il buon Amilcare aveva lasciato questo mondo per un mondo forse migliore, almeno così si dice. Nonna Isolina era tanto utile al prossimo, ai giovani ai meno giovani e anche ai vecchi. Raccontava spesso storie dei tempi passati, con grande lucidità.

Nonna Isolina aveva un solo nipote, Angelo, e viveva per lui. Angelo era bello come un angelo, aveva i capelli ricci biondi e il codino e faceva il chierichetto in chiesa. Era anche un campione di nuoto, andava sempre alle gare, andava anche a consolare la nonna, anche se i suoi gli dicevano che era un po’ una rompicoglioni. I suoi volevano disfarsene, anche se lei faceva la spesa per loro, stirava e lavava per loro e si occupava del nipote. In fondo era vecchia. Un giorno la nonna, che era sempre sorridente e aveva una parola buona per tutti, ebbe una scossatina[16]. La bocca le rimase deformata in una smorfia piuttosto inquietante e lei ebbe paura. La figlia e il genero divennero improvvisamente buoni con lei, si fecero firmare la delega per andare a ritirare la pensione, non era sicuro che lei girasse con i soldi, soprattutto dopo quello che le era successo. La nonna si era ripresa bene, ma non si poteva mai sapere. La figlia e il genero iniziarono anche ad aiutarla, la figlia si fece dare le chiavi di casa, perché non si sa mai, e anche il genero era diventato buono, anche perché la vecchiaccia, come qualche volta l’aveva chiamata, aveva un bel po’ di soldini in banca, e sai mai se questa moriva, bisognava convincerla a fare testamento, anche in suo favore. Le parlavano a lungo, le parlavano di una casa di riposo dove sarebbe potuta andare e stare benissimo, mamma è meglio del Pilton, è meglio del Pilton, c’è stata anche l’Esterina Quartodibue, e poi il medico c’è sempre, non si sa mai, con quello che hai avuto. Hai una certa età, eh, hai proprio ragione, non sono più una ragazzina, non sono più giovane, ma ho paura di pesare un po’ sulle finanze familiari, costano un bel po’. Mamma, è una questione morale, noi ti vogliamo un sacco di bene, ma dobbiamo lavorare, Laerte è avvocato e io faccio la notaia, è qua vicino, hanno delle più belle camerine al Vic Ospital. Angelo è sempre impegnato con il nuoto, e poi è piccolo, ha 14 anni e dobbiamo badare anche a lui. Ti veniamo a trovare, saremo sempre là, ti stancherai, la figlia fece una gran risata. Mo, come faccio a preparare le valige? Ti aiuuuto io, ti aiuto io, la figlia Maria andò a presentare la domanda per le esenzione dalla retta della casa di riposo, avrebbe pagato lo stato perché la figliuola dichiarava che erano senza reddito, anche se avevano qualche milioncino di euro in banca. I giorni passavano, arrivò il momento del ricovero della vecchietta nella casa di riposo, la figliola rideva in modo un po’ sguaiato, l’accompaga salutare i vicini, che odiava follemente, li odiava la figlia, ma lasciò che la madre li salutasse. Andò a salutare anche i negozianti dietro casa, dei quali era diventata amicissima, le volevano tutti bene, qualcuno le disse anche ma csa vela a fer al ricover[17]? La nonnina chiese alla figlia, ma non posso fare la prova, che poi, se non son contenta, torno a casa, 15-20 giorni, mica di più. Ma certo, ma certo, certo mamma, non ti preoccupare, le disse la figlia, e Maria pensava di quella che aveva messo il dubbio, ci pigli un cancro, ci pigli un cancro. Il Vic Ospital era ad una quarantina di chilometri dalla città sulle colline, ma indov um purrtev, a la fein dal mand[18], fate come faceva tuo padre, che voleva sempre andare a mangiare so par dal muntagn e voleva partire alle 9 della mattina? Sìììììì mamma, fece Maria, un po’ scocciata.

È primavera o forse autunno, premorire è peggio della morte, è finire un pezzo alla volta,…La casa di riposo sembrava un paradiso, anche  se era infernale, quella casa di riposo aveva anche l’angolo del ballo liscio alla Filuzzi, quello strisciato come piaceva alla nonna Isolina, l’infermeria, la manicure e la pedicure. La bocca di Nonna Isolina era tornata alla posizione normale, una ragazza alta e bionda con l’aria un po’ da nazista la abbracciò, cara cara nonna, che bello vederla, sono la Ketty Rizzetti, Managing Director dell’Ospital Vic. Nonna Isolina era piccola e magra e quasi si sentì stritolare. La Vic Ospital era presieduta da suor Gerundia, di origine spagnola, un passato nella Falange di Francisco Franco. Tante suore facevano parte del personale, Isolina non lo sapeva, lei detestava le suore, lei era attiva e chiese subito, cussa poss’ fer[19]? Ma Iso, ma Iso, non ti preoccupare, la riabbracciò Ketty, qua non deve fare niente, qua può starsene tutto il giorno in panciolle, tutti i giorni e godersi la vita. Il viso di Isolina divenne un po’ triste, il nipote Angelo era impegnato con il nuoto e aveva mandato un saluto per la nonnina. Il nipote Angelo era sempre impegnato con il nuoto. La signora Isolina credeva di stare disturbando un po’ troppo, non voleva che andassero sempre a trovarla. Avevano tanto da fare e un bel giorno, prese una bella corda, organizzò tutto, la stanza era molto in ordine, come al solito, visto che la nonna Isolina era molto precisa. Se ne andò sorridendo.

 

Quella povera donna non sapeva che stava provocando dei grandi casini, proprio dei grandi casini, visto che la frontiera tra morte e vita si era spostata molto. Suor Pudibonda pensa che sia giusto mobilitarsi. Quella donna è ancora viva, perché aveva gli occhi aperti, e sorrideva, non spegnete il suo sorriso, recitava il primo  striscione  preparati dagli alunni. Le lezioni sono state sospese non si può rimanere inerti di fronte ad un dramma di quel tipo. Un giudice la vuole seppellire. Ai bambini sono stati insegnati gli slogan, tutti debbono collaborare alla riuscita di una grande manifestazione. È invitato anche un esperto che era stato un sessantottino che ha insegnato i cori da intonare, NONNA ISOLINA NON È MORTA, LA DIFENDEREMO CON LA  LOTTA, NONNA ISOLINA È VIVA, E LOTTA INSIEME A NOI. Partono tutti assieme, guidati dalla preside Suor Pudibonda, fa un freddo cane, inspiegabilmente, sono le due di notte, i bambini hanno gli occhi piccoli per il sonno, parlano a fatica. Sono quasi tutti stanchi, tranne Pero e Pastacalda, che prima di uscire da scuola, hanno ficcato la testa di Pierucci dentro al cesso. Pero ha finito i bollini di turbolenza, la suor Pudibonda lo ha informato che la mammetta Pera avrebbe dovuto pagare un supplemento per permettergli di massacrare Pierucci. Anche quell’uomo che è andato a fare il colloquio ed è diventato professore si è dovuto alzare molto molto presto e sbadiglia. C’é la nebbia. SEGNI DEL TUO AMORE

Mille e mille grani  nelle spighe d’oro mandano fragranza

E danno gioia al cuore, quando, macinati, fanno un pane solo:

Le canzoni sono cantate con la voce impastata dal sonno, la suora che insegna musica, Suor Sdentata urla, più forte, più forte, più forte, non sento, il signore vi deve sentire, il signore vi deve sentire, una bambina dai capelli rossi si stropiccia gli occhi, dai dai dai canta, il signore piange  se ti stropicci gli occhi, fà suor Sdentata. La ragazzina la guarda ancora più assonnata e prova a cantare in modo più convinto, ma non ci riesce.. Il professore di cui si parla all’inizio fà finta di cantare, così come aveva ha di recitare la diecina del rosario. Cantate, cantate, perché sennò ammazzeranno le vostre nonne, come facciamo a sapere che è morta, magari sta solo dormendo pesantemente, magari il giorno prima aveva faticato molto. Guardate che se non vinciamo questa battaglia in nomeddiddio anche voi, se avete molto sonno, potete essere uccisi, ricordatevelo. La suora dalle lacrime di sperma si sentiva come negli anni settanta, motivata e battagliera, come quando combatteva per il Vietnam.

Lavinia, Lavinia, da un po’ di tempo a quel professore senza nome è tornato in testa quel nome, quel nome. Lavinia è la pazzia, Lavinia è la follia pura totale ed assoluta.  Qualche giorno prima gli è sembrato di averla vista per i corridoi. Ad occhio e croce avrebbe dovuto essere in quinta liceo. Lavinia tu mi inganni con il tuo zainetto e i capelli legati che ti fanno sembrare bambina, l’autorevolezza dei tuoi venti anni o quasi è superiore ai miei quaranta meno o più anni che sono solo capelli grigi, rughe e dolori di stomaco. Gli sembra di averla vista nel corridoio della scuola, ma forse è solo la sua fantasia, l’ha vista passare e gli sembra che lo abbia guardato, ma forse sono solo viaggi mentali. Lavinia doveva essere scomparsa dalla sua vita da molti anni. Anche quella lunga notte gli ha portato delle visioni, non può essere Lavinia, gli occhi azzurri sono i suoi, ma non aveva i capelli mossi una volta? La processione continua incessante, Suor  Pudibonda e Suor Sdentata sembrano più vispe che mai, sembra che l’ospizio da dove avrebbero dovuto portare via il cadavere di nonna Isolina non arrivasse mai. La lunga strada è illuminata dalle fiaccole, perché il comune non ha  pagato la bolletta dell’ENEL. Da qualche tempo il liceo è di proprietà anche della finanziaria, Suor Pudibonda ha potuto anche completare la sua collezione di amici. Suor Pudibonda ama le armi dell’esercito israeliano, d’altronde una volta gli ebrei erano il popolo eletto, poi erano diventati malvagi uccidendo Cristo, però sono sempre dei ganzi, con il Mozzad, lo Sin Bat, le teste di cuoio, ecc., le piacciono i Merkava, le mitragliatrici, le teste di cuoio italiane, americane, israeliane. Si è comprata anche una nuova pistola mitragliatrice, le è arrivata da poco, se l’è comprata con i soldi del primo assegno della finanziaria oltre alla biemmevuuuuuuu. I commerci con i pezzi di professori vanno bene e si diverte pure con i bambini biondi, ma che rischi.  Ora è tempo di usare le armi, ne ha comprate tante e ora le può usare ,contro chi vorrebbe seppellire il cadavere di nonna Isolina, la quale, invece, e qui lo ribadiamo, è viva, perché ha gli occhi aperti, fin da quando si è impiccata. Ha anche fatto insegnare ad usare le armi ai bambini, è venuto un esperto senza capelli, che aveva insegnato, anche ai bambini di 12 anni, come si spara, per difendere il signore, mentre l’ex sessantottino insegnava i cori, UCCIDIAMO PER DIFENDERE ISOLINA, ISOLINA NON È MORTA, LA DIFENDEREMO CON LA LOTTA, ISOLINA È VIVA E LOTTA INSIEME A NOI. Ai bimbi un po’ ritardati aveva dato un bastone di legno. SIAMO L’ARMATA DELLA CROCE, SIAMO L’ARMATA DELLA CROCE. L’ODIO PER GLI ANTICRISTO È AMORE. I genitori hanno anche dovuto pagare il giusto per l’arma, circa 1000 euro per pistola mitragliatore, finalmente la casa di riposo si avvicina, Pero e Pastacalda hanno smesso di strizzare le palle a Pierucci. Tutti cantano segni del tuo amore, tutti hanno circondato la casa di riposo, e le urla, i canti, la luce delle fiaccole si alzano sempre di più. Pero ha in mano un trapano a batteria acceso. Suor Pudibonda prende il megafono, mentre nell’altra mano tiene la mitraglietta, in nome del signore dio nostro che tutti ci ha creati, vi chiedo di darci Isolina, e ce ne andremo subito. Noi vi vogliamo bene, vi vogliamo bene, la capa della casa di riposo Vic Ospital si affaccia alla finestra e dice, non possiamo, dobbiamo seppellirla, è morta. Non è morta, urlò Pudibonda piangendo, noi vi vogliamo bene, venite qui che vi vogliamo abbracciare. Le lacrime di sperma sgorgarono copiose.  La capa rispose, ma andate a dormire, la dobbiamo seppellire, le pompe funebri sono anche tra gli azionisti della casa di riposo, mica possiamo scontentarli. Bambini cantate segni del tuo amore, sempre più forte, gridò Suor Sdentata. Ho detto di no, dice la capa, che sta alla finestra, ancora, mentre il canto è sempre più insistente ed inquietante, quel professore che è andato a colloquio quel giorno sta cercando una via di fuga in quel muro che sembra compatto di uomini, donne, ragazze, ragazzi e bambini armati, anche con trapani, flessibili, seghe circolari, qualcuno ha anche coltellacci da cucina, come Pastacalda, mica ci sono armi per tutti, poi Pastacalda si deve distinguere sempre. Per l’ultima volta, fà la cicciona con le lacrime di sperma che le scendono sulle guance,, aprite, consegnateci la nonnetta e noi ce ne andiamo, vogliamo che diventi una nostra insegnante. Andatevene, ha urlato la capa, con gli occhi fuori dalla testa. La cicciona prende una tromba che tiene sotto la tonaca, e nel giro di qualche secondo il rumore delle pale degli elicotteri si fà sempre più intenso, il cielo è ormai coperto dagli elicotteri, dai quali si calano, suore con il mefisto come le teste di cuoio, pesantemente armate, che sfondano i vetri della casa di riposo e fanno irruzione nella casa di riposo sparando una nebbia lacrimogena, indossano una maschera antigas e un visore notturno, la tonaca è antiproiettile. Da sotto i bambini, suor Pudibonda, suor Sdentata, suor Maicagata, di origine giapponese, suor Adolfa, austriaca e con i baffetti, e tutti gli altri fanno irruzione nella casa di riposo cantando segni del tuo amore. Pero e Pastacalda smettono di menare Pierucci perché ora devono fare delle cose serie, le botte al compagno sono solo un piacevole hobby. La reception è sconvolta, i tavoli buttati all’aria, le carte bruciate, il fuoco illumina a giorno l’atrio. La portinaia notturna cade sotto il mitragliatore di un bulletto che cantava, cantava, cantava.  Il signore deve sentire, ha sentito tutto. Quel professore sta cercando di attraversare la lunga striscia di asfalto dalle antiche origini, cerca di raggiungere i cespugli ai lati della strada, rischia anche più volte di inciampare, per il buio e il crepitare delle mitragliatrici dei guerrieri di dio della scuola religiosa. Pesta una merda, si sporca di fango, un uccello gli caga in testa, ma è salvo, forse non hanno notato che si è allontanato. Nella casa di riposo rubano la carta igienica, i fogli di carta della stampante, il cibo, le cocacole dai frigoriferi, dei nonnini muoiono di crepacuore e i loro cadaveri vengono lanciati dalle finestre per poi essere portati a scuola per diventare insegnanti nella sezione di chi paga il pacchetto massimo e dunque, con degli insegnanti morti, può fare quel cazzo che voleva, può anche smadonnare, ma con un supplemento di 100 euro a bestemmia. Quel professore, mentre sta nascosto e cerca una via di fuga sicura e protetta per poter tornare verso la sua automobile, pensava alla sua vita, pensa a quando era piccolo e tra le gambe aveva già delle dimensioni notevoli, pensa al collegio dove lo mandarono i suoi, al prete che gli ha insegnato la danza classica e poi lo chiamava a cena nel suo appartamento privato. Pensa a quando lo faceva rimanere solo con le mutandine e gli faceva le foto. Don Marino voleva che lui indossasse solo le mutandine con gli orsacchiotti quando veniva invitato a cena da lui. Gli faceva eseguire anche degli esercizi alla sbarra, perché la danza è una disciplina benedetta dal signore, dà la disciplina. Era abbastanza bravo in danza, ma non capiva perché, quando era a cena dal capo del collegio, dovesse rimanere solo con le mutandine, mentre a lezione gli facevano indossare una calzamaglia che metteva in risalto le sue dimensioni particolari. Il prete gli girava attorno, lui non si doveva voltare e doveva continuare gli esercizi, altrimenti gli sarebbe arrivata una bacchettata sulle gambette nude, poi il prete inizia ad accarezzarlo sulla parte davanti delle mutandine con gli orsacchiotti. Lui non capisce perché, aveva solo 7 anni, a un certo punto il prete gliele abbassava, ma lui doveva continuare ad esercitarsi, senza fermarsi, una volta si fermò e si prese uno sculaccione. Pianse, ma nemmeno tanto, anche don Marino pianse, disse, ti voglio bene, tii voglio tanto bene, io ti posso dare l’assoluzione per il tuo peccato di disobbedienza ad un sacerdote di nostro signore. Asciugandosi le lacrime e con la voce un po’ rotta, il professore timido ha chiesto quale fosse il peccato di disobbedienza e subito il prete rispose, non parlare e lascia fare a me, ha continuato ad accarezzare il suo cosino che non era tanto ino, fino a che questo non è diventato ancora più grande e rigido e dopo è uscito del liquido biancastro, ma il professore timido non sapeva bene cosa fosse. A quel bambino non sono dispiaciute nemmeno le carezze di quel prete, ma non ha capito perché non gli chiedesse il permesso per toccargli il coso, visto che quel coso turgido era attaccato al suo corpo. Non sapeva nemmeno spiegarsi il perché non gli dispiacessero le carezze di quel prete, in fondo aveva solo 7 anni, non gli piaceva per niente quando lo faceva girare, gli faceva fare il gioco della pecorina, dopo gli faceva male il culetto, ma il prete gli dava la pomatella. Quando sparì Don Marino lui fu stupito, anche perché quando gli faceva fare il gioco della pecorina e lui era nudo sul grande letto matrimoniale, gli diceva ti voglio bene, ti voglio bene e piangeva, emettendo lacrime biancastre. Dopo il gioco della pecorina, per consolarlo, Don Marino lo faceva dormire nel lettone con lui, a condizione che stesse nudo, perché quando dio ci ha creato, eravamo nudi e puri come bambini. Anche don Marino era nudo a letto. Quando Don Marino sparì dal collegio lui aveva 10 anni.

Un sentiero libero, il professore timido è senza ombrello, cammina in mezzo a cespugli pungendosi le mani, riempiendosi di fango e graffiandosi anche  il viso, mentre avanza nel buio e il Vic Ospital brucia, si sente toccare sulle spalle. Rimane impietrito, sicuramente si tratta di qualcuno della scuola, forse l’avrebbero licenziato.

Ciao, è proprio Lavinia, bagnata, infangata, allora non sono state allucinazioni, allora è proprio Lavinia, che una volta era ragazzina, una volta era stata innamorata di lui, quando lui non l’amava più, l’aveva anche denunciato e lui era andato in galera, per la seconda volta. Quel professore che era andato a colloquio quel giorno ha guardato per terra, è meglio se non parliamo tanto, gli ha detto Lavinia, potresti finire nei guai, potrei, ha risposto il professore con un filo di voce e ha guardato per terra. Bisogna spegnere l’emozione. Lavinia, Lavinia del Bosco mi hai fatto rivivere, pensavi che non ci fosse un uomo dall’altra parte della cattedra, hai trovato carne, sangue, anima, capelli, stomaco, cuore e tutto il resto. Hai voluto negare una verità incontrovertibile, o forse è vero che dall’altra parte della cattedra quell’entità strana è incorporea o è composta da qualcosa di poco nobile. Quel giorno in cui te l’ho scritto , quel giorno in cui ti ho donato il mio libro ti ho scritto una lettera. Non potevo accettare che ci fosse quella distanza perché quella distanza non esisteva, non c’era, c’era una linea sottile che univa i nostri cuori, i nostri stomaci, le nostre pance, le nostre anime. Dammi del tu. Lavinia lo scruta, guardami meglio, ti sembro la stessa persona, ora gli sta dando del tu. Lavinia non ha più lo sguardo aggressivo, ha un’aria tormentata, ha un’aria più triste, forse più cattiva. Mentre la pioggia diventa più fitta e il freddo più cattivo, il professore la guardava, ora sei diversa, ora sei una donna. Siamo proprio due stronzi, a guardarci e chiacchierare, nella penombra del fuoco lontano, mentre persone muoiono, disse lei. Hanno guardato tutti e due per terra. Quel professore ha pensato che si sarebbe presto ubriacato, come, in effetti, avrebbe fatto. Si sono salutati e, per la prima volta, il professore timido ha notato che lei è stata un po’ a disagio. Ha pensato a come l’ha guardato, con quale gioia, il giorno del processo, mentre lui stava nella gabbia degli imputati.

Dopo l’incontro con la finanziaria è stato introdotto anche un programma di multilevel all’interno della scuola religiosa. I genitori, gli alunni, i parenti tutti, hanno dovuto acquistare 150 euro di accessori per la casa come inizio e reclutare parenti, amici, conoscenti nel programma e far loro acquistare 150 euro di accessori per la casa di varia natura. Suor Pudibonda non se ne intende granché di quelle robe, ma quelli della finanziaria sono pronti ad aiutarla. Se dio ha creato il denaro, poiché tutto è stato creato da dio, vuol dire che il denaro è bene, e chi non ne ha, non merita l’amore di dio. Dio e il commercio sono indissolubilmente uniti, dio e il profitto sono una cosa sola. Tutti avrebbero potuto guadagnare potendo gestire il proprio tempo, i guadagni di quel lavoro che consiste nel vendere quel prodotto sono molto superiori a quelli di un lavoro di ufficio, o anche di un lavoro da professionista, come quello di un medico, o di un avvocato. Molti genitori abbandonano il proprio lavoro. Ora la scuola aiuta anche a vivere meglio il proprio tempo. Ma questa è un’altra storia.

 

Ora stiamo facendo grandi passi avanti, grandi passi avanti, la suora parla davanti agli studenti riuniti uno dei giorni successivi all’azione, all’eroica azione di nonna isolina, il nostro governo è formato da persone di buone volontà, benedette da dio, che decidono rettamente i destini della nostra nazione, come il ministro di santo, il ministro della sanità. Vi ricordate la storia di quella povera ragazza, vi ricordate la storia di quella povera ragazza del nord, quella ragazza che ha subito l’incidente stradale e che è stata accudita dalle brave suorine che le hanno voluto tanto bene taaanto beeene. Qualcuno che non prega dio, pensate, bambini c’era qualcuno che non pregava dio una volta, ora non più da quando è stato introdotto il reato di apostasia e ateismo, quel qualcuno ha deciso che quella povera ragazza che era viva avrebbe dovuto morire, pensate quella povera ragazza aveva anche le mestruazioni, le mestruazioni, le usciva anche il sangue dalla farfallina. Sangue benedetto da dio… E un giorno, quella povera ragazza è stata uccisa, suor Sdentata, suor Maicagata vi hanno parlato del suo dramma, vi hanno fatto recitare tante belle preghiere, tante preghierine. Abbiamo recitato tante tante novene del rosario. Il nostro governo, dove ci sono uomini benedetti da dio, ha fatto una legge per vietare che ragazze in coma vegetativo, irreversibile e chi più ne ha più ne metta, ma ancora vive e che possono ancora avere  le mestruazioni e soprattutto un bel cappello, possano essere lasciate morire. La benedizione di dio ha baciato di nuovo loro, dio ha voluto loro bene e adesso è uscita una nuova legge, pensate una nuova legge, per far sì che anche le persone morte, ma rimaste con gli occhi aperti siano considerate vive, perché vi dico e dio e la madonna e santa Ubalda ve lo dicono che sono vive. Oggi dobbiamo festeggiare, dobbiamo festeggiare questo momento di giubilo con una grande festa, una grande festa per questo momento di gioia. I bambini canteranno cori religiosi, bellissimi cori religiosi, faranno esercitazioni di tiro a segno su piattelli di Karl Marx, Mario Balottelli, Anna Frank, ma non dobbiamo fermarci qui, no, non dobbiamo fermarci qui. Organizzeremo altre manifestazioni, altre manifestazioni per andare oltre. Organizzeremo nottate nei cimiteri per andare a riaprire le tombe, perché non siamo sicuri che tutti siano morti, non siamo sicuri che tutti siano morti. Insegneremo ai bambini a disseppellire i cadaveri anche usando l’esplosivo, anche usando l’esplosivo. Festa, festa, oggi niente lezione, segni del tuo amore. E tutti cantano, tutti cantano, suor Pudibonda va a prendere il papà di Gino, e ballarono assieme il valzer su faccetta nera. Il papà di Gino era anche protagonista dei manifesti di quella scuola che recitano, pietà pietà per i ritardati, li abbiamo perfino assunti, papà di Gino c’era scritto sono un ritardato sul suo volto. Mentre tutti danzano, la suora si preoccupa, ommioddio è suonato il telefono, il telefono, prrooonto, pronto, cara suora, sono il presidente della finanziaria ti volevo annunziare che è in discussione che vieta il pagamento in un’unica soluzione e obbliga tutti ad aprire una linea di credito. La nostra economia è in crisi e c’è bisogno di provvedimenti dinamici, di provvedimenti seri per dare una svolta a questa orrenda crisi. Oooh, giubilo, giuouia, diooo, Vasco Rossi, i mitra, suor pudibonda, per la felicità, spara alcune raffiche per aria con il suo mitra e una colpisce il professor Parmenide di filosofia che cadde stecchito. La suora lo guarda sorridendo, e dice urlando, un’altra anima si sta avviando al paradiso, lo abbraccia e si mette a cantare ti voglio bene non l’hai mica capito, ti voglio bene lascia stare il vestito, ecc. ecc.  Ma cantiamo un inno di gioia a lui, che sarà in paradiso, ben più fortunato di lui e diventerà uno degli insegnanti della sezione M come morti, frequentata da coloro i quali pagano il pacchetto massimo Premium Gold ecc. ecc. La suora non ha neanche salutato il presidente della finanziaria, che è assieme al ministro di santo, quando sta comunicando quelle notizie così belle, e torna a ballare il valzer con il papà di Gino. Gli pesta i piedi perché non sa ballare bene, e 120 chilogrammi su un piede possono diventare un po’ fastidiosi. Quando gli pesta i piedi, il papà di Gino ringrazia sempre il signore. Orsù, allontanati, gli dice a un certo punto molto bruscamente la suora e va a telefonare. Va fora dai maroun’ Oddio, quella bambina Jamila stona con questa scuola così cattolica, faccio pagare al suo papetto e alla sua mammetta il triplo della retta per punirli del fatto che sono mussulmani, ma quel velo, ommioddio quel velo, come stona. Adesso convocò il padre, come si chiama Mohammed, boh. Lucy in the sky, lucy in the sky with diamonds, acido acida, brown sugar, brown sugar, chissà come mai mi vengono in mente queste canzoni per drogati? Pronto babbetto, pronto, sono la preside della scuola Maria la Sanguinaria, desidero convocarla al più presto per renderla edotta di un grave grave problema. Che problema c’è, che problema c’è, vengo, vengo, corro subito. Brown suugar, brown suugar… Trascorre un’ora circa durante la quale a suor pudibonda viene in mente di ascoltare i Rolling Stones e non sa perché, lucida la sua machine gun Uzi e, intanto, arriva il padre. Il papetto è un quarantenne ben messo, vestito all’occidentale, con il volto glabro e i capelli corti, in giacca e cravatta. Buon giorno, le parla in ottimo italiano, si segghi, si segghi dice la suora, la prego si segghi, innanzitutto volevo chiederle alcune cose, lei è sposato vero, sposato ah certo che sono sposato, mi sono sposato dopo la seconda laurea in fisica all’MIT, una delle mie mogli vive con me. Perché dice una delle mie mogli, non sarà mica divooorziato, noo, no, sono contro il divorzio, ho 3 mogli contemporaneamente, tre mogli, allora sì che lei difende la famiglia se ne ha 3, come i nostri politici che vanno al famiiily day. Lei ha ragione, io sono per la difesa della famiglia, infatti ho 13 figli di cui 7 ritardati. Come mai non ho mai visto le sue mogli fuori di casa, disse la suora. In quel momento Mohammed si mette a ridere, scusi preside, io sono una persona per bene, le mie mogli non possono uscire di casa e non possono ricevere ospiti e debbono tenere la tapparella abbassata. Ooooh, ohh, fà la suora con l’aria adorante, allora sì che lei difende la famiglia. Mi scusi, le dispiace se mi accendo una sigaretta. Si alza in piedi e la suora nota una protuberanza notevole in mezzo alle gambe. Ooh, oooh, mi faccia controllare babbetto, mi faccia controllare babbetto, e gli abbassa la zip dei pantaloni, venga nell’altra stanza prego. La suora si è messa le autoreggenti sotto la tonaca, le piacciono da matti. Jamila è bella, Jamila va in discoteca e indossa il top, le french, qualche volta le extension, i pantaloni attillati e un ragazzo italiano. Jamila è bella e si trucca, Jamila ha partecipato anche alle selezioni per miss italia. Il padre ha anche provato a parlarle civilmente, ma la ragazza non ha voluto sentir ragioni, è stata proprio testarda, proprio testarda. Ha provato con gli schiaffetti, con qualche pugno, con qualche calcetto. Ha provato con la cinghia, prima sul sedere e le caviglie poi sulla faccia, proprio per farle capire che non deve vedere un italiano, per di più divorziato. Ma una sera la ragazza è scappata di casa e questo è stato un affronto che non ha potuto tollerare. Alla moschea l’hanno sbeffeggiato, è un padre di burro. Jamila era alta, Jamila aveva lunghi capelli ricci e una sera l’avevano chiamata a casa per fare la pace. La madre lo sapeva. Quando la ragazza rientrò l’onore del padre fu salvo, per fortuna, peccato per la gola tagliata per la figlia, ma per fortuna allah poteva essere contento. Per fortuna che il padre aveva comunicato il proprio gesto meritevole alla scuola, perché suor pudibonda decise di premiarlo con una cerimonia pubblica, un assegno da diecimila euro e uno sconto di 10000 euro sulla retta dell’anno successivo. In quella scuola andavano anche 12 altri figli del signore arabo.

 

 

Suor pudibonda è proprio una donna dinamica, aveva creato dei magazzini, occupando delle aule vuote del liceo, in cui stivare i morti, i quali, specialmente, quelli morti da più tempo, non emanano proprio un buon odore. La suora li deodora con l’arbre magique e mette accanto ai morti puzzolenti, che hanno interiora al vento, gli studenti in ritardo con la retta. L’assessorato rimborsa la scuola per la custodia di quei morti, con tanti tanti soldi.

 

 

Il condominio di un quartiere della periferia sudovest di b., di un quartiere nato negli anni ’60 è,  soprattutto, un mondo di vecchi e handicappati, piantiamola con ‘sta storia dei diversamente abili che fa scappare da ridere. Si dice che siano spesso gli anziani a stare da soli, ma non è così. Il giorno in cui il professore non è andato a letto una Uno bianca targata PZ è entrata nel cortile, la Uno è una delle auto più facili da rubare. Alla guida c’era una persona giovane, coi capelli e la barba incolta, che una volta ha bestemmiato, perché in un luogo dove si sarebbe dovuto studiare c’era il buio. Una solerte ditta di traslochi si è già occupata di portare tutto in quell’appartamento dove, una volta, ha abitato una vecchietta che si è suicidata.

 

Il giorno successivo quel professore ha un gran mal di testa, non ha dormito per niente, gli occhi sono piccoli e il volto è solcato. Alle prime ore del giorno non sta male e le parole volano via veloci, i concetti escono spinti dalle passioni pazze ma, con il passar delle ore, le condizioni sono peggiorate.

 Ci sono bambini o quasi ragazzi che forse fanno sperare o forse sono solo illusioni. Ci sono dei fiori in mezzo al cemento soffocati dalla triste esperienza del nulla, ci sono anime sole e disperate senza via di uscita trascinate nel vuoto della droga religiosa.

Bertrandina Pastrocchietti è una ragazzina di 15 anni dalla forte personalità, che esprime facendo la collezione di scarpe ballerine e di stivali in cui infilare i jeans. Bertrandina è una ragazza normale, carina e dalla faccia tonda, con i capelli lunghi castani. Non è la più bella in quella classe, non è quella con la più grande cartola, ai ragazzi piacciono di più le altre. A Bertrandina piace il professore timido, ma lui non la guarda. E lei se ne ha a male. Qualche volta si scorda persino di lei, quando sale al primo piano dell’edificio in cui c’é il liceo Maria La Sanguinaria, non la saluta nemmeno. Anche il giorno successivo alla notte insonne si è scordato di salutarla, quando è passato davanti alla sua classe. A dire il vero non l’ha nemmeno notata, come capita spesso. Il professore che è andato a colloquio quel giorno è veramente distrutto. Non bastano i caffè e l’aria che entra attraverso gli spifferi. Ancora per qualche giorno lui si scorda della Pastrocchietti.

Il professore ha spiegato il grottesco nella classe di Lavinia, e ha spiegato sempre meglio e di più, sta bene. Lavinia è molto diversa rispetto alla ragazza che parlava milanese e aveva un tono aggressivo, lei ora poco, ma quando lui incrocia i suoi occhi la ragione se ne va. Può la vita inseguire la letteratura, è minimamente fattibile? Quando si descrive una realtà si crea un mondo che può essere verosimile, ma che, a volte, diventa reale. Siamo tutti noi dio. Il professore spiega un romanzo poco noto di uno scrittore contemporaneo tedesco, Heinrich Mann, il fratello di Thomas. Gli piace confrontare le letterature e le culture.  Il romanzo si intitola Professor Unrat[20], parla di un professore di cognome Raat il cui cognome viene storpiato in Unraat, sporcizia, spazzatura. È un professore vecchio, ridicolo, stupido e ignorante, odiato da tutti, allievi ed ex allievi. È una ridicola figura che cerca di conculcare il pensiero critico, che cerca di mettere in difficoltà gli alunni propinando loro un impossibile compito su Giovanna d’Arco. I tre allievi principali si chiamano Von Erztum, Kieselack e Lohmann e sono anch’essi delle caricature. Von Erztum è un omaccione dedito alla violenza, soprattutto a quella verbale, abbastanza inconcludente. Risulta alla fine sottomesso a Unraat, anche se mostra spesso l’intenzione di usare violenza su di lui per le sue soperchierie. Kieselack è un represso sottomesso alla nonna, che vive nella costante paura del famigerato insegnante, mentre Lohmann è la caricatura dell’intellettuale dandy della Jahrhundertwende[21]. Il professore è inutilmente cattivo, serioso, mette in difficoltà volontariamente gli alunni. Cerca di scoprire la causa, secondo lui, degli scarsi risultati scolastici degli alunni, trova la causa in una ballerina dal nome che è un calembour, Rosa Fröhlich, la rosa felice. Questa ballerina è decisamente equivoca, è un mezzo puttanone, che parla sporco e gergale a differenza di Unrat che è pomposo, sforzatamente pomposo. All’inizio quel professore sfigatissimo la va a cercare in un teatro serio, ma non la trova, perché è una ballerina da night, una ballerina da localetti un po’ squallidi come l’Angelo Azzurro. Quando la va a trovare, cerca di prendere le distanze, lei lo prende per i fondelli, lo tratta anche con un po’ di disprezzo,…Ostenta il disprezzo per i tre ragazzotti, tra i quali soprattutto Von Erztum è uno spasimante della ballerina. Il professore si innamora perdutamente di lei, lei lo usa come servo, si fa beffe continuamente di lui, così come gli avventori di quel locale da strapazzo dove lei si esibisce. Unrat l’aiuta a vestirsi, la difende quando gli avventori del locale la prendono per i fondelli, perché ha cantato una canzone scritta da Lohmann, che han preso per ridicola quando lui era convinto di avere composto una canzone seria. Unrat deve trovare un sistema per cacciare quei tre, ci riesce quando li fa incolpare di aver danneggiato un luogo importante per la città. Gli sembra di aver vinto, quando sposa Rosa. A casa loro organizzano delle orge, prende delle belle corna dalla moglie, ma a lui va bene così. Un giorno accade un evento che sconvolge la vita di Unrat. Rivede a casa sua e della moglie, che si fa mantenere in tutto e per tutto da lui, Lohmann e cerca di saltargli al collo, viene arrestato.

Che cosa è l’ironia, che cosa è il grottesco. L’ironia è il sentimento del contrario, anche Mefisto veniva detto il negatore, lo spirito che tutto nega. L’ironia è contrasto, tra la realtà e il desiderio. A volte il grottesco ti insegue, il mondo che hai descritto diventa realtà e come un incubo segue anche quelle persone che l’hanno descritto.

O tu mio mitragliatore Uzi, tu che sei potente come un fallo pronto ad entrare nella vagina nutrice di vita e morte, che il dio degli eserciti rechi eterna gioia e ricchezza alla mente benedetta e al braccio pieno di grazia, i quali, spinti da te o signore ti hanno creato. La cicciona con le lacrime di sperma sta scrivendo delle poesie alla pistola mitragliatrice Uzi, di cui è perdutamente innamorata. Anche se gli inventori sono perfidos iudeos, hanno inventato una splendida arma con la quale combattere i senza dio.

Il professore ha parlato del grottesco come unione di tragico e comico, ha parlato di senso critico, e ora sta andando a depositare i registri nella sala insegnanti sempre buia, la porta della sala insegnanti è quasi sempre spalancata, quella vecchia scassacazzi può controllare tutto, perché il suo ufficio è lì vicino. La porta della sala insegnanti si affaccia sullo stesso corridoio. Con quella vocina fasulla e flautata la preside chiama il professore, professore, vieni, fà un sorrisino con la faccia fintamente impaurita. Il professore la guarda, cercando di celare la paura, la cicciona chiude la porta, professore, vieni, siediti, la panzona dà del tu a tutti, ti devo dire due cose importanti, non dire più a Bertrandina Pastrocchietti, sei carina, domani ne parliamo con la professoressa Sdentata, la vice preside. Quell’uomo, al quale è stato imposto di spegnere le emozioni, reagisce, ma quando, ma quando, sì, e poi non ti avvicinare troppo al banco, domani ne parliamo con suor Sdentata. Dai professore, dai professore, e lo accarezza sul petto, accarezza e tocchiccia tutti, andiamo che inizia la riunione. Sta per iniziare una riunione chiamata pomposamente gruppi operativi, per discutere dei problemi dei cosiddetti diversamente abili, che termine coglione. Si inizia con i genitori di Gino, due poveri ritardati, che hanno dovuto vendere tutte le proprietà ereditate dalle famiglie alla scuola per poter pagare la retta per i tre figli un po’ sempliciotti. Una neuropsichiatra acida e stronzissima dice loro con il sorriso sulle labbra che sono due ritardati e che è più che normale che i loro figli non siano a posto. Il professore che è andato a colloquio quel primo giorno ha guardato per quasi tre ore nel vuoto. Quando quella riunione finisce, chiede alla lurida panzona di parlarle, minaccia le dimissioni, ma lei lo tranquillizza, lui le dice, guardi che io ho detto, siete tutte persone carine e simpatiche, dentro Suor Pudibonda l’animo selvaggio prende il sopravvento, vedi, tu diventerai un professore, lo puoi fare, dai, dai che ce la facciamo, lo accarezza di nuovo e sembra che abbia sempre più mani. Il professore guardava nel vuoto, mentre la panzona, con una delle sue mani, inizia ad accarezzagli il pisello, ti voglio bene, lo sai che ti voglio bene, senza che lui nemmeno se ne accorga, gli tiro fuori il fallo e inizia a masturbarlo, lui è seduto alla scrivania immobile e pensa a quando era bambino e certi giochini glieli faceva il prete del collegio. Ti voglio bene, non l’hai mica capito, il cellulare stra ultimo modello della suora suona ed apparve sul display il nome del presidente della finanziaria, vai caro, vai caro, ti voglio bene e lo sospinge leggermente fuori. Pronto, pronto, pronto suora, ho delle bellissime notizie per lei. Mi dica, mi dica, stiamo acquisendo altre partecipazioni azionarie in altre scuole. Anche nelle altre scuole si adotta quel metodo, quello della sanguinaria, ma tutto parte da quel paesino, tutto inizia da lì. Quel paese è la capitale di Italia. La suora è sempre più felice, piena di iniziative, da molto tempo, da molto tempo non si sente così.

 

 

O Maria Antonietta dei pitosfori, la bella mora, dalla faccia piena, coperta di ori, e di giocattoli. Tutti i giocattoli più belli le venivano regalati, proprio tutti, dai genitori. Quando vivi in una villa sui colli e frequenti le migliori scuole private, non dovresti pensare a niente. Ma se i tuoi genitori considerano che si possa comprare l’affetto, la solitudine diventa vuoto e i genitori vanno uccisi, vanno eliminati, per sentirsi meglio, per sentirsi in pace con sé stessi. In quella città media sui colli a volte non si segue la linea, in quella città media sui colli si vota per la destra o per la balena bianca. Maria Antonietta odia i propri genitori, li detesta e loro non le rispondono mai, ma Maria Antonietta odia anche il più grande partito della sinistra, lo considera il partito del conformismo e si unisce ai gruppi marxisti leninisti ecc,, i gruppi di intellettuali, super intellettuali. Ci sono tutti i figli di tutta la borghesia cittadina, avvocati, notai, medici. Maria Antonietta pratica il libero amore, tromba un po’ con tutti e un bel giorno o un brutto giorno le viene in mente che la mancanza delle mestruazioni possa essere indice di qualcosa di diverso. Si scopre incinta, ma non sa di chi. Ha paura, ha dello scandalo e non riesce a dormire, non dorme per giorni, e un giorno scopre la fede. Lo fà telefonando ai propri genitori, con i quali ha interrotto da tempo i rapporti. Sua madre si mette  a piangere, la invita nella grande villa, la riammette nella famiglia assieme al padre, e le firma un assegno di 500 milioni o forse l’ha già fatto prima di scoprire la fede. Quando ha interrotto i rapporti, per punirla i suoi le mandano un assegno di soli due milioni al mese. È deciso che il bambino sarebbe stato dato in adozione in un paese molto lontano e su tutti i giornali va la notizia della comunista che rinnega Marx e le sue false dottrine per abbracciare dio in convento. La pagano 1 miliardo per il servizio giornalistico. Nessuno ha più visto quel bambino.

 

 

Ma torniamo a pudibonda, pudibonda vuole coinvolgere quegli studenti, vuole riempire le loro vite, pensa un po’ a tutto. Pensa a quella ragazza, quella ragazza che avrebbe potuto ancora avere le mestruazioni e che è stata fatta morire, perché il padre, un individuo nefasto, un orrendo assassino comunista, ha voluto la morte. Che sconsiderato, che rinnegato, che delinquente, far uccidere una ragazza con il suo cappello perché non parla e non risponde. Sì vede che è tranquilla, si vede che si annoia, probabilmente non vegeta neanche, si è addormentata e ha il sonno pesante. Quell’uomo è stato invitato a parlare nelle poche scuole pubbliche rimaste e questo suor pudibonda non lo può  tollerare. Lei non pensa solo ai soldi, lei si sente anche un’idealista in lotta per dio. Decide di reagire, il popolo di dio non può  rimanere inerte di fronte a tale scempio.

È una mattinata di pioggia, una delle poche di quell’inverno, le armi rilucono più del solito, perché Pastacalda le ha pulite bene. Una pallottola in testa a quel padre degenere ha segnato un’altra vittoria nel nome della vita. Le scuole che hanno invitato quel padre sono state bruciate, non si sa bene in quali circostanze.

È contenta in quel periodo Pudibonda, ci sono degli avvenimenti che la fanno felice, come terremoti, tragedie volute dal Signore per far partecipare il popolo della sua sofferenza. Il Signore ha voluto che in questa settimana santa, in qualche modo anche loro partecipassero, diciamo così, alla sofferenza e alla sua passione. Leggere i misteri di Dio è sempre molto difficile […] in questa tragedia vogliamo vedere qualcosa di positivo, in fondo il Signore quando ci fa partecipare delle sue sofferenze è perché vuol farci anche partecipare del valore della sua resurrezione.» Festa amici, festa ragazzi, dice la suora dopo avere pronunciato queste parole ad una commemorazione per il terremoto. Subito dopo è partito il ballo del terremoto, un nuovo ballo di gruppo per festeggiare questi lieti eventi.

 

 

La cicciona ha saputo dal presidente della finanziaria che sarebbero stati distribuiti dalla finanziaria dei dividendi che le avrebbero permesso di acquistare un altro paio di automobili SUV, proprio come andavano di moda. Già ha potuto acquistare quella che voleva, aveva perfino il doppio scomparto anteriore e posteriore per la mitraglia.

 

 

All’uscita della scuola il professore timido si avvia verso il parcheggio poco lontano dalla scuola, rischiando più volte di venire investito dai tremendi suv dei genitori degli alunni, che debbono cantare, all’entrata e all’uscita, segni del tuo amore. A sinistra della scuola Maria la Sanguinaria c’é un portico breve sotto il quale ci sono il municipio, il bar e alcuni negozi, il vialetto é ben ordinato.  Attraversa la strada dopo aver prenotato il verde e inizia la discesa lungo la passerella di quel parcheggio al sole. Passeggia lentamente, scordandosi, come al solito, la posizione in cui ha parcheggiato l’auto. I suoi occhi incrociano quelli di Lavinia, si domanda come mai ha perso quello sguardo spavaldo, quasi arrogante che aveva prima che lui finisse in galera per la seconda volta, non aveva neanche più l’accento milanese, sembrava che stesse vivendo una fase due, forse qualche cosa era cambiata anche per lei. Camminava guardando per terra e sembrava che il suo sguardo fosse diventato cupo. Ciao, incredibilmente, la bella riesce di nuovo a dargli del tu, lui ha un brivido lungo la schiena. La sente vicina, quasi pericolosamente vicina. Ma è una mantide o era un angelo? Ciao, risponde lui con aria un po’ assente, perché ancora non si rende perfettamente conto di quel che sta succedendo. Lei riprende, posso chiederti una cosa, visto che ci siamo rincontrati potrei sentire la tua voce in russo, perché questa sia una fase due, ma non so se vale la pena continuare, stai attento, devi stare molto attento, perché adesso sono molto peggiorate le cose. Vorrei cancellare quei ricordi, vorrei cancellare tutti questi anni, buttarli via. Ora ho cambiato accento, perché non vado più a Milano e non frequento più nessuno di Milano da molti anni. Non so neanche di che nazione sono, non ho un’identità. Parla russo, per favore, così inizia il secondo tempo, la fase due. Per te è la fase tre, già. Il professore parla, a me sembra che andasse peggio prima, mi hai fatto finire anche in galera, e i tuoi hanno pagato anche il giudice perché mi condannasse. Stai molto attento, io non dovrei neanche farti queste raccomandazioni, sono solo una ragazzina. Il professore spalancò gli occhi, forse sta iniziando a reagire. E che cosa pensi che mi possa capitare, la guardò un po’ preoccupato. Guarda che se ne accorgono, ti fanno del male, mia madre conosce molto bene la suora e conosce tanta gente in paese, non ti devi fidare. E poi rischi di fare la fine di quei professori della sezione M. Pensa se la suora ti ammazza. Quel professore ha passato anni in carcere nel bianco, è stato la vittima di un programma ministeriale che prevedeva lo spegnimento delle emozioni. Lavinia è stata terribile, una volta, Lavinia ha dominato gli uomini, è stata qualcosa di più di una femmina, è stata una femmina virago, capo assoluto, Lavinia aveva 13-14 anni e quell’uomo che ne aveva 40 più o meno era dominato da lei, nonostante tutte le sue esperienze, anche se aveva resistito al carcere. Chissà cosa le era successo, non se la sente di chiederglielo. Ti prego, ti prego lo guardò, sarebbe meglio che tu non ti fermassi più a parlare nel parcheggio e che facessi finta di non vedermi il più possibile, ma se proprio non ce la fai, parla russo. Almeno il trauma sarà minore, quando succederanno certe cose. Lavinia è di origine russa, ha il padre russo, e la madre italiana. I loro genitori si sono separati da un po’ di tempo, ora Lavinia vive con la madre, una compagna di origine terronica, dopo non averla vista per molto tempo. L’altra volta sua madre si è ingelosita, quando ha visto un messaggio del prof alla figlia, vuole trombarsi lei il prof, per la grandezza e il turgore del suo fallo. Пока, до встречи[22], il professore non si toglie quasi mai gli occhiali da sole, e quando è un po’ perplesso si accarezza la barba nera. Quella mattina l’ha accorciata, stava per diventare come uno degli ZZ TOP. Riprende l’automobile. Esce dal grande parcheggio e si avvia per la lunga striscia d’asfalto. La prossima volta le voglio chiedere se le piacciono ancora i musical, in russo però, pensò. Il parcheggio finisce al limitare del fiume. Sta arrivando la primavera e nessuno se ne ne è mai accorto, perché non c’é mai stato l’inverno.

 

 

Quando arriva a casa si rende conto di avere impiegato troppo poco tempo, ci ha dato dentro con l’automobile, d’altronde. Adora un certo tipo di automobili belle allegre. Al comune di B. ci sono degli ecologisti che cercano di rendere il più difficile possibile la vita agli automobilisti proprio come se comprare l’automobile fosse un’onta terribile. Per forza, loro hanno l’auto blu che passa dappertutto. Da un po’ di tempo sente dei rumori che gli sembrano metallici e non si rende conto da dove provengono, né chi, né cosa li emette. Quel giorno capisce che sono rutti, tremendi rutti che provengono dall’appartamento del piano di sopra, si ricorda in quel momento di quella Fiat Uno targata Pz che, in quel momento, non vede parcheggiata. Ma chi ci abitasse sopra di lui, proprio non é in grado di ricordarlo. Gli viene in mente solo della vecchia ebrea che abita due piani sopra di lui, avrà 100 anni, 120 anni e ascolta a palla la musica dance, anche ad orari improbabili e manda maledizioni in yiddish a chi contesta la sua passione morbosa per la musica. Una volta in quel palazzo si conoscevano tutti, erano andati ad abitare lì tutti assieme negli anni ’60, quando quel caseggiato era stato costruito. Le chiamavano ancora le case popolari, che venivano spesso costruite con della merda, con l’amianto, anche da quelli che si definivano compagni, dell’azienda case popolari. Erano diventati grandi o vecchi assieme, si aiutavano e quando qualcuno non veniva visto uscire per più di due, tre giorni, subito ci si andava a sincerare di come stava. C’era anche qualcuno al limite, qualche piccolo delinquente, ma in fondo era tutta una famiglia. Votavano tutti compattamente per il più grande partito della sinistra, salvo qualche socialista, un democristiano di sinistra, e un missino che veniva compatito. Votavano per convinzione, votavano per ingenuità, votavano per pecoraggine. Era una comunità, che con i suoi difetti, con i pettegolezzi, con i suoi limiti, agiva per il bene comune, nel solco della tradizione del parté, come veniva chiamato il più grande partito della sinistra. Quella sera va a letto presto, lo fa raramente, si addormenta, mentre qualcuno ascolta uno squallido programma porno che parla di una linea telefonica equivoca ecc. ecc. infilandosi il telefono in quasi tutti gli orifizi possibili ed immaginabili. Non osa protestare, quel professore é troppo timido per protestare, per fortuna quello che ascolta la telefonista che ansima e pone domande un po’ equivoche cambiò canale, su un film di Aldo Giuffré. Driin, qualcuno alla porta. Va lentamente ad aprire, chi è, porco dio, sono quello del piano di sopra, apri cazzo, apri, il professore apre e si trova di fronte ad un individuo magro, in mutande e canottiera, pantofole da nonno, i capelli incolti e l’alito fetido, accanto a sé ha Lavinia, dall’aria inquieta, sembra che stia  per piangere. Ascolta, questa è una tua amica che si è sbagliata ed è venuta a suonare da me, prenditela, ma non mi rompere più le palle, che sto guardando un bel film. In mano ha una lattina di una marca di birra sconosciutà, ne beve un sorso, si allontana, emettendo un violento rutto, prima ancora che il professore possa dire qualcosa. Привет, что случилось[23], dice il professore. La ragazza sorride, si mette a ridere istericamente, я рада, я очень рада, моя жизнь комична[24]. Il professore è stranito, un bel po’ a disagio, войди, войди, пожалуйста[25]. La ragazza continua ridere istericamente. Ha i capelli legati e sembra di più una bambina. Si mette a sedere e inizia a piangere, что, что, он, такой человек.[26] Кто, кто, сделал это,[27]  chiese lui. Преподаватель оружии, ты помнишь[28], continua con la voce strozzata dal pianto. Значит, у меня отношение с нем, у меня были сексуалные отношения, силные сексуальные отношения[29]. Le racconta che quell’uomo, che le ha detto di venire da Trento, all’inizio era molto dolce, poi aveva le doti giuste, in mezzo alle gambe. A lei piacevano gli uomini con le doti giuste anche in quel punto. Cantava arie liriche, rigoletto, nessun dorma, quella roba lì, era il genere d’uomo che piaceva a Lavinia. Poi un giorno l’aveva picchiata quando lei aveva voluto fare una sorpresa a casa sua, voleva salutarla, lui non le aveva detto che era sposato con due figli. L’aveva picchiata ed umiliata, aveva minacciato che sarebbe andato a raccontare tutto della loro relazione a suor Pudibonda e alla madre, sarebbe stata additata come una troia. La ragazza mostra le ferite che aveva sulla schiena e sulle gambe, он хотел меня убить,[30] Lui non la sfiora, sembra che abbia paura di romperla. Quella notte rimane a dormire a casa del professore, dorme sul divano del salone senza interruzione e prende l’autobus da sola per andare a scuola.

Basta piangere, porca madonna, grida quello del piano di sopra, quando gli suona il telefono. Chi cazzo è a quest’ora, grida. È sua madre, sua madre è una gran scassa coglioni, che telefona ad ogni ora, soprattutto di notte o quando il figlio è in bagno. Ciao, come stai amorehaimangiatomacosahaimangiatoisolitiquattrosaltiinpadelladeldiscaunt, mamma prendi fiato che mi stai distruggendo le palle, senti ti volevo dire che blablablailcondominio…Ma vaffanculo, poggiò il telefono in un angolo, mi debbo dedicare alla meditazione. Invia un nuovo certificato di malattia fasullo alla sua azienda che attesta una pericardite angiosistemica. Da quando se ne è andato dall’università a far l’operaio in una delle più grandi aziende di B., sono più i giorni di assenza di quelli in cui va a lavorare.  Il papà ha appoggi in alte sfere, per questo il figlio può fare un po’ quel che gli pare. È passato un bel po’ di tempo da quel giorno in cui ha bestemmiato perché in quelle stanze dove si sarebbe dovuto studiare c’era il buio. E una corda ha stretto il collo di una ragazza timida. E quel bestemmiatore se n’è andato sbattendo la porta, mandando a fanculo quella donnina occhialuta dall’aria così falsa e dal tono mellifluo.

 

 

Il professore timido che quella mattina era andato a colloquio si prepara per la lezione come per andare all’evento più importante della propria vita, per lui tutte le classi sono importanti, ma la classe di Lavinia lo è di più. Lavinia lo turba ogni volta che inizia a parlare, ogni volta che lui iniziava a parlare in lingua straniera si sente sotto esame, perché Lavinia è madrelingua, e poi, soprattutto, Lavinia è il suo punto di riferimento. Perché, quando parlano in russo fuori dalla scuola lui non si sente a disagio, è un mistero. Come, lui é un adulto, e ha come punto di riferimento un’adolescente o quasi? Come si fa a quell’età, come fa il cuore a battere così forte, il professore timido non è più giovane.

Quando la ragazza se ne è andata da casa del professore, gli ha lasciato un biglietto in cui gli chiede di non rivolgerle più la parola, ma quell’uomo non ha nessuna intenzione di farlo. Il professare ora deve pensare ad un modo per essere un fratello maggiore, come lei ha scritto in quella lettera. C’é un solo modo per arrivare a Lavinia, arrivare a quella gran vacca di sua madre.

 

 

Come si chiama il complesso del pene grosso? È un problema avere il pene lungo?

 

 

È un’organizzazione importante anche se camuffata da innocua associazione culturale dedita a Mark Landers e robe simili. Molti politici sono adeguatamente finanziati e di loro l’organizzazione sa tutto, conti correnti, partecipazioni sociali, amanti, ecc. ecc. Devono replicare quell’esperimento educativo, i professori della scuola vanno a tenere conferenze anche nelle altre scuole, che debbono rifarsi a quel metodo di educazione, il metodo Maria la Sanguinaria. I parlamentari devono esercitare lobbying, essere un gruppo di pressione, nessuno dovrebbe dire che ha legami con l’associazione, manco dovrebbero farsi vedere da giornalisti nell’associazione.

È di sinistra premiare il merito, premiare la cultura, l’intelligenza, è di destra il lassismo, il disordine, il fare ciò che si vuole senza una regola, senza un criterio.

 

 

Quella mattina il professore timido è andato a scuola con il mal di testa.. Si è sentito come in barca sulla lunga striscia d’asfalto piena di gente. Ogni colpo di clacson lo ha fatto saltare. È entrato nel parcheggio, insolitamente straffollato. C’era un’oscena cappa grigia che velava la città. Che cosa sarebbe potuto succedere? Che cosa? Quando è entrato a scuola, ha visto il solito ritardato puzzone che lo ha guardato con aria contrita, non si sa per quale motivo.

Scusi scusi, profesciore, dovrebbe scialire dalla preside, dalla sciuor Pudibonda, che lo ha chiamato. Il professore sale e gli tremano le gambe. Non è abituato ad esprimere le proprie emozioni, ha già imparato a dominarle, ad anestetizzarle. Sale quelle due rampe di scale, rese scivolose dal paciugo formato dalla polvere e dall’acqua piovana portata dentro dagli alunni e da qualche insegnante. C’é la solita puzza di robaccia della mensa. Non ci sono bidelli, costano troppo e la suora deve comprarsi sempre più biemmevuuuu. L’immondo pachiderma lo aspetta all’inizio delle scale. Buongiorno, buongiorno, venga caro, accomodati. Si sieda, si sieda, si è seduto lentamente. Professore, la cicciona lo accarezza sulla spalla, che film hai fatto vedere agli alunni? Anna Frank, perché non potevo, domanda un po’ stupito il professore timido. Noooo, noooo, nooo, nuuuuuuuu, non si può…. E le lacrime di sperma, nooo, nooo, nooo, nooo. Ma è vietato ai minori di 27 anni, non lo saaaai, che il governo il nostro governo l’ha vietato, perché induce a violare le leggi. Anna Frank ha violato la legge. Sono venute le mammette e i papetti, soooono tanto arrabbiati. Perché, parla il professore. Non si puooooo, la suora sta inondando il tavolo con le lacrime di sperma. Se vuoi puoi finire con oggi, altrimenti è meglio che tu rassegni le dimissioni. Il professore rimane impietrito. I genitori si sono arrabbiati, e poi lo sai che c’è la nuova legge. Anna Frank verrà riprocessata, perché la pena che le è stata comminata è stata considerata troppo mite, il suo cadavere verrà dissotterrato, per consentirle di assistere alle udienze contro di lei. Noi siamo garantisti e crediamo che il processo che le hanno intentato i nazisti avesse qualche vizio di forma, molto grave. Ma è una delinquente, è una delinquente. Magari l’hanno mal consigliata, anzi assolutamente sì, ma rimane il fatto che ha sbagliato. Non puoi parlarne a dei bambini di 12 anni, non puoi. Loro debbono parlare con la nostra bocca, e ripetere quello che diciamo noi. Devi farti giocattolo nelle mani degli studenti, in proporzione a quanto pagano per essere promossi e le famiglie di quei bambini pagano tanto. Bisogna che tu ti fai giocattolo nelle mani degli alunni, e cerca di sbottonagliergli i pantaloni, oppure che tu versi nelle casse del nooostro istituto, la suomma di 1000000 euro. Rimane in silenzio per alcuni secondi, quel professore. La preside sta per tirare fuori l’Uzi, e il professore timido se ne è accorto. Potrei versare quei soldi un po’ a rate, dice con la voce un po’ tremante. La preside emette un grido di piacere, sììììì, abbiamo un bel finanziamento a rate in 189 mesi, e il programma di Multilevelmarketing di vendita di prodotti per la casa e la bellezza. Il professore rimane per un tempo indefinito là dentro, esce un po’ frastornato per andare a tenere lezione. Gli tremano le gambe, a dire il vero, e ora avrebbe dovuto attraversare quel luogo per andare dalla dea bionda, sentì che la suora aveva acceso la sua canzone preferita tivogliobenenonlhaimicacapito, Scende le scale, invase dall’afrore di cavolo marcio che proveniva dalla mensa scolastica dal costo di 500 euro alla settimana, gli viene un conato di vomito e da bestemmiare, ma deve trattenere sia il primo sia le seconde. Le bianca statua della Madonna sembra ingiallita, forse per i miasmi che giungono dalle cucine. La diarrea è il destino di molti dei fruitori della mensa. Fà il giro del corridoio silenzioso, dove il papà di Gino sta dormendo serenamente. Attraversa il cortile, sotto il cielo insolitamente. grigio. Sente quasi un crampo alle gambe, quando apre la porta, gli viene una serie pressoché infinita di starnuti per i gatti di polvere che escono in gran numero dall’angusta palestra. Inizia anche ad ansimare per via dell’asma. Ansima così tanto che non si accorge della nuova posizione della statua di Incmaro di Reims. La preside l’avrebbe sicuramente sgridato. Sale le scale nel silenzio, sembrava che la scuola sia morta, o forse é lui che é alienato. L’aria é ferma, sempre più ferma. Dal vetro della porta la vede che sta scrivendo le poesie sul quaderno con la copertina a fiori e gli sembra di rinascere. Si affaccia in classe, dove sta sistemando le sue cose, un professore dall’aria mite insegna religione. È una classe unicamente femminile, belle e intelligenti ragazze, ma lui ne vede solo una. Ogni lezione è un incontro d’amore tra lui e lei. È una sfida, totale e senza esclusione di colpi. Ha provato a spiegare Vladimir Nabokov, il suo elitismo esasperato, ammaliato dalla bellezza delle sue opere. Ha letto tutto, soprattutto Lolita, ha parlato dell’amore dell’autore per le farfalle. Ama l’autore nobile, che ha imparato la prima parola di russo a 3 anni, anche se é anticomunista, anche se é classista, terribilmente classista. Ha studiato tanto, rubando ore al sonno. Ha preparato a lungo le lezioni, cercando di curare anche la pronuncia in lingua, per non sfigurare davanti a loro, ma soprattutto davanti a lei, che é il centro del suo mondo. Quando ha chiesto se hanno apprezzato le lezioni, l’angelo della seconda fila di banchi le ha detto, sorridendo e con molta educazione, che non hanno gradito. All’inizio é rimasto dispiaciuto, questo sì, ma poi, gli ha fatto anche piacere la sincerità. È una sincerità disarmante che sfida, mette a nudo l’anima. Il professore timido ha provato a salire sul piedistallo come forma di autodifesa, è normale, quando si è timidi, poter sembrare un po’ scostanti. Lei lo ha fatto scendere dal piedistallo, con quel modo così dolce, che aveva anche nel contraddirlo. Spiega a lungo, ha voglia di parlare, di raccontare, succede quasi sempre quando entra in quella classe, un po’ meno quando non c’é lei visto che si prende l’influenza un giorno sì e l’altro pure. Sono spesso attaccate al termosifone, in quella scuola molti studenti stanno attaccati al termosifone, perché lì dentro fà un freddo cane anche quando non fa freddo, Lavinia ha uno scialle e il biancore naturale della sua pelle sembra ancora più accentuato. Solo il professore timido non ha freddo, é l’unico su centinaia di persone. C’é un po’ il rischio di assideramento in quella scuola. Quando é a scuola deve anche parlare italiano con l’angelo e l’angelo si sente un po’ a disagio, perché é abituata a sentire la sua voce in russo e non in italiano. Lei cerca di immaginare la voce di lui in russo, per diminuire quella sensazione di disagio. Quando finisce la lezione ha mal di testa, ma si sente tutto sommato soddisfatto. È una specie di lotta tra i due… È una lotta per piacerle, per il suo cervello e la sua anima, per sedurla, , per averla, per darsi a quella donna meravigliosa e puntuale come una maledizione. Come avrebbe potuto fare in quella scuolaccia di preti e dopo quello che era successo?

Quando se ne sta andando gli sembra che quei ragazzi siano diventati una continuazione di lui, delle sue braccia, delle sue gambe, dei suoi occhi.

Sapessi quello che penso donna meravigliosa, quando mi accompagni lungo le scale, e la mia parola che mi sembra così inadeguata, diventa preziosa, mi ascolti con la dolcezza delle donne intelligenti. Sapessi quello che penso anche oggi quando le tue compagne se ne sono andate, e ho scoperto, che forse possiamo cambiare tutto, che la vita può diventare nostra e che basta poco. Se solo potessi raccontarti più pezzi della mia vita in quel lurido ambiente, lurido in ogni senso.

Quel giorno, nel parcheggio, quando si é aperto il cielo, ed é uscito il sole, e si é tolto il soprabito, perché fa spesso caldo, si è convinto sempre di più di amarla. Hanno parlato del fatto che a lei piaceva guardare i Simpson in originale.

Forse non siamo solo reazioni chimiche, forse, forse l’amore esiste.. Mi dispiace un po’, o forse di più di un po’ quando mi dici, я должен уходить, извини[31].  K сожалению, нам надо разделиться[32], ti dico io, con un sorriso un po’ triste, e vado a portare i registri nell’armadietto triste, mentre gli sguardi sfuggenti di una donna brutta si dirigono sul pavimento e la faccetta falsa di una suora obesa mostra l’ipocrisia pretesca. Torno a casa con l’anima sempre in tumulto. Come quando arriva un solo tuo messaggio.

Quella notte il professore timido ha fatto un sogno strano, gli sembrava di essere nel Medioevo. Al calare della notte, usciva sotto la tempesta. Aveva allora una visione diabolica sotto l’aspetto di un «toro di una taglia terrorizzante» che cercò di ucciderlo. Vide allora venire verso di lui una ragazzina dal viso radioso, che, i capelli sulle spalle sciolti, avanzava con una verga bianca in mano con la quale batteva e picchiava il demone. Lo minacciava perché osava tali cose contro il suo servitore, gli ordinava infine di sparire e di non fargli più alcun male. A queste parole, la visione terrificante spariva. Ma, quando l’uomo continuava il cammino intrapreso e si avvicinava alla chiesa, il demone, come un cane furioso, saltava verso di lui. Di nuovo, la stessa ragazzina che gli era apparsa prima si trovava davanti a lui, ricacciava il demone e gli liberava il cammino. Allo stesso tempo sparivano il fantasma del diavolo e la visione della splendida ragazzina. Rientrando a casa, ecco che di nuovo, si ergeva davanti a lui, più terribile di prima, il nemico del genere umano. Questa volta, aveva assunto l’aspetto di un leone enorme che ruggiva.  La ragazzina accorreva prima che potesse nuocere, prese l’uomo per mano.

 

 

Non pensa ancora a cosa sarebbe successo, quel professore, con Bertrandina, non immagina che un parcheggio sarebbe potuto diventare la tomba momentanea dei suoi sogni, dell’amore che prova per quella meravigliosa ragazza al confine.

Che cosa è un parcheggio, è un rettangolo d’asfalto solamente, circondato da alberi. Ma è anche un confine con il grande fiume che passa attraverso il paese. È la fine del paese, già il confine, il limes. È normale che si incontrino lì, un giorno Lavinia gli ha raccontato che si sentiva al confine, gli aveva raccontato che quando stava in Russia, era in una scuola con persone originarie da vari paesi, che non si sentiva né italiana, né russa. Le dicevano sempre in Russia, tu sembri italiana, in Italia, le dicevano, tu non sei italiana, sei russa. E tu, quale risposta ti dai, le chiede un giorno il professore. Я точно не зчаю[33], ha risposto con aria un po’ triste. Я должен уходить, ha detto. Per la lingua russa sono importanti i prefissi, e quel verbo inizia con il prefisso у, che significa uscita da un luogo non delimitato. Voleva uscire, voleva uscire, perché non sentiva qualcosa di certo, non sentiva ancora quei confini che avrebbe voluto trovare in quell’uomo. Cercava un mondo intero dentro il professore timido, cercava una casa. Si era innamorata, in quegli anni tra la prima e la seconda fase della vita del professore, di un altro uomo adulto, ma era finita male. Le voleva bene, un intellettuale, professore universitario, sposato con figli, aveva pure dei soldini. Ho lasciato mia moglie, ho lasciato mia moglie. E un giorno li vede baciarsi e sa dal giornale che il professore universitario ha messo incinta la moglie, che aveva già lasciato, così diceva…

 

[34]В златотканные дни сентября

Мнится папертью бора опушка.

 

Nei giorni di settembre intessuti d’oro

Il margine della pineta sembra il papert’.

 

 

 

Quando il professore timido è arrivato a scuola dopo quei due giorni di libertà è successo un fatto nuovo, in quella scuola succedevano spesso fatti nuovi, non si poteva dire che ci si annoiasse. Quando è entrato si è visto raggiungere dall’orribile suor Sdentata, scusa, scusa, tra qualche minuto puoi portare qui la tua classe, perché suor Pudibonda deve parlare a tutti i professori e a tutti gli alunni. Il professore ha annuito, era un po’ triste, perché mancava il suo angelo, che, come spesso accadeva, era ammalata. Ha l’ordine e quando si sono trovati davanti alla preside, lei ha cominciato a citare il discorso di un anziano leader religioso intollerante, uno di estrema destra di nome Osama.

Per rendere vive le idee del nostro caro leader ho deciso di dotare tutti i professori delle classi dove gli alunni hanno acquistato il pacchetto ridotto, di uniformi regolari da cameriere e camerieri che ho provveduto ad acquistare dalla società finanziaria multilevelmarketing che detiene, come sapete, parte del pacchetto azionario della scuola. Chi ha comprato il pacchetto full non è tenuto ad indossare la divisina. Quando si è scoperto che hanno sbagliato i conti e che c’è una divisa femminile di troppo, con tanto di crestina, e che avrebbe dovuto indossarla il professore timido, lui ci rimase un po’ male e con aria gentile, ha rifiutato, sperando che l’orrendo barile di lardo non tirasse fuori l’Uzi davanti a tutti. Lei sì è limitata a piangere, piangere con degli strani ululati.

 

 

Il professore timido ha passato il fine settimana a preparare delle lezioni, è uscito poco, si sta affezionando alla propria casa, ha udito le bestemmie di quello del piano di sopra che ha guardato trasmissioni orrende, come suo solito, in mutande e canottiera, con le finestre sempre chiuse e la puzza di chiuso. Il professore timido ha saputo che una volta il suo vicino lavorava all’università, che si era dimesso ed era andato a lavorare in fabbrica, su raccomandazione del padre, ma che sta in malattia il 90% del tempo. Si é dimesso perché una sua collega si era suicidata, visto che i professori anziani, i cosiddetti baroni, l’hanno trattata così bene da spingerla al suicidio. Glielo ha raccontato lui, nell’unica volta in cui si sono parlati. Quello del piano di sopra esce solo alla mattina presto per andare a far la spesa, quel sabato il professore timido ha incontrato un uomo dall’aria misteriosa con un impermeabile e gli occhiali neri nonostante ci fosse il cielo sereno, anche se non troppo. L’uomo misterioso gli ha chiesto se ha visto Brando e il professore timido ha esitato qualche secondo, perché il ruttone è una presenza poco significativa nel condominio, per usare un eufemismo. Salve, mi chiamo Larry Vergon, sono un esibizionista e attore porno, http://www.larryvergon.com. È educato quell’uomo.

 

 

Ma arriviamo al lunedì, visto che quel week end è stato proprio insignificante, quasi inutile.

Il lunedì è stato interessante, anche se ha incrociato solo una volta con lo sguardo l’angelo, non ha avuto lezione da lei, peccato. Ha spiegato lo слово о полку игореве, il canto della schiera di Igor[35], che cosa è il peccato e quanta importanza ha per la cultura mondiale, e per la politica e per la filosofia e per tutto. Sulla nozione di peccato si è fondata la civiltà cristiana. Dopo le canoniche ore di lezione è tornato nel proprio nido. Il giorno dopo non ha piovuto, il professore timido ha pensato solo per un momento alla scena delle uniformi da cameriere e al caso di Bertrandina.

Quando è arrivato nel parcheggione il martedì, ha sentito che la tasca dove ha infilato il cellulare, stava vibrando. Prooonto, prooofessuore, sono la preside, aspettami, aspettami, aspettami nel parcheggio, noon ti muuuovere. Chissà cosa sarà successo, forse hanno ricoverato di nuovo Pietrucci, al quale strizzano spesso le balle. Forse avrebbe dovuto cambiare sesso, perché stava perdendo la funzionalità degli organi genitali, ma questa è un’altra storia. Quando è sceso dalla vettura, ha posato gli occhi verso la passarella che dal parcheggio porta nel paese ha visto l’orrenda cicciona, che si é materializzata, quasi come d’incanto. L’orrenda cicciona lo ha guardato guardò con aria fintamente compassionevole, come accadeva spesso, proooofessore, quelle uniformi, quali, ha risposto. il professore attonito, cercando di ricordare, a che cosa si riferisse palla di lardo, quelle da cameriera, con la crestina. Inizia a piangere le solite lacrime di sperma, con la voce rotta, la finanziaria che ci ha pagato quelle uniformi, si sono arrabbiati, si sono arrabbiati tanto con te. Potresti finire oggi e poi rassegnare le dimissioni. Il professore ha risposto sicuro, lei mi ha detto che non c’erano problemi, sì, ma la finanziaaaaria, mi vuoi bene, mi vuoi bene, tesoro mio, e lo ha abbracciato. Il professore ha avuto un po’ paura dell’Uzi, ma la paura è passata perché il bidone del rusco non ha parlato del giocattolo. Ha visto un compagno di classe dell’angelo e avrebbe voluto piangere, ma ha imparato ad annullare le emozioni, si è sentito vibrare. Quando il professore timido è riuscito a liberarsi da quell’immonda stretta si è avviato verso l’automobile. È rimasto in automobile qualche minuto, con il cuore lacerato e il fegato a pezzi. Tutto passa, tutto deve passare.  Non sa se tornare a casa, non sa cosa fare, si è dimenticato di fare la spesa, vuole birra, tanta birra. Ha pensato di andare a chiederne, ha freddo, anche se fuori c’è il sole. Va a suonare. Pooorco dio chi cazzo è, questa è la tranquilla risposta di Brando, sta dormendo in mutande davanti al televisore, con la lattina di birra sul tavolino. C’é un programma di gossip, che gli piace tanto da farlo assopire. Scusi, fa il professore timido, potrei avere una birra, son rimasto senza. Coosa, dice l’individuo, con l’aria intontita dal sonno e dal pessimo alcool. Le chiedevo se aveva della birra, replica tranquillamente il professore timido. Un rutto e una sonora scoreggia sono stati la controreplica di Brando, adesso sto molto meglio, sì, sì vieni, accomodati, ti do tutta la birra che vuoi, solo fai piano, che il mio amico Vergon sta dormendo sul pavimento della sala. Il professore non ha fatto una piega neanche quando ha visto l’impermeabile del suo amico Vergon buttato sul pavimento e l’uomo steso nudo sul pavimento della sala, con macchie di sperma sul corpo. In un angolo del salone, accanto ad una pila di mutande ingiallite, ci sono centinaia di lattine di birra e Brando ne passa una quantità indefinibile al professore timido, che dà anche una scorsa al computer sotto al quale si trova Vergon, deve essersi masturbato da poco, vista anche l’immagine di una mora seminuda, un po’ avanti negli anni sullo schermo. www.incontriproibiti.it c’era scritto,…

Quando ci si sente soli, i pensieri fanno dei viaggi un po’ particolari e le associazioni di idee sono le più strane. Pensa ai libri, ama pensare ai libri. Gli viene in mente un libro.

 

Lolita, light of my life, fire of my loins. My sin, my soul. Lo-lee-ta:

the tip of the tongue taking a trip of three steps down the palate to tap,

at three, on the teeth. Lo. Lee. Ta.

She was Lo, plain Lo, in the morning, standing four feet ten in one

sock. She was Lola in slacks. She was Dolly at school. She was Dolores on

the dotted line. But in my arms she was always Lolita.

Did she have a precursor? She did, indeed she did. In point of fact,

there might have been no Lolita at all had I not loved, one summer, a

certain initial girl-child. In a princedom by the sea. Oh when? About as

many years before Lolita was born as my age[36]

 

Adora Nabokov, adora Nabokov da sempre, da quando era ragazzo. Lolita, il libro che gli è venuto in mente, è stato pubblicato, intorno all’inizio degli anni ’50, da una casa editrice di Parigi, dedita alla pornografia, dopo che le altre case editrici hanno rifiutato sdegnosamente la pubblicazione. È la storia di un professore che ha circa la stessa età del professore timido, che, per arrivare alla figlia adolescente, di cui si é innamorato, seduce e sposa la madre, una donna stupida e banale, magistralmente interpretata nel film di Kubrick da Shelley Winters. Si ricorda bene il momento in cui la madre scopre il disprezzo del marito leggendone i diari e va fuori, in preda alla disperazione,  trovando la morte. Chissà perché gli viene quel pensiero, forse è la sua droga, la sua droga si chiama Lavinia, l’angelo delle due terre, Россия[37] e Italia. Beve, beve molto per ingannare la disperazione, la tragica solitudine. Dove sei, che il mio cuore è lacerato, dove sei, e la birra è il mio antidolorifico, dove sei, e la disperazione squassa lo stomaco, come un tuono, e squassa l’intestino. Dove sei è un tuono mi percorre dentro, ed esce come lava di vulcano.

 

 

 

Via del Triumvirato ricorda la storia antica romana, nella città di B. conduce all’aeroporto, piccolo e poco organizzato, dove si mangia malissimo e si spende tanto, come capita spesso nelle stazioni e negli aeroporti. È come un formicaio, vivo notte e giorno, o quasi tutta la notte, aerodogana, farmacia, edicola, negozi di lusso, tabaccheria, salumeria, etc. c’è l’aerodogana, che spesso è animata, alla dogana si controllano le merci, potrebbe essere un luogo normale, un po’ freddo, solo con uomini in divisa, normali uomini in divisa, ma qualcosa accade, c’è un usignolo,

Una bella doccia calda
scelgo la camicia e il maglione
metto questo pantalone
è una canzone di un noto artista napoletano, Gigi d’Alessio. C’è un finanziere che sembra Peppino di Capri e sa tutte le canzoni di quel cantante, le canta sempre von voce intonata, meglio di quella di Giuseppe Faiella. È Gaetano Ascione, ha 23 anni, una vita per la Finanza e per il canto.

 

 

Dai cantiamo tutti insiem, dai cantiamo tutti insiem, e l’amore trionferà, dai cantiamo tutti insiem e l’odio morirà e il signore tutti aiuterà, tutti aiuteràaaa dai cantiamo siamo l’ipod del signore, e chi non ama il signore, lo ammazziamo perché l’amore trionferà. Donna che abortisci , questo è il dono che ti riserviamo come monito imperituro affinché tu ti penta per le tue orribili azioni o raggiunga presto l’Inferno dove avrai la giusta punizione, perché l’amore trionferà. I ragazzini della scuola sono stati riuniti nella palestra traboccante di polvere, cantano con delle frattaglie insanguinate di agnello in una mano e il mitragliatore Uzi nell’altra. Si stanno preparando ad un’azione per la vita, contro la morte, andando a lanciare le frattaglie di agnello contro le persone che entrano in una clinica dove si pratica l’interruzione di gravidanza, e, forse a sopprimere un medico che si rende disponibile ad uccidere quelle vite uuuuumane, come dice suor Pudibonda. Suor Sdentata dirige il coro soddisfatta. Lavinia é un po’ triste, ma non lo vuole mostrare. Lavinia osserva quieta, pensa ad altro. La preside suona la tromba per la carica, e la comitiva si avvia, anche Pero e Pastacalda cantano, cantano con grande passione, strizzando sempre i maroni del loro compagno. Davanti alla clinica dove si praticavano gli aborti c’é solo una ragazza che sta entrando, si chiama Joy, dalla Nigeria. Qualcuno l’ha costretta a prostituirsi, stuprandola anche, ed é rimasta incinta. I bambini cantano segni del tuo amore, mentre le lanciano le frattaglie di agnello insanguinate. I professori intonano un melodioso canto, PUTTANA PUTTANA L’HAI FATTO PER LA GRANA. Il chirurgo non è stato soppresso, solo perché Jigrobot, il ragazzo della parrocchia, incaricato della missione, ha commesso uno sbaglio. Quale sbaglio, Jig, 14 sospensioni e 15 professori mandati all’ospedale, figlio di un noto politico ex BR ora iperreligioso di destra, ha azionato troppo presto la cintura carica di esplosivo che portava addosso, permettendo al chirurgo di accorgersene e di trovare scampo. Jig era chiamato anche “questo qui sta male”, era la frase che diceva sempre ai professori prima di menarli.  Pazienza, Jig, sarebbe andato in paradiso. Cazzo oh, almeno posso farmi un giretto nel paradiso dei musulmani, dove ci sono le 25 veline o 26 per ogni martire.

La preside dichiara, questa aazziuone dimostra quanto la noooustra scuooola sia animata dai grandi priiincipi della noostra relicione cattolica apostolica e romana. Peccato per Jig, ma ora sarà in paradiso con gli angeli, e quindi, fortunato lui. Suor Sdentata grida, applausi, nella palestra traboccante di polvere dove sono rientrati dopo l’azione. Anche questa volta Lavinia é riuscita a nascondersi, non l’hanno cercata neanche tanto, forse la sua mammetta ha pagato una quota aggiuntiva per farla vivere un po’ meglio.

Suor Pudibonda torna alla grande villa un po’ contrariata, il medico assassino non é stato assassinato e ciò era grave, veramente grave, aveva quella villa, si annoia un po’e si mette a leggere il giornale LUSSO E DIO, la classifica dei religiosi più danarosi, perché se dio ci ha dato la ricchezza é perché siamo suoi servi. Legge, legge ed ha un brivido gelato lungo la schiena, un brivido lungo, lei é stata esclusa dalla top ten delle suore più ricche, é entrata suor Vereconda, preside della scuola Tragedia di Porta Pia, di Massarosa. Ooooooooooooooooooo, me tapina, ooooooooooooooooooooo, come faccio, come faccio, come faccio, dio dio perché mi hai abbandonato, eli eli lamà Gigi Sabani, diceva così credo. Cosa ha la mia vita che non va? Che cosaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa?  Mille fantasmi si addensano su di me, con i loro artigli acuminati mi ghermiscono, la pelle mi strappano, la pelle mi bruciaano, mi arroventano, oddio, cosa è mai quel porta pipe che mi parla, perché le allucinazioni, perché, ,gli acidi ssono una droga per i compagni, i religiosi danarosi prendono la coca. Il portapipe le parla, o tu donna, partorirai con dolore, io, ma se sono sterile o infertile o come si diiiiice. Era da un po’ di tempo che suor Pudibonda non aveva le allucinazioni, ne aveva paura. È diventata bianca in volto, pallida pallida e si è spogliata, si è messa a correre nuda per la villa, ahhhhhh, ahhh, me tapina, me tapina. Una mucca rosa balla il jive, la rumba, il paso doble e il sirtaki. Kazaciok, kazakioc, o katiuscia l’hai fatta tu la piscia….

[38]Несмотря на то, что,…

Я сошел с умa

Мой второй язык

Моя первая любовь

Наконец он придёт ко мной

Мой родной язык

Мой род,…

Скоро мне надо другая тетрадь, я почти закончил это[39], Lavinia è diventata per qualche secondo triste, quando ha ripensato che ha fatto andare in galera il professore timido, accusandolo di molestie, e poi ha quella relazione con il professore che insegna l’uso delle armi, credeva che sarebbe stata felice, perché lui era più grande di lei, avrebbe potuto proteggerla, ha bisogno di un porto sicuro, di un fratello maggiore, ma lui non é così come lei aveva pensato. La sconvolge, si sdraia nudo sul pavimento e pretende di essere preso a calci, e lei torna bambina, ha paura, non é stata mai bambina e non ha mai avuto paura. Stava scoprendo l’altra parte di sé, quella che ha bisogno di avere paura e di farsi delle domande, ma quello non era il modo giusto per scoprirla.

Trascorre qualche ora, a Lavinia viene voglia di scrivere un messaggio al professore timido, l’insegnante di armi é sparito da qualche giorno, sparisce spesso quella persona e questo la fa pensare ancora peggio. Sparisce e non risponde più al cellulare, non risponde più alle mail. Si sente sola, come spesso succede. Scrive un messaggio con la seconda scheda, quella di cui l’insegnante di armi non é a conoscenza. Вечером я пойду в кино, хочешь пойти со мной?[i] Come fa a rispondere non si sa un uomo buttato nel vomito, ognuno buttato nel proprio, assieme all’esibizionista e il bestemmiatore. Il professore timido non ha il fisico per bere così tanto, al contrario dell’esibizionista e dello scoreggione. Ehi bello, stai male, chiede l’esibizionista, una volta rinvenuto, al professore immerso nel vomito. Cazzo, sto di merda, dice il professore timido, sto veramente di merda. C’é un asciugamani in ‘sta casa di merda, porcoddio, dice Brando. In qualche maniera lo trova e trova anche una camicia e un paio di pantaloni puliti, che porge al professore. Come fai a scendere le scale ridotto così. E in tv é il momento dell’oroscopo, con l’astrologo tutto vestito di viola e la voce soave. È cambiato qualcosa dentro al bestemmiatore, ma lui, forse non se ne rende conto. Sta accogliendo qualcuno nel proprio nido, oltre a quel maiale maniaco sessuale del suo amico esibizionista. Sta accogliendo una persona diversa da lui, sta conoscendo quel condominio che ha rifiutato. Anche nel professore timido sta succedendo qualcosa. Ha sempre odiato casa propria, si alza prestissimo e mangia tardissimo, per starci il meno possibile. Tante volte non mangia a casa, ma al centro commerciale, o in un pub, qualche volta in un ristorante. Forse stanno cambiando tutti e due. Ehi, rega, e se andassimo ad una festa, di quelle che piacciono tanto al sottoscritto. Non si sa perché Vergon parla così, sa bene che mai il suo amico Brando e il professore timido avrebbero frequentato un’orgia. Il professore timido risponde di sì e Vergon e Brando si meravigliano molto.

 

 

Non é mai andato ad un’orgia in costume veneziano del ‘700. Non avrebbe mai creduto che quella donna piacente con la quale parlava da un po’ fosse la madre di Lavinia, forse é l’alcool, forse lei camuffa la voce, chissà, fatto ‘sta, che decise di farla ubriacare, cosa molto facile, viste le sue dimensioni, quelle del professore timido, si intende, e di farsi portare a casa da lei. Sarebbe stato il primo passo per poterla controllare, sicuramente. C’è anche Pudibonda e anche lei si accorge di lui, quel pene è inconfondibile.

Quando vanno a casa di lei, Lavinia non c’é, se ne accorge, perché la stanza nella quale presumibilmente lei dorme, é vuota. Che disdetta, ma intatto un passo é stato fatto. Anche Vergon si diverte, con una donna consueta, e una donna con una mazza da 20 cm in mezzo alle gambe. Il professore timido si sente diverso dopo aver fatto l’amore per la quarta volta quella notte stessa,, mentre Rosalia Scapece sta in bagno abbracciata alla tazza. Il professore timido ha deciso che sarebbe entrato in contenzione e commiserazione. Sicuramente Rosalia e Pudibonda avrebbero un po’ dubitato, ma poi i dubbi sarebbero andati a farsi benedire, pensando alle sue lussureggianti dimensioni. Il professore timido vuole quella donna, la vuole a tutti i costi, ma anche lei vuole lui, ma anche pudibonda lo vuole.

 

 

Quando il doganiere che ci vede poco e canta molto vede quella nuova merce decide di controllarla e non sa perché, non sa che certi gesti cambiano la vita delle persone, apre lo scatolone delle merci destinate al ristorante cinese e cosa c’é dentro, cibi puzzolenti e unti, di scarsa qualità, che è questo, pensa il doganiere che ci vede poco, che è, sembra un fegato umano, ma non é sicuro, non é per niente sicuro, chiama lo zio Gerardo, che arriva poco dopo. È chisto è nu’ fegato d’uomm, guaglià. Lo zio è arrivato subito e non ha neanche cantato, é troppo concentrato, chiama la scientifica, il dottor Di Tebe, deve analizzare quegli organi, ma, da subito, non ci sono dubbi. Vengono chiamati i giornalisti, vengono quasi tutti, tranne l’inviato di un giornalaccio di destra legato ad un’oscura setta cattolica.

È evidente che bisogna agire in qualche modo, quegli organi fanno parte di un carico di merci destinato ad un ristorante cinese, il Sole Giallo, ammazza che nome fantasioso, pensa Gerardo, che inizia ad indagare in segreto, di nascosto dal procuratore della repubblica, fà fare delle ricerche sui conti correnti e sull’identità dei proprietari di quel ristorante, ma senza ottenere nulla di concreto. Sembrano normalissimi. Pensa di interrogarli, ma, quando li chiama, si scopre che questi non sanno l’italiano ed è un disastro, é necessario un interprete affidabile, ma dove trovarlo. Gerardo si ricorda che ha conosciuto una ragazzina molto carina e simpatica di origine cinese e la chiama. Hanno parlato nell’ufficio di Ascione, ma non lui non ha capito granché di quella situazione. La traduttrice, che si chiama Lisa, é molto brava e professionale, ma questo non basta. Sembrano del tutto ignari, il ristorante sarebbe stato sicuramente chiuso almeno per un po’ e certamente anche multato, ma questo non risolve nulla, perché bisogna capire quello che sta succedendo. La famigliola cinese che gestisce il ristorante é piuttosto integrata nella società, abita in Italia da molto.

Si vive solo per raccontare, si insegna per raccontare, per raccontare un po’ sé stessi, e qualcos’altro o qualcosa di diverso, il professore timido fà anche queste riflessioni il professore timido durante l’orgia.

 

 

Il professore timido é sempre stato un iconoclasta, non gli è mai piaciuto tenere le bandiere e gli striscioni e non è mai stato un problema per lui sparare a Mare, Engels, Anna Frank e compagnia, alla riunione plenaria di contenzione e commiserazione, davanti a tutta la stampa nazionale, quella internazionale ha snobbato l’avvenimento, nella confederazione padano terronica non ci sono quasi più corrispondenti stranieri. Il professore timido é diventato vicepreside e rilascia interviste ai giornali di gossip, rilascia interviste ai giornali politici, ce n’é ancora qualcuno. Debbo distruggere quella puttana per arrivare a sua figlia, debbo farlo, debbo farlo assolutamente. Lei lo avrebbe convinto a trasferirsi a casa sua, sapeva che lo avrebbe fatto e a lui non dispiaceva nemmeno. Era già riuscito a farla ubriacare con poco sforzo. Quanto tempo sarebbe servito per arrivare alla figlia, prima avrebbe dovuto sputtanare la madre.

Il giorno seguente alla nomina a vicepreside si è chiesto come mai fosse stato richiamato e addirittura nominato vicepreside e perché una scuola di provincia meritasse così tanta attenzione da parte addirittura da parte di un viceministro arrivato alla festa per la sua nomina. Ha avuto addirittura la licenza per dire delle parolacce durante la lezione. Vuole che i suoi alunni sappiano leggere i testi capendoli. Dovete amare ciò che vedete e non ciò che appare, non me ne frega un cazzo del dicolon, del tricolon e di altre puttanate del genere, se non capisco che voi capite che letteratura è passione, anima, pure mazza, sì pure quella, sangue, sudore, lacrime e pure risate. Sì, adesso, mi sto facendo ridere da solo perché sto diventando piuttosto retorico.

 

 

Il palco è grande, il palco è immenso e la bambina, lo scricciolo è piccolo piccolo, minuscolo, un fringuellino che sta annegando nell’oceano. Canta una canzone di Frank Sinatra, My way, quella bambina avrà al massimo sei anni. Quando il professore timido entra nel teatro assieme alla sua nuova compagna, si rende conto di due cose, che odia quei programmi nei quali si sfruttano i bambini e che il produttore di quel programma è grande amico di quella troia che lui deve distruggere. Sono in prima fila, possono andare nei camerini, dove nota una bambina alla quale stanno facendo la permanente. Una bambina di nove-dieci sfila in perizoma verso il camerino del presentatore. È sola, chissà dove sta la madre. Anche la madre è in perizoma, nel camerino del produttore. Se rovino la vita di questo capoccione, inizierò a fare terra bruciata attorno alla troia. Scusa, amore, debbo andare in bagno. Sì, va pure, però fa presto, caro.

A volte la realtà bisogna tirarla fuori, va tirata fuori con la forza, e con la forza sono intervenuti anche i corpi speciali con il mefisto, il passamontagna, per portare in galera il produttore. L’accusa di stupro e detenzione di materiale pedopornografico é talmente supportata da granitiche prove, che nessuno, mai nessuno, avrebbe potuto tirare fuori quello squallido maiale da una galera. Probabilmente sarebbe stato ammazzato di botte in galera. Era uno dei più amati dai bambini e, ben presto, tutti i giornali, hanno incominciato ad additarlo come il porco, il drogato, lo schifoso. Era lui l’unico porco in un mondo di puri. Quei fottuti piccolo borghesi dei giudici l’hanno fottuto, hanno fottuto il suo amico, Rosalia Scapece é di sinistra dentro, anche se ha fatto i soldi, anche se é vicina al governo del Partito dei buoni e degli stronzi, anche perché é andata a letto con la gran parte dei membri.

Devo ricordarmi come si fa, come si fa, mi hanno insegnato. Bisogna infilare una cimice a quella vecchia puttana, a quella vecchia puttana. Lei dorme sempre quando fanno l’amore, quando fanno l’amore lui é un martello e lei si addormenta, si addormenta spossata. È una bella gnocca, nonostante l’età, ha qualche anno più dei cinquanta, non si sa quanti. È ancora messa bene, un po’ grassa, un po’ bassa, con i capelli ricci neri lunghi, da donna mediterranea. Ti amerò sempre, il mio cuore è in tumulto, ti amerò sempre, con il cuore e l’amore, ah ah ah, il professore timido ha imparato anche a cantare, anche se non troppo bene.

 

 

Alla fine delle orge, anche la suora si addormenta, non resiste più da quando presenzia il professore timido, le piace troppo, anche se la gelosia per quella vecchia troia della Scapece sta aumentando di giorno in giorno. Avrebbe voluto incontrarlo da sola, senza disturbatori, ma ha paura che la riconosca. Quando si risveglia e si fà il bidet ha sempre delle idee illuminanti. Pensa alla crisi economica, che attanaglia la confederazione padano terronica, e le viene in mente l’uovo di colombo, legalizzare il lavoro minorile dai 6 anni per le famiglie meno abbienti. Pensate, avrebbe detto qualche giorno dopo, assieme alla compagna Scapece, pensate, adesso potrete avere più dipendenti, sottomessi ancora di più, li potrete pagare la metà, pensate. La compagna Scapece avrebbe parlato ai lavoratori, compagni, la vecchia costituzione che è stata abolita prevedeva il diritto al lavoro, quale migliore occasione per affermare questo diritto se non dare la possibilità di lavorare e fare esperienza anche ai nostri figli, al nostro futuro. Pensate, vivrete con loro in fabbrica, pensate al fatto che potrete socializzare in una nuova soggettività antifascista, di genere, non sessista e anche femminista. Sì, perché le donne, liberate dal lavoro di cura dei bambini, perché saranno in fabbrica dalle 12 alle 15 ore al giorno, potranno dedicarsi alle loro attività preferite, come pulire la casa, la propria, e magari anche la mia, visto che ho comprato una nuova villa. Il parlamento l’approva velocemente, non c’è neanche necessità del voto di fiducia, c’è un solo partito. Lo step successivo sarà quello di depenalizzare le molestie sessuali nei riguardi dei bambini meno abbienti, per il diritto alla soggettività amorosa anche delle piccole classi lavoratrici, come dice la Scapece, ma per creare un bel disegno di legge ci sarebbe voluto un po’ più di tempo. Nel frattempo é stata definitivamente legalizzata cosa nostra, ma anche la n’drangheta, ecc. é un po’ straniante vedere dei grattacieli con le insegne MAFIA SPA comparire nelle città, ma, d’altra parte, é giusto così, cosa nostra comanda da tempo e in più contribuisce al progresso sociale della comunità e dei lavoratori e delle lavoratrici, offrendo buoni salari e garanzie, il posto fisso, come disse la Scapece.

Il professore timido si sente preoccupato, ma non più di tanto, sente dentro di sé la sicurezza che avrebbe spazzato via quella donna, da tanto tempo non era stato così sicuro, sente che avrebbe raggiunto il proprio angelo. Gli dà fastidio dover cantare le canzoni del reality a tutti i karaoke, da dedicare alla propria amata, ma quando può entrare a scuola e vedere i ragazzi, ma soprattutto vedere l’angelo, sente di essere ancora vivo. È sicuro che avrebbe capito, che avrebbe potuto aspettare, era sicuro.

L’automobile di servizio della Scapece si é improvvisamente rotta, é un immenso nuovissimo suv. Per fortuna che la concessionaria ha mandato subito i meccanici, due ragazzi biondi. È un problema al motorino d’avviamento, dottoressa l’abbiamo sistemato, dicono con accento bolognese, anche piutttosto evidente. Peccato che quei due ragazzi siano appena arrivati da un paese dell’est senza essere mai stati a B. in tutta la loro vita.

 

 

Chi cazzo c’é,  porcoddio, esclama Brando con il suo consueto aplomb, mentre occupa il proprio salone, sorseggiando pessima birra e pessima vodka, in mutande, con la righina gialla di pipì.

 

 

Il potere, quanti nomi ha, il potere è nominare attribuire nomi, a discrezione, al Liceo Maria La Sanguinaria di nomi ne hanno tanti, tra cui Contenzione e Commiserazione, l’organizzazione che si proponeva di portare la gioventù verso Cristo, per amore o per forza. Ci sono nomi che nascondono altri nomi. Libero è l’uomo che sceglie i propri nomi e anche i nomi degli altri. Sono stati conquistatori a chiamare indiani, pellerossa, i nativi. . Contenzione e commiserazione é ricchissima, è diffusa dappertutto, si chiama con nomi inglesi, office for the italian students, eccetera eccetera, ma è sempre cc, anche se molti non se ne accorgono. Cc é finanziata da importanti multinazionali, é un’organizzazione salda su alcuni principi, quasi irremovibile, ma quali sono i principi, ad esempio, la difesa della vita fin dal concepimento e fino alla morte naturale, ma che cosa si intende per natura, anche l’aspirina non è naturale. Questa organizzazione é nata dopo il sessantotto in contrapposizione al disordine morale, all’ateismo, al risorgimento e al concilio Vaticano secondo, ma anche al rinascimento, già che ci siamo. È l’organizzazione del biting, specie di festa dell’umidità, piena di bigottoni, ragazzini sfigati illusi, super industriali, politici ed ex sessantottini, marxisti leninisti, antagonisti, ex brigatisti rossi, compresi quelli del mitico circoletto.

 

 

Quando il professore timido è stato richiamato in servizio da suor Pudibonda tra le lacrime, di sperma come sempre, era un giorno di festa di CC, come la chiamavano familiarmente, un bel giorno di festa, in lingua inglese, il Memory Day, molti anni prima c’era stata la liberazione di un campo di concentramento, che quei comunisti la menavano tanto con questa storia. Allora il liceo ha deciso di fare una bella furbata, chiamando un giornalista amico, pagato con i soldi del comune, dei comunisti e di quegli altri pirla che pagano le tasse. Quel giornalista, preceduto da un vecchio incartapecorito, ha parlato per pochi minuti del campo di concentramento, tanto per far contento quel gonzo del sindaco, chiamato, in privato e con disprezzo, comunista, anche se fa parte del partito dei buoni e degli stronzi, l’unico partito rimasto. Due ore abbondanti sono state spese a parlare della persecuzione dei cristiani nel mondo, anche se non c’entra nulla con il giorno della memoria. Hanno anche fatto il confronto tra i cristiani nell’impero ottomano, che occupa una larga parte dell’Europa orientale e la sola Turchia, ridotta dopo la prima guerra mondiale, per concludere che in turchia, un territorio molto meno esteso di quello dell’impero ottomano, i cristiani sono diminuiti in percentuale, ed anche in cifra assoluta. Il potere è proteiforme, riviste, siti internet, scuole costosissime e organizzazioni giovanili che plasmano, o forse plagiano i giovani. Gli oratori di quell’entusiasmante mattinata hanno parlato per molte ore, mentre gli insegnanti, non tutti, ascoltano così come qualche studente cicino, come si chiamavano i membri di quell’organizzazione. Di fianco al professore timido ci sono due ragazzini che ascoltano di nascosto l’mp 3 di un gruppo hard rock, il professore timido li ignora. Quando tornano é quasi l’ora della campanella finale, si avviano verso la scuola, in una mattinata di sole gelida, gli studenti assenti sono molti e quei pochi rimasti sono stati annichiliti dalle chiacchiere dei due oratori e di suor Pudibonda, così come di suor Sdentata. Il professore riporta in aula la classe di Pero e Pastacalda, quel giorno sono assenti, per sua fortuna. Ne approfitta per fare la paternale ad una ragazzina che ha spesso crisi di nervi, molto carina e molto simpatica.

 

 

Il professore timido ha tardato un po’ a rendersi conto di quel che é successo, ha salutato l’angelo con fare quasi distaccato e lei si è imbarazzata molto. Ничего себе[40], o mioddio, si potrebbe tradurre, é quello che pensa quella meravigliosa ragazza, quando lo vede a scuola dopo quel periodo, diciamo così, di assenza forzosa.

 

 

Quella scuola ignora l’idea di barriera architettonica, nel senso che non ci sono ascensori, passerelle, niente di che. Se dio ha voluto segnare una persona con una menomazione fisica, non vi é ragione per cui la si debba facilitare, sarebbe andare contro a delle leggi sempiterne.

Assunta Precaria é una ragazzina di 12 anni paralizzata, obesa, obesissima, di 120 kg che ha dovuto subire un’operazione ai piedi, la scuola non ha ascensori, gli ascensori sono contro la legge di dio. Le lezioni finiscono e il padre di Assunta non é ancora arrivato a prenderla, avrà avuto un ritardo dovuto al traffico. Il professore timido si avvede che la ragazzina é da sola in classe sulla sedia a rotelle, e mosso da pietà, si avvicina a lei. La classe è al terzo piano senza ascensore. Quella pietà, non si sa bene da che cosa sia mossa, lo induce a portare in giro quel fardello per tre piani. È veramente un’operazione dolorosa, che spezza la schiena del professore timido, che a cinquant’anni circa, fà la parte di un perfetto sfigato. Suor Pudi ripete, che bravo, che bravo questo professore, che bravo seeei professore. Il professore timido, alla fine delle scale, si sente un po’ idiota, ma non si sa spiegare bene il perché.

Il professore timido ha ricominciato la propria vita alla scuola Maria La Sanguinaria, e dopo pochi giorni, sono ripresi anche gli incontri con la bella nel parcheggio. Quando parlano c’é sempre il sole.

 

 

La madre di Lavinia é una militante di sinistra con la passione per i falli lunghi e turgidi, convinta dell’esistenza del grande bambù, ovverosia delle doti fisiche più o meno nascoste degli uomini dalla pelle d’ebano. È ancora una bella donna, convinta di essere la più grande gnocca della città, manco ha fornito il proprio numero per la pubblicazione sull’elenco telefonico. È diventata sempre più importante, prima all’interno di un partito di sinistra non violento, poi all’interno dell’unico partito che si è formato, attraverso l’unione del partito dei buoni e del partito degli stronzi, più nazisti, opusdeisti, legionaridiscristo, sinistrorsi più o meno pentiti di esserlo. A seguito dell’elezioni quella donna rischia anche di diventare ministro. La sua mammina l’ha saputa vendere bene, la figliuola Lavinia l’ha avuta con un famoso dissidente sovietico, uno che riceveva tanti soldoni dalle fondazioni Usa promosse dalla Central Investigacion Agency, per cospirare contro il governo sovietico, lui era molto ricco e poteva consentire alla mamma di Lavinia di condurre una vita molto agiata, in mezzo ad ogni lusso. Quando non è più andato di moda, i suoi soldi sono calati, la mogliettina ha pianto 5 ore al giorno per la disperazione ed è arrivato il divorzio. Che fine abbia fatto il famoso ex dissidente pochi ne hanno memoria, si mormora che sia stato cercato per un reality show.

 

 

Il professore timido è un grande amante di Vladimir Vladimirovič Nabokov, lo scrittore non solo di Lolita, ma anche del Dono, della Difesa di Lužin, e di Invito a una decapitazione. Adora, il romanzo in cui si racconta dell’amore del professore attempato per la ragazzina. Forse potrebbe sembrare un’ovvietà, una banalità per quei pochi che leggeranno questa storia, che parla, tra le altre cose, di un cinquantenne affetto da satiriasi, la forma maschile della ninfomania. Il professor Humbert Humbert decide di sposare la madre di Dolores Haze, per poter conquistare l’avvenente figlia adolescente. Lavinia é poco più che adolescente

 

 

Oronzo Pestalalfalto é un bulletto dai capelli impomatati, neri e lunghetti, rottamato da quella che viene chiamata con disprezzo la scuola di stato, sta sempre con l’aria strafottente, a giocare a tris e all’impiccato mentre i professori spiegano. È dedito alle gare di curling, il gioco con le piastrelle, e assai poco alla scuola.

Candida Benvenuta è figlia del ritardato che sta all’ingresso. Candida benvenuta è una ragazzina con la faccia tonda e l’aria perennemente stupita, come una bambina alla perenne scoperta di ciò che le capita intorno, Candida si é innamorata, guarda un po’ i casi della vita, di Oronzo, lui la disprezza profondamente perché lei é certificata, orribile termine che si usa per designare, nella scuola, coloro i quali sono seguiti dall’insegnante cosiddetto di sostegno. Candida Benvenuta ha avuto anche dei problemi al cuore, che ne hanno condizionato la vita in modo pesante, qualche tempo prima ha avuto anche un infarto in classe, dal quale é stata salvata in extremis, grazie anche ad un defibrillatore portato dalla più vicina scuola di stato o pubblica, dove é stato acquistato nonostante i continui tagli dei vari governi a vantaggio delle scuole dei preti. Candida ha accusato i sintomi tipici dell’infarto durante la lezione di suor sdentata, la quale, interpellata sul da farsi, all’inizio aveva detto, mia cara non hai pregato abbastanza e dio ti ha punito, hai anche tardato un quarto d’ora alla messa di domenica. Ma  prof, sto male, se muoio, non potrò più cantare nel coro della chiesa, se dio lo vuole, ha risposto suor sdentata, con l’aria forse un po’ dispiaciuta. Quando la ragazzina é già diventata cianotica e i compagni stavano pregando intensamente per lei, suor Sdentata pensò di far chiamare padre di Gino, il ritardato puzzone che sta in segreteria. Papà di Gino, papà di Gino, la piccola Candida forse sta per essere chiamata alla gloria eterna del signore, e noi tutti stiamo pregando perché lei sia accolta nel migliore dei modi, certo se tu volessi rimediare ai gravi peccati dalla sua figliola, caro papetto di Gino sai bene, che la piccola è venuta anche tardi alla messa, di ben un quarto d’ora e dunque se tu, in grazia di ddio, volessi anche accreditare diecimila euro sul conto di contenzione e commiserazione, forse il signor nostro ascolterà le preghiere del suo popolo di peccatori, il signore è il mio pastore, nulla manca ad ogni mia attesa, in verdissimi prati mi pasce, mi ristoraaaa, canta, che cosa debbo fare, che cosa debbo fare, parla con voce angosciata il papà di Gino, stranamente, senza errori. Fai un bel versamento su una carta prepagata e in pochissimi secondi noi lo vediamo al computer, ma scusa non ti farebbe piacere se la tua figliola cantasse nel coro degli angeli, in fondo è una povera infelice. Al momento candida benvenuta non é ancora arrivata nel coro degli angeli,  meno male o forse no.

Oronzo Pestalfalto fà spesso l’imitazione della compagna, riproducendone i gesti e le smorfie di dolore, per far ridere un po’ tutti. Ahh, ahhg, grida, ed ha la faccia blu, ha la faccia blu, sembra un’aliena, anzi una skifidol, e giù risate. A dire il vero, ride solo il suo amico fraterno Calpurno Bisestile, un ragazzino dai capelli neri, la parlata pesantemente condizionata dall’accento di Catanzaro, tanto che si fà molta fatica a capire, quando parla, più o meno, in lingua italiana. Gli altri sembrano sbigottiti, alcuni anche un po’ storditi. Qualcuno mugugna il proprio scontento di fronte a quello spettacolo. Un giorno, quando il professore timido entra in classe, vede quella ragazzina, appena rientrata dall’ospedale, che piange, perché proprio il suo innamorato la sfotte così orribilmente, decide di urlare con quanta forza ha in corpo e spacca una riga della professoressa di mate, una ciellina cessa, la classe rimane attonita per qualche secondo. Un secondo dopo la rottura della riga entra la Pudi, beeeh, urla con voce stridula, cosa fate, questo è un comportamento indegno, che non accetto, lo sapete che la nuova ministra dell’istruzione vuole la disciplina e l’impegno e che, con cinque in condotta, si viene bocciati. Piero, Paolina, Sandra, e tutti gli altri che hanno il banco vicino alla finestra, quante volte ve lo debbo dire che, se dovete respirare, o starnutire, dovete voltarvi dall’altra parte. Lasciate tutto l’alone del vostro respiro sulle finestre e le signore delle pulizie debbono pulire anche quello. Ora basta!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Esigo disciplina!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! E se ne va. La preside non si accorge minimamente di quel succede. Oronzo, che imita la piccola infartuata, ne ha anche realizzato la caricatura, che ha affisso sulla lavagna, Oronzo sì che sa disegnare. Il professore timido stacca la caricatura di candida dalla lavagna, parla per qualche minuto di quel che é successo, si mette a far lezione, sul preterito degli ausiliari, Ich war, Du warst. Quando chiede ad Oronzo di ripetere la coniugazione dopo che l’ha appena scritta alla lavagna, Oronzo risponde col cazzo, e dopo è costretto a scendere in segreteria a ricaricare la scheda magnetica insultomat, si tratta di una specie di tesserino bancomat, ricaricabile, che consente di rispondere in modo sgarbato, anche insultando, i professori, e che si può ricaricare con 50 o 100 euro al colpo. Gli insulti vengono registrati sul tesserino e un col cazzo, dato come risposta al professore, vale ben 5 euro, gli ultimi del suo credito residuo. Quel giorno non é prevista la lezione all’angelo.

В слатотканные дни сентибря[41], la ragazza copia poesie nell’intervallo, cercando di dimenticare quell’insegnante di uso delle armi che non si vede più da qualche tempo, ma anche tutte le altre difficoltà. Il professore timido ha pensato a lei, come faceva sempre. Prima di entrare nell’ultima classe incontra il professor Goebbels, responsabile comunicazione della scuola, che gli fà una strana impressione, gli sembra di averlo già visto da qualche altra parte, il suo nome non gli è nuovo.

All’ultima ora entra il barile di merda, la simpatica preside suor pudibonda, che annuncia, vooii sapete che noi consideriamo moorti solo coloro i quali hanno chiuso gli occhi, chi siamo noi per giudicare, solo il signore dio nostro è in grado di decidere cosa è vita e cosa è morte, quando il signore chiama gli uomini e le donne sue creature alla gloria del signore, chiude loro gli occhi, voi sapete come abbiamo difeso la vita nel caso della povera nonnina. Ora diversi professori, De Costanzis, De Pellecchis, Giorgis, Pallocchia, e altri 15 che hanno insegnato nella nostra gloriosa sezione M, che è riservata a coloro i quali da dio hanno ricevuto il dono di avere più soldi, non sono più tra noi, perché hanno chiuso gli occhi, e conferiremo loro l’estremo saluto domani mattina, con un rito molto sobrio e veloce, dalle 9 di mattina alle tre del pomeriggio. Tutti questi professori sono stati passati per le armi perché non hanno saputo farsi giocattoli nelle mani degli alunni, come ha detto il fondatore di contenzione e commiserazione. La simpatica preside ha continuato a parlare fin quasi alle tre del pomeriggio del ruolo fondamentale della religione, ragazzi, voi sapete che il signoure chiede completa sottomissione ed amore, e il signore è amore. Voi sapete che chi non si affida all’aiuto del signore non può conoscere il vero amore, e noi dobbiamo fare in modo che non esiste chi non si affiiiida all’amore in tutti i modi, anche i più drastici e dolorosi, se questo dovesse essere necessario. E ha lucidato il suo mitra Uzi, come fà sempre. Ha parlato ancora molto, ma non è compito del modesto estensore di queste note relazionare su ogni parola di ogni personaggio di questa storia, questo d’altronde non è un verbale di un’assemblea di condominio e si rischia di annoiare ancora più del prevedibile chi legge. Quando sono usciti tutti si sono accorti che la povera nonna di cui hanno trafugato il cadavere molto tempo prima, incominciava a puzzare pesantemente, nonostante le punture di mantenimento. E questo era un problema abbastanza serio.

Il giorno delle esequie solenni dei professori chiamati alla gloria del signore, Lavina заболела от гриппа, как обычно[42], ha scritto così nel messaggio al professore timido. È rimasta a casa a scrivere racconti grotteschi, non ha avuto neanche voglia di uscire, neanche voglia di alzarsi con quello che le stava capitando, da un po’ di tempo. Il professore di uso delle armi é un uomo bello ed affascinante, amante di Yukio Mishima, lei l’ha conosciuto ad una festa. Georg Schmitz, di origine tedesca, l’ha incantata con una raffinatezza d’altri tempi, che promana da quegli occhi. Poi quando la relazione si è sviluppata, quel professore amante del Giappone, dell’imperatore Hirohito e di Pearl Harbour, è diventato un po’ diverso, quando si sdraia sul pavimento nudo e implora urlando la bella di prenderlo a calci, quando, le dà in mano l’accendino e le chiedeva di abbrustolirgli le parti intime. Lavinia è rimasta scioccata, come può esserlo una ragazza che non ha ancora compiuto 19 anni e che era stata grande, una donna, una volta, proprio quando ha amato ed inguaiato il professore timido. Ora era forse è bambina di prima. Piangeva, scriveva un diario, e sperava di uscire da quella paura che l’attanagliava. Quando aveva saputo che quell’uomo era sposato, la sua disperazione era aumentata, lui le aveva raccontato di essere single, aveva anche dei figli. Una sera le aveva proposto di mettersi le mutande di pelle, e una mascherina, era già il suo insegnante da un po’ di tempo, e di frustarla con il gatto a nove code. Aveva pianto ore ed ore, aveva cercato anche di bendarla e di legarla, quando stavano entrando altri uomini e donne nudi nella stanza. Lei si era divincolata ed era scappata con i vestiti strappati, da un palazzo nel centro di B:. E poi il professore é sparito,. La salute della ragazza, mentale e fisica, é peggiorata da un po’. Inoltre, è terribilmente gelosa della relazione tra la madre e il professore timido. È un bene o un male non vederlo più, non sa spiegarselo. E poi non sa se sarebbe riuscita a sopportare la vista del suo professore stare con la troia, cioè la madre.

 

 

Salutiamooo questi poveri professori, parla la suor Pudibonda, che ci hanno lasciato prematuramente perché non hanno saputo farsi giocattolo nelle mani degli studenti. Terra alla terra, polvere alla polvere, pieno di benzina a meno un miliardesimo dei euro se fate il pieno alla pipi dalle 3 e 40 di notte alle 3 43 minuti e 32 secondi, apre così l’orazione funebre don Pancrazio Salmoni, il parroco del paese della scuola Maria la Sanguinaria. I professori portano le bare, due per volta, in una bara aperta e vuota, Pero e Pastacalda hanno buttato Pietrucci, la povera vittima e stavano cercando di chiuderlo dentro. Bambini, sappiate che questo gesto vi costerà tre bollini, dovete passare dal babbo di Gino a farveli scalare. Il professor De Costanzis é stato in vita, circa 140 kg, come mai uno solo porta la bara? Mah, questa domanda se la pose il professore timido. Sta quasi per addormentarsi, durante il rito funebre, seeeegni del tuo amoore, sono il pane e il vino i segni del tuo amoooore.

[1] Cfr. 1969, Marx, Engels, Opere Scelte, Roma

[2] Jose Saramago

[3] Si avvisano i correttori di bozze che gli errori di italiano presenti sono una precisa scelta dell’autore e non ignoranza (N.d.A.)

[4] 2002, C. Erickson, Maria La Sanguinaria. Miserie e grandezza alla Corte dei Tudor, Mondadori

[5] Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Franjo_Tu%C4%91man

[6] Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Alija_Izetbegovi%C4%87

[7] Cfr. http://www.jus.unitn.it/cardozo/OBITER_DICTUM/cost/art18.htm.

[8] Cfr. http://www.senato.it/istituzione/29375/131289/131307/131312/articolo.htm

[9] Cfr. http://www.sindromedistendhal.com/LaLente/islam.htm

[10] Il partito, il partito comunista, in dialetto bolognese.

[11] Lei parla a sproposito, ma cosa dice. Lei è fuori tema.

[12] Non sei capace

[13] È veramente sgradevole che lei arrivi in ritardo, la stiamo aspettando da 20 minuti. Riceverà un brutto voto. Ne sono sicuro.

[14][14] Il Bacardi fa schifo

[15] Tanta dolcezza, tanta debolezza. Quanta dolcezza in te animuccia.

[16] In bolognese, leggero ictus.

[17] Cosa va a fare a ricovero, in bolognese.

[18] Ma dove mi portate, alla fine del mondo, in bolognese.

[19] Cosa posso fare, in bolognese.

[20] Cfr. 1965, H. MANN, L’angelo azzurro, Milano.

 

 

[21] Cfr. http://de.wikipedia.org/wiki/Jahrhundertwende

[22] Ciao, alla prossima

[23] Ciao, che cosa è successo?

[24] Sono contenta, sono molto contenta, la mia vita è ridicola.

[25] Entra, entra, prego. Siediti.

[26] Cosa, cosa, lui, quell’individuo.

[27] Chi ti ha fatto questo,

[28] L’insegnante di armi, ti ricordi.

[29] Ho avuto una relazione, ho avuto rapporti sessuali

[30] Voleva uccidermi.

[31] Debbo andare, scusa.

[32] Peccato, dobbiamo separarci.

[33] Non lo so esattamente. Debbo andare.

[34] Cfr. 2002, S. PANCALDI, Kljuev: le verità nelle poesie e nella realtà. Kljuev in alcuni pensatori tedeschi: dubbi, problemi e controversie, Bologna

[35] Cfr. 1991, E. BAZZARELLI, Il canto dell’impresa di Igor’, Milano

[36] Cfr. 1955, V. NABOKOV, Lolita, Parigi

[37] Russia

[38] Nonostante il fatto che/io sia uscita di senno/la mia seconda lingua/il mio primo amore/finalmente arriva a me/la mia lingua madre/il mio genere…

[39] Presto avrò bisogno di un altro quaderno, ho quasi finito questo.

[40] Caspita!

[41] Nei giorni di settembre intessuti d’oro.

[42] Mi sono presa l’influenza, come al solito

[i] Stasera vado al cinema, vuoi venire con me?

Personale/8

MENO OTTO

 

Alla sera guardò il telegiornale e fu colpito da una notizia. Era stato annunciato il risultato dell’autopsia sui corpi di Castaldi e Marini, non si trattava di suicidio, nel caso di Castaldi, mentre Marini non stava per compiere un attentato. Questo cambiava molte cose, confermava le tesi di S., che non ci aveva visto chiaro fin dall’inizio. Decise che avrebbe telefonato a Gianni il giorno successivo, quella sera avrebbe voluto starsene tranquillo.

La prima azione del mattino successivo fu la telefonata a Gianni. Ciao, dimmi subito se sai qualcosa della vicenda Castaldi e della vicenda Marini, gli chiese senza nemmeno averlo salutato; ma cosa vuoi che ne sappia, S., io so quello che è stato detto in televisione, mi meraviglio di te, che stai a perder tempo a far certe domande. Una persona matura come te dovrebbe avere più senso di responsabilità, non hai 10 anni. S. riattaccò. Ma vaffanculo, guarda che gente del cazzo dovevo conoscere, disse.

Forse la domanda era veramente stupida. Da anni e anni si sa che le linee telefoniche delle persone di sinistra sono sotto controllo, specialmente i telefoni di chi è molto impegnato politicamente. Qualcuno ascoltava con le cuffie la conversazione nei sotterranei di un edificio della periferia di B. Una telefonata allunga la vita, si diceva qualche tempo fa.

Il signor S. aveva una grande abilità, quella di saper staccare la spina da preoccupazioni, ansie ed incazzature con una facilità estrema.

[1]Ad onta di tutte queste bizzarrie, l’amico Stolz riusciva a trascinarlo tra la gente; ma Stolz lasciava spesso Pietroburgo per recarsi a Mosca, a Nižni, in Crimea, in seguito anche all’estero e, senza di lui, Oblomov ripiombava nella sua solitudine e nel suo isolamento, dai quali soltanto poteva trarlo alcunché di eccezionale, che uscisse dai fenomeni quotidiani della vita, ma nulla di più simile esisteva ne era prevedibile per l’avvenire.

Il suono del campanello era stato fastidioso, come al solito, e improvvido. Capitava sempre nei momenti peggiori. Chi è, disse con tono sconsolato. Vorremmo sapere la sua opinione sull’aldilà, sul regno di dio, la repubblica presidenziale di San Firmino, la repubblica parlamentare di San Leone Pudibondo. S. rimase per qualche secondo interdetto, poi andò ad aprire reprimendo con fatica una fragorosa risate. Voleva dare l’impressione di duro. Era Gianni, il suo secolare amico Gianni. Vieni dentro, ma che, vai ai 300 all’ora, dovrebbero revocare la patente alla gente come te. Mamma mia, pensi che si possa andare solo ai 2 all’ora, come fai tu, guarda che c’è il limite di velocità dei 130 e poi, B. è vicina. Vabbé, vabbé, che sei venuto a fare? Sono qua per raccontare di quella vicenda, rispose ineffabile e soddisfatto l’anziano medico. Mi vuoi proprio ossessionare, con questa storia, lo squadrò S. Prima di incominciare beviamo qualcosa caro. Cosa hai comprato di bello, disse Gianni, avvicinandosi all’armadietto dei liquori. Dopo che entrambi ebbero bevuto lentamente, il medico riprese. Ascione, il buon vecchio Ascione, il nostro caro amico Gerardo ha un caro amico che è medico legale, il dottor Paride Di Luigi, che ha eseguito l’autopsia sui corpi.

In un caso ha esaminato le ferite che ha sul collo il cadavere di Castaldi, e ha notato che non sono mortali. Quell’uomo è stato ucciso, forse avvelenato. Probabilmente anche Marini aveva subito la stessa sorte. Nel loro sangue sono state trovate tracce di sostanze tossiche. Il dottore dice che quelle sostanze sono state ingerite alcune ore prima, probabilmente all’ora di pranzo. Ora si tratta di capire dove fossero quando sono stati avvelenati. Ad S. brillavano gli occhi, di una luce sinistra. Capiva che i propri presentimenti erano più che fondati. L’ordigno accanto al quale era stata trovata la seconda vittima, o collaboratore scolastico, era vecchio e già innescato. S. si sentiva invaso da uno strano sentimento, da un lato provava cordoglio e rabbia, dall’altro era invaso dalla gioia, perchè quello che pensava si era avverato.

Il telefono suonò: era Ascione: siaaaa lodato don Santo Manganello, seeempre siaaa lodaaaaato. Che cazzo vuoi, rispose l’anziano scrittore. Il signor nostro è potenteeee e misericordioooosooo. La vuoi smettere di rompere le scatole, continuò sempre più adirato. Venite adoreeeeeemus, venite adoreeeemus, il signoooooore. Il signore è il mio pastore, nulla manca ad ogni mia attesa. In verdissimi prati mi pasce,… S. gli riattaccò il telefono. Il suo amico Gianni non fece in tempo a fermarlo, ma che fai, guarda che ha detto una cosa importante. E che ha detto, ha detto che è stupido, questo lo so, rispose l’amico. Voleva dire che i bidelli sono stati avvelenati al liceo. S. rimase sconvolto, quasi non riusciva a parlare, ma che stai dicendo, ma, ma, quello che è… Allora siamo a cavallo. Attenzione non è ancora detto che l’abbiano avvelenato. Dobbiamo provarlo, dobbiamo trovare il movente. S. attaccò, è stato ucciso, perché ha visto il traffico di cocaina. Il traffico di cocaina è la principale fonte di finanziamento della Fondazione ecc. ecc. Abbiamo Ascione, Lipari dalla nostra parte, ti sembra niente. E tu sei sicuro che stiano con noi, replicò Gianni. Sì, e saranno ancora di più dalla nostra parte, quando avremo i risultati delle inchieste indipendenti che stan venendo condotte.

Come era prevedibile, si scatenò la rincorsa di tutti i politicanti ad influenzare quel movimento che otteneva sempre più risposte convincenti e positive oltre che il seguito da parte di operai, impiegati, studenti, disoccupati, migranti di ogni etnia, sfigati di ogni genere, intellettuali, avvocati, professionisti, ecc. ecc. I “dirigenti” di quel movimento furono molto abili nell’ottenere spazi. Avremmo bisogno della vostra sede, dei vostri computer. Perché non ci fate venire visto che avete l’Adsl a 6 Mps, ecc ecc. Queste erano le domande ricorrenti. Stipularono anche delle convinzioni, oltre che organizzare una capillare raccolta fondi, anche utilizzando internet. Trattasi del cosiddetto fund-raising, per usare un termine che farebbe inorridire il signor S. È inutile dire che il ragazzo dalla fronte spaziosa, segretario provinciale del partito per la tumulazione della filosofia del Barbone di Treviri si vantò in maniera spudorata.

I grandi romanzieri e i parolieri delle canzoncine per adolescenti scrivono che, quando si ha appena fatto l’amore, si sta sdraiati sul letto con un’espressione da imbecilli senza parlare. Anche la piccola Sanchez guardava il soffitto senza parlare, non si sa se con un’espressione da imbecille, questo non è dato sapere. Ma come andrà a finire? Mia cara, forse sei fin troppo adulta, le rispose Hector. Non avere paura di tirare fuori il tuo lato fanciullesco, quello che scrisse la cavallina storta l’avrebbe definito il fanciullino. Che cosa è la fine? Che cosa è l’amore? Cosa è il tempo? Perché dovremmo essere sempre condizionati dal tempo? Restarono in silenzio per un bel po’.

I giorni trascorrevano, sembrava che spirasse un vento nuovo, l’aria cominciava ad avere l’odore della primavera. Alberto continuava a frequentare i propri amici e le lezioni di balletto. Un giorno vide, a lezione, la sorella maggiore di una piccola allieva ed iniziò a parlarle. Quella ragazza era lì per caso. Ad Alberto piaceva immaginare le storie delle persone che conosceva, con le quali scambiava anche solo poche parole. Cosa avrebbe potuto fare quella ragazza? Quale sarebbe stata la sua storia? Osservò la piccola, avrebbe potuto avere 5-6 anni, anche se ne dimostrava qualcuno di più. Aveva capelli color dell’oro, che le arrivavano fino al sedere, con i boccoli. Ad Alberto cominciò ad interessare e, parecchio, la sorella maggiore. Si chiese che sport avrebbe potuto praticare una ragazza così, che scuola avrebbe potuto frequentare. La ragazza era alta, dai lunghi capelli rossi, giunonico. Ad onor del vero, il fatto che l’abbigliamento per la danza sia abbastanza attillato, favorì l’osservazione discreta del fisico da parte della ragazza del fisico atletico del ragazzo. Se questo fosse un romanzo d’amore, il narratore inizierebbe a scrivere di sguardi furtivi, colpi di fulmine, cuori che battono, ma questa è una storia impegnata, che parla di politica, di poetica, di crescita personale e intellettuale. Va detto che si conosceranno e si fidanzeranno, anche in casa. Marcia Nuziale. Mendelsshon. Confetti.

Per le manifestazioni si organizzano treni speciali, navi speciali, aerei speciali. Si chiamano artisti, tra cui un noto gruppo modenese amante dell’Irlanda, ci sono cabarettisti famosi, che fan parte di quell’intellighentsia che interviene un po’ su tutto. C’è chi chiede il rimborso spese, c’è chi si esibisce senza nulla chiedere, c’è chi ma io sono il grande artista pieno di principi famoso che pubblica libri da 500000 copie, che va a fare gli spettacoli alle feste democratiche europeiste da 40 € pro capite. Ci sono le mamme con i bambini che dormono sulle loro ginocchia, ci sono gli operai con la schiscetta[2], gli azzimati avvocati in giacca e cravatta, ecc. ecc. Le indagini indipendenti erano aiutate da mezzi tecnologici sempre più imponenti, tra cui telefonini megagalattici. Qualcuno, forse un ragazzino, dai capelli ricci, di nome Ahmed con un videofonino, o forse una cinquantenne fotografa con una vecchia Leica, o forse ancora un trentenne timido, aveva scattato una foto, una delle tantissime che mani clandestine avevano provveduto a rubare al caos. È raffigurato un poliziotto, che sta massacrando di bastonate Giovanni. Era molto interessante notare come, nelle foto scattate nei momenti precedenti, si nota che quel poliziotto si avvicina appositamente per compiere l’opera, come se qualcosa o qualcuno l’avesse richiamato da lontano, in quel caos terribile. Altri poliziotti si allontanano per lasciargli spazio. Perché? Perché proprio quel poliziotto doveva menare Gio? La foto era stata ingrandita da una mano esperta, veramente esperta. Prese la lente di ingrandimento per osservare ancora più attentamente la foto, oltre che un dvd. Quel poliziotto, che amava così tanto dedicarsi a Giovanni e non ad altre zecche comuniste, gli ricordava qualcuno, gli altri non gli dicevano nulla. Era sicuro di averlo visto da qualche parte. Chiamò Ascione. Gerardo, silentes loquimur? Ma guarda in che cazzo di linguaggi segreti mi tocca esprimermi,pensò, quanto mi sento stupido. Kenzaburo Oe, Banana Yoshimoto, Takahide Sano. Trovarono la prova regina. Quel poliziotto era, in realtà, un bidello, il famoso bidello fermato dai carabinieri di Ascione. La domanda, allora, sorgeva spontanea, c’era qualcos’altro? C’erano altri poliziotti-bidelli-picchiatori? Sicuramente c’erano dei tutori dell’ordine responsabili, anche nelle alte sfere. Bisognava inviare una copia delle prove agli organi di stampa, in modo fintamente maldestro e proditorio, come faceva il signore alto, con il turbante bianco. Chi avrebbe potuto farlo? Un ragazzino di nome Ahmed, con la felpa con il cappuccio, mentre si diverte con gli amici. La ragazza, che aveva frequentato l’università di Via Del Gomito, non si era più fatta sentire, non rispondeva neanche al cellulare. Qualcuno, S. compreso, si era anche preoccupato.

Che cosa è il caos? È un periodo di turbamento nell’attesa di un nuovo ordine, forse. E’ una sensazione interna? È l’eliminazione di false sicurezze? Forse l’ultima domanda è quella più adatta. Anche i telegiornali organizzarono edizione straordinarie, come pure i quotidiani, nonostante fossero saldamente in mano a persone che, per usare un eufemismo, non amavano chi stava lottando. La polizia era diventata un servizio del tutto privato, al servizio della volontà dei capi, ma anche di chi, apparentemente non era coinvolto. La si utilizzava per reprimere gli avversari politici, il lettore scusi l’ovvietà. Durante il caos succedono anche degli imprevisti, come quello che era capitato a Lipari. Mentre stava viaggiando sulla statale per andare a lavorare, il magistrato non aveva la scorta, si sentì un botto, un pullman carico di studenti polacchi saltò in aria con 40 persone dentro. Va detto che nessuno avrebbe dovuto sapere che Lipari sarebbe passato in quel punto, proprio in quel momento. Qualche maligno potrebbe sospettare che era successo quel botto, perché il magistrato stava scoprendo il passaggio illecito di soldi tra il Liceo Ics, la Fondazione Cattolica Apostolica, conti correnti all’estero intestati ad Adelina Salsano, anziana madre di Mister Ics, e ad Giuseppa De Magistris, la cugina del questore. Si trattava dei soldi del traffico di droga.

Una piccola città può diventare media senza perdere la propria identità. B. rischiava di diventare grande in maniera disordinata, piena di cantieri di ogni tipo, che servivano per soddisfare le clientele europeiste democratiche e riformiste. Una città piccola o media è caratterizzata da delle sonorità diverse, meno sincopate ed assordanti, rispetto a quelle di città come Milano e Roma.

A volte la città originale scompare sotto la città dei manifestanti, scompare sotto la città degli studenti che occupano i licei, compreso il liceo Ics. Si erano indignati anche tanti studenti di destra, che avevano deciso di partecipare all’occupazione. I licei erano gestiti dagli studenti, che permettevano, lo stesso, lo svolgimento delle lezioni. Stava succedendo di tutto in brevissimo tempo. C’è da aggiungere che gli studenti occupanti avevano stabilito un servizio d’ordine e sanzioni, per chi avesse anche solo pensato di danneggiare qualche arredo. Non si disputava la gara di rutti, magari qualche incontro non competitivo. Non è dato sapere se vi era qualcuno che soffrisse di flatulenze. Avevano organizzato conferenze sulla costituzione, sulla pace, sulle guerre dimenticate, che non interessavano più ai media. Avevano invitato personalità del mondo della cultura, dell’informazione e dello spettacolo. Tanti avevano accettato.

C’era stata una lunga attesa, prima di quegli avvenimenti, poi, per qualche scherzo del destino, era successo tutto. Sempre ammesso che il destino esista. La storia è stata lunga, ora tutto è così veloce, come l’amore tra Gio e Eli. Per molto tempo sembrava che nulla potesse cambiare e che il loro rapporto non sarebbe mai potuto evolvere. Gio si sentiva un cavaliere cortese, che vagheggiava soltanto l’oggetto del desiderio. E poi, durante lo studio… Forse fu uno sguardo, un movimento della mano, è difficile spiegare, forse non serve neanche spiegare. Si abbracciarono, si strinsero, si baciarono.

Lasciamo perdere un attimo le vicende amorose, e torniamo alla politica impegnata. A tale proposito una domanda sorge spontanea: perché il potere non reagisce, perché non si muove? Cosa fanno le forze dell’ordine? Forse speravano che tutto finisse, che quel movimento si perdesse nella propria anarchia. Erano disorientati, persi. Può esistere il potere come soggetto, può esistere il potere come se fosse quasi una persona? Il potere è un entità astratta? E’ anche un’entità astratta? E’ astratta e concreta al tempo stesso, è concreta perché è composta da persone, obbedisce alle leggi del capitalismo. Stava facendo qualcos’altro l’ordine costituito? L’ordine costituito democratico, progredito, avanzato, illuminato, rappresentato da Lipari stava lavorando alacremente, stava preparando ordini di custodia cautelare.

Gli operai scioperavano perché volevano la verità, come gli impiegati e altre categorie professionali. Alla manifestazione nazionale seguì, dopo qualche tempo, una giornata con tante manifestazioni locali, con tantissima gente. Quel movimento stava colpendo una scuola azienda, simbolo di quel grande rinnovamento dell’istruzione che il governo di destraestremadestramenoestremadestracentrocattolicoriformistaliberaleriformatoresocialistateodemteoconcattolicodemocratico aveva voluto avviare. Tutti le scuole avrebbero dovuto diventare come quel liceo. Finalmente lo spirito critico sarebbe sparito per sempre dalle menti degli studenti. Dalla scuola stava partendo il rinnovamento del paese, per citare un solo episodio, si insegnava il grande valore educativo dei processi che i capimafia, diventati giudici, celebravano contro quei rompicoglioni dai cognomi buffi, non si capisce perché contumaci. C’era quello con il cognome simile al falco e quello che si chiamava come una piccola borsa, come li definiva un ometto con la voce strana.

Le ordinanze di custodia cautelare furono eseguite prontamente, andarono in gattabuia tanti, tra cui Mister Ics, Pancrazi, Paperini e tutti i loro fiancheggiatori. In galera andarono anche Lo Marchio, il suo boa di struzzo, Piecioni e tutti i poliziotti picchiatori. Il blitz fu guidato da Ascione. Non solum sed etiam che minchia volete comunistacci schifosi morfema epatico gastrointestinale gastroenterico superliquidator paratattico ego ne sum cerasa cum lupus attendis, in animo descendis destrutturazione del linguaggio salivazione paratattica ipotattica e olifantica destrutturazione della società.

Il ministro della privatissima istruzione si dimise e ci fu la crisi di governo. Molti partiti chiusero, al governo furono installati dei cittadini estratti a sorte, visto che non c’erano quasi più politici. L’estate era già arrivata, i servizi televisivi sul caldo record e i consigli del medico, su cosa bisogna bere in estate pure. Le famiglie di Gio, Eli e Alberto andarono in vacanza tutte assieme. Il narratore è obbligato ad aggiungere che Alberto si era fidanzato con la sorella maggiore della piccola allieva, che si chiamava Chiara e giocava a calcio nel ruolo di centravanti di manovra.

Caspita, potrebbe sembrare un bel finale. Il narratore si è dimenticato di aggiungere che il movimento che aveva lottato e aveva vinto pensava di trasformarsi in partito, che le difese degli imputati stavano lottando su tutti i fronti, da quello giudiziario a quello mediatico. Paperini era stato scarcerato a causa dell’età avanzata e perché aveva promesso di ritirarsi dalla scuola. Anche Mister Ics era stato scarcerato, per un cavillo procedurale, inventato o trovato dal proprio avvocato, aveva scritto le mie prigioni, mentre era agli arresti domiciliari. Pancrazi era in galera invece. I giornali di destra cercano ombre nel passato di Lipari, così come in quello di Gianni ed S.

L’associazione culturale Shimonoseki, dedita allo studio della famosa città nipponica, si riunì in un appartamento del centro di B. Si dice che fosse di proprietà dell’Opus Dei, oops, è un nome taboo. Intendiamo dedicarci qui allo studio di questa città, centro delle comunicazioni tra Cina, Corea e Russia. Sappiamo tutti che è famosa per impianti metallurgici e cantieri navali, l’industria chimica, tessile, meccanica e alimentare. Lì fu firmata la famosa pace, nel 1895, tra Giappone e Cina, che pose fine al conflitto scoppiato nel 1894. La Cina perse molti territori. Nella sala, ad un certo punto, entrò un anziano signore alto, con il bastone. Sembrava proprio Paperini. Quanto tempo sia passato da quando aveva annunciato il ritiro non è dato sapere.

La nave solcava l’oceano. Hector e Julia guardavano il mare. Non era più il caso di stare in Argentina, i militari[3] erano al potere. Anche la piccola Sanchez lo guardava. Leggere il mare[4].

FINE TESTO 25 MARZO 2007

[1]              Cfr Ivan Gončarov, Oblomov, Rizzoli Milano 1985

[2]              Cfr. http://nuovaamilano.blog.kataweb.it/nuova_a_milano/2006/10/schiscetta_in_t.html. In questo sito si racconta del significato del termine e dei corrispondenti nelle altre regioni.

[3]              Cfr. www.desaparecidos.org. È uno dei siti migliori a proposito di dittature militari, specialmente del sudamerica.

[4]           Cfr. PIETRO INGRAO, L’alta febbre del fare, Mondadori, Milano, 1994.