Buona Sopravvivenza e Buona Resistenza a tutti! Pace, serenità e pensieri positivi. Buona Vita! A presto, ai prossimi racconti di vita.
Resistenza
Parentesi/2
Decidi di partire una sera dopo cena, decidi di partire, perché sei stanco e un po’ frustrato, pieno di di pesantezza nell’anima. Prenoti un fine settimana e affitti un appartamento, carino, su Air Bnb. Scegli Torino, perché non la conosci, perché è stata poco considerata dai turisti, ma, in realtà, sarebbe potuta andare bene qualsiasi città. Prima di tutto bisogna partire, soprattutto con la mente, soprattutto con l’anima. C’è bisogno di una parentesi, di uno stacco, per mettere da parte, di lato, la vita normale, anche la scuola, sì anche la scuola, che non può mai occupare tutto, che non deve mai occupare tutta la vita, anche se è cosa buona e sana. Bisogna mettere da parte anche il lavoro di traduttore, anche se fa parte di me. Bisogna accantonare le telefonate a raffica e i messaggi continui di una famiglia, che a volte è come una scarpa stretta, più volte.
Prepari i bagagli con studiata lentezza e indolenza, anche se cerchi di non dimenticare nulla. E ce la fai pure, anche se sei distretto. Scegli un libro, che si intitola: “Il fascismo è finito il 25 aprile 1945”, per appagare il tuo amore per la storia, ancora di più per la storia contemporanea, che non è mai solo storia, ma è famiglia, politica, ma anche coscienza, civile e personale. Prendi il taxi e arrivi nel settore dedicato all’alta velocità della stazione in anticipo, come fai sempre, anche se per strada c’è un po’ di caos. Prendi sempre troppa roba, troppi bagagli con te, perché hai paura che ti servano. Riversi la tua ansia anche nella preparazione dei bagagli, ma tanto sei forte, tanto sei un omone robusto. Cerchi il binario, ma prima ti guardi attorno tra i negozi, sei in anticipo. Guardi, guardi, ma non compri quasi mai niente, a parte qualche libro, preso dall’impulso del momento. Non hai molte ragioni per comprare libri, la tua casa è zeppa, di libri e di riviste. Prima che comprassi i due mobili neri grandi grandi, la tua sala era sconvolta e presa d’assalto dai libri, dominata dal caos. Anche ora è caotica, ma un po’ meno di prima. Sei un tipo disordinato, dicono che le persone disordinate siano dei geni. Se così fosse, tu saresti Einstein. Però il caos era troppo, prima. Hai buttato via molte riviste, d’altra parte non te ne facevi niente. Hai portato alcuni libri nell’angolo del bookcrossing vicino a casa, ma solo alcuni. Hai dato logica e senso ai tuoi libri, dividendoli per settori, come, ad esempio Camilleri, Saramago e la storia, oppure i libri che usi a scuola. Un po’ d’ordine ci vuole, ti permette di recuperare anche dei libri che erano sepolti da troppi altri loro compagni. Ti senti soddisfatto, per aver superato, anche solo momentaneamente, un tuo limite.
è molto politically correct criticare l’aria condizionata, ma per te è la salvezza, in questo giorno di luglio, ravvivato dai colori troppo vividi della natura, che sono uno dei pochi aspetti positivi dell’estate, a parte la luce fino a tardi. Il caldo opprime e fa sudare e il microclima irreale della stazione e del treno ti fa stare bene, fottutamente bene.
Fino a qualche tempo fa non amavi Amazon per l’acquisto dei libri. Sostenevi che fosse necessario il contatto fisico, prima di acquistare un libro. Amazon ti ha tentato e ha vinto, così comoda, così semplice, perché basta un clic per comprare un libro, che ti arriva a casa, senza bisogno di stare in mezzo al traffico e di cercare parcheggio. Puoi stare a casa e leggerti tranquillamente un estratto, prima di spendere, asciugando gioiosamente il portafogli, come fai da anni, come facevi, fin da quando eri piccolo, in libreria. Compri i libri di sera, di notte e di pomeriggio, tutte le volte che ti va, tutte le volte che te la senti, di domenica e sabato.
Ti siedi e apri il libro, scritto da Mimmo Franzinelli, autore anche di Storia della Resistenza e di Storia della Repubblica di Salò, per la Laterza, che tu hai letto nell’autunno scorso, libro ponderoso e gradevole, da consigliare, che ha accompagnato un mese della tua vita, nei momenti liberi a scuola, ma anche nei tuoi fine settimana. In treno si sta bene, benissimo e non c’è neanche caos. Tutto è a tuo favore. Leggi il libro, che è un pugno nello stomaco. C’è l’amnistia “Togliatti”, che, a partire da un’esigenza che poteva essere considerata giustificabile, quella di chiudere una fase storica, porta alla liberazione di criminali vari. Racconta di Guida, l’aguzzino degli oppositori confinati di Ponza e Ventotene, che fa carriera, nonostante tutto, anche dopo la guerra, fino a diventare questore di Milano, depistatore della strage di Piazza Fontana, indirizzandola verso la cosiddetta “pista anarchica”, foriera di morti, come quella di Pinelli, volato dalla finestra della questura di Milano. Racconta di Sabato Visco, insegnante universitario, sostenitore delle leggi razziali. che continua a lavorare, nonostante tutto. Descrive le storie di torturatori e stupratori di esercito e polizia, risparmiati e, addirittura, facilitati nella carriera.
Racconta delle persecuzioni, da parte della magistratura, ai partigiani, cacciati dal lavoro, dai posti pubblici (es, Polizia), messi in carcere e costretti a scappare, per colpa dei giudici, che avevano impazzato durante il fascismo e che avevano continuato durante la guerra. Si parla di Pietro Boni, che era stato condannato dal Tribunale Speciale, tre giorni prima della caduta del fascismo per offese al duce e disfattismo, che rimane in galera fino al 1948. Si parla del msi, la cui nascita è stata permessa dal nascente stato repubblicano, che se ne sarebbe servito per combattere, in tutti i modi, il comunismo, anche facendo saltare stazioni e piazze.
Il libro scorre agile, anche grazie alla prosa dell’autore, riempiendoti di rabbia e sdegno, facendoti pensare ai tuoi nonni, facendoti pensare a tua madre, elettrice entusiasta del Pd, la quale ti telefona con voce accorata, avvertendoti che i fascisti stanno diventando pericolosi negli ultimi tempi, quando lo sono sempre stati.
Divori velocemente il libro, riempiendoti di soddisfazione per aver letto un libro che ti resta dentro, che racconta tanto e bene, in poche pagine. Grazie a Mimmo Franzinelli, ha migliorato il mio viaggio.
Manca poco all’arrivo e il tuo libro l’hai rimesso nella borsa in pelle, che era di tuo padre, il quale non avrebbe apprezzato questo volume, essendo un po’ fascistello. Pazienza, papà, stacci, come si dice a Roma, penso. Scendi a Torino e tutto ti appare bello, persino i distributori di bevande e cibo, che scruti minuziosamente, come se fosse la prima volta che ne vedi uno. La stazione di Torino Porta Nuova è bella e moderna. Scruti i tabelloni degli arrivi e delle partenze, immaginando le storie di viaggiatori, in partenza o arrivati da luoghi remoti o vicinissimi. L’hai sempre fatto, fin da quando eri piccolo, immaginando il sonno di prima mattina o di notte, i confini valicati, le persone che vanno o tornano da lavorare, piene di gioie o di preoccupazioni.
Cerchi un taxi e vai a nell’appartamento che hai affittato. Non hai nessuna voglia di cercare la metropolitana. Esci dalla stazione e sei in un bagno di sudore, dopo pochi secondi. Davanti alla stazione ci sono sempre spacciatori, casinisti e venditori vari, oltre ai viaggiatori. Passi, cercando di non farti rubare il portafogli. Sali sul taxi e vai all’appartamento, dove ti attende la zia della proprietaria, che ti da le chiave. è una signora di una cinquantina d’anni, che ha l’accento dell’est. è gentile, è solerte e veloce. Parli con la proprietaria al telefono, che, premurosamente, ti da tutte le indicazioni che la zia non ti ha dato. Pensi che air bnb sia positivo, anche perché ti da la possibilità di conoscere persone di ogni tipo, che esprimono la loro idea di ospitalità, ma anche loro stessi, soprattutto loro stessi, visto che, molto spesso, fanno un altro lavoro. Mi ricordo di Cristina di Rimini, che aveva riempito la sua bellissima casa, che sembra una bomboniera, di cibo, dolcetti e bevande varie, accogliendo con sorriso e amicizia. Faccio la doccia, cercando di sporcare il meno possibile in casa, dedicandole un’attenzione, che non dedico a casa mia. Passo la sera a mangiare hamburger di fassona, patate fritte e a bere una buona birra Stout. Amo il cibo, anche troppo l’ho amato, almeno qualche tempo fa. Ero ingrassato, troppo, pur facendo sport. La mia dottoressa mi aveva addirittura parlato di rischio infarto, per via della mia mole. Poi sono dimagrito tanto, acquistando un bel po’ di autostima, non troppa, penso. Tutto grazie al fitness, ma, secondo me, anche ad una persona meravigliosa, che mi ha cambiato la vita, la mia Personal Trainer. Passa il tempo, i miei nervi si alleggeriscono e penso che l’amore sano, che fa bene, nasca dai pieni, ma soprattutto dai vuoti, dalle pause che bisogna avere il coraggio e l’intelligenza di prendere, anche dalla scuola, anche dal mestiere che adori e che ti rappresenta molto, come quello di traduttore, peraltro. è l’amore che che ti riempie l’anima e tracima, fino a farti dire, l’ultima ora di lezione, quando tu sei in casa in quarantena, “Vi voglio un mondo di bene”, tanto liberatorio.
Il giorno successivo vado a vedere il museo del cinema, dentro la Mole Antonelliana. Avevo saputo dell’esistenza di questo museo, ascoltando un’esposizione orale dei miei alunni, durante uno stage online di tedesco. Mentre insegno, imparo. Fuori fa caldo, ma il piacere del viaggio addolcisce tutto. Che bello! Vedo le macchine fotografiche, vedo le lanterne magiche, vedo le macchine da presa. Ci sono i manifesti di film come “Cantando sotto la pioggia”, “Tutti a casa” e “Roma città aperta” e penso all’educazione ricevuta da mia nonna, che me li ha fatti conoscere, educandomi alla bellezza. Sono grato alla vita. Ci sono video che raccontano i trucchi cinematografici, c’è una mostra dedicata a Dario Argento, che ha ambientato molti dei suoi film a Torino, oltre che a Roma. Cerco di capire qualcosa in più dell’horror, che conosco sempre troppo poco. è ora di mangiare, ho una fame boia, ma preferisco mangiare una sola pizza. è bello avere un fisico quasi decente.
Vado a vedere il Parco del Valentino, immergendomi nel Borgo Medievale, ricreato nel 1885 e camminando sulle rive del Po. Giro per il centro della città, alla sera, dopo aver mangiato i ravioli del plin, al sugo d’arrosto, che sono una benedizione, come il bollito, che finisco, brodo compreso, anche se fa un caldo boia, ma chi se ne frega. Quando il cibo è buono è buono.
Torno a casa e ho già voglia di ripartire. Devo ripartire. è giusto così. W le parentesi!
PARCO DEL VALENTINO






Buon Primo Maggio!
Nel giorno della festa del Lavoro, come è giusto che sia, mi fermo. Vado a visitare un luogo, dove, durante l’ultima guerra, nazisti e fascisti hanno massacrato persone innocenti, distruggendo un intero paese. Andrò sulle colline. Starò in silenzio, in un opprimente silenzio, che non smette mai di opprimere, di rimanere un enorme peso dentro, che ci interroga su questo abisso e che mi spinge a ritornare, ad intervalli abbastanza regolari, in questo posto.
Mi ricordo di quando lessi “Marzabotto parla” di Renato Giorgi. Ero alle superiori, durante il viaggio per andare e tornare a scuola. Mi sembrava di prendere dei pugni nello stomaco, ad ogni parola, ad ogni pagina. Me lo avevano donato all’ANPI, insieme a molti altri libri, che raccontavano di stragi naziste e di orrori nei campi di concentramento, ma non solo. Non ho mai più trovato quel libro. La memoria va a quella annotazione scritta a computer, probabilmente da mio padre, fascista: “buttati 5 libri sulla R.” Forse pensava che mi avrebbe fatto cambiare idea, che mi avrebbe almeno punito per le mie idee. Mah. Mia madre si è sempre proclamata di sinistra, ma non solo non si è opposta a questo scempio, l’ha addirittura appoggiato. D’altra parte, avrei dovuto essere grato a mio padre, secondo lei, perché mi aveva permesso di avere le mie idee.
Buon Primo Maggio!
Un po’ di felicità, oppure qualcosa in più?
Dopo due anni di sosta, ho potuto ricominciare a festeggiare il 25 Aprile in una festa pubblica, su un grande prato, in una casa di campagna appartenuta ad una famiglia contadina, di cui i fascisti hanno ammazzato 7 fratelli. Eravamo tanti, eravamo tantissimi. Ho impiegato oltre 20 minuti, per arrivare dal punto in cui avevo parcheggiato l’auto alla casa. Ho mangiato e bevuto, visitato il museo, cantato Fischia il Vento e Bella Ciao, ma non solo. Ho anche un po’ ballato. Ma non solo.
Ho avuto la sensazione di non essere solo. Ho avuto una sensazione di consolazione, di sollievo, anche se i problemi della sinistra e della politica in generale sono enormi. Non li sto ad enumerare tutti. Ne cito uno: c’è gente, anche di sinistra, che pensa che i nazisti del battaglione azov facciano parte della “resistenza” ucraina. Mamma mia. Sono certo che in mezzo a tutta quella gente ci sia anche gente simile a me, forse dei fratelli, forse dei cugini o qualcosa di simile. Mi sono sentito sollevato, in mezzo a quel mare di gente, che ha a cuore le ragioni dell’antifascismo. Mi sono sentito consolato, come la prima volta che ero andato a quella celebrazione, nel 2007.
Erano anni non semplici, di molti dolori e qualche gioia. Mi fece bene andare lì, mi sentii rigenerato e a casa, dopo che la mia collezione di libri sulla Resistenza era stata devastata dai miei genitori. Me ne avevano donati un sacco, quando ero andato ad iscrivermi all’Anpi, come antifascista. Ne avevo letti molti. Avevo 18 anni, quel giorno. La sede era in pieno centro. La signora che era in sede quel giorno fu, ovviamente, felicissima per quella mia scelta. Mi disse, sorridendo: “18 anni, ma tu sei un cucciolo!” Mi rimandò a casa con due borse piene di libri, io ero orgoglioso. Per anni li ho conservati orgogliosamente, protetto e sostenuto da mia nonna. Poi mia nonna se ne è andata e la vendetta di mia madre, che è sempre stata gelosa di mia nonna si è scatenata. Da notare che mia madre si proclama di sinistra. (Vota pd…) Mio padre era fascista, molto a chiacchiere, ma quando si trattò di buttare via un sacco di miei libri, lo divenne anche nei fatti. Mentre ero a lavorare, vendevo condizionatori all’epoca, entrarono in casa. Fecero strage e rovina. Non riuscii a dormire per giorni. Fu un trauma, dal quale iniziai a recuperare, anche andando in quella casa di campagna. D’altra parte, una ventina di anni fa mia madre mi disse, una volta, mentre eravamo in auto insieme e io guidavo. “Devi essere grato a papà, perché ti ha permesso di avere le tue idee”. E lei si professa di sinistra. Mah. A presto.
M.
P.S. Sono ancora iscritto all’ANPI
Buon 25 Aprile! Il fascismo è una montagna di merda! sempre!
Mio nonno era un mangione. Non andò in guerra, perché era un operaio specializzato. In casa, con mia nonna ospitavano renitenti alla leva, partigiani. Con quello che davano con la tessera annonaria mia nonna ci mangiava, non aveva appetito, non aveva mai avuto appetito. Mia madre era piccola, aveva fame. Mio nonno andava a cercare cibo, anche in campagna, da contadini ai quali, in cambio, faceva riparazioni idrauliche. Diceva: meglio morire per una schioppettata, piuttosto che morire di fame. I fascisti facevano morire di fame la popolazione e tenevano per loro stessi il cibo, che rivendevano alla borsa nera a prezzi pazzeschi. A volte i partigiani davano l’assalto ai depositi in cui i fascisti tenevano il cibo e lo distribuivano alla popolazione.
Mio nonno stava andando verso Marzabotto, quando, sulla strada del ritorno, incontrò persone che gli dissero di cambiare strada, dicendogli che i nazisti stavano ammazzando tutti. Tornò a casa mio nonno e lo raccontò con voce impaurita a mia nonna, la quale gli disse di parlare piano, visto che avrebbero potuto sentirli i vicini.
Questo è il fascismo. L’antifascismo mi è stato trasmesso dai miei nonni, è quello che mi fa inorridire quando vedo i banchetti di fratelli di italia, quello che mi fa inorridire quando vedo banchetti di forza nuova, quando vedo ingiustizie.
Solidarietà al professor Tomaso Montanari
Sono stato a scuola di Antifascismo. I miei insegnanti sono stati, prima di tutto, i miei nonni. Hanno subito quell’avventura orribile, grottesca. I fascisti minacciavano di tremende vendette chi aveva la fodera delle tasche fuori dai pantaloni. Era considerata una critica al regime, avere la fodera fuori dai pantaloni. Magari era solo distrazione. I fascisti costrinsero un malcapitato a strapparsi il garofano all’occhiello, a buttarlo per terra e calpestarlo. era considerato comunismo.
Sabato scorso stavo andando a comprare il giornale e ho visto, con orrore, il simbolo orrendo della fiamma tricolore. Ho avuto un moto di disgusto e di orrore. Mi sono sentito disturbato, insultato e attaccato, nel vedere, nella mia città, medaglia d’oro della Resistenza, quell’immagine lugubre. Ho i geni dell’antifascismo, ben radicati, meno male.
Per questo, per tutte queste ragioni, solidarietà al prof. Tomaso Montanari, vittima di questa gentaglia.
Antifascista per merito dei miei nonni
Mio nonno era un uomo grande, con gli occhi azzurri e pochi capelli. Era un uomo generoso e intelligente. Stava andando verso M., luogo di una feroce strage nazifascista. Incontrò persone che stavano scappando, terrorizzate. Gli dissero: a M. stanno ammazzando tutti. Lui tornò indietro, era andato a cercare cibo per la propria famiglia, mia nonna, mia madre e la sua bisnonna. Andò a cercarlo altrove. Me lo raccontava, me lo raccontava mia nonna, con l’aria terrorizzata, schifata e indignata. Mi raccontavano tanto, mi raccontavano di prepotenze e privazioni, di fatica e sacrifici, con orrori per quello che era successo e che sarebbe potuto succedere ancora.
Alle superiori ho letto M. parla, un libro su quella strage. Ero sull’autobus che mi portava a scuola e ricordo il mio orrore inestinguibile, la sensazione di aver preso un sacco di botte, la sensazione di orrore e spaesamento. Ho visto una puntata di Blu Notte, la trasmissione di Carlo Lucarelli, e ricordo il volto terrorizzato e piangente di un signore anziano, il quale, dopo la strage, andò in cerca di superstiti e vide in penombra la figura di una donna seduta a terra. Aveva il ventre squarciato e il neonato in grembo. Erano stati i nazisti, i fascisti. Mia nonna mi raccontava quelle cose.
Tutti gli anni vado a M., sui luoghi di quella strage. Quest’anno ci sono andato il 2 giugno. E rimango in silenzio. E penso. E inorridisco come allora. E ringrazio mia nonna e mio nonno, per tutto quello che mi hanno trasmesso.
Mi viene da vomitare
Ci sono tre loschi figuri fascisti, che festeggiano l’intitolazione del porticciolo di Nervi ad un fascista. C’è un sindaco di Genova, un tal bucci, che “rispetta le scelte di partigiani e fascisti”, di fronte alle proteste di Anpi e Cgil.
C’è un paese senza speranza, che ha avuto una lotta di Liberazione grande ed eroica, ma anche un pezzo di paese, che non ha mai rinnegato le idee fasciste, nonostante tutte le sofferenze, tutti i drammi che hanno causato. L’Italia è il paese in cui il movimento sociale è stato fondato il 26 dicembre 1946, ribadisco, il 1946, un anno dopo la guerra, un anno dopo la Resistenza. è il paese in cui ci sono state le stragi, ecc. ecc.
Mia nonna mi diceva: io non farò in tempo a rivedere il fascismo, voi lo vedrete. Ho paura che avesse ragione.
25 Aprile
Tomaso Montanari sul 25 Aprile
Ho trascorso un 25 aprile un po’ così, sulle piazze virtuali. Ero abituato a festeggiare la Resistenza in campagna. Questo anno è andata così. Non mi unisco né al coro di quelli lodano Conte, né a quelli che lo detestano. Non sono un virologo, sarà stato giusto così, chiudere tutto.
Spero di poter fare festa l’anno prossimo.
Vi segnalo questo bellissimo articolo di Tomaso Montanari.
a presto.
M.
Buon 25 Aprile
A SCANDICCI
25 APRILE 1945
RICORDA, O CITTADINO, QUESTA DATA E SPIEGALA AI TUOI FIGLI E AI FIGLI DEI TUOI FIGLI RACCONTA LORO COME UN POPOLO IN RIVOLTA SI LIBERASSE UN GIORNO DALL’OPPRESSORE E NARRA LORO LE MILLE E MILLE GESTA DI QUEI PRODI CHE SUI MONTI, NEI BORGHI E IN OGNI LUOGO SBARRARONO IL PASSO ALL’INVASORE NÈ TI SCORDAR DEI MORTI NÈ TI SCORDAR DI RACCONTARE COS’È STATO IL FASCISMO E IL NAZISMO E LA GUERRA RICORDA LE ROVINE, LE STRAGI, LA FAME E LA MISERIA LO SCROSCIO DELLE BOMBE E IL PIANTO DELLE MADRI RICORDATI DI BUCHENWALD DELLE CAMERE A GAS, DEI FORNI CREMATORI E TUTTO QUESTO SPIEGA AI TUOI FIGLI E AI FIGLI DEI TUOI FIGLI NON PERCHÈ L’ODIO E LA VENDETTA DURI MA PERCHÈ SAPPIAN QUALE IMMENSO BENE SIA LA LIBERTÀ E IMPARINO AD AMARLA E LA CONSERVINO INTATTA E LA DIFENDANO SEMPRE. |
L’antifascismo non è e sarà mai parola vuota, ma pratica viva, fatta di parole, azioni e coscienza. è nel patrimonio genetico delle persone civili, sane di corpo e mente. Per tutte queste ragioni, Buon 25 Aprile!