ragazzini

alcune volte

Ho conosciuto molte scuole, forse troppe, essendo precario. Sono stato a contatto con i tipi umani più diversi tra loro e ho realizzato un catalogo di facce, vite, nevrosi, bontà, cattiverie, ecc. Ho conosciuto molti ragazzini e ragazzi, molti dei quali con tanto da dire e da dare, ho conosciuto dei colleghi. Due anni fa ho fatto l’insegnante di sostegno, l’ho raccontato su questo blog. Ho potuto conoscere meglio il mondo degli insegnanti, stando in classe ad assistere la bambina che mi era stata assegnata ed ho capito diversi aspetti di questa realtà. Ho visto un’insegnante femmina che ha interrotto la lezione di storia per 30 minuti per far recitare una poesia orrenda ad un ragazzino prepotente e maleducato che crede di essere Gassmann, ho visto una sedicente insegnante di tedesco che non spiegava la grammatica, ma distribuiva le stelline di carta. Aveva assegnato un po’ a casaccio degli esercizi di grammatica ai ragazzini, i quali chiamavano me per aiutarli a svolgere quanto da lei richiesto. Ero io l’unico insegnante di tedesco. Ho visto un’insegnante di musica che il 30 gennaio, dopo quasi due mesi, faceva suonare ancora Jingle Bells in un’aula gelida, con gli alunni tremanti. Ho visto dei ragazzini soli, senza una guida, senza un punto di riferimento, ho visto degli insegnanti incapaci, non tutti, per la verità. Ho visto degli insegnanti che hanno rinunciato ad insegnare, preferendo vivacchiare. Ho visto delle classi come navi senza nocchiero, per citare qualcuno.  C’ero io, insegnante, traduttore, competente e appassionato. La cosiddetta insegnante di tedesco mi disprezza, perché porto la giacca in classe, mi annoia e tocca a dei ragazzini di 12 anni gestire la situazione, scegliendo l’insegnante giusto. La cosiddetta insegnante di tedesco c’era rimasta malissimo fin dal momento in cui ci siamo conosciuti, perché non amava la presenza di un insegnante di tedesco durante le sue “lezioni”. Questi adulti mi hanno fatto un bel po’ schifo, ma anche tenerezza. Sono deboli, soli e indifesi. Sono vittime di loro stessi, vittime della loro trascuratezza, della loro approssimazione. Sono approssimativi anche nel vestirsi, brutti e sciatti. Fanno del male alla scuola, fanno del male a loro stessi.

 

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I timidi

Sono uno di quelli che arrossisce spesso, conosco bene l’imbarazzo. Parlo velocemente, a volte, per coprire la mia timidezza. Parlo, parlo in classe, perché sono timido. Sembra una contraddizione, ma non lo è. Mi piacciono i timidi. I timidi possiedono il mondo. Mi piacciono quelli che parlano piano. Io parlo piano, perché non ho bisogno di urlare. Io non urlo quasi mai nemmeno a scuola. 

A scuola c’è un ragazzino di seconda media. MVZ, che hai i capelli castani chiari a caschetto e gli occhialini rotondi. è uno dei più bravi della classe, fa tanto sport. è intelligente, non è un secchione. è timido, parla a voce bassa. quando lo si chiama ad intervenire, è sempre preparato. è educato, maturo, puntuale. Ho parlato con sua madre giovedì: mi ha detto, mio figlio si specchia in lei.

E io vorrei che un ragazzino così fosse mio figlio. 

P.S. La suora inquietante ha di nuovo l’influenza e il mal di schiena. Quest’anno si ammala spessissimo. Mangia poco. Mah, speriamo si riprenda, così, potrò raccontarne le gesta, qualche volta insultarla. 

P.S. Il 30 Marzo dovrebbe finire il mio incarico, ma potrebbe continuare. Mah…

io sono un sentimentale

io sono un sentimentale, sono un tenero. Faccio in fretta ad affezionarmi alle persone e raramente, molto raramente cambio idea, come quando detesto una persona. è raro che io detesti una persona, ma qualche volta capita. 

Ho iniziato questa esperienza con il timore di abituarmi con difficoltà alla scuola media, ci ho insegnato per troppo poco tempo. Sono abituato con ragazzi più grandi. A volte mi sento un po’ troppo cerebrale, troppo intellettuale, per dei quasi bambini come loro. I primi tempi di questa esperienza (sono passati più di tre mesi) mi hanno visto in condizioni di disagio, come quando si hanno delle scarpe nuove, alle quali i nostri piedi non hanno ancora impresso la forma. Alle medie è tutto più immediato, più veloce, più spontaneo, meno controllato. Alle medie tutto è più veloce. Mi hanno affidato tutte e tre le classi, dagli 11 ai 14 anni, da quelli che sono appena usciti dalle elementari a quelli che stanno per andare alle superiori. Nella seconda media ci sono bambini e bambine intelligenti e simpatici. è un gruppo che comprende quasi solo ragazzini motivati, il tedesco lo si studia solo se si è motivati, lo spagnolo anche perché è una moda e si pensa che sia facile. è un gruppo unito, abbastanza coeso, composto in prevalenza da femmine, che rappresentano la parte dominante. C’è ED, una ragazzina con i capelli ricci neri, lo sguardo furbo e la voce alta. è intelligente ed incostante. Tutti. in quel gruppo, sono intelligenti, molti sono incostanti. Ha volontà di partecipare, alle volte un po’ scomposta, come quando interviene senza che io le abbia dato la parola. Tante volte la sgrido, insieme alle altre, perché sono un po’ troppo scatenate, e mi ritrovo a pensare che non vengo capito e che le medie non sono il tipo di scuola per me, tante volte mi ritrovo a pensare che sono troppo adulto, troppo diverso da quelli che sono dei prof seriosi, per potercela fare alle medie. I ragazzi hanno dei buoni risultati e questo mi rincuora, ma penso sempre che manchi qualcosa, penso sempre di essere un po’ troppo molliccio. L’altro giorno ED mi dice, con il tono serio e sincero che solo i bambini possono avere, lei non è come tutti gli altri prof, lei sembra quasi uno di noi. è più vicino a noi. è tanto paziente e spiega insegna molto bene. La sincerità del modo, oltre che il contenuto, mi hanno riempito il cuore, soprattutto mi ha colpito una frase, sembra uno di noi. è vero, forse non sono mai diventato prof, sono rimasto quell’alunno, che nel frattempo è cresciuto, che, una volta, aiutava i compagni in difficoltà. Mi sto affezionando. Se me ne dovessi andare mi dispiacerebbe tanto. 

Punire

Quando mi trovo di fronte a situazioni problematiche a scuola, il dilemma è sempre quello: punire o no? Io non amo granché le punizioni, specialmente quando non vengono capite. Mi piace parlare, l’ho già scritto mille volte. Qualche volta servono le punizioni, per far capire che esistono i limiti, oltre i quali non si può andare. 

GM è una ragazzina, piccola e magra, con i capelli neri lisci lunghi. Quando entra in classe ha sempre il muso lungo, sembra una donna matura con tre figli, precaria, che deve pagare mutuo e bollette varie. GM è brillante, intelligente, distratta, bizzosa. GM è in terza media, penso che la terza media sia un momento critico, perché i preadolescenti non sono né ragazzi, né bambini, né carne, né pesce. Professor Michele, il Tribunale Supremo Contro i Luoghi Comuni le impone di smetterla subito! Ok, Vostro Onore, risponde l’attonito Michele. Gm è un bel po’ lunatica, martedì scorso non stava mai attenta, l’ho sgridata più volte, ma continuava imperterrita. La lezione è stata abbastanza difficoltosa, quando questa, al momento del suono della campana, esclama “Era Ora!”. 

In quel momento ho avvertito una sensazione, che le mie parole fossero sprecate e assurde. Insegnare è mestiere di parola, ho avvertito la sensazione di star perdendo tempo. Non mi piace questa sensazione. Non esco di casa e vado a scuola, per quel misero stipendio, La sgrido, con la sensazione che quelle parole non servano a nulla. Penso di mandarla dalla preside per un nanosecondo, poi recedo, perché sono convinto che lei non voglia seccature e si scoccerebbe con me. Lei se ne va. Penso di scrivere una comunicazione ai suoi genitori sul registro elettronico, ma l’ho già scritta, ed è servito il giusto. Mi sono sentito inutile, come un colbacco il 15 agosto. Decido per una nota sul registro elettronico, la suora magra ed evasiva ci ha detto di scrivere note solo per i casi gravi e questo mi sembra un caso grave. Voglio far capire a questa viperetta, che si crede la figlia della santanché, che ci sono regole e che vanno rispettate. 

La rivedo il giorno dopo a scuola, lei, assieme ad un’altra compagna, si avvicina a me con un sorrisino imbarazzato, perché mi ha messo la nota. Io le rispondo, perché non ci si rivolge così a nessuno, ci sono delle regole. Le rispondo freddamente, vado per le spicce e sono un po’ imbarazzato anche io. Il giorno successivo ho lezione con quella classe e ne ho poca voglia, visto che mi sembra di perdere tempo. Se una persona non si rende conto di aver sbagliato, quando è così palese, mi sembra che i discorsi non abbiano senso. Quando le parlo, mi rivolgo tranquillamente, le dico che non mi piace mettere note. Io penso, a lei non l’ho detto, che sia una scorciatoia quando non si sa più cosa fare con un alunno. Lei, sussurrando, mi dice, però me l’ha messa, prima che io le risponda, l’altra viperetta, quella che vuole 10, le dice, stai zitta, altrimenti te ne da un’altra. Io inizio a parlare e le dico, sai che originalità, che, a volte, nella vita, bisogna fare anche ciò che non si ama, blablabla. 

Beh, i ragazzi sono stati bravi e anche quella che pensava di essere la figlia della santanchè, è stata attenta e disciplinata. Continuerà? Boh! 

Sabato mattina vado a scuola, mancano 10 minuti alle 9, ho un sonno bestiale, la sera prima ho fatto le due e mezza. Al venerdì sera, cascasse il mondo, voglio uscire. Sul vetro della porta della scuola delle suore, c’è un cartello “Importante ELEZIONE DEL CONSIGLIO DI ISTITUTO” Penso: machissenefrega, ma decido di votare lo stesso. Mi piace votare, ognuno ha i suoi vizi, sempre meglio che fumare. Entro e, con voce assonnata, saluto la scrutatrice, la madre di GM. Voto, la cugina di mia madre che lavora dalle suore da 30 anni abbondanti. Quando sto per uscire, la madre di GM mi dice, si ricorda  di me, sono la mamma di GM. Sì, mi ricordo, ecc. ecc. Parliamo della vicenda nota, la signora sta dalla mia parte e mi dice che la figlia è preoccupata. Nella scuola delle suore c’è del bullismo contro di lei, mi dice. Ora, questo fatto è paradigmatico. In un ambiente protetto per definizione si verificano dei fenomeni che, una volta, succedevano nelle scuole medie “di frontiera”, come quella che ho frequentato io, vicino alla casa dove abito anche ora. Io sono stato vittima di due bulli, che provenivano da famiglie difficili, che mi volevano impedire di salire sull’autobus, che mi rincorrevano alle fermate con la bicicletta, per bloccarmi il passaggio. Io reagii sempre, anche facendo a pugni, e denunciandoli alla preside, che li fece sospendere. Uno dei due bulli avrebbe, in seguito, fatto diverse gite più o meno lunghe nelle patrie galere. Che stia finendo anche l’ambiente protetto? Per certi versi, confrontarsi con la vita, anche nei suoi aspetti più spiacevoli, basta che non si esageri naturalmente, forse non è male, ma mi sorprende come stiano decadendo quei mondi. O sono sempre stati così?

Alcuni giorni fa è venuta a parlare con me la madre della viperetta che vuole sempre il 10, è una persona tranquilla e a modo. Le ho raccontato della figlia, che è brava, ma troppo ansiosa. Mi ha colpito una sua frase, il prossimo anno andrà in una scuola pubblica. Quello è un ambiente un po’ meno protetto e non potrà permettersi momenti di rilassamento.  Si è ricreduta?

Sono sempre più orgoglioso di aver frequentato SOLO scuole pubbliche.