parlare

Scoperte al dottorato

I giorni passavano, il dottorato si stava rivelando frustrante e abbastanza inutile, tranne che per un fatto, tranne che per un particolare. Avevo conosciuto lui. Ci vedevamo a bere in un baretto di periferia, una mezza schifezza con la pizza bruciacchiata e un prosecco mediocre. Il bar c’è ancora, vicino a casa mia. Parlavamo a lungo, mi parlava di semiotica, letteratura e cinema, gli parlavo di letteratura, cinema e politica. Offriva spesso lui da bere, anche se, qualche volta, cercavo di impedirglielo. Mi interessava parlare con lui, ma, prima di tutto, mi interessava la sua gentilezza, espressa da quegli occhi grandi e neri, dai gesti e dal tono della voce, mi interessava il suo garbo nei modi. Mi colpiva la sua voglia di comunicare, la sua voglia di ascoltare. Erano belli quegli incontri, semplicemente belli quegli incontri, belli perché semplici e semplici perché belli.

Bellezza pura.

Pubblicità

Le parole che non ho detto

Ci sono parole che non ho mai avuto il coraggio di dire, frasi rimaste dentro la bocca e dentro il cuore. Ci penso qualche volta. Quando guido a luogo, qualche ora, penso, specialmente quando la strada è piatta e la giornata è bella. A scuola ho trovato tutto, gioia, tanta, qualche dolore, mal di testa, voglia di ridere, a scuola mi sono innamorato. Ho perso quella poca sicurezza che avevo, perso negli occhi di una ragazza che aveva 19 anni. è successo qualcosa, quel giorno in cui l’ho conosciuta.

Abbiamo parlato, abbiamo vissuto, tanto o troppo. Ho raccontato la mia storia un bel po’, ho parlato bene e male, con energia, raziocinio, criterio. Avrei voluto dirle delle cose, trovare le parole giuste sempre e comunque, non sempre le ho trovate. Avrei voluto dedicarle più canzoni, tante canzoni, per raccontare quelle storie nel modo in cui avrei voluto raccontare. La mia playlist di spotify me ne ha scelte due: Bacio sulla Bocca di Ivano Fossati e Canzone Libera di Gianni Morandi. Non ho mai avuto il coraggio di dedicarle quelle canzoni.

Parlare parlare parlare

Da qualche giorno mi sento più uguale a me stesso. Non mi passa neanche più per la testa di dare retta alla suora o chicchessia. Non che io sia mai stato devoto,ma, ogni tanto, ho pensato ai condizionamenti, ho pensato a quando la suora melliflua mi ha esortato ad essere più severo, salvo poi scrivermi per parlarmi di un rapporto sereno con gli alunni. Non sono mai stato severo, non credo che lo diventerò mai. Qualche volta ho provato a diventare un po’ più duro, ma non sono credibile, non mi piaccio. Io sono il personaggio buono del film e sarò sempre il buono. Cerco di parlare, di convincere, di persuadere, il 90% delle volte riesco, qualche volta no. Mi si secca la gola, ho mal di testa, ma sono io e mi riconosco al cento per cento. Qualcosa succede. è duro, sarà duro, perché la strada è in salita. Bisogna arrivare a giugno. Altri problemi ci saranno, magari la titolare torna prima, magari mi chiamano da altre scuole, per più tempo. 

Forse ce la faccio.