open day

Risorse disumane

Stamattina ho mandato delle mail a dei genitori e ragazzi della scuola dove sono stato fino a poco tempo fa. Ho ricevuto alcune risposte, ma una mi ha colpito. La madre di una ragazzina dolcissima di prima media mi ha scritto che la stronzetta che ho sostituito non è tornata. Hanno preferito nominare un’altra persona per due mesi, perché non ho partecipato a tutte le riunioni pomeridiane, avendo solo 10 ore, perché non ho partecipato a 1 open day, perché era il mio compleanno, perché qualche ragazzino stupido di terza media ha raccontato delle balle sul mio conto, perché non voleva essere sgridato. A me hanno detto che sarebbe tornata, me l’ha detto la suora che si occupa dell’amministrazione. Io l’ho detto ai ragazzi, mi hanno indotto a mentire, senza che io lo sapessi.

I cattolici sono don Puglisi, sono don Ciotti, ma sono anche questi. Questo è uno dei motivi per cui non sono cattolico. Questo è il rispetto della persona, questo è il rispetto nei confronti di tanti alunni, la stragrande maggioranza, che si era trovata bene con me. Questa è una scuola cattolica, considerata tra le più dignitose nella mia città. Questo è l’insegnamento per gli alunni. 

Queste sono le scuole che vengono finanziate dalla collettività, mentre le scuole pubbliche vengono deprivate di fondi. Questa barbarie mi spaventa, come cittadino, prima ancora che come insegnante. Capita a me e capita a tanti altri, magari capitasse solo a me. Non sarebbe un problema. Qualcuno diceva: socialismo o barbarie. Resterà solo un deserto di questa civiltà?

p.s. La suora inquietante è ammalata, pare abbastanza seriamente. Non riesco a provare nessuna particolare pietà, al di là di quella per l’essere umano. 

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Discrasie

Recentemente c’è stato nella scuola delle suore dove lavoro, l’open day. è la solita espressione inglese, che si usa per infiorettare un concetto abbastanza banale. La scuola rimane aperta, al sabato pomeriggio o domenica mattina, per consentire le visite di genitori clienti potenziali. Confesso di avere difficoltà, quando i miei clienti di traduzioni mi chiedono rassicurazioni in merito alla qualità dei lavori che effettuerò. Io rispondo, citando i nomi di alcune aziende importantissime e autorevolissime che si avvalgono dei miei servigi, per dimostrare che, se loro che sono loro si servono di me, vuol dire che non sono l’ultimo arrivato. Sul mio sito web professionale ho evitato gli autoincensamenti, che mi appaiono piuttosto ridicoli, a vantaggio di una descrizione asciutta e precisa. La scuola nella quale lavoro si descrive con slogan che appaiono molto simili a quelli del dentifricio, con tutto il rispetto per il dentifricio. 

Ma non è di questo che voglio parlare. Voglio parlare di un disagio, del disagio che tanti avvertono, quando notano la differenza tra parole e cose. è quasi patologico. senti che qualcosa non funziona, smetti di essere te stesso. Io ho avvertito questo disagio qualche giorno fa. Ho le ore con le prime medie, i primi giorni li portavo in un’auletta, inutilmente denominata “aula di tedesco”, uno stanzino per le scope buio e polveroso, di 3 metri per 4. Sono 12, eravamo uno sull’altro, una povera bimbetta doveva tenere il quaderno sulle ginocchia. Dopo alcuni giorni la suora evasiva ci manda in un’aula libera, dove gli alunni stanno abbastanza comodi, problemi non ne ho. Ho persino il proiettore. Giovedì la prof di religione mi dice, puoi andare su tu in aula magna, perché io ho bisogno di quest’aula. Che dici alla prof di religione, alla scuola delle suore, sì. Dicesi aula magna una normalissima aula, con computer, proiettore, microfono e pianoforte, con le sedie, ma senza banchi. E i ragazzini dovevano fare il compito in classe. Alcuni ragazzini usavano una sedia vuota come tavolo, ma si storcevano la schiena e, allora si sono dovuti sedere per terra. Due ragazzine carine ed educate mi guardano e dicono, prof, ma non è giusto che facciamo il compito in questa condizione. Li guardo, mi vergogno anche se non è colpa mia, e allargo le braccia.

Sarebbe stato bello se in quel momento fosse passato un genitore interessato a visitare la scuola, per pensare di iscrivere il figlio lì. Sono quelli gli open day.

strane e-mail

Come tutti sanno, insegno nella scuola delle suore da circa due mesi. Non mi dispiace lavorarci, anche se ho qualche momento un po’ così, come sto narrando nei post.

Domenica sera (domenica sera!!!) mi arriva una mail da parte della suora magra, la preside. MI chiede, anzi mi impone, di tenere una breve presentazione della scuola sabato pomeriggio, non questo, il prossimo. Io, vi rendete conto, che sono da due mesi lì, dovrei spiegare ai genitori di potenziali nuovi alunni, durante l’open day, la bellezza di far studiare tedesco in quella scuola ai loro figli. Non mi sembra di rappresentare molto quella scuola. Questa suora è strana. Spero che cambi idea, perché sono timido, non mi sento la persona più adatta e poi, nonostante non disprezzi quella scuola, non manderei mai un mio ipotetico figlio lì.