nonna

Grazie nonni, che mi avete fatto venire l’amore per i libri/2

Andavo nella libreria internazionale, compravo i volumi in inglese, ma anche francese, tedesco e russo. Mi ricordo “Les mains sales” di Sartre. Vado nella libreria Feltrinelli, ma non solo. Mi ricordo anche la libreria della CGIL, che adoravo, mi ricordo la biblioteca della sezione del PCI, dove andavo a prendere in prestito i libri, di storia, ma anche romanzi. Mi ci aveva portato mio nonno, era vicinissimo a casa, di fianco ad una parrucchiera. C’era uno scaffale, con tanti libri. Mi ricordo la mia meraviglia e la mia gioia nell’andarci. Mi ricordo quando comprai il libro di poesie di Pietro Ingrao, “L’alta febbre del fare”, di cui mi è rimasta tantissimo impressa questa poesia, che ho già pubblicato, qualche tempo fa.

SOLO

Solo contemplare l’onda:

senza invocare transito

o cibo: ospitarla

nella mente, senza frutto,

senza tentare alcuna costa,

ne’ alcuna schiuma

frangere. Non piu’ strumento:

leggere il mare.

Grazie, anche se so che non amate i ringraziamenti. Siete persone concrete, amate i gesti concreti. Ci ho provato a darvi soddisfazioni, ci provo sempre, ci provo ancora, qualche volta ci riesco.

a presto,

M.

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Grazie nonni, che mi avete fatto venire l’amore per i libri

Un pomeriggio buttato un po’ nel cestino, un post che non sarà indimenticabile, anzi sarà pure un po’ sciocchino.

Mi viene in mente il profondo amore per i libri, che mi hanno trasmesso i miei nonni, soprattutto mia nonna, ma solo perché mio nonno se ne è andato quando avevo 14 anni. Mi viene in mente, quando lui mi regalò un libro di Enzo Biagi. Era una sera di agosto, al mare. Eravamo sul porto-canale. Penso che fosse un libro di storia, intitolato “Noi c’eravamo”. Mio nonno fu orgoglioso di regalarmelo. Avrò avuto 12-13 anni, non ricordo precisamente. C’era un libreria, dove oggi c’è una gelateria. La gente non legge, io leggo e mangio i gelati. Leggo tanto e mangio tanti gelati. Infatti, mi era venuta una panza clamorosa, che ho buttato in gran parte giù, soprattutto grazie alla mia personal trainer, che mi ha fatto recuperare un bel po’ di fiducia in me stesso. E pensare che una dottoressa mi aveva avvertito che avrei potuto avere un infarto,

Torniamo a quella sera al mare. Avevamo appena mangiato, io e i miei nonni meravigliosi. Mia nonna era felice. Uscii felice con il libro, che lessi avidamente. MI piace lo stile di Enzo Biagi, semplice, asciutto e minimale. Mi piace la mescolanza di vita e storia nelle sue opere. Quel regalo mi è rimasto impresso. Non avevano potuto studiare i miei, amavano la cultura, amavano la vita. Mi hanno ispirato l’amore per la cultura, per la lettura. Mia madre è una donna difficile, possessiva ed estremamente gelosa. Non amava tanto i miei nonni, i suoi genitori. Mia nonna, in particolare, era una donna allegra, mentre mia madre è estremamente umorale, non ride tanto. Mia nonna era una donna profondamente ironica, mio nonno più riservato e sulle sue, mia madre ride poco, qualche volta si dichiara orgogliosa di ridere poco. Mia madre ha un senso del dovere incrollabile, se potesse lavorerebbe 48 ore su 24, anche ora che collabora con me, per la mia attività professionale di traduttore. Mia madre passa le notti insonni, quando devo asseverare molte traduzioni, si mette a piangere, anche davanti a tutti, in tribunale, se ha paura di non farcela, anche quando la paura è immotivata. Secondo lei chiedo sempre troppi soldi ai clienti, perché lei vorrebbe che io fossi una specie di ente di beneficenza, che lavora per la gloria. Per lei, essere di sinistra, significa lavorare gratis o quasi. Quando le faccio notare che lei, quando lavorava nella pubblica amministrazione, in Prefettura, non rifiutava lo stipendio, fatica a rispondere, come quando le faccio notare che lei ha già la pensione, mentre io devo integrare lo stipendio da prof precario, fatica a replicare. è sempre stata gelosa dei miei nonni, è sempre stata invidiosa del nostro rapporto più che profondo, soprattutto con mia nonna. Parla male di loro, parlava male di loro già quando ero piccolo, Li descriveva come persone che odiavano la cultura, che odiavano i libri, tra gli altri tanti tantissimi difetti che attribuiva loro, Voleva guastare il nostro rapporto. Non ce l’ha mai fatta, non le ho mai creduto. Anche lei mi ha regalato libri, come ad esempio quando le chiesi “il Padrino” di Mario Puzo, che mi comprò alla libreria in centro, dove le facevano lo sconto. Mi ricordo che le chiesi il libro di Enzo Biagi, “Il Boss è solo” su Buscetta. Avevo 12-13 anni. Lei fu un po’ recalcitrante a comprarmelo, prima lo acquistò per sé, poi io lo trovai in casa e lo lessi. Mi ricordo che mia nonna mi portava allo stand dei libri della Festa de l’Unità del quartiere, io compravo un libro al giorno e lo leggevo. Mi ricordo, soprattutto le storie della Resistenza, completai anche l’album delle figurine. Mi ricordo la sua gioia nel darmi i soldi, quando ero più grande e frequentavo avidamente e appassionatamente la libreria Feltrinelli, nel centro della mia città, dove compravo un sacco di libri, ma anche me li guardavo solo. Mi colpì da matti “Sostiene Pereira”, di cui vidi la presentazione in un programma di Augias, penso. Vidi anche il film, con Marcello Mastroianni e Stefano Dionisi. è un libro sull’impegno politico, un film sull’impegno politico. Regalai una copia del libro ad un mio amico di allora, che era intelligente, volgare, esagerato, smargiasso, sbruffone, forse non cattivo. Fui felice di regalarglielo.

I libri sono pezzetti di vita, tempo guadagnato, saloni, librerie, camere da letto, pullman, aerei, relax, passione, chok, come quando lessi Marzabotto Parla.

Leggere più e scrivere meno

IN ITALIA SI SCRIVE TROPPO E SI LEGGE POCO

Obiettivo che non raggiungerò mai abbastanza: leggere di più e scrivere meno, Non sono Saramago o Camilleri, si può stare anche senza quello che scrivo. Non sono indispensabile e non ho mai pensato di esserlo. è meglio che legga, per perfezionarmi nella scrittura, oppure per fare qualcosa di produttivo. quando leggo mi rilasso, mi sembra di essere in un’altra dimensione. Ho sempre adorato leggere, fin da quando mi facevo leggere le fiabe di Richard Scarry, dalla grande amica di mia nonna. Una volta imparato a leggere, le avrei lette io a lei. Sono state le mie prime letture. Mi rilasso un po’ anche quando scrivo. Boh, adesso vado a leggere.

A presto.

:

Fiori e dolori

INCERTO LOTTATORE CONTRO L’INSICUREZZA

4 anni fa ero stato nella stessa scuola. Era stato un anno bello, di gioie a scuola e qualche sofferenza di salute. All’inizio dell’anno mi viene proposto un corso collettivo di russo, al pomeriggio. Era necessario un numero minimo di 15 persone, quando lo seppi persi ogni speranza, ma ero già contento della proposta del preside. Fu così che si iscrissero più di 20 persone, di cui molti erano già miei alunni della mattina. Molti mi avevano detto che si sarebbero iscritti solo per la mia presenza. Che grande orgoglio, che grande responsabilità per me. Mi sento come una fogliolina al vento, mi sento piccolo come un granello di sabbia. C’è qualcuno che mi vede come un esempio, qualcuno che mi vede addirittura come un mito, come quella ragazza bella con i capelli ricci, la cui madre mi ringraziò per quello che facevo per i ragazzi. Il preside mi ferma per i corridoi. Vuole farmi i complimenti per i risultati del corso di russo. Mi dice: “Si comunica quello che si è”.

Sono insicuro, la mia insicurezza supera, a volte, il livello di guardia, come quando non riuscivo a saltare 45 centimetri a piedi uniti, quella volta con la personal trainer. Era solo una questione mentale, solo un fantasma che mi portavo dentro. E poi ho scacciato quei fantasmi, anche grazie alla mia meravigliosa pt, che mi ha permesso di riacquistare una forma più che decente, dopo che mi stavo ovalizzando, oltre che stima nelle mie capacità.

Ogni tanto mi fa quasi paura godere di questa stima, godere di questo affetto, essere visto come un modello. Non so se ho le spalle così robuste, ma mi fa tanto tanto piacere.

Tra due giorni avrò la prova scritta del concorso per la scuola. Non ho studiato nulla, non penso che supererò l’esame. Stavo quasi pensando di non presentarmi nemmeno. Poi ho pensato che devo andare. Lo devo ai ragazzi, lo devo ai genitori che ho incontrato nel corso degli anni. Lo devo alle persone che hanno avuto e hanno fiducia, stima e affetto per me, come mia nonna, che è e sarà sempre una delle mie più grandi tifose. Lo devo a me stesso, di ora e di ieri, che poi sono la stessa persona. E poi vada come vada, anche se non mi piace l’idea di sostenere prove scritte e magari prove orali. Avrei voluto andarci preparato, ma non ho avuto né il tempo, né la voglia di farlo. Ho altri interessi, tanto altro da fare. Una volta studiavo sempre, prima dei compiti in classe e delle interrogazioni. Vada come vada.

Buona vita.

M.

Profumi

Mi ricordo di dolci giornate, lontane dall’odore a volte sulfureo, che ogni tanto sento oggi. Pausa di pace, pausa di sorrisi in mezzo alle tempeste.

Mi ricordo il profumo delle patatine fritte, preparate da mia nonna, cosparse di salamoia e messe ad asciugare sulla carta gialla del macellaio. Mi ricordo che si spandeva nei tardi pomeriggi d’estate e riempiva le narici mie e anche dei vicini, che si complimentavano con lei. Mi ricordo l’odore fantastico delle tagliatelle con il ragù, che lei preparava da fine settembre a fine maggio, perché, diceva, negli altri mesi faceva troppo caldo, anche se lei non sentiva il caldo. Mi ricordo le lasagne e gli gnocchi, ma anche tutti gli altri piatti, però le mie preferite erano le tagliatelle. Anche io so preparare il ragù, ora. è buono, ma non quanto il suo. Mi ricordo l’odore della biancheria lavata da lei, con il detersivo Ava, mi ricordo quel profumo che mi riempiva le narici, quando affondavo il viso negli asciugamani di canapa, retaggio delle bisnonne. Mi ricordo che riempiva il cortile, proprio come sabato, quando stavo tornando da scuola. è stato bello, molto proustiano. Qualcosa di bello, qualcosa di sano.

Grazie, nonna

Ciao, lo so che non ti piace la retorica e non ti piacciono i discorsi troppo lunghi, perciò la farò molto breve. Grazie anche per questi successi. Quelle parole bellissime che mi hanno detto i miei ragazzi, me le hanno dette, perché tu mi hai educato bene, perché tu hai avuto più fiducia in me di quella che io ho in me stesso.

Grazie.

Antifascista per merito dei miei nonni

Mio nonno era un uomo grande, con gli occhi azzurri e pochi capelli. Era un uomo generoso e intelligente. Stava andando verso M., luogo di una feroce strage nazifascista. Incontrò persone che stavano scappando, terrorizzate. Gli dissero: a M. stanno ammazzando tutti. Lui tornò indietro, era andato a cercare cibo per la propria famiglia, mia nonna, mia madre e la sua bisnonna. Andò a cercarlo altrove. Me lo raccontava, me lo raccontava mia nonna, con l’aria terrorizzata, schifata e indignata. Mi raccontavano tanto, mi raccontavano di prepotenze e privazioni, di fatica e sacrifici, con orrori per quello che era successo e che sarebbe potuto succedere ancora.

Alle superiori ho letto M. parla, un libro su quella strage. Ero sull’autobus che mi portava a scuola e ricordo il mio orrore inestinguibile, la sensazione di aver preso un sacco di botte, la sensazione di orrore e spaesamento. Ho visto una puntata di Blu Notte, la trasmissione di Carlo Lucarelli, e ricordo il volto terrorizzato e piangente di un signore anziano, il quale, dopo la strage, andò in cerca di superstiti e vide in penombra la figura di una donna seduta a terra. Aveva il ventre squarciato e il neonato in grembo. Erano stati i nazisti, i fascisti. Mia nonna mi raccontava quelle cose.

Tutti gli anni vado a M., sui luoghi di quella strage. Quest’anno ci sono andato il 2 giugno. E rimango in silenzio. E penso. E inorridisco come allora. E ringrazio mia nonna e mio nonno, per tutto quello che mi hanno trasmesso.

Mi viene da vomitare

Ci sono tre loschi figuri fascisti, che festeggiano l’intitolazione del porticciolo di Nervi ad un fascista. C’è un sindaco di Genova, un tal bucci, che “rispetta le scelte di partigiani e fascisti”, di fronte alle proteste di Anpi e Cgil.

C’è un paese senza speranza, che ha avuto una lotta di Liberazione grande ed eroica, ma anche un pezzo di paese, che non ha mai rinnegato le idee fasciste, nonostante tutte le sofferenze, tutti i drammi che hanno causato. L’Italia è il paese in cui il movimento sociale è stato fondato il 26 dicembre 1946, ribadisco, il 1946, un anno dopo la guerra, un anno dopo la Resistenza. è il paese in cui ci sono state le stragi, ecc. ecc.

Mia nonna mi diceva: io non farò in tempo a rivedere il fascismo, voi lo vedrete. Ho paura che avesse ragione.

fascisti carogne festeggiano