insegnare

Storia di L.

L. è una ragazzina con le gambe lunghe e piene e il viso da bambina, che tradisce i suoi 15 anni scarsi. Non è bravissima a scuola, non diventerà mai una traduttrice e probabilmente non andrà all’università. L. ha la faccia paffuta e un sorriso sincero, che rivela come è lei dentro, pura e sincera. Si è impegnata in tedesco, superando molte delle lacune che aveva. Si è impegnata ad aiutare i compagni in difficoltà. L. è una ragazzina solida e di buon cuore. Qualche giorno fa mi è corsa incontro nel corridoio e mi ha abbracciato sussurrandomi, grazie per tutto quello che ha fatto per me. Io ho ricambiato l’abbraccio e mi sono emozionato. Il cuore mi si è aperto e mi sono sentito bene. Quell’abbraccio mi servirà, mi servirà per gli inverni dell’anima, perché la dovrò riscaldare. Che bello insegnare.

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cielo

La canzone degli Stadio, Chiedi chi erano i Beatles, recita, voi dovete insegnarci con tutte le cose e non solo a parole. Molte volte mi sento quasi in imbarazzo nel pensare che faccio l’insegnante, perché penso di avere tanto da imparare, perché mi sento abbastanza acerbo, ma quello è il mio ruolo, un ruolo dove imparo e insegno e il mio insegnare ha senso solo imparo qualcosa.

L’anno scolastico scorso ho vissuto, mio malgrado, l’atmosfera sulfurea della scuola della suora inquietante ed ho un ricordo, uno tra i tanti, che vorrei citare ora. c’è un consiglio di classe, un pretesto, per questa donnetta rinsecchita per potere parlare a vanvera. La donnetta parla e straparla e, a un certo punto, racconta, con fare gongolante, di come il padre di un’alunna abbia fatto dei lavori, del valore di svariate migliaia di euro, per lei gratis. io non vorrei mai fare il dirigente, perché mi sembra un ruolo impiegatizio, ma ho delle idee su come si deve svolgere questa funzione. Penso che sia un errore accettare delle prestazioni gratis per migliaia di euro, perché, in questo modo, la situazione diventa di conflitto di interesse. Come si fa a dare l’insufficienza alla figlia, dopo che il padre ha fatto quel regalo? non si può, naturalmente. cosa penseranno altri compagni, sapendo della generosità del padre, quando la figlia prenderà dei voti alti? un preside non deve solo essere onesto, ma deve anche apparire come tale. è interessante notare come questa donnetta dall’aria ascetica, quasi ultraterrena, sia, in realtà, così terrena, così materiale, quando gioisce, perché il padre dell’alunna ha preparato dei manifesti gratis per la festa della scuola. si tratta di manifesti che non sono neppure così importanti. cosa può insegnare una donna che gioisce per la roba? quanta piccineria c’è in quella persona? Giuliano Ferrara sostiene che, per fare politica, bisogna essere ricattabili. anche per fare scuola.

guardo la foto che sta in questo post e penso al cielo e penso a come sia necessario staccarsi dalla terra, ogni tanto. penso al paradosso di una donna che si riempie la bocca di cielo e glorifica il denaro e il possesso. Penso al mio amore per gli aerei, penso a come sfidano la gravità, penso al fascino e al timore reverenziale che provo, quando vedo un aereo staccarsi o quando ci sono sopra. sono seduto in macchina e sto andando a scuola, all’ITC in cui insegno. c’è una coda infernale di macchine e motorini, Io sto fermo, guardo il cielo sorridente di un martedì mattina pieno di promesse e scrivo. Sul sedile di fianco a me c’è un giornale. Scrivo negli spazi bianchi e penso ad un altro paradosso. Penso che un insegnante come me, ateo e comunista, come me, deve mostrare dove sta il cielo a ragazzi, ma deve cercarlo pure lui. Dove sta il cielo? sta nella bellezza, sta nel diventare chi siamo, sta nell’impegno costante e instancabile. adesso voglio citare la scuola media dove sto lavorando, che è un ambiente difficile, ma dove qualcosa di buono c’è. debbo insegnare il tedesco ad un gruppo di ragazzini, tutti stranieri, da poco arrivati in Italia. ci sono alcune ragazzine e ragazzini che si dannano l’anima, per imparare qualcosa di tedesco, dovendo imparare anche l’italiano e ce la mettono tutta, con le difficoltà e la stranezza della pronuncia araba o ucraina del tedesco. c’è A., ragazzina tranquilla e intelligente della Tunisia, dai grandi occhi, c’è A., tranquilla e sorridente dal Pakistan, ci sono D. e V., con le quali parlo in russo qualche volta, perché vengono dall’Ucraina, sempre insieme da sembrare gemelle, c’è R.A., che viene dalle Filippine e vuole imparare, a tutti i costi. Da qualche giorno ha iniziato pure S., una bella ragazzina con gli occhi verde smeraldo e lo sguardo un po’ smarrito, venuta dalla Moldavia, che mi chiede di spiegare qualche cosa in russo, visto che fatica con l’italiano. e c’è anche L., che viene dalla Siria, che è un ragazzo intelligente e un po’ confusionario. attorno a loro c’è confusione, provocata da altri alunni, ci sono difficoltà, ma il loro impegno è una dimostrazione che la scuola, per loro, venuti dall’estero, ha un valore. Dimostrano amor di patria, se questa definizione ha un valore, dimostrano che la scuola italiana ha delle ragioni in più per esistere, dimostrano che le femmine riescono, dove sempre più spesso, noi uomini falliamo. Dimostrano che il cielo esiste ancora, e non è troppo lontano. cielo

Il tempo del pieno e del vuoto

Ho una vita positiva, fatta di pieni e di vuoti. Mi piace tradurre, perché posso confrontarmi con le parole, perché posso stare solo con i miei pensieri e decidere da solo come lavorare. Mi piace insegnare, perché insegnare mi fa riempire di vita, pure troppa a volte. Il pieno e il vuoto sono l’equilibrio perfetto. Stamattina ho sentito freddo dentro. Stavo lavorando, seduto a questo computer, sul quale sto scrivendo parole incerte, fuori c’era il sole. Mi stavano venendo gli occhi lucidi. Mi sono sentito un po’ come quegli ex allenatori falliti, che passano il tempo a discettare di nulla in televisione. Mi sono sentito un po’ ridicolo.
Ho cercato di pensare a qualche cosa di diverso, e mi è venuta in mente questa canzone. Abbiate pazienza con me…

In my secret life
In my secret life
In my secret life
In my secret life

I saw you this morning.
You were moving so fast.
Can’t seem to loosen my grip
On the past.
And I miss you so much.
There’s no one in sight.
And we’re still making love
In my secret life.
In my secret life.

I smile when I’m angry.
I cheat and I lie.
I do what I have to do
To get by.
But I know what is wrong,
And I know what is right.
And I’d die for the truth
In my secret life.

Hold on, hold on, my brother.
My sister, hold on tight.
I finally got my orders.
I’ll be marching through the morning,
Marching through the night,
Moving cross the borders
Of my secret life.
In my secret life.

Looked through the paper.
Makes you want to cry.
Nobody cares if the people
Live or die.
And the dealer wants you thinking
That it’s either black or white.
Thank g-d it’s not that simple
In my secret life.

I bite my lip.
I buy what I’m told:
From the latest hit,
To the wisdom of old.
But I’m always alone.
And my heart is like ice.
And it’s crowded and cold
In my secret life.

decisioni

Mi sento in difficoltà: l’anno scolastico sta per finire e i ragazzi non ne hanno più voglia. Sono un po’ spompato anche io e debbo prendere decisioni su quel che debbo fare. è ancora possibile insegnare qualcosa quando aprile sta per finire? ho qualche dubbio, perché nemmeno la scuola li aiuta. La scuola non insegna la disciplina, non fornisce regole.

Viaggiare

Avevo voglia di specchiarmi nei loro occhi, ragazzini e ragazze, giovani donne e uomini. Da adolescenti ad adulti. Sono tanti, disorientano. Riannodo fili in parte spezzati, da alcuni anni non insegno quella lingua. In una quarta noto qualcosa che non mi convince, ci sono sguardi diffidenti, un po’ seccati per il mio modo di fare. Io ho un modo di fare caloroso ed amichevole, accondiscendente, probabilmente troppo accondiscendente. Vedo che, soprattutto certe femmine, mi guardano male mentre spiego. A me non piace il loro libro di testo, la grammatica è spiegata in modo fumoso e confusionario. I libri di testo di adesso non sono di grande livello. Ingenuamente penso che sia opportuno usarlo, perché, visto che i loro genitori hanno speso i soldi. Durante le mie ore c’è confusione, molti, probabilmente lo fanno apposta, perché non gradiscono la mia presenza. Mi chiedo il motivo, ma non riesco a capirlo. Una volta dobbiamo rinviare la verifica, perché mancano 6 fotocopie (orrore, orrore). Gli sguardi sono gelidi e grondanti indignazione. Un’altra volta, sotto la spinta del caos, sbaglio una coniugazione, salvo accorgermene pochi secondi dopo. I ragazzi, soprattutto certe ragazze, sono bravi ed intelligenti, ma anche molto esigenti, severi, forse troppo. Ci tengono alla scuola e non hanno ancora capito che anche io ci tengo alla scuola, almeno come loro. Non si spiegano e rifiutano con il rumore di sottofondo e gli sguardi gelidi la mia presenza. Entrare in quella classe è complicato, gli sguardi benevoli non sono tanti. Sembra che tutti mi attendano al varco, pronti ad impallinarmi per un minimo sbaglio. Quando cado in errore, addirittura chiamano la preside. è una scuola da 2000 studenti, con tutto quel che avrà da fare, i genitori le vanno a rompere le scatole per una coniugazione. Vengo addirittura convocato in presidenza. Quando esco sono tremante di rabbia e vergogna. Vorrei entrare in quella classe per sfogare la mia ira, ma decido di soprassedere in quanto ho paura di usare del turpiloquio, non adatto ad una scuola, quantomeno ad un insegnante. Gli alunni, oramai, sono liberi di fare un po’ quel che vogliono. Quando arriva il lunedì, vado in quella classe con aria sdegnata ed offesa. Inizio a parlare lentamente, gelidamente. Dopo aver ascoltato le mie parole meditate e dure una ragazza chiede la parola e sostiene che la classe non apprezza il fatto che io usi quel libro di testo e ne preferisce un altro. Sono anche disponibili a fornirmi una copia di un altro manuale per effettuare le fotocopie che mi servono. i rappresentanti non l’hanno più in catalogo. Io chiedo se è l’opinione sul loro testo è opinione di tutti. Confermano. Sono sollevato perché abbiamo parlato, perché abbiamo individuato qual è il problema. Hanno dimostrato di essere anche maturi, oltre ché intelligenti. I giorni successivi trascorrono meglio, più tranquilli. La settimana successiva, dieci giorni dopo forse, c’è il consiglio di classe. Uno dei due rappresentanti, un bravo ragazzo intelligente, chiede scusa al sottoscritto davanti a tutti gli insegnanti e ai rappresentanti dei genitori. Sono contento, faccio solo un cenno. Hanno capito che tengo alla scuola come loro almeno, hanno capito la mia buona fede. Le cose migliorano di giorno in giorno. Hanno saputo rimediare ai loro errori, sono un po’ più donne ed uomini, grazie anche a quegli eventi. Probabilmente anche io sono cresciuto un po’. Ho deciso di iniziare il racconto di questo viaggio in questo istituto da loro, perché adoro le riappacificazioni, mi piace ricucire.

lavorare

bisogna insegnare gli uomini a pescare, perché così si nutriranno tutta la vita. Non me ne importa niente di sentirmi raccontare tutta la tiritera sulla vita di un autore, cosa ha fatto il 10 luglio 1767, l’11 luglio, eccetera. Non me lo ricordo neanche io e non me ne frega nulla. Bisogna conoscere le idee degli autori, dei testi e metterle assieme.  è l’unica strada per pensare, per essere autonomi. Mi piace fornire ai ragazzi la cassetta degli attrezzi, ago e filo, che loro cucineranno insieme per formare dei pensieri liberi. No, non ho preso delle cose strane. Solo una birra, e non mi ha dato nemmeno alla testa. Ho trascorso due anni troppo belli, quasi troppo normali, in quella scuola. Mi hanno rubato dei soldi, è stato l’unico fatto non felice. Contano le idee, conta aprire le finestre e fare entrare la luce. Conta costruire delle reti tra mondi, la letteratura, il cinema, la pittura, conta costruire delle reti nel tempo, da un secolo all’altro. 

All’università si studia poco la letteratura russa antica: per me è stata l’occasione di scoprire alcuni aspetti, del tutto nuovi. Come adesso si scrivono dei blog, una volta si scrivevano le cronache per conservare la memoria dei fatti. Queste cronache sono giunte fino a noi; mi chiedo, dureranno così tanto blog come questi? Ho dei seri dubbi. La Russia è orgoglio, la Russia è stata dominata dai tatari, per oltre un secolo. La Russia è un caleidoscopio di colori. La Russia è nata a Kiev, Suzdal, Kostroma, Novgorod, Mosca. La Russia è l’autocrazia, la Russia è grandezza, è enormità, огромный, enorme, ogromnyj, è parola evocativa anche dal punto di vista sonoro. Due anni sono passati in fretta, ma hanno lasciato dietro e dentro qualche cosa di speciale, Cechov, la corsia numero 6, il reparto, Nabokov, l’occhio, la difesa di Luzin, Kljuev, Dostoevskij, Tolstoj, scrittori, che vorrei fossero anche miei amici, e, forse lo sono un po’.