trovarsi di fronte a 21 persone è impegnativo, significa trovarsi di fronte a 21 teste, 21 mondi diffferenti. questo è ovvio e semplice a dirsi, un po’ meno a farsi. Ci sono quelle giornate in cui l’attenzione e la concentrazione vanno a farsi benedire e proprio non si riesce a seguire la lezione, specialmente se alcuni, come il solito M. di cui ho parlato in un altro post, ma anche C.B., di cui ho parlato in un altro post, fanno il loro numero, come altri, ma forse più di altri. Non ho mai creduto al metodo della nota di demerito sul registro, lo ritengo l’extrema ratio, quando proprio non si riesce a fare diversamente. Penso, inoltre, che non si debba abusare di questa misura punitiva. CB ha una simpatica faccia da furbetta, M. pure, ma ci sono anche altri che si fanno coinvolgere: li richiamo una, due, tre volte, alla quarta-quinta volta, decido di punire coloro i quali si sono distinti, secondo me, per il caos, CB e M. Tutti ci rimangono male. Arriva l’intervallo, ritornano i compagni che studiano un’altra lingua, che sanno della nota. Due-tre ragazze che non sono mie allieve cercano di convincermi a cancellare la nota di demerito, io, per il momento, non cedo. Me ne vado dopo l’intervallo e, durante l’ora successiva, rimetto piede in quella classe, per dire che chi non ha avuto ricevuto la nota, avrebbe ricevuto un 2 sul registro. Il giorno successivo non vado a scuola.
Quando arrivo nell’aula i ragazzi sono abbastanza scuri in volto, vogliono spiegazioni. Dico loro che il comportamento della lezione precedente era stato inaccettabile, cito ad esempio quattro ragazze, anche con battute ironiche nei confronti degli altri. Ci sono I e C, che sono due bellezze d’altri tempi, con il viso paffuto, i capelli ricci e lunghi di una, e di capelli neri lunghi dell’altra. Ci sono M. e M., una mora e una bionda, dall’aria gentile e un po’ severa. Loro sono già delle donne, regolari, sembra che non abbiano cedimenti. Quando i contestattori parlano usano toni educati e maturi, riconoscono di non essersi comportati bene, ma affermano di essere tutti corresponsabili del caos della lezione precedentemente e, quindi, di meritarsi tutti una nota sul registro. Ascolto, rimanendo un po’ disorientato dal diluvio di frasi e di pensieri. Alla fine della lezione decido di cancellare la notaa per i due reprobi e di metterne una generale, ma non sono convinto al cento per cento. Escludo dalla nota le 4 ragazze di cui ho parlato prima, ma non sono convinto.
Passo il fine settimana a rimuginare sull’accaduto, mi rendo conto subito di due aspetti. Il primo è che è dispiaciuto più a me che a loro scrivere una nota sul registro. Il secondo è che sono una società. Hanno capito di avere avuto una responsabilità colletttiva, sono un gruppo. Penso di avere avuto pienamente ragione ad arrabbiarmi, ma credo che non abbiano capito la punizione. Penso che sia necessario un gesto coraggioso, dopo aver chiarito loro per bene che hanno sbagliato. Non sono autoritario, ho deciso di basare il nostro rapporto sulla fiducia e la comprensione e debbo continuare in questo modo, costi quel che costi.
Al lunedì devo fare lezione ad una classe che è composta anche da ragazzini molto problematici. Lungo il corridoio vedo CV, una ragazza bionda con gli occhi azzurri, che fa parte di una delle due terze. Le chiedo se loro e quelli dell’altra 3° si possono trovare tutti nell’aula di tedesco, perché devo dir loro una cosa bella. Lei mi risponde sorridendo che gli altri sono ad un’uscita di istruzione. Ci rimango un po’ male, ma fa lo stesso, lei sorride.
Arriva il mercoledì, l’ora di lezione è alle 13. entro in classe con l’aria un po’ accigliata ed inizio a parlare. Critico il loro modo di comportarsi, ribadisco le mie ragioni, ma aggiungo che voglio loro bene e che ho deciso di compiere un bel gesto. Ecco la fine che fa la nota, la cancello con una croce. BM spalanca gli occhi, gli occhi di quella ragazza dicono un sacco di cose. I ragazzi non si fanno trovare impreparati. Prende la parola CF, una delle quattro brave ragazze, e presenta le scuse a nome della classe per il comportamento. Promettiamo di fare meno rumore, quelle scuse sanno di sincerità, gli occhi di CF sono troppo belli per mentire, e di maturità, non promettono di essere perfettti, promettono di impegnarsi per migliorare. Uno dei rappresentanti dell’altra classe, R.T., un ragazzo simpatico a cui piacciono molto le ragazze, ripete le scuse anche a nome dell’altra classe. Sono veri, sinceri e sono una società, sono un gruppo.