
Stavolta parlo di quando a scuola ci andavo io. Ho frequentato una scuola media di frontiera, come si dice. Nel mio quartiere abitava gente di tutti i tipi. è un quartiere operaio, cresciuto a dismisura a partire dagli anni ’60. Ci sono ex contadini, ci sono famiglie del sud, ci sono tante brave persone e qualche delinquente, che contribuisce a gettare disdoro su un quartiere di gente rispettabile. Nella classe in cui sono ci sono un paio di piccoli delinquenti, che gettano scompiglio. Nella mia classe ci sono tanti bravi ragazzini che non farebbero male ad una mosca e poi c’è S.C. SC è un ragazzino basso e tozzo, con gli occhi azzurri e la fronte prominente. Assomiglia un po’ a Boe Szyslak, il barista dei Simpson. SC è figlio di gente umile e un bel po’ ignorante, hanno un negozio di pasta fresca. SC è esuberante, estroso, allegro, o almeno così sembra. SC è seguito dall’insegnante di sostegno, perché ha seri problemi psichiatrici. Molti della classe lo rispettano, compatendolo un po’, qualcuno lo deride con cattiveria feroce. A me è simpatico, non lo compatisco. Mi è simpatico come persona, non perché è un simbolo di qualcosa. è intelligente, diventiamo amici. Mi interessa il suo lato bambino, mi interessa la sua esuberanza. Mi sembra che sia complementare a me. Io sono timido e tranquillo. Lui si affeziona a me, mi aiuta contro i bulli. SC mena come un fabbro. Mi fa da guardia del corpo. Alla fine della strada, alla fine della terza media, la strada mia e quella di SC si dividono. Io sono un piccolo intellettuale complesso, mi hanno tirato su i nonni. I nonni sono proletari illuminati, comunisti che si sono creati una cultura, sporcandosi le mani in fabbrica. Hanno unito la cultura operaia e quella di Manzoni, di Marx, di Lenin. Mia nonna dice che siamo troppo diversi. I suoi genitori non leggono i libri, guardano solo la Carrà. A lui non piace leggere.
Io vado in centro, nel liceo della borghesia, dove ci sono dei figli dei vip, figli di avvocati e notai. Trovo diversi amici al liceo. Anche alle scuole medie ne avevo diversi, non solo SC, però al liceo è diverso. è inutile dirlo, in un liceo come quello che ho frequentato, ci si va se motivati. Trovo dei grandi insegnanti, quasi tutti, che ci fanno amare ancora di più lo studio. Esco con questi compagni di classe anche alla sera, al sabato e alla domenica. I contatti continuano anche all’università. I miei amici abitano in centro, io vengo dalla periferia, loro sono cattolici, mentre io sono ateo e comunista. Continuiamo a frequentarci, fino a che loro non mi allontanano progressivamente, senza addurre alcuna motivazione. Rimango un po’ stupito, ma non ci sto neanche troppo male. Questi presunti amici vengono dal centro città, famiglie troppo ricche, penso che non mi considerino al loro livello sociale. Se ne sono accorti da grandi che vivo in periferia. Meglio tardi che mai. Dopo tanti anni mi hanno chiamato per una rimpatriata. E ho pensato al film “Compagni di scuola”, quello con Carlo Verdone.
Chi non mi vuole non mi merita, Conosco altre persone, nuovi amici.
Parliamo di fb. Facebook nasce con l’intento di riunire i compagni di scuola, secondo Zuckerberg. Ma se due persone non si vedono per anni, vuol dire che non hanno nulla in comune. è normale che non si vedano. Su FB SC mi scrive, eri nella scuola media D,? Io avevo la tentazione di rispondere no, ma ho risposto sì. Propone di incontrarci e ci incontriamo.
è diventato un uomo con molti capelli bianchi, con una gran pancia e qualche ruga. Parliamo di noi. Lui da anni non lavora ed è ben contento di non lavorare. Gli parlo della mia passione per la lettura e lui mi ride in faccia. Si vanta di non leggere. Gli parlo di politica. Si vanta di non interessarsi alla politica. Siamo in un ristorante che ha scelto lui. Non mi piace quel ristorante. Quando non ho gli stessi gusti culinari della persona che è con me, mi sento a disagio. Lui passa le giornate davanti a FB, “conosce” donne sole e disperate, a 1000 km di distanza, si innamora di tutte. Le loro “relazioni” durano pochi mesi. Quella sera a cena, mi sento solo. Non siamo più le stesse persone e la magia si è rotta, per usare una terribile frase fatta. Parlo d’amore e lui mi prende in giro per i miei ragionamenti, mi dice che faccio della “filosofia”. Il termine filosofia viene usato con un’accezione negativa, questo fa pensare. entra un ragazzo senegalese e lui lo guarda male: ci portano via il lavoro, dice. Io inorridisco e gli spiego che non è così. Ascolta distrattamente.
La serata termina prima del tempo. Sto per dirgli di non vederci più, ma lui mi chiede, con fare ansioso di uscire. Mi dice che non ha nessun amico in città. Non so cosa rispondere e prendo tempo. Da allora ci sono uscito altre volte, ma con la sensazione di trovarmi di fronte ad un piatto di pasta scotta.
Sono contro le rimpatriate. Se non avessi accettato la prima volta, non me lo sarei trovato addosso. Voi che ne pensate?
La foto non ha nessuna attinenza con il racconto. Mi piace.