Don Ferrante

Gride manzoniane

Il grande capo del liceo dove lavoro sembra un po’ uno sfigato inacidito, che non veniva mai invitato alle feste, quando era lui adolescente. Le ragazze non se lo filavano mai, lui non riusciva a rivolgersi a loro, non riusciva nemmeno ad incrociare il loro sguardo. Il tempo è trascorso e lui è diventato preside, molto lontano da casa e allora ha voglia di rivalsa. Per lui i prof, o molti di essi, sono come quei compagni di scuola e quelle compagne che non se lo filavano. E allora vuol comandare, come il protagonista de Il Giudice, la canzone di De André. E così la sua aria da sfigato non dispensa più buon umore, per chi alla sbarra in piedi gli dice vostro onore. E allora diventa una sorta di Don Ferrante, che non si vuole accorgere della peste, convocando riunioni/adunanze, alle quali accorrono folle oceaniche o un po’ più sparute, a volte confinate in spazi stretti, ammassati a respirare la poca aria viziata presente. Come per incanto i contagi crescono, come i DPCM di conseguenza e lui oggi ha scritto una circolare più che confusa, simile ad una grida manzoniana. Il coraggioso che ha la forza e l’abnegazione di arrivare fino in fondo senza addormentarsi comprende che il grande capo sta pensando di autorizzarci a lavorare da casa. Devo dire che ha la reattività di un bradipo addormentato.

A proposito, oggi Internet funzionava un po’ meglio.

Pubblicità