competenza

Passione e competenza

Dopo molti anni ho riiniziato a fare l’insegnante di sostegno. Seguo tre ragazzi, due dei quali particolarmente in difficoltà. S. è una ragazza che viene dall’Egitto. Non parla bene l’italiano, si esprime con poche parole, non vede. Ha problemi di equilibrio, seri problemi. Pochi giorni fa la aiutavo a camminare per i corridoi della scuola. Oggi piccolo passo è un’avventura, ogni gradino è uno scoglio per lei, anzi per noi. Glielo dico spesso che noi siamo una squadra, ma che non abbiamo paura di niente assieme, che riusciamo a fare tutto quello che ci proponiamo di fare insieme. A volte ho qualche dubbio, perché è veramente dura, ma io non demordo, ho la testa dura. Il mio premio è il suo sorriso, quando la vedo serena, quando la vedo felice, mentre studiamo inglese e ascoltiamo musica, per studiare nuove parole.

Ci vede una bidella. Dico sempre ad S. che noi siamo una “premiata ditta”, un “duo invincibile”. La bidella ci vede e mi dice: “Si vede che lei fa il suo lavoro con grande passione e competenza”. La ringrazio. Rifletto.

Non voglio lodarmi, non sta bene, non è elegante. Di sicuro ce la metto tutta, ma proprio tutta, le tento tutte. Come andrà?

a presto

M.

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Si continua

Continuo, stanco morto, continuo a lavorare, come insegnante di sostegno, con un anno di esperienza solo. Ci provo, uso la mia creatività, uso la mia passione, uso la mia competenza. Non so come andrà a finire, non so se sarò soddisfatto, alla fine dell’anno. Vivo il momento, vivo alla giornata. Sto meglio, sono, almeno un po’, felice.

Coraggio a me, pazienza e costanza a me.

Essere felice

La felicità va conquistata, la felicità è come quella bottiglia d’acqua che abbranchi felice e sollevato, dopo una corsa. Bisogna anche meritarsela. Molti pensano che io sia un insegnante competente. Forse è vero. Non lo so, con certezza.

La felicità è una sensazione, quella sensazione che ti prende quando vai a lavorare, c’ è il sole, un sole garbato di primavera, ascolti la canzone “L’Allegria” di Morandi (mi piace, chi se ne frega se è nazionalpopolare!) Canto, mentre sono in macchina da solo, così non si sente la mia intonazione discutibile. Porto la mia felicità, la felicità che mi da il mio lavoro e quello che vivo spesso, anche al di fuori della scuola. Le ore sono veloci, troppo veloci forse, ti sfuggono di mano, ma fino ad un certo punto. Ricevo la loro gioia, la vita che mi regalano. Sono giorni guadagnati.

M.

Competenza

In questo blog scrivo pochissimo di Covid, ne tratto solo di sbieco, soffermandomi solo sugli aspetti “sentimentali”, solo sull’influenza che ha questa pandemia sulla scuola. Non ne scrivo, perché non ne so niente, perché sarei ridicolo se mi ergessi a pseudovirologo. Mi fanno paura e un po’ schifo tutti questi incompetenti, che spuntano sentenze. Non scrivo di coronavirus, perché io so di traduzioni e di scuola, non di virus.

Non valere niente

Da una settimana me ne stanno capitando di tutti i colori. Per un cavillo burocratico, probabilmente avrò in tutto 9 ore di lezione in 2 scuole per tutto l’anno. Aggiungo che è anche colpa della mia ignoranza.

Sono tornato nell’ITC di due anni fa. Mi hanno affidato due pezzi di una classe cosiddetta “articolata”, termine che allude all’autoarticolato, che, in questo caso, vuol dire che la classe si divide per buona parte delle  materie, tedesco compreso. Non chiedetemi perché la classe si divide per tedesco. Li conoscevo già tutti, avendoli avuti come alunni due anni fa. Ho cominciato lunedì scorso.

Mercoledì scorso vengo a sapere dal vicepreside che avrei potuto subire un cambio d’orario dalla settimana prossima, mantenendo solo relazioni internazionali e perdendo amministrazione, finanza e marketing, definizione ridondante e pomposa che indica il vecchio ragioniere. Definirli futuri ragionieri sarebbe da sfigati (vedi Fantozzi), evidentemente. Le altre tre ore saranno di potenziamento, a disposizione del mister, come si diceva nelle telecronache di una volta, praticamente un tappabuchi al quale far fare delle supplenze. Gli chiedo “questa settimana l’orario resta questo?”. Lui mi fa una supercazzola tipo conte Mascetti e poi mi dice di controllare sul sito internet.

Controllo per tutti questi giorni e non c’è nulla. Gli scrivo ieri una mail e lui non mi risponde. Questa mattina mi alzo alle 8, non prestissimo, ma avrei dormito ancora. Telefono a scuola, mi dicono che c’è l’altra vicepreside, la quale non sa nulla, ha due/tre/quattro orari diversi sotto. Mi dice “vieni, ma non ti garantisco”. Faccio colazione, mi vesto, faccio in fretta. Sono determinato a svolgere una bella lezione, mi sento anche carico. Arrivo a scuola, preparo il materiale e salgo in classe. Davanti alla porta della classe vedo una mia collega di tedesco, giovane, diversamente simpatica, che non sapevo insegnasse lì. Se ne va con una delle due parti della classe dicendomi, questi li prendo io. Ed è già il terzo insegnante che cambiano, di tedesco. Delle ragazze mi guardano deluse, ci ha già abbandonati, mi dicono. Io rispondo, non dipende da me. Chiedo ai ragazzi dell’altro indirizzo di studi, che materia avete. E loro mi rispondono, spagnolo. E perché mi hanno fatto venire per niente, commento ad alta voce.

Saluto e scendo le scale, chiedo alla bidella se ci sono sostituzioni da fare e non ce ne sono. Me ne vado alla mia macchina, dopo avere fatto 17 chilometri circa per niente. Forse nell’ITC mi faranno fare delle ore di alternativa all’insegnamento della religione, per guadagnare due spiccioli in più.

Mi sento niente, a 39 anni essere trattato così è ancora più umiliante. Ho esperienza, sono competente. Questa scuola fa male a chi ci lavora e agli alunni. Confesso che, in giorni come questi, avrei voglia di mollare tutto. A 39 anni ricominciare da capo è difficile, quando sai fare due cose sole: l’insegnante e il traduttore. Mi riprenderò anche da questo e penso che non me ne andrò, ma è veramente difficile.

Tra poco vado a zumba. Visto che siamo in tema di supercazzole, vi pubblico un bel video di Ugo Tognazzi.

Baci.

Raccolta di supercazzole