In tanti possono passare da quelle scuole, da studenti o da insegnanti precari. Tanti hanno una famiglia che ha messo da parte qualcosa e che ti consente di vivere con tranquillità. Puoi cercare lavoro senza ansie, ma, nello stesso tempo, hai voglia di fare esperienze, hai voglia di metterti alla prova. E hai voglia di metterti alla prova anche in una scuola privata. Si chiamano private e non “paritarie”, come le hanno ipocritamente ribattezzate. Sono scuole buone, discrete, belle e brutte, ma sono scuole di una parte, sono scuole che offrono una visione parziale della vita. Ci sono stato da comunista, ci sono stato da sostenitore della scuola pubblica, ci sono stato da persona curiosa ed aperta. E ho passato anche dei bei momenti e non pochi. Ho ancora degli amici, tra ex alunni e prof, sento ancora un mio ex collega, fondamentalista cattolico, il quale, udite udite, mi apprezzava. Ho trascorso molti anni nelle scuole private, ho conosciuto molte persone, mi sono innamorato di una ragazza. Ho visto bambini, ragazzi, alunni. Ho visto ragazzi pieni di vita che stonavano nello squallore bigotto della scuola ciellina, ho visto anche un uomo severo e abbastanza corretto, nella scuola del centro, ho visto una suora senza umanità. Ho visto e ho provato emozioni: mi sono emozionato, sono stato felice, sono stato arrabbiato e sono stato schifato.
Ci sono stato, ma non vorrei più tornarci. Ci sono stato ed è stato giusto esserci stato, ho imparato qualcosa.
La canzone degli Stadio, Chiedi chi erano i Beatles, recita, voi dovete insegnarci con tutte le cose e non solo a parole. Molte volte mi sento quasi in imbarazzo nel pensare che faccio l’insegnante, perché penso di avere tanto da imparare, perché mi sento abbastanza acerbo, ma quello è il mio ruolo, un ruolo dove imparo e insegno e il mio insegnare ha senso solo imparo qualcosa.
L’anno scolastico scorso ho vissuto, mio malgrado, l’atmosfera sulfurea della scuola della suora inquietante ed ho un ricordo, uno tra i tanti, che vorrei citare ora. c’è un consiglio di classe, un pretesto, per questa donnetta rinsecchita per potere parlare a vanvera. La donnetta parla e straparla e, a un certo punto, racconta, con fare gongolante, di come il padre di un’alunna abbia fatto dei lavori, del valore di svariate migliaia di euro, per lei gratis. io non vorrei mai fare il dirigente, perché mi sembra un ruolo impiegatizio, ma ho delle idee su come si deve svolgere questa funzione. Penso che sia un errore accettare delle prestazioni gratis per migliaia di euro, perché, in questo modo, la situazione diventa di conflitto di interesse. Come si fa a dare l’insufficienza alla figlia, dopo che il padre ha fatto quel regalo? non si può, naturalmente. cosa penseranno altri compagni, sapendo della generosità del padre, quando la figlia prenderà dei voti alti? un preside non deve solo essere onesto, ma deve anche apparire come tale. è interessante notare come questa donnetta dall’aria ascetica, quasi ultraterrena, sia, in realtà, così terrena, così materiale, quando gioisce, perché il padre dell’alunna ha preparato dei manifesti gratis per la festa della scuola. si tratta di manifesti che non sono neppure così importanti. cosa può insegnare una donna che gioisce per la roba? quanta piccineria c’è in quella persona? Giuliano Ferrara sostiene che, per fare politica, bisogna essere ricattabili. anche per fare scuola.
guardo la foto che sta in questo post e penso al cielo e penso a come sia necessario staccarsi dalla terra, ogni tanto. penso al paradosso di una donna che si riempie la bocca di cielo e glorifica il denaro e il possesso. Penso al mio amore per gli aerei, penso a come sfidano la gravità, penso al fascino e al timore reverenziale che provo, quando vedo un aereo staccarsi o quando ci sono sopra. sono seduto in macchina e sto andando a scuola, all’ITC in cui insegno. c’è una coda infernale di macchine e motorini, Io sto fermo, guardo il cielo sorridente di un martedì mattina pieno di promesse e scrivo. Sul sedile di fianco a me c’è un giornale. Scrivo negli spazi bianchi e penso ad un altro paradosso. Penso che un insegnante come me, ateo e comunista, come me, deve mostrare dove sta il cielo a ragazzi, ma deve cercarlo pure lui. Dove sta il cielo? sta nella bellezza, sta nel diventare chi siamo, sta nell’impegno costante e instancabile. adesso voglio citare la scuola media dove sto lavorando, che è un ambiente difficile, ma dove qualcosa di buono c’è. debbo insegnare il tedesco ad un gruppo di ragazzini, tutti stranieri, da poco arrivati in Italia. ci sono alcune ragazzine e ragazzini che si dannano l’anima, per imparare qualcosa di tedesco, dovendo imparare anche l’italiano e ce la mettono tutta, con le difficoltà e la stranezza della pronuncia araba o ucraina del tedesco. c’è A., ragazzina tranquilla e intelligente della Tunisia, dai grandi occhi, c’è A., tranquilla e sorridente dal Pakistan, ci sono D. e V., con le quali parlo in russo qualche volta, perché vengono dall’Ucraina, sempre insieme da sembrare gemelle, c’è R.A., che viene dalle Filippine e vuole imparare, a tutti i costi. Da qualche giorno ha iniziato pure S., una bella ragazzina con gli occhi verde smeraldo e lo sguardo un po’ smarrito, venuta dalla Moldavia, che mi chiede di spiegare qualche cosa in russo, visto che fatica con l’italiano. e c’è anche L., che viene dalla Siria, che è un ragazzo intelligente e un po’ confusionario. attorno a loro c’è confusione, provocata da altri alunni, ci sono difficoltà, ma il loro impegno è una dimostrazione che la scuola, per loro, venuti dall’estero, ha un valore. Dimostrano amor di patria, se questa definizione ha un valore, dimostrano che la scuola italiana ha delle ragioni in più per esistere, dimostrano che le femmine riescono, dove sempre più spesso, noi uomini falliamo. Dimostrano che il cielo esiste ancora, e non è troppo lontano.
cosa significa lo spirito per un ateo? questa domanda è enorme, imbarazzante, è un macigno. Provo a rispondere in qualche modo, ben sapendo di poter offrire una risposta parziale e insoddisfacente. Non sono filosofo, non ho salde conoscenze teoriche, questa è una captatio benevolentiae. Non ci sono esseri trascendenti che reggono le sorti del mondo, c’è una dimensione dell’interiorità che va oltre l’immanenza. Noi atei abbiamo una coscienza, abbiamo dei sentimenti, delle emozioni, anche se per qualcuno sembra strano.
Io insegno spesso, troppo spesso, in scuole cattoliche. Viviamo in un paese cattolico, esteriormente cattolico, ma con poca sostanza. La maggior parte dei cattolici che ho incontrato è farisea, La scuola della suora inquietante non è differente. I professori e la suora inquietante non sono differenti. La professoressa di religione ha una cinquantina d’anni, i capelli bianchi corti, l’erre moscia. Assomiglia un po’ a Rosy Bindi, tifa Juve. C’è una riunione nel loculo, la sala professori. La suora inquietante è terribilmente logorroica, la prof di religione interviene, quando facciamo un po’ di spiritualità per gli alunni. La frase è “un po’ di spiritualità”, un po’ di, come se fosse una medicina, come un po’ d’olio e sale nelle ricette. Le parole rivelano chi siamo. La suora annuisce, la prof di religione organizza una serie di incontri di spiritualità, guidati da due preti stranieri. Gli incontri avverranno durante le ore di lezione, anche le mie. A me fa un gran piacere, si fa per dire.
Nei giorni successivi cerco di figurarmi di che cosa si tratta e penso a preghiere, padrinostri e avemarie, rosari vari. Arriva il prete straniero, è un giovane che sembra normale, con i baffi e la barba curati. Inizia a parlare e racconta di un passato di perdizione. Che cosa è la perdizione? Mafia, camorra, cocaina??? La perdizione, secondo quel giovane, è andare fuori la sera a bere una birra con gli amici. Siamo nel 2013, davanti a lui ci sono dei sedicenni, siamo nel 2013. La vita di quel giovane è cambiata, per aver conosciuto una comunità, di origine statunitense. Fa vedere un video, quel giovane. Siamo nell’era di internet, lui è un giovane prete, davanti a lui ci sono giovani. Va su Youtube, il video parte. C’è un uomo al pianoforte, americano. è un uomo bello, ben curato, con i capelli pettinati bene. è in un palazzo dello sport, pieno di giovani e un po’ meno giovani. Sono belli e vestiti bene. La canzone inizia e gli spettatori alzano le braccia al cielo. La loro espressione diventa quella di chi è ipnotizzato, sono in trance. La canzone ha un solo verso, poche parole che parlano di dio, che vengono ripetute per alcuni minuti, ossessivamente. è una riunione di una setta religiosa, cattolica, Il cantante ha un’espressione inquietante, cattiva. I 16enni italiani guardano quel video con aria di compatimento, disattenzione e derisione. Il giovane prete è estasiato. Il prete interrompe il video e decanta i pregi di quella specie di setta. Dice che gli ha fatto conoscere delle persone, dice che ha dato un senso alla sua vita. e continua ad esaltare quel video, in cui una pletora di ragazzotti assatanati ripete una cantilena ipnotica, che inneggia a dio. I 16enni italiani sono sempre più distratti, qualcuno sta continuando a compatirli. Io mi chiedo: è questa la spiritualità? cosa c’è sotto? c’è l’ipnosi. e sotto l’ipnosi? sotto l’ipnosi c’è il nulla. Per me il cattolicesimo non può essere quello, abbiamo letto Manzoni, abbiamo letto San Francesco, Don Andrea Gallo, Don Luigi Ciotti.
Provo a sorridere almeno un po’ con Corrado Guzzanti, che interpreta uno dei personaggi più riusciti, padre Florestano Pizzarro.
Fa molto ridere, ma fa anche pensare. La suora inquietante è simile.
C’è una parola che mi pone spesso delle perplessità, questa parola è famiglia. Certi cattolici la usano come una clava, per rinchiudere uomini e donne, ma, soprattutto quest’ultime. Usano formule come “famiglia naturale fondata sul matrimonio”. “valori della famiglia”, ecc. ecc. Della mia famiglia fa parte chiunque prova verso di me un affetto sincero, chi si prende cura di me regolarmente, a prescindere dai legami di sangue. Esistono dei giorni che considero importanti, come quello del mio compleanno. è stato sabato scorso, vi ho anche rotto l’anima in proposito. Organizzo un simpatico ritrovo con parenti ed amici, la mia famiglia, per sabato pomeriggio, l’organizzo da un mese, più o meno. La domenica precedente al mio compleanno ricevo una mail sul tablet “Comunicazioni suora inquietante”. ORROREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE Nella mail la suora scrive dell’open day, organizzato per il 18 gennaio e inserisce un allegato. Lo apro e mi si gela il sangue, vengo precettato per il sabato pomeriggio del mio compleanno. NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO Le rispondo, chiedendo di esonerarmi, in modo molto cortese, faccio presente che ho effettuato delle prenotazioni per il mio compleanno da molto tempo. Mi aspetto una replica piccata, ma non arriva.
Passano pochi giorni e incontro, uau che gioia, la suora, mentre salgo i gradini. Con la voce flebile, salendo i gradini più velocemente di me, mi dice, lei è troppo distante dalla scuola, non abbiamo avuto tempo per precisare. Le dico, in che senso.Per gli impegni pomeridiani no, neanche per l’open day. Capisco gli impegni pomeridiani, ma anche l’open day. Io le faccio presente, che proprio non posso, che ho in programma un ritrovo con parenti e amici. Lei è scocciata.
I valori della famiglia. Il professore timido e la suora inquietante: la saga continua.
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