anima

Dottorati

Sono passati tanti anni, ma sembra ieri. Oddio, un luogo comune. Vabbè, forse non è il momento ideale per scrivere, sono le dieci passate e ho avuto una giornata piena, ho fatto una lunga passeggiata e ho partecipato ad una lezione di zumba online del mio amico presenter.

Mi ricordo di quando ho conosciuto quella persona. Facevo il dottorato, un’esperienza che ricordo positivamente solo per aver conosciuto quell’essere umano che ha cambiato la mia vita. Si offrì di accompagnarmi alla macchina, eravamo in centro e avevo parcheggiato quasi sulla circonvallazione.

I lineamenti sono marcati come quelle colline e quelle strade che portano alla sua casa in campagna, un individuo non troppo alto e ben proporzionato. Mi parlò del potere della semiotica nella vita delle persone. E io pensai: non ci avevo mai pensato, caspita. Ha gli occhi grandi, scuri e buoni, soprattutto buoni, che esprimono gentilezza, quella vera, che scalda l’anima. Pensai che ci saremmo trovati veramente bene assieme. E così sarebbe stato. Molto, molto bene.

M.

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Non so

Non so ancora se sia giunto il tempo di gioire, ma è meglio non farsi troppe domande, è meglio non essere troppo complicati. L’anima si sta alleggerendo, i giorni sono diventati più veloci. Godiamoci il momento, senza pensarci troppo. è bello così.

p.s. domenica ho partecipato ad una strepitosa masterclass di zumba. Mi ha ricaricato, mi ha fatto rinascere, ma, soprattutto, mi fa rinascere la scuola. La amo, la amo alla follia. è difficile immaginare quanto. Buona notte. M.

La cassaforte dell’anima

I colloqui con i genitori possono essere interessanti, non sempre. Possono portare in superficie qualcosa di un po’ nascosto. Nella scuola di quel paese in campagna, mi hanno dato 3 classi del liceo e 1 classe di ragioneria. Un pregiudizio vuole ragioneria peggiore del liceo. Ho una terza ragioneria, indirizzo RIM, relazioni internazionali marketing. C’è un ragazzo, un bravo ragazzo timido, che fa parte di questa bella classe. Avevo già parlato con la madre, la quale mi aveva parlato dell’entusiasmo del ragazzo per il tedesco.

Pochi giorni fa mi ha aggiunto: “Per mio figlio il tedesco è semplice, grazie a lei. Io conosco il tedesco e vedo che fate molte cose. I ragazzi sanno tanto, per essere al primo anno dello studio del tedesco. S. è felicissimo”.

Ho bisogno di questo blog, ho bisogno di mettere in ordine sensazioni, di depositare beni preziosi, nella cassaforte dell’anima. Ho bisogno, mi serve per far rimarginare le ferite, per proteggermi da altre possibili ferite. Ogni volta mi stupisco di questi elogi. Sono insicuro, ho i piedi per terra. Meno male. Me lo ha insegnato mia nonna.

Il calore (sto sempre parlando del mio migliore amico)

Il calore di quella cucina è come il calore del camino della casa del mio amico. é sostanza gradevole e benevola, che ristora il corpo e l’anima, profumi di ragù e affettati, vino rosso a volontà, che scioglie ancora di più le lingue e stimola la conversazione, che viaggia tra risate, scherzi, ragionamenti seri, a volte un po’ tortuosi, come le strade che portano alla sua casa in collina.

Per passare dalla sala, dove consumiamo abbondanti libagioni, al bagno, bisogna uscire all’esterno e scendere gradini, che ti portano al piano di sotto, dove il bagno c’è. Di inverno è abbastanza spiacevole, fa freddo, anche se nel bagno la temperatura è piacevole. Ma non importa.

Guardo al suo viso, i cui lineamenti rivelano un’origine del sud, anche se la sua parlata è ben lontana dal meridione. Lo guardo in volto, gentile, fine, bello e vedo sua madre, che ha attraversato centinaia di chilometri, oltre cinquant’anni fa, che parla con l’accento della sua terra, nonostante sia da tanti anni lontana. Vedo sua madre e gusto i suoi piatti, piatti del luogo, con cui si è contaminata dal punto di vista culinario, oltre ad aver sposato il padre del mio amico. Quei piatti sono generosi di sapori e di calore, proprio come lei, proprio come il mio amico, proprio come quel vino, molto spesso rosso, al cui approvvigionamento contribuisco anche io, ovviamente, con elargizioni varie.

Penso a lui, che solo una volta mi ha fatto incazzare, ma per poco, perché con lui non si può rimanere arrabbiati. Penso a lui, che è il buono, che vorrebbe fare, almeno un giorno della sua vita, il cattivo, per vedere l’effetto che fa. Ma non ce la farà mai. Mai nessun regista lo scritturerà per la parte di malvagio, come capitava a Jack Nicholson. Neanche se recitasse, saprebbe incutere paura.

Lo guardo sorridere, lo guardo, mentre ha l’espressione serena o seria, venata spesso da un po’ di malinconia. Penso alle volte in cui è caduto, in cui è franato, riuscendo sempre a rialzarsi, dimostrando un coraggio, che, a volte, sconfina nella temerarietà, anche se sembra uno molto timoroso, ma non lo è così tanto. Penso alla sua sensibilità, alla sua fragilità, penso alla mia, anche se sembro più forte di lui, però non è così vero. No, non è vero. Siamo uniti dalla fragilità, forse la sua si vede di più, è più evidente.

W le storie di amicizia, un po’ mi lodo.

Fine/2

Non vedevo l’ora di andarci. Arrivava il venerdì e per me il tempo si fermava. Era la giornata preferita, probabilmente.

Quella scuola ha un’appendice, che si chiama succursale. Si trova a 10 km circa dalla sede centrale, si trova a 1000 km di distanza emotiva. Sembra di entrare in un’altra dimensione. Si esce dall’autostrada, per chi viene dalla città. Si percorre per un po’ l’antica strada romana, tra semafori e autovelox. Si sale sulla collina, per alcuni chilometri. Si entra nel parcheggio dell’ospedale, brulicante di automobili, medici, infermieri e parenti di pazienti. Andavo a parcheggiare sempre là in fondo, là dove si vede meglio dalla vallata, ad una salita di distanza e qualche puff pant pant dall’entrata dell’ospedale, là dove c’è la sezione della scuola in ospedale. Arrivavo sempre in anticipo e gli occhi si perdevano nella natura, mi veniva voglia di scrivere, forse troppo, forse a vanvera. Ma stavo bene. Dedicavo qualche minuto, a volte 10 anche, a stare solo con me stesso e la natura, a buttarmici dentro con gli occhi e l’anima. Mi è mancata quella scuola, mi sono mancati quei venerdì. Mi andavo a curare l’anima e la cura funzionava sempre.

Mi sono mancati quegli alunni, travolti da tragedie, sereni e sorridenti, anche se deboli e indifesi. Mi è mancata anche la loro determinazione nel fare progressi, nello studiare tedesco.

Mi è restata dentro l’idea che i luoghi e quel luogo abbia un’anima, un genius loci.

La scuola continua – Ricorderò

La scuola continua: ci sono io nel salotto di casa, in una parte del quale mi alleno per 5 volte alla settimana, grazie a dei meravigliosi istruttori di Crosscardio. Ma torniamo a noi: ci sono io, che mi vesto in giacca e cravatta, per rimanere agganciato alla normalità. Avvio il collegamento su Meet e vedo ragazzi e ragazze, che, fino a poco tempo fa vedevo in carne e ossa. Alcune delle ragazze sono in pigiama e struccate e sono belle, belle, belle e vere. Tutti sono belli e pronti a recepire dei contenuti, ma, prima di tutto, sono pronti a sentirsi vicini, sì, perché questo accade. Ci sentiamo ancora più vicini, anche se già lo siamo. Hanno dei sorrisi che scaldano l’anima, anche io sorrido e sento il loro calore.

Io organizzo un brindisi per festeggiare un’alunna che compie gli anni di sabato, oggi, e i ragazzi si svegliano, apposta, per condividere questo momento. è un’occasione unica. Dura pochi ed intensi minuti. E si sollevano i calici. (Per la cronaca, il mio Salice Salentino rosé è da urlo….)

La scuola continua e questi sono altri bei momenti, da aggiungere al mio conto corrente emotivo, quando ne avrò bisogno.

M.

Buon Primo Maggio (i bambini mi curano l’anima – cit.)

Da un po’ di settimane ho accettato un incarico di tedesco, presso la sezione ospedaliera della scuola in cui lavoro. Avevo delle perplessità, avevo paura di non sapere reggere i segni della malattia sul corpo degli alunni. La prima volta mi sono presentato in questo ospedale, con timore reverenziale. Sono stato messo a mio agio da una collega piena di saggezza e gentilezza. Ho conosciuto un ragazzo, il mio alunno, che mette serenità. è allegro e non si lamenta mai. è positivo. Da quando l’ho conosciuto vado in quel luogo con gioia. è un luogo immerso nel verde, sulle prime colline nei pressi dell’uscita autostradale. C’è silenzio, sole e verde. E io mi sento quasi in vacanza, mi sembra di essere andato ad una scampagnata. Ma l’aspetto più importante è questo ragazzo, la sua presenza e la sua positività mi rigenerano. Lui mi sta curando l’anima e nemmeno lo sa. Mi scordo di essere in un ospedale, quando sono lì. è un luogo ben collocato, ad un piano in cui non ci sono ambulatori o reparti, per permettere ai pazienti di staccare un po’ dalla solita vita. Sono felice di lavorare lì e vorrei tornarci tutti i giorni. Mai avrei pensato di essere felice andando in ospedale, anche se, in realtà, io sto andando a scuola.

Buon Primo Maggio, auguri soprattutto a chi non ha un lavoro, a chi ha un lavoro che non lo soddisfa, vi auguro la mia felicità. Buona Festa dei Lavoratori, il mio secondo Natale ateo, dopo il 25 Aprile. Un abbraccio.

M.

Aggiusta-anima.

Ci sono persone e cose che aggiustano l’anima. Ci sono interventi di manutenzione dello spirito, ci sono sguardi che devono essere rivolti e parole che bisogna dire. Ieri ho incontrato un’aggiusta-anima. è una persona che rende un po’ meno dura la vita. L’avevo incontrata a scuola, tanti anni fa. Penso di averle insegnato qualcosa, penso di averle comunicato qualcosa di me e del mio amore per la vita. Lei mi ha insegnato tantissimo e mi da tantissimo. La vita e i giorni fanno meno paura, sapendo che ci sono persone così. Averla conosciuta mi fa sentire un po’ più contento di me. Ci sono ore, secondi, minuti e giorni di felicità, che squarciano il buio. C’è tanta bellezza, per riscaldarsi il cuore e sentire meno freddo. C’è qualcosa che può consolare, nelle notti che sembrano eterne.

M.