affetto

Lettera

Grazie alle reti sociali, i messaggi arrivano in tempo reale, non c’è bisogno di andare a comprare la carta da lettere e spedirla, buttando la busta in una buchetta. Arrivano in tempo reale, superano confini e barriere rapidamente, ma devono essere metabolizzati. Bisogna riflettere, bisogna riflettere sui contenuti, su quello che hanno dentro.

Ho ricevuto un messaggio da L. L è una ragazzona grande e grossa, buona, con un sorriso ampio e aperto. L’ho avuta come alunna all’alberghiero. Il primo anno era in prima. Ha la faccia da bambina, anche se sembrava, per il fisico, più grande.

Mi ha scritto:

Ti voglio tanto bene, M, sei stato un prof meraviglioso, come te non si poteva desiderare. Le sue ore erano stupende, simpatiche e molto divertenti. Grazie mille di essere stato il mio prof di tedesco, mi riusciva a capire ogni volta che non riuscivo a parlare con gli altri, sia miei compagni che alcuni professori. Non smetterò mai di ringraziarti, perché tu potresti anche essere mio padre. Ma come faccio a non volerti un bene dell’anima. Poi si devono ritenere fortunati i tuoi alunni e colleghi ad avere un uomo così fantastico al loro fianco.

Va bene così, direi.

Va bene, per tutte quelle volte in cui sento il peso dei giorni e delle scelte, va bene, per tutte le volte in cui sono felice, felicissimo e mi sento leggero. A presto.

M.

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Fiori e dolori

INCERTO LOTTATORE CONTRO L’INSICUREZZA

4 anni fa ero stato nella stessa scuola. Era stato un anno bello, di gioie a scuola e qualche sofferenza di salute. All’inizio dell’anno mi viene proposto un corso collettivo di russo, al pomeriggio. Era necessario un numero minimo di 15 persone, quando lo seppi persi ogni speranza, ma ero già contento della proposta del preside. Fu così che si iscrissero più di 20 persone, di cui molti erano già miei alunni della mattina. Molti mi avevano detto che si sarebbero iscritti solo per la mia presenza. Che grande orgoglio, che grande responsabilità per me. Mi sento come una fogliolina al vento, mi sento piccolo come un granello di sabbia. C’è qualcuno che mi vede come un esempio, qualcuno che mi vede addirittura come un mito, come quella ragazza bella con i capelli ricci, la cui madre mi ringraziò per quello che facevo per i ragazzi. Il preside mi ferma per i corridoi. Vuole farmi i complimenti per i risultati del corso di russo. Mi dice: “Si comunica quello che si è”.

Sono insicuro, la mia insicurezza supera, a volte, il livello di guardia, come quando non riuscivo a saltare 45 centimetri a piedi uniti, quella volta con la personal trainer. Era solo una questione mentale, solo un fantasma che mi portavo dentro. E poi ho scacciato quei fantasmi, anche grazie alla mia meravigliosa pt, che mi ha permesso di riacquistare una forma più che decente, dopo che mi stavo ovalizzando, oltre che stima nelle mie capacità.

Ogni tanto mi fa quasi paura godere di questa stima, godere di questo affetto, essere visto come un modello. Non so se ho le spalle così robuste, ma mi fa tanto tanto piacere.

Tra due giorni avrò la prova scritta del concorso per la scuola. Non ho studiato nulla, non penso che supererò l’esame. Stavo quasi pensando di non presentarmi nemmeno. Poi ho pensato che devo andare. Lo devo ai ragazzi, lo devo ai genitori che ho incontrato nel corso degli anni. Lo devo alle persone che hanno avuto e hanno fiducia, stima e affetto per me, come mia nonna, che è e sarà sempre una delle mie più grandi tifose. Lo devo a me stesso, di ora e di ieri, che poi sono la stessa persona. E poi vada come vada, anche se non mi piace l’idea di sostenere prove scritte e magari prove orali. Avrei voluto andarci preparato, ma non ho avuto né il tempo, né la voglia di farlo. Ho altri interessi, tanto altro da fare. Una volta studiavo sempre, prima dei compiti in classe e delle interrogazioni. Vada come vada.

Buona vita.

M.

Lingua

La loro lingua è aspra, selvaggia e piena di spigoli. La loro lingua è calda e quasi estiva, corroborante, dopo che avevi rischiato di congelarti, a volte quasi ti sembra di ustionarti. La loro lingua è il verbo di chi ha bisogno di scaldarsi, il verbo di chi si sente congelato in una giornata di gennaio nella bassa ed entra in un bar per bere un caffè. La loro lingua è irta di aculei, a voi.

La tua lingua è tiepida, bollente, a volte desiderosa di riparo. La tua lingua è fredda di disprezzo, solo poche volte. La tua lingua è vicina al cuore, non lontana dalla mente. La tua lingua è assettata di affetto, ad esempio, dopo che sei stato legato come un cotechino in un curioso esame medico. Dopo che vieni trattato da malato hai ancora più bisogno di loro, hai fame delle loro parole, dei loro sorrisi e del loro cuore. Ci rifletti, a distanza di tempo, capisci ancora di più il significato di quella fame di affetto, di quell’affetto di cui ti sei cibato avidamente.

Non potrò mai tradire quel ricordo.

Amaro, troppo amaro

Stamattina ho fatto il tampone, non potevo andare in classe dai miei alunni. Sono dovuto andare in un’altra aula, da solo. Quando una ragazzina mi ha detto: ma allora lei è a scuola, con lo sguardo stupito, le ho dovuto rispondere: sì, ma non posso venire in classe da voi e mi devo collegare da qua, mi sono sentito morire. Mi sentivo reietto, mi sentivo in castigo. Non si poteva far nulla, purtroppo. Mi sono prenotato per il vaccino, spero che capiti presto. è stato brutto stare lontano da loro, anche se ho sentito il loro affetto, il loro calore, ho visto i loro visi e tutto è migliorato. Oggi è stata l’ultima lezione, li avrei voluti salutare meglio, mah… Passerà la tristezza, passerà presto e rimarrà tutto il bello di questi mesi, tutti i sorrisi e la vita bella che ci sono stati.

P.S. Mi sono ricordato di quando 3 anni fa avevo dovuto stare a casa 10 gg., perché ero cascato per terra come una pera marcia. Non li avevo mai visti, in quei giorni. Viva Google Meet!

Solo per amore

Ma quanto caspita di voglia avevo di vederli in 3D e non solo dietro ad uno schermo. Sì, sto riscrivendo della cena, bellissima, fantasmagorica, meravigliosa, ecc. Sono un adolescente alla prima cotta! L’altra sera, domenica, è stata MAGNIFICA. L’ho già scritto 1000 volte, vero? Avevo voglia di sentire il loro calore e l’ho sentito, mi ha scaldato l’anima, quanto me l’ha scaldata, caspita. Avevo bisogno del loro affetto. L’ho avuto anche durante la didattica a distanza, ma non è la stessa cosa, non può essere la stessa cosa. Un computer non potrà mai sostituire l’umanità. Lo so che è un luogo comune, ma io lo ripeto lo stesso.

Li ho sentiti vicini, vicinissimi. Si insegna prima di tutto con il cuore.

Si avvicina

Il coordinatore di una mia classe ci manda una nota vocale sul gruppo, in cui ci dice che il padre di una ragazza, mia alunna, ha il corona virus. Lei è una brava, simpatica ed intelligente ragazza, che ho il piacere di conoscere da due anni. Questa notizia fa un effetto inquietante: sento che questa minaccia si avvicina, in senso emotivo. Colpisce il papà di una persona per la quale provo affetto e sembra che colpisca anche un po’ me. Confesso che quando il problema era in Lombardia, lo sentivo un po’ lontano, forse con leggerezza. Ora lo sento vicino, vicinissimo, troppo vicino.

l’amore e la suora inquietante

c’è stata la vigilia, un paio di giorni fa. La mia alunna, la quale mi aveva invitato a pranzo alcuni mesi fa, mi ha telefonato, rivolgendomi frasi piene di affetto, sincero. Mi ha detto che non vede l’ora di rivedermi a gennaio e io mi sono stupito, mi ha ringraziato per quello che le ho insegnato. Sorridevo ed ero meravigliato. Sono sempre meravigliato dai gesti affettuosi, come se fosse sempre la prima volta. Quella ragazzina dolce e deliziosa mi riempie di affetto da sempre. Mi ha scritto anche la suora inquietante, un messaggio pieno di retorica scialba, che simula considerazione e affetto.

affetto, affetto, affetto

Sono andato al centro commerciale, dovevo fare la spesa. Avevo bisogno di buttarmi nella solitudine disperata di questi luoghi. Avevo già due uova di pasqua e una colomba. Mi sono comprato due uova di pasqua, 1 colomba con cioccolato e panna, 3 bottiglie di vino. Ho bisogno di affetto, assoluto bisogno di affetto.