Mi sorprendo

Tutte le volte che vado a trovare il mio migliore amico, mi sorprendo. Percorro la statale con la macchina tranquillamente, poi mi inerpico su per gli stradellini, che iniziano a disegnare tornanti troppo presto. La strada si restringe ancora e l’asfalto lascia al posto allo sterrato, mentre sembra che il bosco abbracci, con i rami degli alberi, la mia piccola macchina, che passa lentamente per quelle strade impervie. Di giorno il sole regala allegria alle case, alla natura e agli animi degli stanziali, come il mio amico, ma anche dei viaggiatori, come il sottoscritto, oppure dei camminatori, solitari o in coppia. D’inverno, la nebbia crea un atmosfera magica, cancellando, in parte, i contorni delle colline e delle case, vicine o lontane. Ci si sente dentro ad una nuvola. A fianco dello stradellino c’è un gruppuscolo di 3/4 case, in una di queste, in un tempo sospeso 120 anni fa, abita il mio amico. Mi sorprendo, perché io sono cittadino, abito vicino ad autostrade, ho tutto a portata di mano, supermercati, posto di lavoro, ecc., mentre qua non arriva l’autobus, anche se puliscono le strade dalla neve. Si deve alzare presto, lui, per andare a lavorare, a scuola, come ho già raccontato, in un altro post. Si deve alzare alle 5, lui si sente protetto in questo luogo, abbastanza lontano da paesi, supermarket, ristoranti, anche se non troppo. Ha la casa anche in un paese meno remoto, lì vicino, ma la vorrebbe vendere, anche se la madre non vuole.

Ma siamo uniti, uniti nella nostra diversità, forse uniti dal fatto che, ci dicono, siamo anime sensibili.

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