Non so se sia giusto sequestrare il cellulare ad un alunno, ma bisogna che a scuola ci siano dei limiti. Per me la scuola è ancora un luogo sacro, lo è sempre stato. Voi cosa avreste fatto? La domanda è rivolta agli insegnanti e ai non insegnanti.
Non so se sia giusto sequestrare il cellulare ad un alunno, ma bisogna che a scuola ci siano dei limiti. Per me la scuola è ancora un luogo sacro, lo è sempre stato. Voi cosa avreste fatto? La domanda è rivolta agli insegnanti e ai non insegnanti.
blog dedicato a Guido Mazzolini
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Dott.Massimo Romano
Sognatore di mestiere. Credo ancora nella fiaba del principe azzurro.
Informarsi e formarsi sulla Plusdotazione nei bambini, per essere più consapevoli e responsabili
Libri, serie tv, scrittura creativa, televisione e molto altro
Sequestrato, per poi ridarlo alla fine della lezione, dopo una bella strigliata. Fosse stato mio figlio gli avrei dato pure una punizione.
A scuola certe cose non si fanno. C’è bisogno di un po’ di discipluna e, visto che i genitori sono spesso cretini, dovrebbe pensarci la scuola.
d’accordissimo, naturalmente!
:3
quanto ci sarebbe da parlare, quanto, su questa società asociale, scollata, ecc. ecc. mah!
L’uso del cellulare a scuola è vietato per legge. Il sequestro è obbligatorio per legge: nessuna discrezionalità, nessuna scelta personale da parte dell’insegnante, si applica la legge e basta. E NON va restituito a fine lezione. A suo tempo avevo scaricato e stampato tutto il dispositivo di legge, nove pagine. Alla mammina andrebbe sbattuta in faccia quella, magari con una bella incriminazione per complicità.
A questo punto devo ammettere, per l’ennesima volta, tutta la mia terribile ignoranza (sigh). Potresti mandarmi il link al dispositivo di legge? Si intende cellulare acceso o va sequestrato anche se spento?
è sconsolante che questa specie di madre non arrivi con il solo buon senso a capire che il cellulare a scuola non serve praticamente a nulla e, inoltre, sarebbe anche un esercizio di igiene mentale abituarsi a star senza e a comunicare con persone vere. Pia illusione!
Il cellulare non si porta a scuola. Il cellulare non dovrebbe essere dato al bambino e punto. E tutto ciò è indicativo di come non solo la scuola va a picco e si dimostra incapace di applicare le regole ma anche di come i genitori non insegnino i figli ad essere responsabili.
E’ un mondo capovolto, dove nessuno….prende delle serie iniziative: nessuno si vuole esporre. La responsabilità è dovuto ai Presidi…che tentano sempre di lavarsene le mani.
credo che il cellulare serva come coperta di Linus per bambini ed adulti deboli. La scuola non è più un luogo di “confine”, al di là quale si frenava un po’ perfino un mio compagno delle medie futuro delinquente, la scuola è un parcheggio sgradito a molti figli e molti genitori. Queste vicende inducono al pessimismo. Credo che siano saltate delle inibizioni, che hanno scatenato i peggiori istinti, di chi, in fondo, non aveva mai capito niente. L’unico aspetto positivo, paradossale fin che si vuole, è rappresentato dal fatto che si distingue ancora più e meglio chi rispetta le regole perché ha capito la loro importanza. Mi accontento di poco, lo so.
Carissimo compagno, senza ombra di dubbio il cellulare deve rimanere nello zaino, ma ci vuole anche elasticità mentale da parte dell’insegnante. Il cellulare è anche un mezzo per tranquillizzare un genitore e in particolari casi devo avere la possibilità di contattarli senza doverne subire le angherie. Perché come in tutti i settori, non tutti gli insegnanti sono persone intelligenti.
Mi rendo conto, certamente, il problema è rappresentato dal fatto che il cellulare è sempre più un giocattolo e sempre meno uno strumento per telefonare. Alla scuola della suora inquietante la regola è quella di andare in segreteria a telefonare, ma, anche lì ci vuole il buon senso dell’insegnante. Penso che possa avere un qualche senso alla fine delle scuole medie e alle superiori, perché i ragazzini e i ragazzi incominciano ad essere autonomi, ma alle elementari, in prima media? Io ricordo ancora con raccapriccio un bambino di 7-8 anni in una scuola in cui ero qualche anno fa, il quale relazionava tutta l’attività scolastica alla mamma al telefono. Dirai: che c’è di strano? era nell’intervallo del dopopranzo, alle 14, la mamma lo sarebbe venuto a prendere alle 16. Lui stava usando un cellulare da 500 euro. Comunque hai ragione tu: ci vorrebbero poche regole. fatte applicare con severità, ma anche con buon senso. Il libro dei sogni?
Come diceva il Comandante Lupo, il telefono serve per quei ragazzi che sono in giro tutto il giorno, su mezzi pubblici o scooter. Non posso pensare che esca di casa senza, rimanendo con il dubbio che gli sia successo qualcosa. Cmq la stessa cosa varrebbe nei luoghi di lavoro. Ci sono persone ADULTE che vuozzappano tutto il santo giorno con chi non si sa. Ma porca vacca, c’hai quasi 50 anni, ma che cavolo mandi a fare i video dementi agli amichetti? Ops…. sono al lavoro e sto rispondendo a questo post….
ah ah ah ah! Penso che un adulto debba limitarsi, certamente, però qualche messaggino o risposta ai post di un prof rompiscatole non guastano. Per quanto riguarda i ragazzini, dovrebbero essere educati a limitarlo il più possibile, quasi a non usarlo, perché si abituino bene. Le circostanze che citi tu sono più che legittime.
In questo cose io sono una iena… ma mi interessa prima di tutto il motivo del sequestro 🙂 Se fosse durante la lezione oltre ad averlo sequestrato avrei preteso che venisse un genitore a prendere l’alunno e avrei consegnato il cellulare al genitore, facendo notare che il ragazzo non viene a scuola per giocare e che se tira di nuovo fuori il cellulare durante una lezione glielo sequestro e glielo riconsegno a fine anno.
Il giorno 22 maggio 2014 23:29, scuolafinita
Ho l’impressione che siamo arrivati ad un punto in cui la stalla è ancora aperta, ma i buoi sono spariti. Mi colpisce molto ‘sta cosa, perché mi sembra di stare assistendo ad una frana. Mi sembra che se ne stiano andando i presupposti per tenere unita una società. So che sono pessimista, disfattista, ecc. ecc., ma queste notizie mi fanno sempre pensare che la crisi economica è solo una parte, nemmeno tra le più importanti, del problema italiano e mondiale.
sono d’accordo con quanto dici la scuola è un luogo sacro, ma quanti hanno il coraggio di farlo? un docente di mio figlio ha scoperto che alcuni ragazzi andavano benissimo nella sua materia perchè nelle prove scritte copiavano le versioni on line. Ma la punizione è durata poco dopo ha continuato a non ritirare il cellulari. Non è il brutto voto che ha preso mio figlio perchè è onesto e non copia. Mi preoccupa invece il messaggio che sta passando se tu fai il furbo sei premiato e in una scuola pubblica questo è un errore madornale.
Perchè in quella privata è accettabile? Il problema grosso secondo me è a monte, son sempre i genitori. Io sono stata a liceo (privato) con il cellulare e mi era stato chiaramente detto che alla prima cazzata me lo avrebbero fatto ingoiare. E i miei lo avrebbero fatto. Ero talmente terrorizzata all’idea che un insegnante potesse chiedermi perchè lo avessi con me che decisi di lasciarlo a casa. Oggi a 11 anni vanno con l’iphone. E’ colpa di chi glielo mette in mano. Che se glielo levi son capaci di denunciarti per furto -_- come entri in aula “chi ha il cellulare? Bravi, portatelo tutti qui sulla cattedra, li prendete a fine lezione”.
La scuola pubblica ha una funzione simbolica particolare, perché è la scuola di tutti e per tutti. La scuola privata è importante, naturalmente, perché deve preparare alla società, ma non è la scuola universale. Mica la voglio denigrare, si intende. Io ci ho insegnato, trovandomi bene, suora inquietante permettendo. Se mi chiameranno, ci insegnerò ancora. La scuola privata ha smesso, per fortuna o purtroppo, di essere un’isola “felice” e la tua attenzione alle regole si sta perdendo.Chi resisterà? Resisterà chi rispetta le regole?
è l’inizio della fine della società, questo mi preoccupa. C’è una via di uscita?
Rispondendo, per prima cosa, a un commento fatto sopra, con tutta la buona volontà e tutta la fantasia non riesco proprio a immaginare che uno scolaro possa avere la necessità di “tranquillizzare un genitore”: se è venuto a scuola vuol dire che quando è uscito di casa stava bene, di cosa diavolo dovrebbe tranquillizzarlo? E se nel corso delle lezioni si sente improvvisamente male va in segreteria e chiama da lì, punto. Una volta i figli dei contadini (come un mio preside) si alzavano alle quattro per pulire la stalla, poi camminavano un’ora o due per raggiungere il paese da cui partiva l’autobus per andare a scuola, idem al ritorno, stavano fuori dalle sei di mattina alle quattro del pomeriggio e nessuno sentiva il bisogno di tranquillizzare o di essere tranquillizzato, e adesso in quattro ore di scuola a un quarto d’ora da casa hanno bisogno di chiamare mammina e paparino?! Ma per piacere! Poi lamentiamoci che ci vengono su branchi di amebe che se non hanno la mamma dietro non sono neanche capaci di allacciarsi le scarpe!
Noi abbiamo avuto un caso di uno scolaro diabetico insulino-dipendente che alle undici in punto doveva farsi l’insulina. Siccome era sempre con la testa fra le nuvole e non si poteva contare sulla sua capacità di ricordarsene, e dato che fare o no l’insulina era letteralmente questione di vita o di morte, questo scolaro era autorizzato a tenere il cellulare acceso; alle undici in punto sua madre chiamava, un unico squillo, e lui tirava fuori la sua borsina termica e provvedeva. Ma se non è, come in questo caso, questione di vita o di morte, le regole vanno rispettate senza eccezioni. Tanto poi ci pensano a casa a insegnargli a violarle tutte dalla prima all’ultima. Una mia collega ha sequestrato un cellulare e si aspettava che il giorno dopo venisse la madre a chiederne la restituzione, e invece no: il bimbo è semplicemente venuto con un cellulare nuovo, roba più o meno da mezzo stipendio di un professore.
Venendo alle tue domande, naturalmente ci si riferisce al cellulare acceso, anche se non lo sta usando in quel momento (se lo sta usando, ovviamente, la cosa è più grave), e agli esami scritti quando entrano in classe devono depositarli, riprendendoli dopo la consegna del lavoro. Il testo della legge non l’ho conservato: all’epoca lo avevo stampato e portato a scuola per farlo consultare ai colleghi, ma penso che si dovrebbe trovare.
Naturalmente il discorso vale per tutti: scolari e insegnanti.
Più o meno posso essere d’accordo con quanto scrivi, ma ci sono casi e casi. Non voglio farne un caso personale, ma ci sono situazioni in cui il cellulare serve davvero. Mio figlio esce di casa alle 6.00 per recarsi al liceo a Bologna io abito fuori città quando esce si reca al conservatorio. Le lezioni al conservatorio hanno tempi elastici e non è la prima volta che mi telefona perchè ha perso l’ultimo autobus, e sa benissimo come deve utilizzare il cellulare. Il problema è legato all’abuso dei furbetti che come nel caso che ho descritto anzichè essere puniti vengono premiati alla faccia dei coglioni (scusa il francesismo) che studiano. Ma in una nazione dove un condannato continua a fare politica di cosa ci si deve meravigliare?
Premesso che se ha bisogno di dirti che ha perso l’ultimo autobus vuol dire che la scuola è finita quindi la cosa non ha niente a che vedere né con l’uso del cellulare a scuola, né con “tranquillizzare” i genitori, premesso questo, ti dirò, quando sento dire che “ci sono casi e casi” io vedo rosso: perché è ESATTAMENTE questo che ha reso l’Italia quella cloaca mafiosa che è: le regole ci sono, sì, certo, ma per me bisogna fare un discorso a parte perché il mio caso è diverso. E TUTTI abbiamo qualche argomento con cui potremmo pretendere che il nostro caso sia diverso.
forse non mi sono spiegato non è il mezzo lesivo è chi lo usa guidare una autovettura non vuol dire fare filotto dei pedoni o utilizzarli come birilli avere in tasta un cellulare a scuola non vuole dire tenerlo acceso e se è acceso sono concorde sul ritiro.
la domanda che mi pongo è: riusciamo a ragionare su chi siamo e su cosa siamo, a prescindere dagli orpelli come cellulari e robe varie? so di star ponendo un quesito di una complessità mastodontica, ma questo discorso mi sta coinvolgendo un bel po’ e mi sta portando ad allargare sempre di più il dibattito.
non credo è una domanda giustissima che mi pongo anche io. Non voglio fare nessuna campagna politica , ma è evidente il fallimento storico sia del comunismo (soprattutto in Italia) sia del capitalismo. Il grosso problema è che la tecnologia ha ucciso l’essere umano e nessuno se ne sta accorgendo. Quando la tecnologia è entrata nel sistema produttivo ha e sta devastando l’occupazione dove vi era la necessità di più operai o manodopera ora sono sufficienti due o tre addetti e nessuno si è posto il problema di come risolvere la crescente disoccupazione che ricordiamolo non è di adesso ora stiamo veramente toccando apici mai raggiunti a livello mondiale. Il grande problema è che nessuno sa dare risposte al cambiamento della vita. Mi spiego meglio per anni abbiamo messo al centro della nostra esistenza il lavoro (lo cita anche la nostra bistrattata Costituzione) ma ora il cambiamento tecnologico ha stravolto il sistema uomo lavoro e non abbiamo soluzioni in merito non abbiamo idee di come affrontare la questione.
Bisogna che il lavoro punti sul miglioramento e la cura dell’esistente. Il lavoro deve curare il territorio, che è stato rovinato dall’uomo. Bisogna puntare alla qualità delle produzioni, prima che alla quantità. Bisogna puntare sulla ricerca, nel campo della tecnologia e della salute. E valorizzare i lavoratori della conoscenza anche umanistica?? Ecc. ecc. ecc.
Bisogna che le regole vengano condivise e soprattutto comprese, bisogna stabilire delle eccezioni minime. L’aspetto più inquietante è dato, secondo me, dalla condivisione e dalla comprensione delle regole. Stiamo/stanno diventando dei bambini, nel senso peggiore del termine, deresponsabilizzati e irresponsabili.
Scusa, ma stai spostando la questione. Il commento a cui avevo risposto diceva: Il cellulare è anche un mezzo per tranquillizzare un genitore e in particolari casi devo avere la possibilità di contattarli senza doverne subire le angherie. Quindi qui si sta parlando di cellulare acceso, si sta parlando di usare il cellulare, e i provvedimenti presi in rispetto alle norme che regolano l’uso del cellulare a scuola vengono addirittura chiamati angherie! Per quanto mi riguarda ce n’è più che a sufficienza per porre mano al randello e tirare botte da orbi!
Quanto al resto, i casi sono due: o c’è una regola, e allora si rispetta, oppure decidiamo che è meglio l’anarchia e la legge della giungla e non stabiliamo nessuna regola. Tertium non datur.
Credo che, stabilita una regola, vadano stabilite 2/3 eccezioni estreme, certificabili e solo ed esclusivamente in questi casi si devono fare strappi alla regola. 2-3, che non devono diventare 200, però. Esiste la segreteria della scuola, che può passare le telefonate, può esistere un caso estremo, ma uno, due, al massimo tre. Altrimenti è la solita mentalità lassista, di cui vengono accusati gli italiani.
Il caso di tuo figlio è un caso in cui tu e lui utilizzate il giusto buon senso. Credo che oggetti come il cellulare rappresentino, a volte, un succedaneo all’affetto, alla sostanza dei rapporti umani, un rimedio al nostro/di qualcun’altro nulla interiore. Ci vuole la cultura, la cultura, la cultura: è dura, la lotta non si vince subito, ma si deve tentare. Spero di non essere stato troppo pomposo e retorico.
grazie, innanzitutto per i preziosi chiarimenti. Per andare a quello che scrivevi prima, penso che stiamo/stanno diventando sempre più deboli, schiavi degli oggetti, i quali ci danno una falsa sicurezza. Siamo/sono sempre più deboli e ansiosi.
Vero: si dà il cellulare al pargolo in prima elementare perché “così sto tranquillo”; poi basta che si trovi tre minuti in un angolo senza campo e si va in crisi. Una volta andavano due settimane in campeggio con gli scout senza alcuna possibilità di comunicare, e si stava tutti tranquilli.
quando andavo al mare con i miei, fino ai miei 21 anni, non solo non avevo il cellulare, ma non avevo nemmeno il telefono in casa. Si andava a telefonare dalla vicina di casa. e stavamo benissimo così. e stavamo 1 mese al mare.
E quando si era fuori di casa, si era fuori davvero! (Bei tempi)
andavamo a telefonare con i gettoni, monete, schede telefoniche. quando avevamo le monete avevamo dei pesi notevoli in tasca, le schede, da 5000 e da 10000 lire, furono una grande novità, che smaterializzò, per usare un termine molto in voga oggi, la comunicazione. Andare a telefonare era un rito. Mi ricordo che c’era un locale nel palazzo del Grand Hotel, chiamato “i telefoni”, dove c’erano le cabine e gli elenchi telefonici di tutta Italia. Adesso gli elenchi telefonici non servono quasi più. Per ricevere le chiamate, la padrona di casa ci chiamava dal piano di sotto, “Signora/e!!!!” quando chiamavano i miei, oppure “Michele!!!!”, quando mi chiamavano i miei amici. Telefonare o ricevere telefonate era un atto solenne, era un impegno. Quando ho avuto il mio primo cellulare, mi sembrò strano non dovere più andare alla cabina telefonica al mare. Telefonare era più comodo, c’erano i messaggini, ma più banale. Forse abbiamo e stiamo sprecando più tempo, a causa del cellulare. Forse sprechiamo più parole, forse ci nascondiamo dietro al cellulare, per evitare la sfida del contatto diretto?