Da un po’ di tempo a questa parte sto cercando di essere sempre più ottimista e sorridente. Da quando ho un po’ di comprendonio mi ripeto di aver avuto una buona vita, salute,ecc. ecc. Dunque, mi debbo lamentare poco. Spero vi siate accorti che, almeno per ora, sto mantenendo questa promessa che mi sono fatto.
Ieri mattina, mentre il mio unico alunno di seconda liceo stava svolgendo il compito in classe, ho buttato l’occhio fuori dalla finestra. La scuola nella quale lavoro è un edificio austero, come è normale che sia ogni convento. Sembra una chiesa, è buio e opprimente. Nel cortile alcuni giochi per bambini, ci sono le elementari e l’asilo, interrompono un po’ quest’austerità. Ci sono tanti bambini, di prima elementare. Gridano allegri, assieme alla loro maestra suora, chi ha paura del lupo cattivo. Corrono, e la loro suora, non più giovane, corre con loro e grida con loro. Ecco, so che i miei potranno essere considerati come pregiudizi , ma per me le suore, e soprattutto la suora inquietante, rappresentano austerità, rigidità, seriosità. A me fa ridere vedere una suora che corre con i bambini, perché si allontana dal mio schema mentale. Hanno giocato per mezz’ora e ho trattenuto a stento le risate per quell’anziana suora che correva e giocava a chi ha paura del lupo cattivo.
Faccio una domanda a voi: quando, per voi, la realtà si è allontanata dai vostri schemi e avete sorriso? Il primo momento che vi viene in mente, in modo del tutto spontaneo.
Io ho conosciuto un gruppo di suore nella mia vita che ha quasi sovvertito i miei schemi mentali. Aperte, gentili e per nulla seriose; austere forse si, ma la cosa mi rassicurava, da un certo punto di vista. Anche perché non c’era esagerazione nel loro comportamento. Poi… rivedendo una di queste signore, mi è stato praticamente rinfacciato che non ero mai andata in chiesa a prendere la messa e questo era pesantemente sbagliato. Insomma, ho smesso di ricredermi. Però il ricordo cui sono affezionata è legato ad ancora prima, a una suora della parrocchia dove facevo catechismo per la comunione. Non ci andavo molto spesso – ero di salute molto cagionevole – e non ero mai stata una perfetta cattolica. Non sapevo a memoria il Credo o altre preghiere. Morale, il regalino che ricevettero tutti i bambini a fine lezioni dalle catechiste io non lo ebbi. Mi venne praticamente detto in faccia che il motivo era il non essere una buona cattolica. Nulla di che, si sopravvive. Questa suora, invece, mi regalò il suo personale rosario di perline di legno, molto semplice, per non farmi sentire in disparte. Eppure, anche se non sono cattolica, ora è ancora uno dei miei piccoli tesori. Ci penso ancora adesso. Lì, veramente, mi sono ricreduta: niente della melliflua tendenza a “giudicare” di queste religiose che tanto mi aveva rattristato. E che mi rattrista ancora adesso. Chiedo scusa se ho – ancora – parlato di suore, ma sono i primi ricordi che mi il racconto mi ha suscitato.
Ti ringrazio dei ricordi con i quali hai arricchito il mio blog. Io, una volta, ero molto cattolico, poi sono cresciuto, per fortuna. I preti e le suore non mi convincono mai del tutto, perché sono ambigui, perché possono essere impietosi o brave persone, come anche tu hai raccontato.
Non credo di essere mai stata veramente cattolica. Però il comportamento degli uomini mi ha ulteriormente allontanato da questa religione. Sono stata per curiosità anche a Medugorjie e ne sono uscita cambiata: un’esperienza che mi ha atterrito. Vorrei scriverne, ma non so quanto le persone siano disposte ad ascoltare quello che vorrei dire. E poi… studiare la storia… toglie molte speranze dalla testa e fa diventare piuttosto cinici riguardo ciò che è capace di fare il genere umano.
non lo ricordo. forse i miei schemi corrispondono alla realtà. sorrido però alla realtà del risveglio dopo un brutto sogno. un caro saluto. Lud
già, anche io sorrido dopo un brutto sogno