buon senso

Io non ho letto quasi nessun manuale di pedagogia, li trovo un po’ noiosi. Ho letto molti libri, leggo romanzi e saggi. Quando insegno cerco di far pesare la mia esperienza, le mie letture, il mio amore per la bellezza. Non ho conoscenze teoriche in materia, ho studiato lingue, ma capisco.
Mi sembra di essere un discreto motivatore, mi sembra che gli alunni rendano un po’ di più, perché vedono in me passione e forse anche competenza. Io sono un timido, sono insicuro, ma non mi risparmio mai. Ho più timore del solito, quando debbo trattare con degli alunni “particolari”. è un termine del piffero “particolari”, è solo per capirsi. Io non ho alunni seguiti dall’insegnante di sostegno, si usa un’espressione orribile, “alunni certificati”, ma ho qualche caso un po’ difficile. PPP è un bambino molto piccolo e magro, sembra più piccolo degli altri bambini di prima, anche se ha un anno più di loro. PPP viene da un’altra scuola, la stessa nella quale ho lavorato per tre anni, dove è stato bocciato in prima media. I genitori hanno tentato di iscriverlo alla seconda media, ma la suora inquietante li ha beccati. PPP vive nel proprio mondo, PPP faceva fatica a vederci e si metteva in ultimo banco, PPP adesso porta gli occhiali. PPP non apre il libro di tedesco se non glielo si dice, PPP ha bisogno di qualche secondo in più degli altri per ragionare, ma non ha nulla in meno degli altri. PPP vive in un’altro mondo, ma bisogna chiamarlo nel nostro. PPP ha eseguito il suo primo compito in classe sbagliando tutto, sbagliando completamente, sembrava un delirio. Gli ho messo 4, lui piangeva e il naso gli colava sul compito, mentre gli altri bambini dicevano, che schifo, che schifo. Lo interrogo, gli pongo domande singole e lui si sintonizza e capisce, gli do la sufficienza piena in tedesco orale. Il suo secondo compito tedesco è quasi trionfale, gli do 7-. Lui gioisce e mi chiede come si chiama il capo degli dei tedeschi, Odino, lui esulta, come in Svezia. Sua madre è svedese.
I problemi di PPP non sono finiti, tante volte è fuori dalla realtà, PPP apri il libro, PPP prendi appunti, ma fa progressi. Un giorno tira fuori delle patatine e si mette a mangiarle con aria assente, gli dico, non si può, glielo debbo dire 3-4 volte e, intanto, lui si collega con la nostra realtà. Lo sgrido, ma non lo punisco, non gli metto note, perché non avrebbe senso, nelle sue condizioni. Leggo sul registro elettronico che il trombone di tecnologia gli mette le note, a un bambino con quei problemi. Per me è fuori di testa quel collega, più del bambino.

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10 comments

  1. …ah, allora le note dovrebbero avere qualche potere taumaturgico? allora ci vogliono più note. Perché io, docente, che insegno a un bambino, dovrei sapere quali siano i suoi problemi. E’ perfettamente inutile dargli note che non fanno che rimarcare proprio quei problemi. Ha deficit d’attenzione? Ah-ha! segnaliamo che non sta attento durante la spiegazione. Brillante, assolutamente brillante. Spero vivamente di essere stata semplicistica, per il bene del suddetto docente.

    1. Insegnare conferisce un piccolo potere a persone che svolgono un lavoro privo di prestigio, per cui da alla testa.
      Questi alunni costituiscono una sfida alla propria sicumera, perché comunicano in maniera “diversa”. Quel poveretto di insegnante ha “risolto” il problema. A chi affidiamo i nostri figli? Questa gente non sta bene di testa. A volte insegnare fa male al cervello?

      1. …a volte ci penso, alla decadenza presso l’opinione pubblica e/o la guida del paese, del mestiere dell’insegnante: non mi sono mai del tutto risposta. Mi sbaglierò, ma una volta l’insegnante avrebbe dovuto costituire uno strumento di omogenizzazione del paese, ma ora è obsoleto. Anche l’atteggiamento dello studente è cambiato e l’insegnante – da quello che ho sentito spesso – ha sempre meno strumenti per agire sulle menti. Credo che questo sia già frustrante. Non so quanto sia l’insegnare a far male al cervello, oppure le condizioni di insegnamento. Però c’è anche il meccanismo che io definirei del “delirio di onnipotenza”, dove il piccolo potere effettivamente può dare alla testa – basti pensare a quanta frustrazione viene compensata con una divisa. Soprattutto su alunni i cui genitori sono abituati per problemi fisiologici del figlio o figlia. Ma sai, il problema è complesso e non darei strettamente “la colpa” all’insegnante. Non del tutto. Vorrei sentire la sua storia. Poi che c’entra, potrei anche consigliare affettuosamente di cambiare mestiere, anche se il periodo è quello che è.

      2. ho la netta impressione che a questa gente la lettura di tanti manualoni abbia fatto male, togliendo, se mai lo hanno avuto, anche quel residuo di buon senso che avevano. non so se chiamarlo buon senso,mario, pippo o gianni, fatto sta, che questi si comportano come degli automi telecomandati. Una volta gli insegnanti avevano meno sovrastrutture rispetto ad adesso, ma, almeno quelli bravi, capivano di più certe situazioni.

      3. Ah, su questo sono assolutamente d’accordo. Ora pare che nessuno si possa permettere di agire, fare semplicemente le cose. Non si può fare quello perché la Montessori direbbe, non si può dire perché sennò la sensibilità, non si può pensare… ma la mente assorbente… Da questo punto di vista si, c’è stata una progressiva tendenza a fissare limiti e anestetizzare, o meglio, sterilizzare il rapporto educativo. M’è toccato studiare pedagogia. I manualoni li avrei bruciati volentieri.

      4. si tende a “categorizzare” tutto, ad incasellare in modo maniacale tutto ciò che si allontana dai nostri schemi mentali. si usano termini come BES, come DSA, che sono delle foglie di fico, spesso, per coprire la vergogna dell’impreparazione e dell’incompetenza, oppure sono dei recinti più o meno dorati per togliere delle responsabilità a dei bambini che hanno qualche difficoltà, ma non difficoltà insormontabili ( a volte le hanno).

      5. Ecco, io non sono così aggiornata, ma si… purtroppo capisco. Molto triste, direi avvilente. Questa è la stessa gente che bollerebbe il buon senso con il termine “banalità”, e purtroppo lo dico per esperienza…

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